Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Simon prende il largo. La storia di un gatto coraggioso diventato un eroe famoso in tutto il mondo.
Simon prende il largo. La storia di un gatto coraggioso diventato un eroe famoso in tutto il mondo.
Simon prende il largo. La storia di un gatto coraggioso diventato un eroe famoso in tutto il mondo.
E-book305 pagine4 ore

Simon prende il largo. La storia di un gatto coraggioso diventato un eroe famoso in tutto il mondo.

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Quando Simon, un giovane gatto randagio, viene introdotto di nascosto a bordo della nave militare HMS Amethyst, la sua semplice vita tra le strade di Hong Kong si trasforma in un avventura degna di un eroe.  

Con il merito di aver portato gioia e affetto a bordo della nave, Simon è lunico gatto nella storia ad essere stato investito della PDSA Dickin Medal, il più alto riconoscimento al coraggio per animali in tempo di guerra. 

Ispirata ai fatti realmente accaduti dell'"Incidente del Fiume Azzurro", la bizzarra ma emozionante storia del Marinaio Scelto Simon commuoverà e divertirà chiunque la legga. 

LinguaItaliano
Data di uscita29 mag 2017
ISBN9781547502745
Simon prende il largo. La storia di un gatto coraggioso diventato un eroe famoso in tutto il mondo.

Correlato a Simon prende il largo. La storia di un gatto coraggioso diventato un eroe famoso in tutto il mondo.

Ebook correlati

Biografie e memorie per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Simon prende il largo. La storia di un gatto coraggioso diventato un eroe famoso in tutto il mondo.

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Simon prende il largo. La storia di un gatto coraggioso diventato un eroe famoso in tutto il mondo. - Jacky Donovan

    INDICE

    Prologo

    1/ Cielo e terra

    2/ Chi viene e chi va

    3/ Il presente è tutto ciò che abbiamo

    4/ Freddo e invisibile

    5/ Due per due

    6/ Faccia da poker

    7/ Un piano perfetto

    8/ Presi

    9/ Un’esplosione di stelle

    10/ Ombre e mostri

    11/ La battaglia di Singapore

    12/ Febbre da luna piena

    13/ La ciotola della carità

    14/ Il meglio che un gatto possa avere

    15/ Cheese

    16/ Nove me

    17/ Ai posti di combattimento

    18/ Conseguenze

    19/ Centoun sonnellini

    20/ Splash

    21/ Fuga

    22/ Caldo e visibile

    23/ Tutto secondo i piani

    24/ Muoversi ma non volare

    25/ Il momento di andare a casa

    Epilogo

    Ringraziamenti

    Altre foto

    Prologo

    Sono raggomitolato accanto a JoJo e gli sto dicendo che ne ho nove. Lui ride e dice che ne ho una sola. Sento il suo cuore battere, battere. E sento anche qualcos’altro, lo sento bene. Il suo battito si fa sempre più forte, finché improvvisamente deve essere sul punto di scoppiare perché... bang! Vengo sbalzato giù dal letto e cado a terra.

    Anche gli altri devono sentirlo perché saltano giù dai propri letti. Che cos’è? Schizzo fuori in coperta e corro a prua. Mosche enormi e spaventose mi ronzano attorno e colpiscono la nave. Corro su verso il ponte di comando per provare a sfuggirgli. Il Capitano è qui, Conway e Welburn sono al timone. 

    ‘Credo che qualcuno ci stia sparando.’ Il Capitano sembra sorpreso. ‘Ai posti d’azione. Alzare la bandiera di guerra,’ tuona, e subito degli uomini mi scavalcano e corrono via. Un suono orribile rimbomba per tutta la nave; il più forte, triste ululato che io abbia mai sentito. Mi fa tremare dalla testa ai piedi e mi fa male alle orecchie, alla testa. Fatelo smettere.

    Un’altra enorme esplosione e uno schianto e io vengo scaraventato dall’altra parte del ponte. Provo ad alzarmi, ma non ci riesco. Anche se riesco a posare le zampe davanti a terra, le gambe non si muovono. È tutto inclinato e c’è del fumo denso e nero che viene dall’esterno. Mi dà fastidio e mi irrita gli occhi. Un grido risuona nelle orecchie. Scuoto la testa e provo a stare dritto. Si sta facendo più buio, più caldo. C’è anche un disgustoso odore di bruciato. Non riesco a vedere, né a sentire nulla. È difficile anche solo respirare. Faccio la gobba; i baffi, le orecchie, il pelo, mi si drizza tutto. Il Capitano è steso a terra. Welburn è caduto addosso al timone. Cosa sta succedendo?

    Tutto dolorante, mi alzo e riesco a trascinarmi lentamente verso la porta, cercando a tastoni una via d’uscita. Ora è più facile respirare, ma ho il fiatone. Riesco a malapena a distinguere delle figure in mezzo al fumo. Vedo Conway steso a terra. Sembra addormentato. Che strano. Lo annuso in fretta, gli giro intorno e mi trascino fuori in coperta. È bagnato e scivoloso ma, benché mi facciano ancora male le zampe, riesco a spingermi lentamente in avanti. Sento un’altra enorme esplosione e vedo degli uomini cadere a terra, altri corrono per tutta la coperta, in mezzo a quell’orribile fumo denso. Ho gli occhi ancora più irritati e mi brucia la gola.

    Mi trascino via dal ponte di comando per provare ad allontanarmi dal rumore, ma qui fuori è ancora più forte. Un’altra esplosione sovrasta le grida; un tonfo e la nave si inclina ancora di più. Alzo lo sguardo verso il cielo pieno di fumo per vedere se ci sono quegli aeroplani dalle code fluenti che ci volano sopra la testa. È forse una finzione, come quando eravamo a casa? Mentre osservo gli uomini srotolare un grosso telo arriva un’altra esplosione e due degli uomini cadono a terra. Non penso sia una finzione e in caso lo fosse non è molto divertente. Questo deve essere vero. Il telo che gli uomini stanno srotolando è una bandiera, non so perché lo stiano facendo adesso. È un momento un po’ strano per srotolare una bandiera solo per far sapere a tutti da dove proveniamo. 

    Forse dovrei solo nascondermi finché il rumore non cessa e il fumo e le esplosioni non se ne vanno via. Ma dove potrei nascondermi? Come posso fuggire da questo terribile rumore che mi fa male alle orecchie, dall’orribile fumo puzzolente che allo stesso modo mi irrita gli occhi? No, se tutto questo è reale allora voglio essere coraggioso, devo essere coraggioso. Da dove vengono tutte le esplosioni? E perché? Lentamente, mi trascino a prua e guardo fuori. Un fumo denso e sporco aleggia al di sopra dell’acqua. Scruto in quella direzione e provo a vedere qualcosa attraverso di esso.

    Il fumo si dirada leggermente e penso di riuscire a distinguere qualche figura scura. Continuo a guardare per capire di cosa si tratti. È una nave, più piccola di questa, con molti uomini a bordo. Ma allora perché ci stanno facendo questo se sono uguali a noi? In quel momento, in mezzo agli uomini, vedo un’altra figura, qualcosa di piccolo e peloso. Si muove tra le loro gambe. Alza lo sguardo e io noto uno scintillante occhio verde che ricambia il mio. Oh no! Non può essere, non può... ? 

    Un’altra esplosione mi rimbomba nelle orecchie, li fa gridare ancora. Mi fanno male le gambe, mi fanno male le orecchie, mi fa male tutto. Penso di vedere Peggy e provo a fare un qualche verso, ma non ci riesco. Tutto questo rumore accecante si chiude intorno a me. Mi sento come se stessi diventando piccolo, come se mi stessi raggomitolando su me stesso. Non saprei dire se le grida siano dentro o fuori la mia testa. Il dolore alle gambe sta risalendo verso i fianchi, e poi giù nelle zampe davanti. Ho la testa pesante. Crolla giù e io cado di lato sulla coperta. La luce diventa oscurità, le urla vengono sostituite dal...

    Silenzio. 

    1/ Cielo e terra

    Un anno prima

    Gli uccelli volano su, su, su in alto e scendono in picchiata sul porto. Guardate, c’è una sula marrone, e una strolaga sta arrivando proprio in questo momento, pronta a tuffarsi in acqua. Una sula dai piedi rossi gira in tondo sopra di me e poi si posa su un parapetto. Se loro sono qui significa che presto farà caldo caldo e, quando succederà, molti uccelli voleranno via dalla darsena. 

    Vorrei poter volare via.

    Lo squillo di una sirena mi fa sobbalzare, sbatto le palpebre e l’immagine di me che volo se ne va via. Che strano. Forse mi piacerebbe volare per un po’, giusto per vedere com’è, ma non tutto il tempo. Mi piacciono le mie zampe. E sicuramente non vorrei volare via per sempre. Anche quando alzo lo sguardo verso tutti gli uccelli in alto nel cielo splendente, e so che loro possono andare ovunque vogliano, io so che questa è la vita che ho e la vita che voglio avere. È la mia vita, e so che è qui che voglio stare. Non voglio stare in nessun altro posto. Perché dovrei? 

    Prima di tutto c’è il porto. È sempre pieno di navi enormi, grandi e grandi grandi, che vengono dal grande mare, e di altre che se ne vanno via. Di tanti colori, bianche splendenti o grigie come l’ora del buio. Alcune hanno delle ciminiere e molte hanno dei teli legati agli alberi. Anche se non riesco a distinguere tutti i colori, so che i teli in realtà si chiamano bandiere. Le bandiere sulle navi significano che le navi provengono da posti in tutto il mondo. Esse navigano attraverso il grande mare che collega tutti i posti. In mezzo alle navi enormi ci sono quelle piccole piccole. Proprio come gli uccelli, anche loro hanno nomi diversi: sampan e giunche, rimorchiatori e fregate. 

    E poi c’è JoJo naturalmente. Lui mi ha detto i nomi di ogni cosa che conosco. I nomi degli uccelli e delle barche e di tutto il resto. JoJo è mio fratello grande. Lui mi ha detto che gli uccelli vengono qui perché è un buon posto per nuotare e tuffarsi e giocare. Ma in realtà loro vengono qui perché ci sono tanti, tanti, tanti pesci. E questo significa tanto cibo delizioso per loro. JoJo pensa che quando uno degli uccelli atterra su un molo io dovrei avvicinarmi da dietro e poi dovrei piombargli addosso e poi sarebbe cibo anche per me. Ma io non voglio proprio farlo. Oppure pensa che dovrei mettere una zampa sott’acqua e provare a catturare un pesce con i miei artigli. Ma non voglio fare nemmeno questo. E poi, non mi piace che le mie zampe o le mie orecchie o la mia coda si bagnino. Non se posso evitarlo. No grazie.

    JoJo mi ride in faccia quando glielo dico. Ma non voglio impedire agli uccelli di volare. O ai pesciolini di nuotare. Mi piace stare qui seduto sul mio molo e guardarli tutti; i pesci che guizzano sotto di me, gli uccelli che stridono e starnazzano sopra di me, tutti felici di essere liberi. Forse cantano. Non lo so. A volte quando io e JoJo cantiamo la notte, una donna ci urla di smettere, e questa cosa ci fa sempre ridere. Una volta ci ha anche tirato una secchiata d’acqua. Mi ha bagnato tutto, ma non JoJo. Questo lo ha fatto ridere tanto di più. Ma non ha fatto ridere me. 

    Spesso, anche donne e uomini escono in barca per andare a catturare i pesci, e quando ritornano ne lasciano sempre un po’ nelle reti o nei cesti. Alcuni degli umani che sorridono addirittura me li tirano se sto seduto sul molo ad aspettarli all’ora del buio. Penso che neanche JoJo sappia di questa cosa. Lui è sempre troppo occupato a esplorare e, anche se mi piace andare con lui, mi piace anche starmene semplicemente qui seduto. Oppure mi stendo al sole. E mi stiracchio le zampe. Quando sto sdraiato di schiena sento il calore che mi scalda la pelliccia tanto di più e poi... mi stiraaaaacchio. 

    A volte, quando si fa buio e ho aspettato gli uomini e le donne sorridenti che mi tirano il pesce, oppure prima che io e JoJo ci mettiamo a cantare la notte, lui mi chiede di andare con sé per mostrarmi qualche nuovo posto che ha scoperto. Così trotterelliamo lungo il porto, saliamo le scale – due, quattro, cinque – svoltiamo in un vicolo e scorrazziamo via lontano. Oltrepassiamo banchi di verdure e polli fermi su canne di bambù, corriamo su e giù in mezzo alle gambe degli umani, e mi gira la testa per tutti gli odori che mi solleticano il naso. Odore di pesce poi di carne poi di fumo. Voglio fermarmi a curiosare, ma invece corro, corro, corro, schizzo accanto a uomini e donne, alle ruote dei carri, a macchine nere, tutto e tutti che vanno di fretta, gridando. Presto, presto, veloce, veloce.

    Poi arriviamo nel posto dove lui vuole che stiamo e mi mostra quello che mi voleva mostrare. Un posto nuovo e tranquillo dove giocare o nascondersi, o dove tante gambe marroni e bianche si siedono per mangiare. L’odorino mi fa venire fame. A volte un proprietario ci vede e ci tira del cibo. Una o due volte abbiamo provato altri posti come questo, ma ci hanno cacciati via. La mia coda è stata schiacciata da una scopa in passato e ora, ogni volta che succede, lancio un grido e corro veloce di più.

    Ogni tanto alcuni enormi uccelli dall’aspetto robusto sorvolano la darsena ma, anche se assomigliano a uccelli, io so che si chiamano aeroplani. Volano in cerchio e hanno quelle che sembrano code fluttuanti alla fine di essi. Le code sembrano lunghe quasi quanto la mia. Ogni volta che appare un aereo, abbasso le orecchie perché so cosa sta per succedere. Un enorme bang che rimbomba per tutta la darsena seguito da un altro e poi un altro. Bang! Bang! Gli aerei volteggiano e scendono in picchiata bassi bassi, oppure scendono e risalgono ancora, come gli uccelli in alto sopra di me.

    A volte sulla coda che fluttua dal retro di un aeroplano si aprono dei fori e le esplosioni si fermano, per poi ricominciare di nuovo. Ma gli aerei non vengono mai colpiti, solo le loro grandi code che sbattono al vento. JoJo mi ha detto che lo fanno perché in questo modo poi non succederà più, è solo una finzione, non è per davvero come quando lui era piccolo. Quando è una finzione ci sono enormi esplosioni, ma è tutto lì. Quando era per davvero JoJo dice che era spaventato come non mai. Quindi, anche se è molto rumoroso e un po’ spaventoso, non sono terrorizzato perché so che è solo finzione. Però la cosa più migliore di quando gli aerei fingono e ci sono le esplosioni è che, ogni volta che succede, tanti tanti pesci vengono su a galleggiare sulla superficie dell’acqua[1]. JoJo mi ha detto che succede perché i pesci sono storditi. Non so cosa intendesse di preciso. Penso che intendesse qualcosa tra l’essere addormentato e l’essere fermo.

    Queste sono le ragioni per cui, anche se mi piacerebbe volare, non penso che mi piacerebbe volare via lontano. Ci sono le navi e le barche, il mare e il cielo, gli uccelli e i pesci, gli umani... e JoJo naturalmente. Mi piace avere un fratello grande di più. Lui ha la pelliccia nera come me, ma io ho anche le zampe bianche e la mia coda è lunga di più. Un tempo avevamo anche una mamma. È da lì che veniamo. A volte vedo immagini di lei nella mia testa, ma non me la ricordo. JoJo la nomina ogni tanto, ma non spesso. 

    Lui preferisce raccontarmi storie. Come quando lui era grande come me adesso e improvvisamente iniziarono tutti quei bang, bang, bang. Mi ha detto che degli uomini arrivarono dal grande mare e tutti gli umani che vivevano qui erano spaventati. Si nascondevano oppure rispondevano con altri bang, bang, ma era inutile. Arrivarono tanti di più uomini e anche JoJo dovette nascondersi. È allora che ha iniziato a fermare i topolini e i ratti. In questo modo lui poteva sopravvivere. Gli umani lo chiamarono il Natale Nero[2]. Non suona molto bene. Per niente. 

    Sono felice di essere qui ora e non in quel momento. A quel tempo JoJo non aveva me, ma ora noi ci siamo l’uno per l’altro. Non so cosa avrei fatto. Penso ancora che non sarei stato capace di fare quello che lui fa ai topolini e ai ratti. E di certo non ai serpenti. Anche JoJo scappa via quando appaiono quelli. Quando mi porta a giocare lontano dalla darsena li vedi a volte che strisciano in giro tutti lenti; o quando corriamo sulla discesa d’erba puoi vedere una lunga forma scura e se ti avvicini troppo si alza e soffia. Hanno delle piccole lingue orribili e devi correre veloce di più ancora.

    A volte, vicino alla discesa d’erba, appaiono degli uomini che corrono in giro e giocano con una palla. Devono sorpassarsi a vicenda e tirarla dentro qualche cosa. Non mi piace molto. Tutti quegli umani che corrono in giro mi spaventano, ma a JoJo piace un sacco. A volte corre lì dove stanno giocando e prova a rincorrere la palla. E a volte, quando abbiamo una palla con cui giocare, JoJo trova una scatola, la inclina da una parte e io devo impedire che lui mandi la palla nella scatola. Lui è molto intelligente. Ma spesso quando voglio solo stare sdraiato nella scatola, JoJo la spinge sopra di me in modo che io non possa più uscire. In effetti a volte non è molto simpatico.

    Ogni volta che scendiamo dalla collina e si sta facendo l’ora del buio passiamo davanti ad un edificio con uomini e donne che entrano dentro. L’odore delle donne è buono di più rispetto all’odore sulla discesa d’erba. L’odore delle donne mi solletica il naso e a volte sternutisco anche. Sono tutte rosa e carine e mi sorridono un sacco.

    Loro stanno sempre con degli uomini che sembrano molto robusti nelle loro uniformi, ma i loro bottoni brillano e risplendono e a volte anche loro mi sorridono. Dall’interno dell’edificio arrivano dei versi adorabili e ci sono sempre uomini e donne che si muovono insieme, vicini, e mi viene voglia di scuotere un po’ il fondoschiena[3].

    Ma non giochiamo da queste parti molto spesso. C’è un me cattivo con un occhio verde che soffia e ci rincorre ogni volta che lo vediamo. Si chiama Senatore ed è orribile. Anche JoJo ha paura di lui. L’ultima volta che abbiamo visto Senatore, lui è venuto dritto verso di noi e ha gridato, Questo posto è mio. Qui ci vivo io. Se vi vedo un’altra volta qui vi succederà qualcosa di molto brutto... Non so perché lui ci odi quando potremmo invece giocare insieme, ma JoJo dice che è maligno che significa che è molto cattivo e dispettoso. 

    Ma non tutti i me che vivono qui intorno sono orribili. A volte vedo una me molto carina che si chiama Lilette che corre e gioca. Lei è tutta bianca, ha un grande occhio azzurro e un grande occhio dorato e mi piace molto. Mi piace il suo viso, la sua pelliccia, ma più di tutto mi piace il suo profumo. Ma non giochiamo insieme. Io la vedo e sorrido e lei mi sorride. JoJo dice che non dovrei essere così timido e dirle ciao. Una volta le ho detto ciao, ma lei non ha detto niente e mi sono sentito piccolo e sciocco così ci ho rinunciato. 

    Un’ultima cosa. Ci sono anche molti piccoli che ridono sempre e giocano con noi ma, quando prendono me e JoJo, ci accarezzano e basta, non ci tirano acqua o altro. Qui può essere molto caotico e rumoroso e puzzolente ma, sin da quando ero un piccolo me, è sempre stato divertente imparare quali rumori e odori sono buoni e quali sono cattivi. È caotico perché ci sono molti umani qui. Hanno tutti forme e odori e a volte colori diversi. Alcuni di loro parlano in fretta. Alcuni di loro usano parole diverse per le stesse cose. Ma osservando e ascoltando e pensando – e grazie all’aiuto di JoJo naturalmente – sempre più cose iniziano ad avere un senso per me mentre divento grande di più. Quindi sì, mi piace stare qui per tutte queste cose. A parte Senatore e alcuni degli umani che a volte mi rincorrono, so che c’è più bene che male.

    2/ Chi viene e chi va

    Sento degli artigli infilzarmi la schiena e mi giro. Ma non è JoJo. È Marino, il mio amico. Marino appare a volte, poi scompare e poi ritorna ancora. A lui piace saltare a bordo delle navi che vengono nella darsena e andare via con loro. Mi ha detto che prima viveva su una nave chiamata HMS Snowflake, ma lì si è messo nei guai, così quando si è fermata in un posto lontano chiamato Terranova lui è saltato su un’altra nave ed è venuto qui e poi ci siamo incontrati[4].

    Quando lo vedo sorrido e mi si drizzano i baffi. Mi succede sempre quando sono felice. Ci annusiamo a vicenda. Lui sa di acqua salata e la sua pelliccia è tutta appiccicosa.

    ‘Dove sei stato?’

    ‘Dove non sono stato, dirai.’ Un po’ ridacchia, un po’ fa le fusa e mi salta sulla schiena. ‘Sono stato a guardare i gabbiani sul mare e a correre su e giù su una grande nave. È stato tanto, tanto, tanto divertente!’

    ‘E cos’altro? Cos’altro hai visto?’ Le avventure di Marino mi piacciono quasi tanto quanto le storie di JoJo. Mi ha parlato di posti dove tutto e tutti appartengono a un re. Di Capitani sulle navi, balene nel mare e cani sulla terra. Di tigri che sono come dei grandi me e di creature chiamate scimmie.

    ‘C’è troppo da raccontare. Stavolta ho visto degli uccelli verdi che ti parlano. Ho giocato su tanta sabbia vicino al mare e mi sono bruciato le zampe. Una volta, quando la nave è approdata da qualche parte, sono sceso e sono stato rincorso da tanti piccoli umani. Dicevano di non aver mai visto niente come me prima. Volevano solo giocare e darmi tanto cibo delizioso. È stato tanto, tanto, tanto divertente!’

    Marino si rotola sulla schiena e sventola le zampe in aria prima di saltare di nuovo in piedi. ‘E tu, tu cosa hai fatto?’ Mi chiede.

    ‘Ho giocato nei vicoli e ho corso in mezzo alle gambe e ho guardato gli uccelli,’ dico, mentre sto seduto e mi lecco una zampa.

    ‘Stai sempre a guardare, eh? Guardi, guardi. Sei mai stato sulla prua di una nave con l’acqua che ti schizza in faccia?’

    ‘No. Sai che non l’ho mai fatto.’

    ‘Hai mai sentito odore di qualcosa di strano, alzato il naso e leccato quella cosa e scoperto che era tanto, tanto, tanto buona?’

    ‘Qualche volta’

    ‘Ti sei mai svegliato senza sapere dove ti trovavi?’

    ‘No. So sempre dove mi trovo.’

    ‘Lo so,’ ride Marino. ‘Ma almeno ti ricordi come si chiama questo posto?’

    ‘Certo,’ dico, provando a ricordare. So che Marino me l’ha detto una volta. ‘Si chiama Ding Dong.’

    Marino si lascia scappare un’altra forte risata. ‘Ahah. Si chiama Hong Kong, non Ding Dong. E questa parte si chiama Isola di Stonecutter.’

    Mi sento molto sciocco, ma faccio finta di niente.

    ‘Beh, ma che importa come si chiama un posto se ti piace viverci?’

    ‘Non lo so. Ma sembra essere importante per gli umani.’

    ‘Perché?’

    ‘Perché se sai da dove provieni sai anche da dove non provieni. A loro piace sapere queste cose,’ continua, facendo un cenno verso tre paia di gambe umane che ci passano accanto veloci di più.

    ‘Ma perché?’

    ‘Perché così puoi proteggere il posto da dove provieni.’

    ‘Proteggerlo da cosa?’ Chiedo, confuso.

    ‘Dagli altri che

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1