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Cavalli Maestri: Sono dove vogliono essere
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Cavalli Maestri: Sono dove vogliono essere
E-book156 pagine2 ore

Cavalli Maestri: Sono dove vogliono essere

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Info su questo ebook

Jérôme Foly.  Nato nel nord della Francia, a Arras. Figlio di contadini si avvicina da subito al mondo  animale con il quale intrattiene rapporti privilegiati. All’età di sei anni decide di lavorare con i cavalli. Dopo la scuola agraria comincia un apprendistato nella scuderia di un commerciante di cavalli da salto ostacoli. Prosegue la sua carriera in Italia, prima come artiere ippico e poi  come insegnante.
 
“Questo è il mio primo libro, nato dalla volontà di condividere un’esperienza di vita e il messaggio in essa contenuto. I cavalli sono maestri del Sé. Addestro  cavalli , li rendo destri, in cambio lascio che loro mi assinistrino, che mi insegnino ad usare la mia parte sinistra, il lato intuitivo.
Tengo lezioni e seminari per un’equitazione olistica in attenzione più a quello che il cavallo può portarci che a quello che noi possiamo insegnare a lui.  Ho sviluppato il concetto di Equitazione Sensoriale e creato un bitless di corda, utilizzo le acque vibrazionali create da Valeria Boari con la quale faccio anche sessioni di massaggio sonoro per l’equilibrio energetico dei cavalli, tutto questo sotto l’etichetta di Hagall Cavalli Maestri
 
 
Un sogno da bambino, comune a tanti.
Avere un cavallo!
Da lì parte la storia dell’Autore. Un viaggio attraverso le emozioni di un bambino che realizzerà il suo sogno, diventerà artiere ippico e poi insegnante di equitazione. Dalla Francia  fino all’Italia che lo ospita da trent’anni. Dalle difficoltà a vent’anni ad ambientarsi in un nuovo paese, alla serenità di una casa e di un amore. Dalla frenesia dell’inizio di un’avventura alla delusione della routine.
Dall’equitazione tradizionale militare e maschilista all’equitazione olistica femminile e dolce. Il cavallo ci accompagna da millenni, carne cacciata, carne allevata, poi compagno di battaglia, materiale didattico per la virilità, e ora messaggero del Sé. Maestro. Lettore dell’anima.
 
LinguaItaliano
Data di uscita27 giu 2017
ISBN9788869372186
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    Anteprima del libro

    Cavalli Maestri - jerome foly

    Bibliografia

    ​Introduzione

    Questo libro è diviso in due parti. La prima parte narra il mio percorso nel mondo del cavallo, da sognatore ad allievo, da amatore a professionista. Un racconto che parla delle mie emozioni e di come attraverso le mie molteplici esperienze queste sono cambiate, con loro il mio rapporto con questo meraviglioso animale che chiamo maestro, di come è stato modificato il sentiero della mia vita per portarmi all’oggetto della seconda parte, la conoscenza del mondo olistico. Dal Reiki allo sciamanesimo, dalle vibrazioni del suono a quelle delle particelle d’acqua, per arrivare al cavallo maestro di vita e portatore di un messaggio spirituale per tutti noi.

    Cavalli Maestri, sono dove voglio essere si rivolge a chi nutre un interesse per:

    L’equitazione.

    La sua storia, il libro contiene delle citazioni dei più grandi maestri di tutti i tempi.

    Gli aneddoti, narra della vita quotidiana a contatto con i cavalli e descrive le tecniche di educazione ed addestramento

    Il mondo dell’olistica.

    Troviamo delle esperienze personali nell’ambito dello sciamanesimo, del reiki, dei massaggi sonori e altri ancora per arrivare a quello che è il vero soggetto di quelle pagine: una metodologia che ci permette di entrare in contatto con il nostro Sé superiore grazie al cavallo. Facendoci da specchio il nostro maestro quadrupede ci da informazioni sulle nostre paure, su come affrontarle, sulla strada da intraprendere per arrivare al nostro potere, al nostro massimo bene.

    Da bambino avevo un sogno. Possedere un cavallo e galoppare tutto il giorno sui campi fertili della mia immaginazione. Un sogno comune a tanti bambini, e sorge il primo interrogativo. Perché? Perché il cavallo attira così intensamente i bambini? Nulla nella vita avviene per caso. Ho da sempre difficoltà ad accettare di essere al chiuso, in macchina, in treno o tra le mura della scuola, e così per tutta la mia infanzia in quelle occasioni mi defenestravo e mi immaginavo sul mio nobile destriero all’inseguimento della macchina, del treno, o nelle immense distese verdi del Wyoming o della Mongolia. Da grande sono riuscito a galoppare, all’interno dei recinti per lo più, davo il mio contributo perché chi mi pagava potesse gareggiare al meglio nei concorsi di salto ostacoli. In quanto artiere ippico mi occupavo del benessere dei cavalli, dalla loro pulizia al loro nutrimento alla loro salute, ma anche del loro allenamento fisico. Quando montavo i cavalli dovevano essere completamente sottomessi, agli ordini, disciplinati, piegati al volere del cavaliere. L’equitazione era per me una fonte di piacere e ho cominciato ad insegnarla. Insegnare è la via più rapida per imparare. E così è stato. Ho imparato a riconoscere il malessere che spesso i cavalli nascondono dietro la sottomissione e sono nati il secondo e il terzo interrogativo. Perché chiedere al cavallo di fare ciò che voglio e non ciò che vuole? E cosa vuole?

    Siamo attratti dai cavalli. Si intrecciano con l’umanità da millenni. Non hanno bisogno di noi. Non è per caso che, siamo noi, ad avere bisogno di loro come insegnanti?

    Molti dei miei allievi si mostravano interessati agli aneddoti legati alle scuderie e io ne avevo in serbo qualcuno. Ho finito per cedere alla tentazione di metterli sulla carta e approfittare dell’opportunità per raccontare dell’evoluzione dell’equitazione nella storia e nella mia storia. Raccontare quanto il mondo equestre sia ricco di esperienze formative. Il cavallo ha contribuito all’educazione dei giovani nobili nella storia, una formazione votata ai valori militare, alla disciplina, all’autorevolezza, alla bellicosità e pure le numerose citazioni dei grandi maestri dell’equitazione presenti in questo libro parlano di sentimenti, di attenzione e di azioni amorevoli. Una contraddizione? No! Il cavallo è un lettore dell’anima, ci rimanda come uno specchio ai nostri dubbi, le nostre paure, ma anche ai nostri desideri, le nostre ricerche. Ognuno può trovare delle risposte alle proprie domande. Quale sono le mie? E quelle dell’umanità in questo periodo storico?

    Il tempo delle battaglie epiche è ora passato. L’uomo non è più un guerriero, deve diventare un cavaliere, nel senso nobile della parola e ricercare la sua ricchezza non più al di fuori razziando terreni e popoli ma all’interno di sé, agire e comunicare attraverso l’amore per trovare la sua autenticità, il suo potere personale. I Nativi Americani vedono nel cavallo l’animale che rappresenta il potere, inteso come la massima espressione del Sé, quella che ci porta a compiere la nostra missione sulla terra.

    Il cavallo da bravo maestro si evolve e cambia le sue lezioni specchiandosi nei suoi allievi umani. Ci insegna ad avere, Compassione, Umiltà, Onestà, Rispetto, Empatia, CUORE.

    Ti auguro una buona lettura, un buon viaggio.

    Le pagine che seguono raccontano di me

    e del mondo dei cavalli,

    i fatti sono reali, i nomi delle persone coinvolte

    e dei luoghi sono spesso stati cambiati

    per rispetto della privacy.

    "Un fiore non può essere colto senza

    che una stella ne venga coinvolta"

    Questo libro è dedicato ad ogni essere,

    umano, animale, vegetale e minerale che

    ha incontrato il mio cammino in modo,

    fisico, mentale, vibrazionale o spirituale.

    Ringrazio Dio Padre-Madre, la Vita.

    1 - Gandalf il grigio

    "Se si vuole avere un cavallo da guerra che attiri

    gli sguardi per la magnificenza delle sue andature,

    bisogna astenersi dal tirargli la bocca con il freno e

    di usare speroni e frusta, mezzi con i quali la gente

    si immagina di potere far brillare un cavallo; in realtà,

    l’effetto che producono è tutto il contrario di quello

    che essi si aspettano."

    Senofonte (426 a-c 355 a-c)

    De l’arte equestre.

    Io sono qui.

    Ho quarantacinque anni. I tempi della gioventù esaltata se ne sono andati per fare posto a quelli delle proiezioni, e delle preoccupazioni a loro connesse. Se prima agivo seguendo le motivazioni ed ero nel fare, oggi, sono nel pensare; alle conseguenze delle mie azioni, un bene, se non fosse per il fatto che a volte, come tutti, le conseguenze me le immagino e me le invento così da farle diventare pretesti che diventano paure di proseguire e alla fine, chiusura e blocco.

    I miei sandali affondano lievemente nella sabbia riscaldata dal sole di un Giugno anomalo, più estivo che primaverile. Come la sabbia, anche io risento degli effetti dei suoi raggi, le gocce di sudore si accumulano in ogni articolazione e lungo le canalette formate dall'incontro dei muscoli. L'afa si fa sentire. Si fa già fatica a dormire per il persistere delle alte temperature notturne. Pedro, il mio setter bigolato, incrocio, devo dire molto ben riuscito, tra una setter inglese e un beagle, con la morfologia dell'una, i colori dell'altro e la coda a pennacchio, gioca, caccia e sogna, o forse sta sognando che la caccia ai piccioni è un gioco. Comunque a volte abbaia con lo sguardo per aria, corre in una direzione non bene identificabile o si stende e sembra dormire. Devono essere circa le tre. Il sole da il meglio di sé. Sarei venuto a lavorare volentieri più tardi ma il tempo a volte è tiranno, cosi dicono, credo invece sia soltanto schivo, bisogna cercarlo con cura, corteggiarlo, per meritarlo; e il caldo rende pigri, quindi ho optato per il primo pomeriggio.

    Il mio partner è sudato, se ne sta piantato lì davanti a me, a circa tre metri di distanza. La bocca chiusa, occhi intelligenti, zigomi alti, guance potenti e fronte larga. Due spalle da culturista con pettorali ben sviluppati. Colpisce la dimensione dei suoi piedi, sono così grandi. È forte, largo, dritto, immobile... Tanto immobile, la cosa mi impressiona. Il suo sguardo è vuoto, come assente, non è teso, è solo dritto, fermo, come inaccessibile. Abbiamo lavorato bene insieme, oggi tanti progressi sono stati registrati. Sono felice e per la prima volta fiducioso nei suoi confronti. Gli chiedo un’ultima collaborazione, l'ultimo sforzo, l'ultimo esercizio. Il mio braccio destro è sollevato all'altezza della spalla, la corda in mano con il dito allungato e disteso ad indicare la direzione, la mano sinistra con il braccio rilassato lungo il corpo. Dovrei guardare nella direzione indicata dal mio dito ed eventualmente incentivare maggiormente con il braccio sinistro e anche, se ci fosse bisogno usare gli attrezzi a mia disposizione, ma sono come ipnotizzato dal suo sguardo, aspetto fiducioso. Lo fisso, sorridente, ma lo fisso. L' ho incontrato la prima volta qualche mese fa, lo vedevo sempre quando mi recavo al maneggio, a volte occupato alle sue faccende, altre invece con lo sguardo perso e fisso sul nulla. Circa tre settimane fa sono stato chiamato a collaborare con lui. I primi approcci sono stati difficili e ho faticato a stabilire un contatto emotivo, voleva a tutti costi la supremazia su di me, mi analizzava, mi stuzzicava, e quando non gli andava bene con questa linea di condotta, si mostrava distante e distratto, a meno che non fossi io ad essere distante da lui?

    L'anno precedente, una ragazza aveva proposto di lavorare la sua giovane cavalla, aveva cominciato a ribellarsi e voleva che gliela sistemassi, mi recai diverse volte in quel maneggio. Una domenica incontrai il proprietario, Massimo, che mi offrì di montare i suoi puledri di tre anni, educarli e domarli così che all'inizio dell'anno potessero essere mandati dal loro cavaliere a proseguire la carriera di atleti. Ci mettiamo d'accordo, passerò due volte a settimana da lui per lavorare prima a terra e poi fare la doma vera e propria, due volte a settimana per sei mesi piuttosto che un lavoro intenso e condensato in un mese o anche meno. Avevo incontrato Massimo quasi dieci anni prima, una sera in una selleria dove mi ero recato per fare acquisti. Mentre aspettavamo di essere serviti, riconoscendo il mio accento francese aveva cominciato a parlarmi del suo allevamento, tutto di lignaggi appunto francesi, linee di sangue importanti nel salto ostacolo. Aveva appena finito di costruire una scuderia nella fattoria dei suoi e cercava personale, mi diede il suo biglietto da visita chiedendomi di contattarlo. Non lo feci mai, avevo appena ripreso un centro equestre e alcuni problemi di salute mi impedivano di esagerare con il lavoro. Il primo dei pupilli che Massimo mi fa incontrare è Magique, un magnifico esemplare non castrato, in gergo detto intero dal mantello fulvo rossiccio detto sauro. Comincio con sessioni molto brevi, dobbiamo fare conoscenza; lo abituo alla mia presenza, la mia energia, al mio tocco e alle mie carezze, tutto deve avvenire senza stress e in armonia. Dopodiché passiamo a esercizi sempre più specifici, i primi consistono semplicemente nel chiedergli di dare i piedi con tranquillità, deve accettare il fatto che possa disporre della sua mobilità e permettere al maniscalco di fare il suo lavoro in serenità.

    Lo abituo a farsi mettere le mani in bocca senza tensioni, accetterà meglio la somministrazione di vermifugo e di altre medicine in via orale. Gli insegno a camminare alla giusta distanza e soprattutto a portare costantemente il massimo rispetto per la mia sfera energetica, spazio vitale- emozionale, inviolabili. Porterò lo stesso rispetto per il suo. Si prosegue poi con il lavoro vero e proprio, lo faccio girare attorno a me alla corda; mentre sono fermo al centro, lui sfoga la sua energia alle tre andature del passo, trotto e galoppo. Seguirà le indicazioni, in primis della frusta, per poi passare a comandi vocali e gestuali, per alla fine ottenere risposte soltanto aumentando o riducendo l'energia inviatagli, minimi impercettibili cambiamenti di postura lo inducono ora ad accrescere o limitare i suoi movimenti. È abituato a vedermi avvicinarlo da posizioni diverse, anche dall'alto di una sedia, gli ho già messo qualche volta un fascione addosso, poi la sella con le staffe su e poi giù, ora, è pronto! Mi faccio dare una mano dall'istruttore del maneggio per tenere Magique. Per la prima volta salgo, di traverso, con la pancia sulla sella, come un sacco di patate, sarà così più facile saltare giù in caso vi fossero problemi, qualche passo, di nuovo giù, poi su, due passi e basta per oggi. Proseguo lentamente, un passo alla volta, Magique è fantastico. Più tardi quando lo vengono a prendere per portarlo via, l' ho montato solo con la cavezza (finimento con cui si lega la testa di un animale per condurlo ) o con il biteless, arnese che permette di montare senza l’uso di un’imboccatura, quindi senza niente in bocca.

    Lo adoro, sono triste che se ne vada, mi ha regalato delle meravigliose emozioni. Grazie Magique.

    In questi ultimi tempi, ripeto lo stesso ordine di esercizi con Storm, un baio dal carattere ben diverso. Ai nostri primi incontri, si

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