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Le emozioni di base secondo Panksepp: Introduzione e connessioni filosofiche
Le emozioni di base secondo Panksepp: Introduzione e connessioni filosofiche
Le emozioni di base secondo Panksepp: Introduzione e connessioni filosofiche
E-book189 pagine50 minuti

Le emozioni di base secondo Panksepp: Introduzione e connessioni filosofiche

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Dalle neuroscienze affettive emerge un nuovo paradigma psicologico destinato a cambiare la concezione che abbiamo di noi stessi. Sette emozioni fondamentali sono state identificate come parti precise del sistema nervoso: paura, rabbia, eccitazione sessuale, cura, pena della solitudine, gioco e ricerca/voglia di fare. Queste emozioni sono la radice della coscienza ed il presupposto della nostra socialità. Offrono una nuova chiave di comprensione a fenomeni quali la depressione e la mania, la dipendenza da droghe, l'identità sessuale, il legame sociale.
La teoria dei sistemi emotivi trova una sistemazione organica grazie al lavoro di Jaak Panksepp (1943-2017), psicologo fisiologico emigrato dall'Estonia agli Stati Uniti. Il libro descrive in linguaggio divulgativo questa nuova visione della mente e i tratti fondamentali di ciascuna emozione di base. Segue una riflessione che ne mette in luce la rilevanza al fine della crescita personale e della ricerca di una sintesi sociale nuova, toccando temi quali il rapporto tra anima e tecnica, il velo d'ignoranza di Rawls, la dialettica dell'illuminismo di Horkheimer ed Adorno, ed il volto di Lévinas.
LinguaItaliano
Data di uscita29 set 2017
ISBN9788890635038
Le emozioni di base secondo Panksepp: Introduzione e connessioni filosofiche

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    Le emozioni di base secondo Panksepp - Manuel Cappello

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    Dalle neuroscienze affettive emerge un nuovo paradigma psicologico destinato a cambiare la concezione che abbiamo di noi stessi. Sette emozioni fondamentali sono state identificate come parti precise del sistema nervoso: paura, rabbia, eccitazione sessuale, cura, pena della solitudine, gioco e ricerca/voglia di fare. Queste emozioni sono la radice della coscienza ed il presupposto della nostra socialità. Offrono una nuova chiave di comprensione a fenomeni quali la depressione e la mania, la dipendenza da droghe, l'identità sessuale, il legame sociale.

    La teoria dei sistemi emotivi trova una sistemazione organica grazie al lavoro di Jaak Panksepp (1943-2017), psicologo fisiologico emigrato dall'Estonia agli Stati Uniti. Il libro descrive in linguaggio divulgativo questa nuova visione della mente e i tratti fondamentali di ciascuna emozione di base. Segue una riflessione che ne mette in luce la rilevanza al fine della crescita personale e della ricerca di una sintesi sociale nuova, toccando temi quali il rapporto tra anima e tecnica, il velo d'ignoranza di Rawls, la dialettica dell'illuminismo di Horkheimer ed Adorno, ed il volto di Lévinas.

    Manuel Cappello, Szeged, 2017

    INTRODUZIONE: IL MIO INCONTRO CON PANKSEPP

    Da molto tempo ero in cerca di un sapere scientifico sulla mente che fosse fruttuoso nell'ambito di un percorso di autocomprensione. Nel 2013 ero rimasto affascinato dalla teoria di Giulio Tononi, il quale prometteva una formula matematica in grado di catturare l'essenza della coscienza. Dopo avere studiato alcuni articoli dedicati alla cosidetta information integration theory però, mi sono reso conto che non si trattava di ciò che cercavo.¹ I complessi calcoli statistici di cui è composta la teoria conducono infatti a dei parametri numerici simili alle firme di un pensiero cosciente di cui parla Stanislas Dehaene nel suo recente libro sul cervello,² ma purtroppo non forniscono una visione illuminante per l'autopercezione di noi stessi.

    Dopo l'immersione nella statistica ho cercato dunque un'interpretazione del cervello più prossima all'esperienza personale, ed è stato così che ho incontrato Jaak Panksepp,³ il quale non tenta di ricavare l'essenza della coscienza elaborando le combinazioni dei neuroni accesi e spenti, ma ci parla di sistemi emotivi che possiamo connettere al volo con il nostro vissuto personale.

    Il lavoro di Panksepp include molte sperimentazioni su animali di laboratorio, ed egli è noto, tra le altre cose, per avere identificato nei ratti un'emissione vocale equivalente alla risata, caratterizzata da una frequenza di circa 50Khz, al di sopra quindi della gamma di suoni udibili dall'orecchio umano. Tale emissione vocale è tipicamente emessa nelle situazioni in cui i ratti praticano giochi di lotta e di inseguimento.

    Secondo l'impostazione di Panksepp i sistemi emotivi fondamentali sono gli stessi in tutti i mammiferi, e quindi dallo studio degli animali si possono ricavare dei dati impiegabili anche per gli esseri umani. Detto questo è d'obbligo puntualizzare che Panksepp non adotta un approccio riduzionista che porta a perdere le specificità più preziose dell'umano, ma ci dà una descrizione delle fondamenta su cui l'edificio spirituale può elevarsi. L'attitudine umana di Panksepp si riconosce nelle foto che lo ritraggono mentre sorride naso a naso coi roditori che così spesso si incontrano nei suoi studi.

    Panksepp individua il proprio territorio d'indagine con l'espressione 'neuroscienze affettive', ed adotta un approccio triplice allo studio delle emozioni, costituito dalla ricerca sul funzionamento fisico-chimico del cervello, dall'osservazione del comportamento degli animali, e dai resoconti introspettivi dei soggetti umani. Ad esempio nel caso della paura avremo un ratto con due elettrodi inseriti nelle corrispondenti zone sottocorticali del cervello. A seguito dell'applicazione di un livello minimo di corrente il ratto si immobilizza, mentre con un livello più elevato di corrente l'animale scappa. A questa osservazione dei comportamenti di immobilizzazione e fuga si associa il resoconto di uomini a cui viene praticata una stimolazione elettrica simile a quella applicata al ratto, resoconto nel quale i soggetti coinvolti dichiarano di essere spaventati.

    I primi studi di questo genere risalgono alla metà del ventesimo secolo, ma è stato necessario molto tempo perché emergesse una visione complessiva dei sistemi emotivi come quella elaborata da Panksepp. Nelle pagine a seguire troverete un'introduzione ai suoi risultati basata sul libro L'archeologia della mente,⁵ un testo di lettura non facile per via della ricchezza dei dettagli chimici ed anatomici che vi vengono descritti. Sulla base di tale esposizione, nella seconda parte del libro svolgeremo alcune riflessioni di taglio filosofico per esplorare le possibilità di connettere le idee di Panksepp ad una sintesi sociale nuova.

    1 - IL CERVELLO VISTO DA PANKSEPP

    All'inizio del suo discorso Panksepp fornisce una ricostruzione storica per giustificare il fatto che l'attenzione della ricerca scientifica sia arrivata a concentrarsi sulle emozioni soltanto negli ultimi anni.

    Il desiderio di costruire un edificio del sapere che sia inattaccabile e che risponda in ogni sua parte ad un infallibile criterio di verità può spingere a diffidare dei riferimenti alle profondità invisibili della soggettività umana. Questo è quanto purtroppo succede con la corrente di pensiero del comportamentismo, che domina l'ambito degli studi psicologici accademici fino agli anni sessanta del secolo scorso, e che si propone di studiare soltanto il comportamento osservabile, vietandosi di impiegare il dato dei resoconti introspettivi. È per questo che Panksepp individua nel comportamentismo uno dei fattori che sono d'ostacolo allo studio delle emozioni.

    A partire dalla metà del ventesimo secolo però, la prassi dei calcolatori rende possibile concepire l'uomo come una macchina dotata di software, istituendo così una metafora con cui si può concepire in modo scientificamente accettabile il pensiero che sta invisibile dentro la testa. Il software è di fatto un'implementazione di quella parte di filosofia che è la logica formale, la quale si occupa delle regole di ragionamento equivalenti ad operazioni esatte sui segni. L'impiego della metafora del pensiero come software è il tratto distintivo della corrente di pensiero che in psicologia prende il nome di cognitivismo e che si sostituisce al comportamentismo come orientamento dominante a partire dagli anni settanta.

    Abbiamo dunque in psicologia una tradizione comportamentista prima che vieta per principio di fare riferimento al vissuto personale, ed un cognitivismo poi, che accetta di parlare dei mondi invisibili della soggettività, ma soltanto per coglierne i tratti di razionalità riflessiva più affini al pensiero logico. Secondo Panksepp l'influenza del comportamentismo e del cognitivismo ha ritardato fino ad oggi uno studio scientifico e sistematico delle emozioni, e tale influenza è ancora viva in molti studiosi attivi nel campo delle neuroscienze.

    Venendo a descrivere la situazione attuale degli studi sul cervello, Panksepp riscontra che è difficile capirsi fra aree specialistiche diverse, perché diverso è il modo in cui vengono utilizzati termini simili. Per questo motivo propone di fare chiarezza distinguendo le strutture biologiche del cervello in tre livelli: il livello primario (quello di cui Panksepp si occupa maggiormente) corrispondente alle risposte emotive grezze, il livello secondario, composto dai meccanismi di memoria ed apprendimento, ed il livello terziario, in cui troviamo le complessità cognitive della riflessione.

    Per fissare le idee possiamo esemplificare il livello primario con il terrore immobilizzante o con la fuga che nascono trovandosi di fronte ad una tigre, il livello secondario con il ricordo

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