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Piemonte d'oc una minoranza senza voce: L'ideologia occitanista minaccia le valli di lingua provenzale
Piemonte d'oc una minoranza senza voce: L'ideologia occitanista minaccia le valli di lingua provenzale
Piemonte d'oc una minoranza senza voce: L'ideologia occitanista minaccia le valli di lingua provenzale
E-book69 pagine43 minuti

Piemonte d'oc una minoranza senza voce: L'ideologia occitanista minaccia le valli di lingua provenzale

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Quella alpina di lingua d’oc nel Piemonte sud-occidentale è una minoranza senza voce, soffocata, oltre che dallo Stato centrale, anche dalla globalizzazione occitana. In questo “libro bianco”, la Consulta Provenzale fornisce un’ampia documentazione storica, linguistica e sociopolitica del fenomeno.
LinguaItaliano
Data di uscita8 gen 2018
ISBN9788827541890
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    Piemonte d'oc una minoranza senza voce - Consulta Provenzale

    istituzioni.

    1 – La questione provenzale

    Il Provenzale¹ è la lingua romanza parlata in Provenza, entità il cui territorio storico corrisponde in parte a quello dell’attuale regione amministrativa francese chiamata Provence-Alpes-Côte d’Azur. La regione comprende i dipartimenti del Vaucluse, del Bouches-du-Rhône, del Var e dell’Alpes de Haute-Provence. Il paese nizzardo, con una storia a sé, costituisce il dipartimento Alpes-Maritimes (eccetto la sua frangia occidentale tra Grasse e Cannes, considerata provenzale). Il dipartimento Hautes-Alpes, storicamente delfinese, è comunque unito a questa regione amministrativa. Al contrario, nel sud della Drôme detta Drôme provençale (Delfinato, Région Rhône-Alpes) e sulla riva destra del Rodano, nel dipartimento del Gard fino a Nîmes (Languedoc, Région Languedoc-Roussillon) le popolazioni considerano sovente le loro parlate, vicine al provenzale rodaniano, come provenzali.

    Questa lingua si è diffusa anche sulle Alpi del Piemonte sud-occidentale – tra la valle Susa a nord e le valli monregalesi a sud – rimanendo ancora vivo solo nelle medio-alte valli.

    Dal punto di vista tipologico, il provenzale appartiene al vasto dominio linguistico delle lingue d’oc, nel quale sono presenti varietà abbastanza diverse sul piano linguistico e sul piano socio-storico: l’intercomprensione tra tutte le varianti non è del tutto assicurata, né esistono una coscienza linguistica comune e un sentimento d’identità collettiva.²

    Di fatto i provenzali considerano la loro lingua come un’entità distinta e indipendente dalle altre parlate regionali del Sud-ovest (Languedoc, Gascogne, eccetera) o del Nord (Auvergne, Limousin, Dauphiné), essendo il principale criterio di identificazione quello territoriale, legato a un sentimento di identità locale. Anticamente il termine provenzale veniva utilizzato per indicare in senso lato tutte le lingue del meridione francese; e i provenzali chiamano la loro lingua con i termini provenzale o patois, con eventuali precisazioni come provenzale tolonese, gavot, di Avignon, di Vaison, eccetera; e per quanto riguarda il versante italiano, a nosto modo, kyé, patouà

    Il provenzale presenta inoltre, nelle sue varianti meridionali – le più diffuse e più esplicitamente provenzali – specificità fonetiche e morfologiche abbastanza nette che lo distinguono chiaramente dal resto della famiglia d’oc e lo avvicinano alle varietà piemontesi: le finali delle parole sono al 90% vocaliche (solo -s, -r compaiono a volte). Se il femminile è in generale in -o ( come nella maggior parte degli idiomi d’oc) e non in -a, il maschile è sovente in -e o in -ou atone (essendo possibile il finale in -i per entrambi i generi). I sostantivi sono invariabili (non ci sono -s del plurale e gli articoli li/lei indicano il nome) e solo gli aggettivi davanti ai sostantivi reggono il plurale in -(e)i.

    Sul piano culturale, quella provenzale è una società latina, a forte identità mediterraneo-alpina, insediata tra Alpi e Rodano.

    Una lingua polinomica

    La polinomia³ è un carattere preesistente a ogni analisi sociolinguistica. A questo riguardo si deve precisare che l’ideologia linguistica considera lingue solamente sistemi che risultano da una normalizzazione e da un insegnamento. In questa prospettiva la lingua è unificata con l’esclusione di ogni articolazione. Si tratta, evidentemente, di forme scritte alle quali sono ridotte le lingue (essendo difficile immaginare l’unicità della forma orale, anche se l’insegnamento lavora molto a standardizzare la pronuncia).

    Il migliore esempio in questo campo è stato l’assalto condotto fino in epoca recente alle pronunce regionali, soprattutto in Francia. Questo a immagine delle lingue mummificate come il latino insegnato nelle scuole: si esclude della parlata tutto ciò che è variante, tutto ciò che è stato evoluzione e

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