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Dalla letteratura reunionese all'ibridismo del Nègre Blanc di Jean-François Samlong
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E-book281 pagine3 ore

Dalla letteratura reunionese all'ibridismo del Nègre Blanc di Jean-François Samlong

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“Letteratura francofona, regionalistica, esotica, marginale”: tante le definizioni e categorizzazioni all’interno delle quali è stata ingabbiata la letteratura dell’isola della Réunion che si nutre di spazi eterogenei ed eterotopici e animata da un’incessante quête de l’identité. 

La produzione letteraria in lingua francese, lacerata dal binomio tradizione-innovazione, nei diversi generi (poesia, teatro, conte e romanzo) mette in risalto il rapporto del popolo reunionese con il luogo, le origini, i miti, le leggende e la realtà contemporanea isolana gravata ancora dal fardello di un passato intriso di colonizzazione, schiavitù, meticciato e imposizione dei valori della métropole. Questi i fattori generatori di un’identità ibrida o hybridentité, protagonista del romanzo Le Nègre blanc de Bel Air, pubblicato nel 2002 dallo scrittore reunionese  Jean-François Samlong (nato nel 1949). In quest’opera, Samlong cerca di rappresentare il cammino tramite il quale lo schiavo Songol acquista una sua libertà sociale e ideologica lungo una serie di eventi accaduti prima del 20 Dicembre 1848, data ufficiale dell’abolizione della schiavitù sull’isola.

L’hybridentité di Songol rispecchia quella di Samlong, la cui personalità è influenzata dalle sue origini reunionesi ma anche dalla cultura francese; la sua copiosa produzione (romanzi, poesie e contes) è, infatti, un’epifania del volersi ancorare a un’identità solida e definita. Come definire Songol: una personificazione della Réunion (cronotopo ibrido e meticcio) o mezzo per interrogare la storia isolana e dare al Reunionese contemporaneo la possibilità di costruirsi e rinascere dalle ceneri di un passato rimosso?

Aldo LICITRA si è laureato con lode in Lingue e Culture Europee ed Extraeuropee, presso la Struttura Didattica Speciale di Lingue e Letterature straniere di Ragusa dell’Università degli Studi di Catania. I suoi ambiti di ricerca riguardano l’esotismo preromantico e la letteratura delle Isole Mascarene, in particolare la letteratura reunionese. Gli autori a cui ha dedicato i suoi studi si situano tra l’Ottocento e il XXI secolo e sono Bernardin de Saint-Pierre e Jean François-Samlong. Ha al suo attivo un articolo “Le Nègre blanc de Bel Air : miroir de l’hybridentité réunionnaise” pubblicato sulla rivista “PROJECT- îles” con un numero speciale interamente dedicato a Jean François-Samlong. Attualmente insegna Lingua e Civiltà francese e Lingua e Civiltà inglese presso la scuola secondaria di 2° grado. Ha insegnato Italiano L2 presso alcuni Centri SPRAR della città di Ragusa e da circa otto anni collabora saltuariamente con diversi Centri di accoglienza della Provincia di Ragusa in qualità di mediatore linguistico e culturale di lingua francese e inglese.
Dal 2017, è cultore di Lingua, cultura e letteratura francese presso la sede in cui si è laureato.
LinguaItaliano
Data di uscita7 ago 2017
ISBN9788870007497
Dalla letteratura reunionese all'ibridismo del Nègre Blanc di Jean-François Samlong

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    Anteprima del libro

    Dalla letteratura reunionese all'ibridismo del Nègre Blanc di Jean-François Samlong - Aldo Licitra

    Cartina dell’isola della Réunion

    ISBN 978-88-7000-749-7

    In copertina: La plaine des Sables di Jean-François Samlong

    Produzione digitale luglio 2017

    © STEM Mucchi Editore Srl

    www.mucchieditore.it

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    Letteratura francofona, regionalistica, esotica, marginale: tante le definizioni e categorizzazioni all’interno delle quali è stata ingabbiata la letteratura dell’isola della Réunion che si nutre di spazi eterogenei ed eterotopici e animata da un’incessante quête de l’identité

    La produzione letteraria in lingua francese, lacerata dal binomio tradizione-innovazione, nei diversi generi (poesia, teatro, conte e romanzo) mette in risalto il rapporto del popolo reunionese con il luogo, le origini, i miti, le leggende e la realtà contemporanea isolana gravata ancora dal fardello di un passato intriso di colonizzazione, schiavitù, meticciato e imposizione dei valori della métropole. Questi i fattori generatori di un’identità ibrida o hybridentité, protagonista del romanzo Le Nègre blanc de Bel Air, pubblicato nel 2002 dallo scrittore reunionese  Jean-François Samlong (nato nel 1949). In quest’opera, Samlong cerca di rappresentare il cammino tramite il quale lo schiavo Songol acquista una sua libertà sociale e ideologica lungo una serie di eventi accaduti prima del 20 Dicembre 1848, data ufficiale dell’abolizione della schiavitù sull’isola.

    L’hybridentité di Songol rispecchia quella di Samlong, la cui personalità è influenzata dalle sue origini reunionesi ma anche dalla cultura francese; la sua copiosa produzione (romanzi, poesie e contes) è, infatti, un’epifania del volersi ancorare a un’identità solida e definita. Come definire Songol: una personificazione della Réunion (cronotopo ibrido e meticcio) o mezzo per interrogare la storia isolana e dare al Reunionese contemporaneo la possibilità di costruirsi e rinascere dalle ceneri di un passato rimosso?

    Aldo LICITRA si è laureato con lode in Lingue e Culture Europee ed Extraeuropee, presso la Struttura Didattica Speciale di Lingue e Letterature straniere di Ragusa dell’Università degli Studi di Catania. I suoi ambiti di ricerca riguardano l’esotismo preromantico e la letteratura delle Isole Mascarene, in particolare la letteratura reunionese. Gli autori a cui ha dedicato i suoi studi si situano tra l’Ottocento e il XXI secolo e sono Bernardin de Saint-Pierre e Jean François-Samlong. Ha al suo attivo un articolo "Le Nègre blanc de Bel Air : miroir de l’hybridentité réunionnaise pubblicato sulla rivista PROJECT- îles" con un numero speciale interamente dedicato a Jean François-Samlong. Attualmente insegna Lingua e Civiltà francese e Lingua e Civiltà inglese presso la scuola secondaria di 2° grado. Ha insegnato Italiano L2 presso alcuni Centri SPRAR della città di Ragusa e da circa otto anni collabora saltuariamente con diversi Centri di accoglienza della Provincia di Ragusa in qualità di mediatore linguistico e culturale di lingua francese e inglese.

    Dal 2017, è cultore di Lingua, cultura e letteratura francese presso la sede in cui si è laureato.

    Prefazione

    Fabrizio Impellizzeri

    Università di Catania

    All’origine di questo lavoro vi è la passione di Aldo Licitra per la letteratura francese d’oltremare e in particolar modo per l’arcipelago delle Isole Mascarene. L’incontro dell’autore con l’insularità, l’esotismo, e l’oppressione degli schiavi inizia proprio nel 2009 con una tesi di laurea triennale su Bernardin de Saint Pierre e il tema della schiavitù. Sin dalla sua prima formazione, Aldo Licitra è pertanto proiettato in un altrove letterario, sito nell’oceano indiano, dalla doppia valenza, che cura ben due aspetti complementari: la tradizione autoctona e coloniale e l’identità ibrida attuale degli isolani. Quest’opera, incentrata interamente sulla Réunion, ci accompagna per l’appunto in un viaggio straordinario tra memorie esotiche, antiche leggende esoteriche, percorsi storici sullo sfruttamento degli schiavi, razzismo, e rappresentazioni contemporanee dell’identità doppia, contesa tra il bianco e il nero, tra passato e presente. Commistioni di leggende, storie e culture fanno pertanto da sfondo a un originalissimo lavoro che concretizza la sua efficacia editoriale nel suo essere anch’esso duplice: ovvero manuale di cultura e letteratura reunionese e saggio monografico sull’ibridentità tipica degli autori francofoni odierni. In particolar modo, nel suo valore esemplificativo, Aldo Licitra si concentra sulla figura di Jean-François Samlong, e sul romanzo Le Nègre blanc de Bel Air (2002), per rappresentare, nella sua dolorosa definizione «ni nègre, ni blanc, un monstre en somme», il concetto principe di alterità-diversità tipico della scrittura reunionese.

    Escluse alcune rarissime eccezioni nella didattica universitaria, occorre ammettere che lo studio delle letterature d’oltremare rimane ancora piuttosto periferico e non sempre afferente alla letteratura francofona così come la conosciamo oggi. Nei libri di testo, il termine francofonia viene sempre più proscritto esclusivamente all’ambito ristretto delle banlieues, del vicino Maghreb o dell’Africa subsahariana, e osserva ben poco, o con modestissimi esempi, le realtà articolate e stratificate dei territori d’oltremare. Gli scrittori stessi tendono a prendere le distanze dal concetto meramente politico del termine francofonia per adottare quello più generalista e inclusivo di scrittori di lingua francese senza alcuna sfumatura razziale o intreccio meticcio. In fondo, definirsi oggi scrittore francofono cosa vuol dire? Occorre essere nato per forza fuori dal suolo francese in un’ex colonia? Si è francesi nella Guadalupa o nella Réunion, e francofoni ad Haiti e alle Mauritius? Basterebbe forse dichiararsi semplicemente creoli, « Ni Européens, ni Africains, ni Asiatiques, nous nous proclamons Créoles »¹, come espresso nell’Éloge de la créolité ? In questo, gli autori antillesi sono stati davvero antesignani e hanno ridato dignità alle loro identità, alle loro espressioni artistiche, non più stereotipate e legate al termine francofonia ma semplicemente liberate da antiche catene per ancorarsi maggiormente e più consapevolmente al loro territorio, alle loro origini.

    Quel che è certo è che per essere studiosi di letteratura francofona occorre senz’altro avere parecchie competenze e una conoscenza molto estesa del fenomeno. Occorre essere contemporaneamente africanisti, americanisti, conoscere il Québec e la Polinesia, la Svizzera e il Belgio, senza dimenticare le comunità francofone minoritarie del Libano o di Israele, per citarne solo qualcuna². Sembra pertanto piuttosto ovvio che, osservata la vastità dell’argomento e la specificità delle singole realtà, bisogna specializzarsi nella letteratura del paese per conoscere a fondo, e non in superficie, l’innesto tra due culture e due mondi, quello dell’ex colonia dominata e quello della Francia dominante. Solo allo specialista non può sfuggire il métissage linguistico e culturale risultante da un matrimonio forzato tra identità diverse. Senza un’adeguata conoscenza, il mondo creolo si inserisce nei programmi di studio con una risonanza prettamente esotica, con immagini figées ingabbiate in clichés che non corrispondono spesso alla complessità socioculturale e multicolore delle isole d’oltremare. Forse perché troppo distante dall’Esagono, o perché non abbastanza straniera per essere recepita come diversa, in quanto parte del suolo francese, la Réunion sembra così non raffigurare, nella sua originalità e differenza, una delle tante tessere fondanti della cultura francese contemporanea nei manuali. Il lavoro di Aldo Licitra punta a colmare questa distanza e si colloca così come plausibile supplemento allo studio della letteratura francofona in Italia. Egli si prefigge inoltre di offrire al lettore un’opera ricca di informazioni sulla Réunion e le sue questioni correlate all’identità creolo-francese con un’eventuale apertura alla tematica della créolitude.

    Tuttavia, Dalla letteratura reunionese all’ibridismo del Nègre blanc di Jean-François Samlong tratta il patrimonio culturale dei DROM (Départements et Régions d’Outre-Mer) come l’esempio letterario e sociale più concreto e attuale di multiculturalismo e ibridismo contemporaneo, coniugando lo studio della letteratura d’oltremare alla mediazione linguistica e interculturale. L’obiettivo di Aldo Licitra è quindi quello di "réunir", come in un gioco di parole, la Réunion alla Francia, di indagare la letteratura reunionese per farsi trait-d’union, a sua volta, tra tradizione-innovazione, francese-creolo, nègre-blanc, schiavo-padrone, passato-presente, infanzia-età adulta, cultura isolana-cultura francese… A tal proposito, egli si propone di affrontare il romanzo reunionese come strumento che fa emergere una realtà carica di contraddizioni irrisolte, testimone di una strenua lotta del reunionese contemporaneo per raggiungere una catarsi di fronte a una sua origine éclatée. Attraverso Jean-François Samlong, egli mira a dimostrare che i temi dell’alterità e dell’insularità, concepita come isolamento e barriera, servono pure come ponte di contatto con l’altro e con le altre culture. In effetti, come egli stesso sostiene, il mestiere di scrivere, secondo Samlong, è una perpetua ricerca bifronte, di sé e della stessa scrittura ma anche espressione di una percezione intima e personale. L’isolanità, così come la scrittura, non è più legata a uno spazio fisico ma a uno interiorizzato. L’artista ricerca nel suo profondo questa isolanità, solitudine indispensabile per procedere alla creazione letteraria e instaurare ponti tra il presente e l’immaginario per definire il ruolo della Réunion nell’area indoceanica oggi e magari riscoprirne la perduta autenticità. La letteratura reunionese si fa pertanto proiezione di un silence bruissant che cede il passo du cri à l’écrit.

    L’hybridentité, neologismo coniato da Aldo Licitra, rappresenta appunto la formazione e l’elaborazione dell’identità che deriva da processi di ibridazione e fusione di culture diverse in cui una di esse prevale e si impone nettamente sulle altre e sul sostrato preesistente. E Songol, protagonista del romanzo Le Nègre blanc de Bel Air, si rivela appunto come il doloroso scontro tra il suo soi blanc e soi noir derivante dalla cultura africana e dalle sue radici. In Songol, convive in modo antitetico il binomio noirceur-éducation de blanc, alimento del suo dissidio identitario e causa della sua indefinita collocazione in una sorta di No man’s land. Je suis un nègre diventa quindi un cogito a lungo represso nella sua coscienza in cui lo schiavo accetta il suo Io e la sua ibridentità non più come un peso ma come una semplice differenza. Songol rappresenta il reunionese multiculturale contemporaneo la cui formazione avviene sotto l’influsso di due modelli di educazione. Il personaggio infatti, all’interno di questo Bildungsroman reunionese, diventa un mezzo attraverso il quale Jean-François Samlong mette in luce la difficoltà di ogni reunionese a costruirsi come tale, a interrogarsi sul suo status e a esprimere le sue aspettative future. Nel romanzo, esempio assoluto di scrittura reunionese, emerge la dicotomia tra il dominatore che nega, si difende e minimizza una cultura diversa e il dominato che accetta, si adatta, si integra all’alterità e metabolizza la sua diversità sottolinea l’autore.

    Per Aldo Licitra, la letteratura reunionese può giustamente paragonarsi a un Nègre blanc poiché si trova in uno status indefinito, come quello di Songol, e in una posizione marginale come quella dell’isola della Réunion nel contesto geografico mondiale, in un altrove ancora tutto da scoprire ma che questo saggio, in modo pertinente, ci svela.


    1 J. Bernabe, P. Chamoiseau, R. Confiant, Éloge de la créolité, Paris, Gallimard, 1989. Per l’edizione italiana con testo francese a fronte: Elogio della creolità / Éloge de la créolité, Como-Pavia, Ibis, p. 20.

    2 D. Viart et B. Vercier, La littérature française au présent, 2ème édition augmentée, Paris, Bordas, 2008, pp. 9-10.

    Introduzione

    Il presente studio intende analizzare il tema dell’identità e dell’ibridismo all’interno dell’opera di un autore reunionese contemporaneo: Jean-François Samlong (nato nel 1949). L’opera esaminata, Le Nègre blanc de Bel Air (2002), fa parte della sua vasta produzione romanzesca ponendosi come una sintesi (quasi un’epitome) del problema dell’ibridentità¹. Dalla lettura di questo romanzo, che potrebbe definirsi storico e, tramite il protagonista dall’identità ibrida, emerge l’immagine del popolo reunionese che stenta e fatica à bout de souffle a costruirsi e forgiarsi un’identità spaziale e psicologica.

    L’interesse per la letteratura e un autore reunionese di lingua francese nasce dalla curiosità di affrontare un campo letterario spesso sconosciuto (anche nel contesto francese e francofono), non sempre ben definito e considerato periferico, diverso e marginale rispetto ai canoni e alle tradizioni letterarie classiche e occidentali.

    Il volume si articola in quattro capitoli che comprendono un panorama storico e culturale dell’isola della Réunion, una sintesi della letteratura reunionese di lingua francese, la presentazione dell’autore e della sua produzione letteraria e, infine, l’analisi delle tematiche e del fenomeno dell’ibridentità nel già citato romanzo, Le Nègre blanc de Bel Air.

    Nel primo capitolo, viene presentata la storia della Réunion dalle sue origini sino all’età contemporanea nel contesto di un mondo ormai globalizzato. Inizialmente, isola vergine ed Eden terrestre, l’isola fu scoperta dai portoghesi nel 1507 e diventò possedimento francese nel 1640 dando inizio a una lunga colonizzazione basata sul sistema di piantagioni (caffè all’inizio e poi canna da zucchero) e caratterizzata dal trinomio métissage/esclavage/marronnage. Quattro date segnano la storia isolana fino all’età contemporanea: il 1848 (abolizione della schiavitù), il 1946 (départementalisation dell’isola), il 1972 (régionalisation) e il 2003 (acquisizione dello statuto di DROM).

    Il capitolo illustra, inoltre, alcune leggende legate alle credenze magiche reunionesi sulle quali lo stesso Samlong scrive due opere saggistiche: Sorcellerie à La Réunion (1979) e Magie des arbres de La Réunion (1984). Questo excursus si conclude con una breve sintesi sulle varietà linguistiche dell’isola.

    Il secondo capitolo, cerca di dare un quadro sintetico della letteratura reunionese di lingua francese illustrandone la nascita e cercando brevemente di definire il campo letterario isolano. Gli autori principali sono presentati in base al genere di elezione – poesia, teatro, conte e romanzo – e tramite la loro produzione letteraria. Ci si è soffermati in modo più approfondito sulla produzione romanzesca degli autori più rappresentativi e poliedrici dell’isola (Houat, Dayot, Azéma, Mahé, Cheynet, Gauvin, Lacpatia, Vaxelaire etc.), classificando quattro tipologie di romanzo: romanzo del marronnage, coloniale, storico e realista.

    Nel terzo capitolo, si è delineato un profilo di Jean-François Samlong in quanto uomo, scrittore e intellettuale del suo tempo. Il suo universo umano e letterario è percorso dal tema identitario, dall’ancoraggio alle proprie radici e a una empreinte française (titolo di un suo romanzo) che lo ha plasmato. Sostenitore della Créolie, si è interessato al rinnovamento della cultura reunionese nell’ambito francofono. Lo spazio francofono è il trionfo del diritto alla differenza, al pluralismo e al multiculturalismo. La sua produzione letteraria è molto vasta e si muove in un andirivieni tra il genere poetico e romanzesco nel quale l’autore raggiunge gli esiti più brillanti. Già le raccolte poetiche Crucifixion (1977), Valval (1980) e Le cri du lagon (1981), seppur intimistiche, ci mostrano un mal de vivre che è insieme esistenziale e collettivo. Questo binomio è anche presente nella sua produzione romanzesca; tra i più celebri romanzi annoveriamo Terre arrachée (1982), Madame Desbassayns (1985), Pour les bravos de l’Empire (1987), Zoura, femme bon Dieu (1988), La Nuit cyclone (1992), L’arbre de violence (1994), Danse sur un volcan (2001), Le Nègre blanc de Bel Air (2002), L’Empreinte française (2005) e Une guillotine dans un train de nuit (2012).

    Anche la prosa saggistica lo interessa, esempi ne sono Le défi d’un volcan (1993) incentrato sulla storia della Réunion e Les mots à nu (2000) in cui l’atto della scrittura ci viene presentato come lotta di vocaboli.

    L’attaccamento all’isola è in lui viscerale come dimostra una delle sue ultime opere, Nouvelles de La Réunion (2013), in cui mette in luce le piaghe sociali contemporanee della realtà isolana.

    Il terzo capitolo si chiude con la messa a nudo della concezione che lo scrittore ha del mestiere di scrivere: una continua ricerca di se stesso e della scrittura, espressione di un percorso di maturazione individuale e di engagement legato alla sfera collettiva. Una scrittura che si nutre dei classici francesi, della Duras, dell’esperienza del Divino e che si pone come stendardo rivoluzionario di un’isola caratterizzata da un silence bruissant e di una isolanità percepita come spazio interiorizzato e solitario nel quale dar luogo alla creazione letteraria. Per suggellare il capitolo si è scelto di inserirvi il testo da lui scritto, Écrire une île, ou l’écriture de la différence (2005), che si pone come summa della sua concezione letteraria e del suo rapporto con l’isola.

    Nel quarto e ultimo capitolo viene analizzato uno dei romanzi più significativi di Samlong, Le Nègre blanc de Bel Air (2002), in cui emerge il tema dell’ibridentità. Con tale termine si indica un’identità scaturita da un processo di ibridazione e fusione di culture diverse in cui alcuni elementi di una data cultura tendono a diventare preponderanti se non dominanti o totalizzanti. Portatore di questa identité hybride è il protagonista del romanzo, lo schiavo Songol. Circondato da un microcosmo sociale variegato (di cui nel capitolo si delinea un’identità) e sotto l’influsso dell’ideologia razzista del padrone (Philippe Boisvilliers, ricco proprietario di piantagioni), Songol riceve un’educazione da uomo bianco che annichilisce la sua cultura d’origine ma non può eliminare ciò che lo lega ad essa: il colore della sua pelle e i suoi tratti somatici. Tale dissidio lo porta a interrogarsi e a mettere in questione la sua identità di individuo collocata in un limbo indefinito, una No Man’s land. Il modo attraverso il quale Songol si libera dal peso dei condizionamenti esterni e dalle catene ideologiche che lo asserviscono, è costituito dalla spedizione alla quale partecipa per stanare il nascondiglio del capo degli schiavi marrons che hanno tentato di assassinare il suo padrone. Nel corso di questa rappresaglia, che costituisce una cronotopia fisica e interiore, Songol prende le distanze dal suo vecchio Io e forgia coscientemente una sua identità facendosi il testimone di tutti i drammi storici di un’isola che si prepara all’abolizione della schiavitù (20 Dicembre 1848) con il sopraggiungere delle idee rivoluzionarie (in apparenza) di Sarda Garriga.

    L’identità ibrida di Songol riflette quella dell’isola della Réunion; Samlong, infatti, analizza nel romanzo la storia dell’isola (incarnata e personificata dalla figura di Songol) per dare al reunionese contemporaneo la possibilità di ancorarsi alle sue origini storiche e costruirsi a livello identitario in uno spazio contrassegnato dall’eterogeneità e dall’eterotopia. È solo dalla morte/sacrificio di Songol – unico mezzo con il quale lo schiavo può dare un senso alla sua vita e acquisire un’identità propria – che può nascere un avvenire di libertà per l’isola che tuttora porta i segni e le cicatrici di un passato tragico.

    Nous, c’est un peu Madagascar,

    l’Afrique, l’Inde, la Chine.

    Un peu du monde de partout,

    sans savoir à quel monde

    on appartient vraiment…

    On est de toutes les couleurs :

    blancs, jaunes, noirs…

    Jean-François Samlong,

    L’Empreinte française, 2005

    Ici, nous ne nous imaginons pas hors du monde, banlieue de l’Univers. […]

    L’écrivain est un renifleur d’existence. Plus que tout autre, il a pour vocation d’identifier ce qui, dans notre quotidien, détermine les comportements et structure l’imaginaire. Voir notre existence c’est nous voir en situation dans notre histoire, dans notre quotidien, dans notre réel […].

    Jean Bernabé, Patrick Chamoiseau, Raphaël Confiant,

    Éloge de la Créolité, 1989

    Opera di Charly Lesquelin


    1 Il termine potrebbe considerarsi un neologismo.

    Capitolo primo

    I volti della Reunion

    Ce ne sont pas des paysages, ce

    sont des pays, ce ne sont pas des

    populations, ce sont des peuples.

    Aimé Césaire

    Questa celebre frase del padre della négritude sottolinea l’alterità e la differenza delle regioni d’Oltremare nel quadro mondiale contemporaneo e in rapporto all’ancienne métropole al di là dei luoghi comuni legati all’immagine di queste isole come paradisi esotici e idilliaci o piuttosto come il frutto di sconvolgimenti geografici e storici. Basterà citare La Réunion, la Polinesia, la Nuova Caledonia, le Antille¹ per rendere conto di alcuni degli attuali confettis² che testimoniano la passata grandeur et dureté dell’Impero francese a partire dall’epoca del colonialismo sino al XX secolo.

    Il 2011 è stato definito l’Année des Outre-mer³ perché vi sono state delle manifestazioni tese a valorizzare la cultura, l’identità e la letteratura dei popoli facenti parte degli ex possedimenti francesi. Spesso il loro patrimonio culturale e la loro produzione letteraria sono del tutto sconosciuti in Francia e invece apprezzati e valorizzati nel resto d’Europa e del mondo. La loro letteratura si è specializzata soprattutto nei generi quali il conte, la poesia e il romanzo⁴ al fine di rivendicare la loro diversità culturale e la riscoperta di un’identità che, seppur negata dalla politica assimilazionista francese, è riuscita a emergere. L’alterità linguistica è all’origine di forme letterarie e artistiche peculiari nate dal connubio tra l’oralità e la scrittura, il realismo e il meraviglioso, la tradizione e la modernità da impiantare. L’Outre-mer rappresenta un piccolo angolo di cultura e storia francese piuttosto che di territorio francese. Simboleggia l’apertura al mondo, il mélange di culture che si plasmano e

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