La miglior cena della mia vita
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Anteprima del libro
La miglior cena della mia vita - Giuseppe Zolli
(Dis)avventure ai confini dell’Universo
Volume 1
La miglior cena
della mia vita
GIUSEPPE ZOLLI
COLLANA AZZURRA
RACCONTI PER RAGAZZI
Prima edizione: dicembre 2017
Seconda edizione: aprile 2018
ISBN cartaceo: 9781980734079
Layout e impaginazione: Giuseppe Zolli
Copertina: Giuseppe Zolli
Copyright © 2018 Giuseppe Zolli
CAPITOLO 1
Il lampo di luce si dissolse in un’ultima, caleidoscopica esplosione.
L’immensa stazione a forma di imbuto rovesciato comparve dinanzi ai suoi occhi, e più si avvicinava più le sue dimensioni crescevano a dismisura, proprio come accade ai palloncini quando li si gonfia soffiandoci dentro.
La Nimbus 9000 si diresse verso la piazzola d’atterraggio, ma trovare un parcheggio si rivelò molto più faticoso del previsto.
Dopo svariati sorvoli, finalmente avvistò una coppia dirigersi verso la propria vettura.
Era ora!
, esclamò sospirando.
Non appena il posto si liberò, vi si diresse come un cane quando corre verso l’osso, pronto a ringhiare letteralmente contro chiunque avesse osato soffiarglielo.
Una volta che ebbe parcheggiato, spense le turbine del motore a impulso e scese dalla vettura, portando con sé il suo indispensabile blocco note e l’immancabile cappello marrone da cowboy.
E menomale che era un locale poco frequentato…
, disse fra sé e sé mentre si avviava verso l’entrata.
La porta automatica si aprì con il tipico SWOOOSH che andava così tanto di moda, e si ritrovò in una hall così grande che ci si sarebbe potuto tranquillamente organizzare una partita di trickball¹.
Non appena la porta si richiuse alle sue spalle, una voce metallica pre–registrata annunciò che era in atto la decontaminazione dell’ambiente, e dai fori sulle pareti fuoriuscì uno strano vapore bianco, che inondò completamente la sala.
Poi, il vapore fu aspirato via, e tutto tornò come prima.
Benvenuto al Lizzy Bizzy. Si goda la serata!
, annunciò la voce con un tono che ricordava quello delle salamandre di Omicron 4.
Entrato nel locale, fu investito da un’assordante e ripetitiva pseudo–musica rompi–timpani.
Gli ci volle qualche secondo, e quando si fu abituato a quel chiasso, prese a guardarsi intorno, cercando di capire dove dovesse dirigersi.
Facendosi largo tra la folla che si dimenava sulle note di quel rumore, notò una rampa di scale, che portava al piano superiore del locale.
Salì, e si ritrovò davanti ad un enorme bancone, dietro il quale non sembrava esserci proprio nessuno.
Si avvicinò, e, per temporeggiare, si sedette sullo sgabello più vicino.
Confuso e disorientato, attese che il barman si facesse vivo, ma, sebbene stesse aspettando da svariati minuti, nessuno era ancora comparso.
Ma che razza di posto è mai questo!
, si chiese, e decise di sporgersi oltre il bancone per verificare meglio.
Hey, tu! – ammonì qualcuno – Non sai che è vietato sporgersi?
Si guardò attorno per capire da dove provenisse quella voce, ma riusciva a vedere solo gente strafatta che si dimenava in preda ai fumi di chissà cosa.
D’improvviso, un minuscolo essere apparve davanti al suo volto e, colto di sorpresa, si ritrasse con un balzo da oro olimpico.
Hey, sei sordo o cosa?
, insistette quell’individuo, che si rivelò essere un nano di Giada Perseus.
Non immaginavo foste così bassi
, affermò.
Ma per sua fortuna quella risposta impulsiva non giunse alle orecchie del nano, venendo soffocata dal caos circostante.
Per Zhing e Zhang, amico! Ma come diavolo ti sei vestito?
, chiese incredulo il nano.
Perché, cos’ho che non va?
, domandò incuriosito.
Beh, amico, stai divertendo il locale intero
, rispose sorridendo.
In effetti, come realizzò guardandosi attorno, tutti lo fissavano e ridevano a crepapelle.
Imbarazzato, si tolse il cappello e lo pose sul ginocchio.
Ahh, sei del settore sud–ovest. Questo spiega tutto
, disse il nano con nonchalance.
Come fai a saperlo?
Beh, amico, solo voi del settore sud–ovest nascete con la pelliccia sulla testa
, spiegò divertito il barman.
A quel punto fu indeciso se lanciargli un bel pugno su quel suo grugno nanesco o far finta di non aver sentito, e, alla fine, optò per la seconda opzione.
Non aveva alcuna intenzione di restare in quel locale un secondo di più, e così si