Le parole del benEssere: Percorsi di cura e autocura tra emozioni, voci e relazioni umane
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Anteprima del libro
Le parole del benEssere - Pierluca Narraccio
Pierluca Narraccio
Le parole del benEssere
Percorsi di cura e autocura tra emozioni, voci e relazioni umane
UUID: af303d6c-dcf5-11e8-ab9f-17532927e555
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice
COLLANA PROFESSIONE SALUTE
Prefazione
Introduzione
Al lettore
Prologo
Prima parte
Seconda parte
Terza parte
Appendici
Diario della gioia
Ringraziamenti
COLLANA PROFESSIONE SALUTE
A mio padre. Il suo ricordo è per me guida preziosa.
A Giuliana, Diego, Emma e Stefania.
Il loro sostegno è stato determinante
per la stesura di questo libro.
All’universo…
… e ad AriSLA,
Fondazione particolarmente cara all’autore,
alla quale si è voluto devolvere
parte del ricavato di questo libro.
AriSLA è la Fondazione Italiana di Ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica e rappresenta oggi una risposta concreta nella lotta contro questa malattia attraverso la sua azione di sostegno, coordinamento e promozione della ricerca scientifica per la conoscenza, la cura e il trattamento.
AriSLA nasce nel dicembre 2008 dall’intuizione e dalla lungimiranza di quattro soci fondatori che, nell’ambito del non profit , costituiscono una garanzia di serietà ed eccellenza: AISLA Onlus – Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, Fondazione Cariplo, Fondazione Telethon, Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport Onlus.
Le finalità istituzionali della Fondazione identificano il sostegno alla ricerca scientifica di eccellenza come unica modalità per aggredire
in modo efficace la Sclerosi Laterale Amiotrofica, della quale oggi non si conoscono ancora le cause e per la quale non vi è cura.
Tale obiettivo ha visto AriSLA impegnata in questi anni nell’implementazione di un modello di finanziamento della ricerca fondato sui principi di trasparenza, merito scientifico ed efficienza con l’unico scopo di rendere più incisiva l’opera dei ricercatori, per trasferire nel più breve tempo possibile i risultati scientifici alla pratica clinica. In pochi anni AriSLA è diventata uno dei principali organismi in Italia e in Europa a occuparsi esclusivamente di finanziamento della ricerca scientifica sulla SLA, contribuendo al raggiungimento di importanti traguardi, come l’identificazione di cinque degli otto nuovi geni coinvolti nell’insorgenza della malattia, la realizzazione di due prototipi di ausili tecnologici per la comunicazione aumentativa per migliorare la qualità di vita delle persone con SLA e l’avvio di quattro trial clinici multicentrici, che hanno favorito la creazione di un network di 25 centri clinici d’eccellenza in Italia.
La mission della Fondazione è quella di costituire un punto di riferimento per tutta la comunità scientifica impegnata nella lotta alla SLA, svolgendo una funzione di catalizzatore e motore della ricerca su questa malattia nel nostro Paese e mettendo in campo ogni strumento possibile per fornire il necessario supporto economico, scientifico e tecnico a chi fa ricerca sulla SLA.
La sfida di AriSLA è di non fermare il lavoro dei ricercatori e fare in modo che, grazie al contributo di tutti coloro che credono nel valore della ricerca, si costruisca un mondo senza SLA.
Prefazione
Nel lungo percorso della cura di chi prova dolore, incontriamo momenti tra loro necessariamente diversi, progressivi e non interscambiabili. La diagnosi dei meccanismi che generano il dolore, l’ipotesi di un piano di cura da condividere con chi prova dolore, la fase della terapia in tutte le sue sfaccettature, la gestione del dopo l’atto terapeutico
che è di per se parte integrante della cura e non un mero controllo dell’esito. In questo percorso, ogni professionista deve integrarsi e offrire le proprie competenze. Pochi però raggiungono la competenza, che non è solo saper fare, ma è il risultato di impegno, di conoscenza, di abilità, di motivazione, di sensibilità al contesto e di strategie comunicative, nel ruolo assegnato nel percorso di cura.
Il trattamento del dolore mediante la neurostimolazione spinale è un esempio di percorso di cura che richiede una particolare collaborazione tra differenti professionisti. Si deve decidere in quale tipo di dolore è indicata la neurostimolazione, quale tipo di stimolazione utilizzare, come seguire la fase di test, quale neuropacemaker scegliere e come seguire nel tempo.
La cura non è solo l’impianto dell’elettrodo e del neuropacemaker ma è la stimolazione che per anni controllerà il dolore e che pertanto dovrà essere periodicamente controllata, modificata, adattata all’ineluttabile modificazione della patologia e delle condizioni psico-sociali di chi prova dolore, seppur in gran parte sollevato dalla sua presenza.
Pierluca ha subito capito tutto questo quando ha iniziato a controllare i neurostimolatori da noi impiantati. Si è reso conto che lo strumento era impiantato in una persona e che proprio per questo era sempre diversa con i suoi dolori, la sua storia e come lui scrive con i suoi Tre moschettieri
. L’impedenza, la frequenza e la lunghezza d’onda, il tipo di stimolo erogato s’intrecciavano con il vissuto, con il presente e con la vita di ognuno di loro. Noi, grandi clinici impiantatori e iniziatori della cura ponevamo nelle sue mani la gestione della cura vera e propria, la relazione d’aiuto iniziata.
È per questi motivi e non solo per la stima e l’ammirazione che ho per Pierluca che ho scritto queste poche righe di presentazione del suo testo. Sono sicuro che nasceranno molti tecnici esperti e capaci di seguire i pazienti ma non sono sicuro che gli specialisti con cui dovranno lavorare saranno in grado di collaborare e capire l’importanza di questo ruolo, perché presuntuosamente soddisfatti di aver impianto un elettrodo o un pacemaker .
Cesare Bonezzi
Responsabile Scientifico
Unità di Terapia del Dolore
Istituti Clinici Scientifici Maugeri Pavia
Introduzione
Questo libro potrebbe sembrare un manuale di cura, ma non lo è; è invece una finestra su un per-corso, un viaggio, che ognuno di noi può intraprendere.
Alla base di questo percorso c’è la constatazione - forse banale, ma troppo spesso dimenticata - che ogni essere umano è unico e irripetibile.
E allora, perché di fronte a problemi di salute, fisica o psicologica, parliamo solo di evidenze, di campioni significativi, di grandi numeri? Non voglio naturalmente mettere in dubbio il metodo scientifico, ma rilevare l’importanza della centralità e dell’unicità della persona, con il suo mondo e il suo vissuto. Vorrei lanciare un seme per far crescere in ciascuno di noi quella pianta meravigliosa che si chiama benessere, che è un traguardo per tutti: scienziati, medici, politici, famiglie e individui; ma questa meta è raggiungibile solo attraverso una strategia di vita.
Dobbiamo ricordarci che l’uomo genera il suo mondo.
Comunicando con il mondo esterno attraverso i cinque sensi noi esploriamo, guardiamo, tocchiamo, ascoltiamo e assaggiamo costantemente quel mondo per trasformarlo nel nostro mondo, nel quale gli stimoli esterni sono indissolubilmente intrecciati con pensieri ed emozioni. E i pensieri e le emozioni generano stati d’animo che ci possono condurre a sentimenti di gioia o di tristezza. È tutto lì, nella nostra mente. È lì che nasce il nostro mondo.
Nella mia esperienza di lavoro come terapeuta, ma anche in quella di coach e di formatore, attività che svolgo ormai da anni, ho riscontrato che a volte le persone godono di buona salute psicofisica fino alla scoperta di una situazione non positiva; ma l’esperienza mi ha insegnato che è possibile generare uno stato d’animo positivo e potenziante
anche in una circostanza critica, nella quale la nostra ragione ci spingerebbe in senso opposto.
Queste pagine vogliono testimoniare le possibilità che ogni essere umano ha in sé: esse sono il frutto di un’esperienza iniziata circa ventisei anni fa quando, ancora studente liceale, decisi di fare volontariato in una comunità per tossicodipendenti.
Fu un colpo di fulmine.
In un lampo decisi che avrei fatto dell’attività sanitaria la mia vita professionale. Questa è ancora la mia vita, cresciuta e impreziosita nel tempo per merito delle persone che ho incontrato.
Non sono uno scienziato, non sto per illustrare la più grande scoperta del mondo: vorrei invece raccontarvi storie di vita quotidiana che riguardano le persone, i dialoghi, le cure, le aspettative, i pensieri e tutti i rapporti che generano empatia e che possono diventare risorse per una migliore qualità della vita.
Possiamo fare molto. Possiamo costruire insieme, curanti e curati, un’ alleanza terapeutica che possa stimolare mente e corpo a raggiungere il benessere.
Al lettore
" Parlare di linguaggio vuol dire parlare delle cose fondamentali, perché il linguaggio non è semplicemente un modo per dire alcune cose, ma è inseparabile dal modo in cui si vivono le cose stesse".
Claudio Magris
La ricerca del benessere attraverso la costante attenzione alla persona nella sua interezza mi ha convinto a mettere in discussione parte della terminologia in uso nella pratica sanitaria.
In primo luogo il termine paziente
, che nella nostra lingua significa " persona incline alla sopportazione" ma nella terminologia medica indica una " persona curata da un medico o da personale sanitario" .
Nel tempo, conoscendo intimamente alcuni malati, ho cominciato a rifiutare questo termine: il " paziente" , quello che sopporta, che non si lamenta, che accetta passivamente ogni pratica medica senza poter intervenire, insomma un oggetto.
L’ho trasformato in " partecipante" : soggetto che partecipa, che decide, che discute della malattia e della cura ed è parte attiva del percorso terapeutico.
Ma paziente
non è l’unico termine che ho voluto sostituire: scorrendo le pagine, il lettore si troverà di fronte ad altri personaggi, come mamma Primavera, nomignolo che ho voluto attribuire al nostro sistema limbico, sede primaria di tutte le nostre emozioni.
Perché mamma
? Perché è solo con l’evoluzione dei mammiferi che si sviluppa completamente questa importante struttura cerebrale.
Un altro personaggio sarà T-Rex, il nostro cervello rettiliano, che interviene nelle nostre vite per ricordarci quali sono i nostri bisogni primari.
Ma non è finita qui: ho voluto compilare un breve glossario che penso possa incoraggiare i lettori a utilizzare un linguaggio ottimista, che abbia in sé il seme del superamento delle