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Psicosomatica e vita
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E-book568 pagine6 ore

Psicosomatica e vita

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Info su questo ebook

Dopo essere stata presa in considerazione solo in tempi recenti, l’influenza della Psiche sulle patologie corporee è entrata a far parte di ciò che, al giorno d’oggi, chiamiamo Medicina. La relazione tra il nostro stile di vita e le malattie di cui soffriamo è diretta da un team di specialiste nel settore che ce lo spiegano con precisione e puntualità, senza mai diventare troppo tecnici per un pubblico “non addetto ai lavori”. Dopo aver chiarito la definizione di Psicosomatica, si passa ad analizzare nello specifico molte patologie, spesso assai comuni, da questo nuovo punto di vista, illustrando come la correlazione tra disturbi del corpo e stati mentali sia un fattore che non può assolutamente essere trascurato nel somministrare al malato una cura adeguata ed efficace. Sotto questa nuova luce, molte strade si aprono, gran parte delle quali poco esplorate, verso una concezione più completa della malattia, tutto a vantaggio della nostra salute.
LinguaItaliano
Data di uscita25 feb 2017
ISBN9788856780994
Psicosomatica e vita

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    Anteprima del libro

    Psicosomatica e vita - Alessandra Bagnoli

    2017

    PREFAZIONE

    Ai nostri tempi, ormai, nessuno di noi può esimersi dal considerare le relazioni corpo-psiche, quando vuole affrontare il tema della salute e della malattia: oggi anche i saperi scientifici più recenti, quali l’epigenetica, la psiconeuroendocrinoimmunologia, ecc., ci dimostrano gli effetti di queste importanti interazioni. Non dobbiamo affrontare con timore queste nuove conoscenze, ma, al contrario, accoglierle come una grande opportunità, in quanto, come ci suggeriva il noto psicoanalista C. G. Jung: "Dove c’è il pericolo, c’è anche la salvezza". Pertanto conoscere gli stili di vita disfunzionali, essere sensibilizzati su quelli che sono i segni somatici di un disagio psichico, oppure conoscere i fattori di rischio per il corpo rispetto a determinati conflitti psicologici, può significare, per ognuno di noi, possedere un valido strumento di prevenzione e di cura per il proprio benessere psicofisico. Una volta edotti sulle dinamiche dei nostri conflitti e sulle possibili ricadute sul soma, possiamo essere parte attiva e consapevoli della nostra salute, avendo la possibilità di scegliere le modalità di vita che più risultano consone. Nella pratica medica, sia in ambito ospedaliero che territoriale, i professionisti che hanno collaborato alla stesura di questo volume, espongono alcuni casi nei quali si sono imbattuti durante la loro attività, così da rendere comprensibile, anche all’ampio pubblico ed in termini concreti, in che modo si manifesta, nel quotidiano, la comunicazione corpo-psiche. Così anche, il lavoro delle psicologhe, che hanno collaborato alla realizzazione del testo, completa questo cammino attraverso diversi saperi che, come nel sistema a rete teorizzato dall’ecobiopsicologia, ci conducono alla diagnosi ed alla terapia dei disagi psicofisici.

    In questa nuova visione, abbiamo raccolto tutta una serie di disturbi corporei, tra i più frequenti, attenendoci a considerare l’uomo come un piccolo microcosmo inserito in un macrocosmo dai continui scambi e dalle conseguenti ricadute. Queste interazioni, corpo-psiche, uomo - natura, ecc., sono responsabili della nostra salute, così come ci dimostrano i risultati di numerosi lavori scientifici pubblicati su riviste nazionali ed internazionali e come mi è dato di osservare in vent’anni di attività clinica nella medicina generale sia territoriale che ospedaliera.

    In questo viaggio attraverso alcuni comuni disturbi somatici dell’uomo, comprenderemo il senso e l’importanza della mente intuitiva che non risulta meno importante della mente razionale, alla quale peraltro ci atteniamo rigorosamente in seguito ai nostri studi ed alla letteratura scientifica, faro del nostro operare.

    Fermo restando che non si possa applicare un’equazione lineare tra psiche e corpo, in quanto intervengono anche altri importanti fattori nel causare la malattia, in ogni caso il contributo della mente e delle emozioni ha un ruolo molto importante. In passato, alcuni studiosi, hanno individuato dei ben precisi tratti di personalità nei soggetti che pativano di certi disturbi (es. l’ipertensione arteriosa, l’infarto miocardico acuto, ecc.), tratti che oggi veniamo a confermare e ad ampliare sulla base di ulteriori conoscenze. Quindi: Dove si nasconde la salute?. Questa è una sfida che possiamo affrontare, anche grazie alla conoscenza di noi stessi e dei meccanismi di funzionamento della nostra psiche, con le possibili ricadute sul corpo.

    L’esperienza professionale, la letteratura scientifica nazionale ed internazionale, l’insegnamento appreso nelle nostre scuole di formazione, le supervisioni effettuate con i docenti, il confronto della nostra casisitica nello svolgimento della nostra attività, sono alla base delle nostre osservazioni e trattazioni messe a disposizione, ad ampio raggio, per il lettore interessato alle tematiche, sia esso neofita oppure addetto ai lavori.

    Per tali motivazioni abbiamo cercato di utilizzare un linguaggio che fosse comprensibile ad un ampio pubblico.

    In ogni caso, per tutte le domande e/o le curiosità che potranno svilupparsi a seguito della lettura, potrete scriverci utilizzando la web page http://psicomed. altervista. org oppure riferendovi direttamente ai nostri indirizzi di posta elettronica che è possibile reperire in fondo al testo nei rispettivi curricula.

    Concludendo, questo testo, vuole rappresentare per il lettore, una grande occasione, ossia quella di potersi rendere consapevole ed attivo nella ricerca del proprio benessere.

    Dott. ssa Alessandra Bagnoli

    Medico e Psicoterapeuta

    Introduction

    Translation edited by Dr. Antonella Licata

    It is a fact, nowadays, in our society, that when dealing with good health and uneasiness issues we cannot possibly ignore the mind-body relationship, and the latest scientific studies in epigenetic and psychoneuroendocrinoimmunology have already largely demonstrated the effects of this important interaction.

    Since these new studies represent a great opportunity to improve our health, there is no reason to regard their theories with fear or suspicion. The psychoanalyst C. G. Jung himself once said: Where there is danger there is also opportunity and salvation. Therefore, if we learn to recognize our nonfunctional lifestyles, if we learn to identify the somatic signs caused by psychological uneasiness or to spot the bodily risky factors related to specific psychological conflicts, we can properly prevent and treat them and, as a result, improve our general well-being.

    Once we understand how inner psychological conflicts develop and how they affect our body, we can successfully put our health on the right track and choose the most appropriate lifestyle for us.

    Here a team of health care providers in the field of General Medicine (meaning hospital and territory), discuss some of the cases they have treated, and make it possible for the readers to understand how the physical part of our body daily interacts with the psychological one.

    This book was completed not only thanks to the two authors and psychologists’ working experiences, but also thanks to the knowledge acquired through the study of biopsychology - a branch of psychology and medicine that analyzes how the brain and neurotransmitters influence our behaviors, thoughts and feelings-which can lead us to accurate medical diagnosis and appropriate treatment of psychophysical uneasiness.

    Thanks to this new vision we considered a series of recurrent physical disorders and examined them looking at man as a microcosm inside a macrocosm which continuously interact. These mind-body as well as man-nature interactions are responsible for our good or bad health indeed.

    As a matter of fact, numerous scientific articles in national and international literature along with a 20-year- observation of clinical activity in the field of General Medicine (hospital and territory) have already verified and demonstrated such results.

    Through this exploration of some common physical disorders we will comprehend the importance of the intuitive mind, which is, in fact, as relevant as the rational mind.

    Although there is not a precise correspondence between mind and body because other important influential factors also lead to illness, we must however recognize how important a role mind and emotions play in our life. In the past, some researchers noticed specific features in the personality of people who suffered from certain diseases (e. g. high blood pressure, ischemic heart disease etc.); nowadays, we confirm their conclusions on the basis of recent research findings.

    As a result, the new challenge could be finding the answer to the question: Where does our psychological and bodily well-being lie?. We can take this challenge on thanks to a better knowledge of ourselves and of our psyche.

    This book is based on our working experience, on international and national scientific literature, on what we learned at psychotherapy schools and on the many issues we discussed with our professors. Our conclusions are at the readers’ disposal, be they neophytes or experts, and that is why we chose a simple and clear language that can be easily understood by everybody.

    However, should you have any questions, please visit our website, http://psicomed. altervista. org or send us an e-mail (for our e-mail address, please see our curricula at the end of the book).

    To sum up, here we have an opportunity to become key characters and real protagonists, on the road to well-being and good health.

    Alessandra Bagnoli

    Doctor and Psychotherapist

    PRIMO CAPITOLO

    Perché ci ammaliamo?

    La salute e la malattia in psicosomatica

    L’uomo come unità somato-psichica, la multifattorialità nella malattia e le vie di somatizzazione

    a cura della Dott. ssa Alessandra Bagnoli

    Spesso gli eventi inattesi e difficili della vita come le malattie vengono vissuti come fatti isolati senza alcuna correlazione con il proprio stile di vita, la personalità, quindi, con il nostro modo di essere e di pensare.

    In sostanza, spesso, tali situazioni si vivono su un concetto di passività e di casualità.

    Diversamente, però, gli studi in campo psicosomatico ci continuano a dimostrare la stretta correlazione tra eventi psichici e somatici, tra mondo emotivo - affettivo e mondo corporeo.

    La gioia, il piacere, l’esultanza, l’euforia, la rabbia, la paura, la tristezza e le emozioni in genere hanno correlati continui con le funzioni somatiche, dimostrando che corpo e psiche sono due mondi in continua comunicazione secondo una bidirezionalità.

    Gli studi più recenti in Psiconeuroendocrinoimmunologia (Pnei), in Neurofisiologia ed in Psicoanalisi, evidenziano che le emozioni sviluppano delle modificazioni a carico di organi ed apparati e viceversa.

    Possiamo, quindi, pensare all’uomo ed alla sua psiche, ossia al corpo ed alla mente come ad un’unità somatopsichica.

    Il mondo corporeo e quello psichico sono metaforicamente due facce di una stessa medaglia.

    Attualmente, la vecchia concezione di malattia, che si basava esclusivamente sul concetto di relazione causa-effetto, è stata sostituita da una visione multifattoriale, secondo cui l’evento malattia è la risultante dell’intrecciarsi di molti agenti fra loro: la genetica, l’ambiente, le relazioni sociali, lo stato immunitario, gli agenti infettivi, gli aspetti psicologici ecc. Per fare un esempio possiamo pensare alla sindrome influenzale: ci possiamo chiedere perché di fronte all’esposizione comune di più soggetti al virus non tutti sviluppano conseguentemente l’infezione. È evidente, pertanto, il ruolo di altre variabili nell’insorgenza della malattia. Oppure, soffermandoci sulle malattie, che insorgono dopo eventi stressanti o dolorosi come il pensionamento, le separazioni, i licenziamenti o i lutti, possiamo comprendere la non estraneità del mondo psichico.

    La correlazione tra corpo e psiche su basi scientifiche si è andata affermando a partire dagli anni ‘30 con gli studi del fisiologo H. Selye e via via fino ad oggi, con ricerche sempre più sofisticate e dai risultati sempre più sorprendenti sull’interazione fra questi due mondi, in cui si identificano precisi canali di connessione mente-corpo. Essi dimostrano che il corpo, durante gli stati emozionali, presenta consistenti modificazioni a carico dei visceri, dei vasi e di varie sostanze. Essi, infatti, hanno correlati continui, intensi e talora imponenti nel funzionamento dell’organismo, seguendo una lunga catena di eventi da alcune aree del cervello quale il Sistema Limbico (parte filogeneticamente intermedia nello sviluppo dell’encefalo), la corteccia cerebrale (porzione più esterna dell’encefalo, filogeneticamente più recente ed ascrivibile ai neomammiferi), l’asse ipotalamo-ipofisario, il sistema neuro-vegetativo, il sistema endocrino ed il sistema immunitario.

    Dal punto di vista neurofisiologico, la somatizzazione avviene quando, in seguito alla negazione o alla repressione di uno stimolo emotivo per cui viene meno la sua verbalizzazione. In questo caso la via nervosa, che viene maggiormente attivata, è quella che dal Sistema Limbico. Essa prosegue verso l’asse ipotalamo-ipofisario e via via verso il Sistema Nervoso Autonomo Periferico, l’Endocrino e l’Immunitario.

    A loro volta, i segnali viscerali stabiliscono un feedback con le vie nervose che vanno alla corteccia cerebrale, dando luogo a quello che viene definito un processo di apprendimento delle esperienze emozionali e quindi la costruzione dei sentimenti: si tratta dell’interpretazione cognitiva degli stati emozionali.

    L’elaborazione corticale delle informazioni concernenti stimoli a contenuto emozionale, produce un’esperienza conscia delle emozioni (sentimenti) oltre che segnali, che vengono inviati ai centri inferiori e che possono sopprimere o intensificare le manifestazioni somatiche legate alle emozioni.

    Le emozioni ed i sentimenti sono strettamente connessi con i comportamenti motivati, quali l’assunzione del cibo, l’assunzione dei liquidi, ecc.

    Pensiamo, ad esempio, a situazioni di anoressia o di bulimia: l’aspetto emotivo ritrova un preciso correlato neurofisiologico.

    Diversamente, se il soggetto invece di reprimere le emozioni le libera verbalizzandole, le vie nervose, che vengono maggiormente attivate, sono quelle dirette alla corteccia cerebrale. Pertanto, il flusso d’informazioni si allontana dalla scarica somatica periferica, per liberarsi con la parola mediante la verbalizzazione dei contenuti emotivi.

    Infatti, l’asse ipotalamo-ipofisario si comporta come un vero e proprio releè del funzionamentio endocrino e, a sua volta, di comunicazione con vari organi ed apparati.

    Risulta ora chiara l’importanza della verbalizzazione dei contenuti emotivi, ossia dell’espressione attraverso le parole delle nostre emozioni per il mantenimento dello stato di salute e della guarigione.

    Alcune persone manifestano delle difficoltà nell’esprimere le proprie emozioni, talvolta anche nel riconoscerle: questi soggetti si definiscono alexitimici.

    L’Alexitimia è letteralmente la mancanza di parole per esprimere le emozioni: metaforicamente, questi individui si comportano come dei neonati. Nei piccoli infatti il linguaggio utilizzato è quello corporeo come per gli adulti alexitimici.

    Essi, spesso, non si riconoscono emotivamente e non riescono a dare voce al proprio mondo emotivo se non attraverso i disturbi somatici.

    Gli studiosi francesi ci parlano di penseè opératoire (pensiero operatorio), ossia di soggetti, che hanno un linguaggio solo volto al concreto con scarse capacità immaginative e difficoltà nella simbolizzazione.

    Queste modalità di comunicazione innescano il funzionamento delle vie di somatizzazione attraverso le connessioni tra Sistema Limbico e ipotalamo-ipofisi con l’attivazione della cascata ormonale e del sistema nervoso vegetativo.

    Altre condizioni si affiancano all’alexitimia quali cofattori scatenanti o predisponenti per l’insorgenza di una malattia in un’ottica multifattoriale:

    1. L’aumentato stress esistenziale (recenti eventi di perdita affettiva, continui contrasti affettivi, sovraccarico lavorativo con scarsa soddisfazione, ecc.);

    2. Uno stato protratto di demoralizzazione o la depressione fino a condizioni di disperazione;

    3. La presenza di un ridotto supporto affettivo ed emozionale, come ad esempio la mancanza di relazioni all’interno delle quali la persona sente di essere importante per gli altri. Questa condizione infatti di per sé non è causa di malattia, ma risulta avere un effetto protettivo verso patologie somatiche e/o psichiatriche;

    4. Condizioni di stress emozionale acuto scatenate da eventi inattesi ed improvvisi. Tipici esempi possono essere il dolore toracico (l’attacco di cuore) all’arrivo di una brutta notizia o la paura in seguito ad eventi quali terremoti,nubifragi,ecc; oppure la recidiva di una gastrite o una crisi ipertensiva, in seguito a contrasti importanti in contesti, in cui non si possono liberamente esprimere le proprie opinioni.

    Dal punto di vista psicoanalitico, numerosi studi si sono realizzati dai primi del novecento ad oggi, per giungere alle attuali conoscenze (G. Groddeck, Dunbar, F. Alexander, F. Deutsch, ecc.).

    Tra i primi ed il più importante quello dello studioso Franz Alexander, negli anni 30-40, principale teorico psicosomatico dell’epoca, il quale sosteneva che condizioni regressive volte alla condizione di dipendenza fossero causa di malattia. In particolare, egli concentrò i suoi studi sulla "specificità del conflitto" ossia sulla "scelta della malattia": in altre parole, per un desiderio di dipendenza represso, viene attivato il sistema nervoso ortosimpatico oppure il parasimpatico. In questi casi si sarebbero sviluppate specifiche patologie. Per Alexander i sintomi psicosomatici avevano prevalentemente un significato simbolico e la malattia era il risultato di emozioni cronicamente rimosse in seguito a conflitti inconsci non risolti.

    L’asma, l’ulcera peptica, la diarrea, la colite, gli stati di affaticamento, ecc., erano considerati la conseguenza di una stimolazione del sistema parasimpatico e l’ipertensione arteriosa, l’emicrania, l’ipertiroidismo, l’artrite, le nevrosi cardiache, ecc. invece il risultato dell’attivazione del sistema ortosimpatico.

    Per esemplificare, il paziente affetto da ipertensione arteriosa, risultava in conflitto con la manifestazione dei propri impulsi aggressivi per paura delle ritorsioni e di subire frustrazioni nei suoi desideri di dipendenza; il bambino asmatico manifestava il desiderio di essere tenuto e protetto dalla madre, astenedosi dal pianto per paura del rifiuto materno; il soggetto affetto da ulcera peptica soffriva del desiderio inconscio di essere nutrito dalla madre, desiderio che traeva origine dai conflitti irrisolti di dipendenza, le cui origini risalivano al periodo orale dello sviluppo psicologico.

    In passato, agli inizi degli studi sulla psicosomatica, si ritenevano di tale pertinenza solo l’artrite reumatoide, l’ipertensione arteriosa essenziale, la patologia tiroidea, le dermatiti, la colite ulcerosa, l’ulcera peptica e l’asma bronchiale. Oggi, invece, grazie alle ricerche scientifiche, che hanno identificato specifici mediatori biologici del rapporto tra la reattività emozionale e la malattia, possiamo sostenere che, quasi sempre, la malattia ha contributi psicosomatici nella sua eziologia e nel suo decorso.

    In base alle diverse fasi della vita, è possibile osservare problematiche specifiche più frequenti, ricordando comunque che quasi tutte le malattie possono avere a tutte le età un’origine psicosomatica.

    A questo punto, mi soffermo sul valore e sull’importanza della psicoterapia, al fine di comprendere le motivazioni degli stati emozionali quali l’ansia, gli attacchi di panico e dei vari sintomi somatici che si possono manifestare nei soggetti che usano la via della somatizzazione. Inoltre, un’attenzione particolare alla cura ed al sostegno che viene fornito al paziente per apprendere e gestire i propri vissuti. Grazie alla loro elaborazione ed alla conseguente modulazione dell’emotività, il soggetto può sviluppare uno stile di vita più funzionale per la sua salute, ottenendo effetti benefici sulla psiche e sul soma.

    SECONDO CAPITOLO

    Stress e malattia: quale relazione tra loro?

    a cura della Dott. ssa Alessandra Bagnoli

    La parola "Stress" è molto comune nel nostro linguaggio e si riferisce ad un concetto vasto e complesso, assumendo significati diversi in differenti contesti culturali e storici.

    Nella lingua inglese questo termine è in uso da molto tempo, avendo cambiato negli anni il suo significato. Nel XVII secolo indicava un’avversità, una difficoltà oppure un’afflizione. Successivamente il significato è diventato quello di una forza, una spinta, una tensione applicati ad un oggetto inanimato oppure ad un organismo vivente.

    Una definizione moderna indica lo stress umano ed animale come "uno stato di tensione dellorganismo, in cui vengono attivate delle difese per far fronte ad una situazione di minaccia" (Trombini 1982).

    Oggi, il significato della parola stress non è univoco, ma può riferirsi a concetti diversi, anche in contrasto fra loro.

    Può essere utilizzato per indicare:

    a) degli stimoli nocivi;

    b) una condizione stimolo-risposta caratterizzata da una stimolazione intensa e prolungata;

    c) una risposta psicologica e somatica complessa a stimoli diversi (biologici, emotivi, sociali o ambientali) di origine interna o esterna all’organismo.

    Lo Stress viene definito "acuto" quando si riferisce a situazioni di carattere intenso e transitorio e "cronico" nel caso in cui la condizione si protragga nel tempo logorando gradualmente la capacità di adattamento e di resistenza dellorganismo.

    Possiamo inoltre distinguere uno stress positivo "eustress", occasione di esperienze costruttive ed appaganti ed uno stress negativo "distress", fonte di difficoltà e sofferenze che spingono l’individuo ad assumere atteggiamenti difensivi fisici e psichici, fino a comportare, nei casi più gravi, lo sviluppo di malattie.

    Negli anni ‘50 vennero effettuati, da molti ricercatori, degli studi sugli effetti che lo stress provoca sul soma ed i conseguenti disturbi emotivi e corporei.

    Il primo ricercatore che studiò lo stress fu W. B. Cannon (1914;1939): egli sosteneva che una reazione di allarme attivasse delle risposte automatiche, che si potevano esprimere con l’aumento della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna, dei grassi e del glucosio ematici, con la dilatazione delle pupille,ecc. L’organismo avrebbe risposto con il tentativo di mantenere il suo equilibrio interno ossia l’ omeostasi. Questo sarebbe avvenuto attraverso la regolazione omeostatica fornita dai reni, polmoni, ghiandole endocrine, sistema nervoso autonomo e da un’attività regolatrice a livello cellulare e subcellulare (Robin 1979). Però, se lo stimolo nocivo fosse risultato eccessivamente intenso e pertanto avesse superato il livello critico, i meccanismi di compenso corporeo sarebbero risultati inefficaci.

    Quindi, secondo questa teoria, uno stress intenso e prolungato potrebbe indurre una patologia somatica, ossia una malattia.

    Negli anni successivi, il fisiologo viennese H. Seyle, descrisse esattamente i correlati fisiologici e comportamentali dello stress arrivando a formulare la prima teoria sulla relazione tra stress e malattia. Egli definì lo stress come la risposta non specifica dell’organismo ad ogni richiesta di cambiamento (1936-1973). Seyle introdusse il concetto di GAS (Sindrome Generale di Adattamento): una risposta biologica ad uno stimolo nocivo con un significato difensivo e di adattamento.

    Con quale meccanismo?

    Agenti stressanti > attivazione sistema ipotalamo-ipofisi > aumento dell’ACTH > aumento degli ormoni surrenali.

    Gli ormoni surrenali hanno una funzione adattativa fondamentale per la vita: una stimolazione eccessiva porta all’esaurimento con gravi conseguenze per l’organismo.

    Per Seyle lo stress è una reazione adattativa e fisiologica aspecifica e non una condizione patologica. La reazione può trasformarsi in malattia quando lo stress è troppo intenso o prolungato.

    "La completa libertà dallo stress è la morte...

    in realtà non possiamo evitare lo stress, ma possiamo incontrarlo in modo efficace"

    (Seyle 1974).

    Successivamente, un altro ricercatore, Mason, partendo dalla teoria sopra esposta, ipotizzò che la reazione da stress fosse mediata da un’attivazione emozionale (Mason 1971, 1975). Quindi gli stimoli fisici e quelli emotivi darebbero origine ad una reazione emotiva con l’attivazione del sistema limbico o cervello viscerale, la parte filogeneticamente intermedia dell’encefalo (cervello trino), ossia quella che si sviluppò nei primi mammiferi (MacLean)

    Questa parte del cervello, paleomammaliano, occupa il secondo piano cerebrale, ossia è situato tra il livello superiore e quello inferiore (vedi sopra). Esso non è altro che un’istanza di regolazione ed adeguamento, indispensabile per il nostro adattamento all’ambiente in costante modifica. Infatti, con esso, chiamato anche cervello affettivo, hanno inizio l’individuazione e la differenziazione tra i soggetti. Il cervello paleo mammaliano prende in considerazione le caratteristiche dell’ambiente circostante quali le regole sociali e propone dei comportamenti adatti in base all’evoluzione. La sua reattività ed il suo controllo sono responsabili della gamma delle emozioni ed in questo senso contribuiscono alla nostra personalità. In seguito alle pulsioni del cervello istintivo, o rettiliano, quello affettivo da luogo a risposte fisiologiche e reazioni motorie di modulazione, da cui dipendono le espressioni comportamentali e facciali univerali di felicità rabbia, sorpresa, tristezza, paura, ecc.

    Da qui avverrebbe la catena di reazioni, precedentemente indicata, con la produzione degli ormoni corticosurrenalici (adrenalina e noradrenalina).

    Dal punto di vista neurofisiologico questa parte intermedia del cervello è connessa al talamo, all’ipotalamo ed alla formazione reticolare così da elaborare il contenuto affettivo dei nostri comportamenti. La reazione istintiva si carica qui di emozione e di memoria ed incoraggia l’apprendimento. Qualsiasi messaggio che viene ricevuto, negativo o positivo, avverso o favorevole, interno o esterno, viene confrontato con simili esperienze anteriori e con schemi prestabiliti di reazione: per tale motivo è l’incontro tra l’ecologia e l’emozione personalizzata.

    Esistono varie forme di stress: familiare, lavorativo, psicosociale, ecc. In ogni caso gli eventi stressanti possono essere valutati in modo diverso da soggetto a soggetto.

    Gli eventi stressanti vanno considerati come eventi complessi, la cui relazione con gli stati di salute e di malattia deve tener conto della modalità con cui sono percepiti e vissuti dall’individuo (Hinkle 1961).

    Ci sono degli eventi che assumono un valore psicologicamente stressante per la maggioranza degli esseri umani, ossia:

    a. una perdita o una minaccia di una perdita che può determinarsi nella realtà o nell’immaginazione (nel senso psicologico di una persona,di una cosa o di un’idea divenuta parte di sé ed abbia un ruolo insostituibile nell’appagamento dei bisogni);

    b. un danno o una minaccia di un danno;

    c. la frustrazione di una pulsione (G. L. Engel 1962).

    In generale, il carattere stressante di un accadimento può essere determinato da fattori psicologici individuali. Quindi un evento diventa traumatico quando supera le capacità della persona di reagire ad esso (Nunberg 1959).

    Il significato stressante degli eventi non si può pertanto considerare in senso assoluto, perché molto è rimandato a come li percepiamo e li affrontiamo.

    In taluni casi un evento può essere occasione di esperienza ed accrescimento, in altri di squilibrio e malattia.

    È importante a tal fine considerare la durata, la pericolosità e l’intensità dell’evento come le capacità mentali e fisiche dell’individuo di organizzare una reazione efficace. Quindi ci sono fattori esterni e fattori interni responsabili della reazione ad un evento.

    Se l’evento è affrontato con comportamenti e difese psicologiche adeguate, ossia che permettano un deflusso ed una scarica della tensione emotiva, non si altera l’omeostasi dell’organismo e non si genera malattia, ma si attraversa solo un momentaneo malessere.

    Pertanto le risposte adattative ad un evento stressante sono di importanza fondamentale, perché da esse dipende il mantenimento di uno stato di relativo benessere o la perdita dell’equilibrio con l’insorgenza di una malattia fisica o psichica.

    In ogni caso una reazione di lotta e fuga rispetto alla rinuncia e condanna si è dimostrata maggiormente efficace contro lo sviluppo della malattia e/o per ottenere la guarigione.

    Si è osservato, in coloro che si abbandonano alla sconfitta, un’elevata insorgenza di patologie anche gravi.

    A livello somatico la reazione naturale che il corpo mette in atto in relazione ad uno stress (rabbia, paura, ecc.) è una reazione di adattamento che tende a creare le condizioni opportune per una lotta o una fuga:

    REAZIONE D’IRA: COSA AVVIENE A LIVELLO NEUROFISIOLOGICO.

    Il sistema dello stress

    Si osserva un aumento dell’irrorazione a livello del cervello e dei muscoli,l’attivazione del sistema ortosimpatico con un aumento del battito cardiaco e della ventilazione polmonare,l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene che immette nel sangue corticosteroidi. Se questa mobilizzazione neurormonale trova una propria scarica nell’azione e le risorse vengono utilizzate, il sistema parasimpatico ripristina la calma e tutti i parametri fisiologici ritornano alla norma.

    Nella nostra società, però, raramente l’ondata dello stress può essere seguita dalla scarica liberatoria, si impone l’autocontrollo, qualità socialmente molto apprezzata ma, se portata alle estreme conseguenze, molto pericolosa. Così, infatti, le sostanze liberate nel sangue, invece di esserci utili diventano dannose; non certo perché la reazione di adattamento allo stress sia qualcosa di negativo, ma perché c’è una reazione innaturale della situazione per mancanza di una scarica psicoaffettiva adeguata.

    Le fibre del sistema nervoso ortosimpatico sono collegate a quelle del sistema immunitario ed in tali casi, esercitando una funzione di controllo, diminuiscono il numero e la quantità dei linfociti T ed aumentano quella dei linfociti soppressori. Questo significa che il sistema che fronteggia lo stress parallelamente attiva la depressione del sistema immunitario.

    Se lo stress è temporaneo, il sistema omeostatico riporta la situazione alla normalità in breve tempo e non si avrà una reale e tangibile depressione del Sistema Immunitario, diversamente se lo stress protratto nel tempo.

    Esso, infatti, potrà causare una tensione prolungata e lesiva di tutto il sistema neuro-immuno-endocrino.

    Quando lo stress supera le capacità di adattamento del soggetto, si potranno manifestare dei sintomi fisici e/o psichici.

    I sintomi o segnali di allarme più comuni sono i seguenti:

    a. Fisici:

    cefalea;

    dolori articolari, in particolare al collo ed alla schiena;

    senso di costrizione al petto ed alla gola;

    rialzo pressorio;

    difficoltà a deglutire;

    bruxismo;

    disturbi gastrointestinali;

    alterazioni del metabolismo dei grassi;

    disturbi del sonno;

    disturbi cerebrovascolari;

    maggiore facilità ad ammalarsi a causa di una depressione del sistema immunitario.

    b. Psichici:

    - difficoltà a concentrarsi;

    - improvvise crisi d’ansia senza causa apparente;

    - riso o pianto nervoso eccessivo;

    - paure immotivate;

    - attacchi di panico.

    In caso di stress molto intensi si può sviluppare un disturbo acuto da stress, oppure il disagio può essere differito nel tempo e soggetto a ripetizione dando luogo ad un disturbo post-traumatico da stress. In tali casi il soggetto può provare delle sensazioni di distacco e l’ assenza di una risposta emotiva. Il paziente può provare una depersonalizzazione o un’incapacità a ricordare specifici aspetti del trauma. Tali pazienti presentano un alto rischio di sviluppo di disturbi d’ansia, dell’umore e correlati all’uso di sostanze stupefacenti.

    Terapia dello stress

    Per affrontare e controbilanciare gli effetti dello stress esistono numerose terapie. Per ogni individuo ci possono essere indicazioni diverse, risultando pertanto indicata una valutazione psicosomatica al fine di mettere in atto quanto più utile ed efficace per il soggetto in questione.

    Le Tecniche di Rilassamento quali il Training Autogeno e le Visualizzazioni sono efficaci sia nella prevenzione che nella cura del disturbo da stress.

    Queste metodiche vengono apprese mediante dei corsi di addestramento per poi poter essere praticate autonomamente dal soggetto sia regolarmente a scopo preventivo che in particolari momenti stressanti della vita, quale meccanismo di compenso per una miglior risposta adattativa ad uno stimolo nocivo oltre che per stimolare la guarigione nella malattia.

    Il Training Autogeno si basa sull’interdipendenza del tono muscolare del sistema nervoso volontario, di quello vegetativo e del sistema timo-psiche, quindi agisce sul concetto che se uno dei tre elementi subisce un cambiamento anche gli altri si modificano nella stessa direzione. Con la modificazione del tono muscolare si ottiene una trasformazione a livello psichico e del sistema nervoso vegetativo. Attraverso gli esercizi, che possono essere appresi durante appositi corsi e successivamente praticati autonomamente, si può raggiungere la distensione totale dell’individuo.

    Il Training è un esercizio sistematico che si sviluppa da sé

    (B. H. Hoffmann)

    Con il training autogeno si apprende un nuovo modello di comportamento più funzionale ed efficace nella gestione dello stress. Il soggetto sviluppa uno stato di calma e di distensione che gli permette di controbilanciare con maggiore efficacia la tensione, sviluppando delle maggiori capacità di concentrazione e di rendimento in tutte le attività (lavorativa, sportiva,ecc.). L’aumento delle capacità adattative, migliora la risposta allo stress, riducendo i possibili effetti negativi sul sistema immunitario, fondamentale nella prevenzione e nella difesa dalle malattie.

    La Visualizzazione è una tecnica di rilassamento che utilizza la mente e le sue immagini con l’ausilio della voce quale strumento per convogliare i simboli. Questa metodica è utile nella guarigione fisica e psichica di molti disturbi.

    Le Medicine e le Tecniche Complementari

    offrono numerosi rimedi contro lo stress

    FITOTERAPIA

    Avena (Avena sativa)

    Nell’astenia nervosa, negli stati di surmenage fisico, nell’abulia emotiva dovuta a stress prolungati, l’avena può funzionare come buon tonico nervino non dando quale effetto collaterale l’eccitazione.

    Basilico (Ocimun basilicum)

    L’olio essenziale di basilico è considerato un ottimo riequilibratore nervoso, utile nell’instabilità emotiva e nell’affaticamento fisico ed intellettuale,sia con insonnia che con letargia. Può essere utilizzato sia per inalazione secca che per massaggio.

    Betulla (Betulla Verrucosa Semi)

    Il macerato glicerico tratto dai semi della betulla ha proprietà antidepressive e stimolanti, utile negli stati di stress, astenia e deficit d’attenzione.

    Valeriana (Valeriana Officinalis)

    Utile negli stati ansiosi, nei disturbi del sonno, nelle sindromi depressive e nei disturbi psicosomatici accompagnati da ansia quali: ipertensione arteriosa, cefalee, disturbi del ritmo cardiaco, colon irritabile, cervicalgie, mal di schiena, ecc.

    Omotossicologia

    Essa è una branca dell’omeopatia che si colloca tra questa e la medicina tradizionale. La tossina è il punto centrale dell’omotossicologia. Le malattie vengono considerate dei processi di difesa contro le tossine prodotte ossia l’espressione della lotta che l’organismo effettua per eliminare, neutralizzare ed espellere questi fattori lesivi. Le terapie biologiche,atte a favorire l’escrezione delle omotossine, hanno lo scopo di accelerare,stimolare e riattivare la tendenza alla guarigione (qualora l’organismo non ne sia più in grado).

    Nella terapia dello stress si possono utilizzare i seguenti rimedi:

    Berberis Homaccord: stimola le funzioni della corteccia surrenale in fase di esaurimento. La posologia è 10 gtt / 3 v die;

    Galium Heel: esso ha funzioni drenanti. Il dosaggio è 30 gocce per 3 volte al giorno;

    Coenzime Compositum: si utilizza nei danni dei sistemi enzimatici. Il dosaggio è 1 fiala alla settimana per via intramuscolare o sottocutanea;

    AR Stenovit: nello stress ossidativo come terapia di contrasto all’eccesso di radicali liberi. Posologia: 1 fiala intramuscolo o sottocute ogni 2 settimane;

    Valeriana Heel: negli stati ansiosi. La posologia è di 10 -15 gocce la sera.

    OMEOPATIA

    In medicina omeopatica non esiste un rimedio in senso stretto per lo stress, i rimedi riguardano sia i sintomi ma soprattutto sono rivolti al carattere e all’atteggiamento del soggetto.

    a) UTILIZZO DEI FIORI BACH PER SCONFIGGERE ANSIA E STRESS.

    (Quando i fiori si trasformano in potenti rimedi per il nostro benessere psicofisico)

    Ilaria Squaiella

    Milioni di italiani convivono quotidianamente con stati di ansia, panico e depressione: molti li hanno superati, molti sono ancora invischiati in questi disagi.

    I farmaci che solitamente vengono prescritti con estrema facilità, ansiolitici o antidepressivi, sono portatori di numerosi effetti collaterali e innescano una dipendenza difficile da eliminare. Quali poteri li rendono così appetibili e difficili da abbandonare? La rapidità con la quale anestetizzano i sintomi fastidiosi e la facilità della loro assunzione. Ma il tempo di permanenza nel nostro organismo dei principi chimici che li compongono

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