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Una donna per papà (l'amore non ha età)
Una donna per papà (l'amore non ha età)
Una donna per papà (l'amore non ha età)
E-book148 pagine1 ora

Una donna per papà (l'amore non ha età)

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Info su questo ebook

"Una donna per papà " narra la storia di Luigi, vedovo settantenne, alle prese con comiche (dis)avventure, nel tentativo di scacciare la solitudine.

Nella sua vita si alterneranno diversi personaggi: badanti e donne innamorate, amici con cui frequentare la scuola di ballo del mitico Luca - Manolo, bancario in pensione.. L'amore alla fine arriverà, avrà un volto diverso ma , come scrive l'autrice ,"l'amore è sempre amore".

La lettura è piacevole e scorrevole e, oltre a far sorridere, fa riflettere sul significato profondo dei sentimenti, della tolleranza e del rispetto.
LinguaItaliano
Data di uscita27 feb 2019
ISBN9788831604819
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    Anteprima del libro

    Una donna per papà (l'amore non ha età) - Nuccia Isgrò

    L’autrice

    I FIGLI

    Luigi era dietro lo stipite della porta, spiava i propri figli ascoltandone attentamente le parole..

    Erano lì a confabulare, con fare non proprio tranquillo, da almeno un'ora.

    Immaginava perfettamente quale fosse il contendere: lui, sì proprio lui.

    Dove mettere il vecchietto ora che era morta la moglie?

    Immaginava i se e i perché, sua figlia Maria, avrebbe detto "Non posso portarlo con me. Lo sapete che non va d'accordo con Fabio, mio marito.

    Non si sono mai potuti vedere, è come se fra loro vi fosse un muro d'incomunicabilità.  A Natale, lo scorso anno, mio padre entrava dalla porta e Fabio automaticamente usciva dalla stanza. Non condividono nulla, sono sicura che se chiedessi il divorzio, papà festeggerebbe dalla gioia! Tu piuttosto Carlo, sei single se lo ospitassi, la compagnia non ti mancherebbe, la casa è grande...."

    Tu sei pazza!Ma ti pare possibile che io a quarant'anni possa tornare a vivere con papà. Io voglio la mia libertà. Portare a casa chi voglio, tornare all'alba se mi va o non tornarci per nulla. No…No…non se ne parla davvero! Concluse.

    Sentite, io sono disponibile a portarlo a casa, con me. I bambini sarebbero felici.- Intervenne Sebastiano il più piccolo dei figli- E' vero, è poco più di un mini locale ma non ci sarebbero problemi. Farei dormire il piccolo Luigino in cucina e papà potrebbe dormire in camera con Gisella e Mariuccia. Che ne pensate?"

    A Luigi vennero le lacrime agli occhi, era proprio Sebastiano a porgergli una mano, lui che aveva meno spazio degli altri nell'abitazione e inoltre era l'unico ad aver prole.

    Certo, a ben pensarci,Maria aveva un marito cui avrebbe volentieri sparato: antipatico, pensava di essere er meglio, unico e incredibilmente irresistibile. Per Luigi, era solo un pallone gonfiato, viziato ed eterno ragazzo, anche ora che aveva compiuto cinquant'anni. Quella scema di Maria aveva lasciato l'università, per sposarlo e stargli appresso. Tutto questo, a distanza di tanti anni, non lo aveva proprio digerito. La propria preziosa figlia aveva rinunciato a una brillante carriera universitaria per lui! Questo non gli andava giù. A contarli, forse, ne erano trascorsi venticinque di anni eppure, a lui il magone era rimasto.

    Aveva ragione la figlia, da lei non ci sarebbe mai andato. A far che poi? A contare le ore seduto in quel lussuoso appartamento senza figli? No e poi no, era assurda solo l'idea. Ogni volta che per sbaglio,dico sbaglio, si era recato a casa di Maria, si era sentito un ospite anzi, un intruso.

    Gli sembrava di entrare in un museo: tutto in ordine, tutto lucido, la disposizione dei mobili, studiata da un architetto di grido per cui, se ti azzardavi a spostare una sedia, era come se cascasse il mondo. Se alzavi un po' le tapparelle, ecco che intervenivano per dirti che avevi rovinato l' atmosfera dell'appartamento. Luigi ogni volta si chiedeva: Ma qui ci abitano o è solo in mostra? Un giorno, erano circa le sedici, aveva chiuso le tende per avere un po' di buio, anche se era pomeriggio aveva sonno. Dio mio, non l'avesse mai fatto: si erano accese le luci. Lui che cercava l'interruttore ma non lo trovava, poi,si era attivato lo stereo con emissione, in tutte le stanze,di musica sinfonica, melodia che aveva sempre odiato. La televisione, a un certo punto, si era accesa da sola su di un programma culturale, così noioso che, se avesse saputo come aprire la porta che dava sul balcone, si sarebbe gettato di sotto. Maria gli aveva spiegato che la sua casa era domotica, tutta organizzata e programmata.

    Lui, in una casa così, si sarebbe sentito prigioniero della programmazione del genero. Non se ne parlava, lui non sarebbe mai andato dalla figlia, al massimo una visitina di dieci minuti una volta al mese, quando fosse stato sicuro dell'assenza dell' insopportabile consorte. Neppure a pranzo voleva essere invitato, la cucina era macrobiotica, alghe, soia, mai una bella bistecca di carne o una pasta all' amatriciana. Per forza poi che avevano il volto giallognolo come il grano integrale e cagavano sempre!!!

    Che dire poi di Carlo, un femminaro come pochi. Prendeva, lasciava, riprendeva, abbandonava, sfarfalleggiava. Lui con la moglie ne aveva sempre parlato  Lo abbiamo fatto bello, bello, con quella bocca carnosa e il sorriso che illumina ma, è vuoto nel cuore. Non sa amare, non sa donare. Prende a piene mani e poi lascia. Poveretto che spreco la sua vita!

    Luigi ne era profondamente convinto, questo figlio sarebbe rimasto solo, poi da vecchio, magari pagando, qualcuna che lo lavava, l'avrebbe trovata, in pratica una badante.

    Quante compagne del momento aveva fatto conoscere a lui e alla moglie! Di volta in volta tutte e due pregavano che fosse quella giusta ... macché,  il mese dopo non c'era più, sostituita da un' altra altrettanto bella e ... precaria.

    Carlo amava i viaggi, lavorava, viaggiava e spendeva! Una bella vita? Si forse, ma non invidiabile, senza radici, mancava sempre qualcosa.

    La sua casa poi, sembrava un postribolo, soprattutto la camera e il bagno: specchi ovunque! A una certa età non è che si amino così tanto gli specchi: chi è quel deficiente che vuole vedere a 360° lo sfacelo del proprio corpo? Solo un masochista!

    Una volta sola Luigi era andato a dormire a casa di Carlo, quando sua moglie Federica era stata ricoverata per un improvviso malore.

    Aveva dormito su di un futon, così scomodo e basso che,  per alzarsi, si era dovuto rotolare a terra e raggiungere una sedia cui aggrapparsi.

    Durante la notte, inoltre, si era dovuto rialzare per andare in bagno... una tragedia! Difficoltà non solo per mettersi in piedi,  stava morendo d'infarto quando aveva visto un uomo avvicinarsi a lui minaccioso...aveva dimenticato la stanza tappezzata di specchi: la sagoma che avanzava con fare sospetto … era lui stesso, altro che ladro!

    Se avesse avuto accanto un bastone  lo avrebbe sicuramente lanciato, per lo spavento, rompendo gli specchi e provocando anni e anni di disgrazie.

    Carlo quindi, era fuori discussione, meglio l'ospizio che vivere con lui!

    Sebastiano, caro figliolo, testa sulle spalle, modesto, sicuro, pratico, aveva incontrato la sua Luisa ancora giovane e da allora erano sempre stati insieme. Era bello anche lui come Carlo. Lo contraddistingueva lo sguardo sincero, buono, consapevole, la maturità dei gesti e delle scelte operate. Aveva sposato l’ amata, ad appena venticinque anni, conosciuta a un ballo di liceali. Era stato subito amore. Luigi si riconosceva in questa storia e, da lontano, ne seguiva l'evoluzione. Adesso avevano tre figli, vivevano in una piccola casa in periferia, era una dimora piena di serenità e d'amore. I bimbi erano il giusto coronamento di una storia consolidata, non se la sentiva di rompere l'equilibrio della famiglia con la propria presenza. Sarebbe andato volentieri a trovarli, ogni volta che lo volevano, abitare con loro no!

    LUIGI

    Lui voleva restare nella propria casa, tra ricordi e oggetti. Ogni stanza gli ricordava la dolce metà. Nei quadri alle pareti, ad esempio,la sua Federica amava appendere foto di famiglia e ricordi di viaggio. Guardarli significava, ogni volta, rivivere episodi e provare un forte struggimento, un sentimento di rimpianto ma anche di impotenza per ciò che era stato e non sarebbe più tornato. Spesso Luigi si chiedeva se fosse stato capace di assaporare veramente, attimo per attimo, ciò che aveva vissuto con Federica o aveva semplicemente lasciato scorrere sulla propria pelle e nel proprio animo quella vita densa di avvenimenti, magari semplici e usuali, non clamorosi, ma che lo avevano arricchito di sentimenti. Tutto questo era un cruccio quasi quotidiano. La tristezza gli invadeva l'anima.

    Non sarebbe però riuscito a vivere altrove. La sera voleva coricarsi nel proprio letto, poteva apparire scomodo, causa i materassi di lana che puntualmente s’infossavano sotto il peso, lui ci stava bene, era come dormire tra le braccia calde di un nume protettore. Gli sembrava di avere accanto la sua dolce Federica, non voleva assolutamente che le sue cose fossero date ad altri, a estranei che non ne avrebbero compreso il valore affettivo. Chi avrebbe potuto comprendere il significato recondito di quel piatto di porcellana appeso al muro? Onestamente brutto, ma gli ricordava le nozze. Il divano verde marcio, sfondato eppure...era importantissimo, affettivamente parlando. Quando i bimbi di notte volevano dormire nel lettone, loro due alla chetichella andavano a mettersi comodi sul divano e condividevano quella notte insonne. Quanto sono stupidi i giovani quando pretendono di buttar via le cose vecchie, non sanno che sono come le pagine di un libro vissuto? Pensava Luigi.  Quando si ritrovava nella propria casa, tutto conteneva Federica. Bastava spaziare con lo sguardo nei vari ambienti per non sentirsi più soli, il vissuto gli faceva compagnia. Da quando era rimasto vedovo amava rifugiarsi nel passato, ricordava episodi della propria infanzia e adolescenza, la scoperta dell' amore, di quel palpito che dava sapore alla vita...il primo approccio a un' impacciata vita sessuale, con una ragazza più grande che lo aveva fatto sentire uomo, in un angolino riparato da sguardi indiscreti ,lui si era sentito potente, padrone del mondo. Non era stato amore, solo scoperta...

    Lui da sempre aveva amato le donne, ricordava ancora, come fosse ieri, quando aveva compreso i canoni di bellezza delle gambe femminili. Aveva solo tre anni ma,quel giorno di primavera, non se lo era mai più dimenticato.  La mamma,  pace all'anima sua,  l'aveva portato ai giardinetti, era una bella giornata di sole, aveva con sé la palla variopinta, sperava di poter finalmente giocare con un altro bimbo. La sua mamma si era seduta sulla solita panchina, sotto l'ombra confortevole di un platano e lui aveva iniziato a tirare calci alla sfera. Un tiro più forte e la sfera colorata era finita proprio vicino alle gambe di una giovane signora. Era andata e recuperarla e

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