Marginali esili pretesi
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Anteprima del libro
Marginali esili pretesi - Matteo Bottone
http://creoebook.blogspot.com
Matteo Bottone
Marginali esili
pretesti
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono fittizi o usati in modo fittizio. Tutti gli episodi, le vicende, i dialoghi di questo libro, sono partoriti dall’immaginazione dell’autore e non vanno riferiti a situazioni reali se non per pura coincidenza.
Se non alzi le onde è perché
non hai ancora preso il mare.
PREMESSA
I nuclei tematici di questo libro hanno la pretesa di essere semplici, pur nella consapevolezza che la semplicità è difficile a farsi.
È un voler conversare con il lettore tramite pretesti, che per quanto esili e marginali, siano capaci di comunicare con parole che invitano a un colloquiale gioco di immagini riflesse in una sorta di vetrina umana che non dissimuli nulla.
Difficile è, ovviamente, il contrario di facile; eppure, stabilire nella vita quale sia dei due l’aggettivo più consono a evidenziare la comprensione dei fatti della nostra esistenza, è impresa ardua.
C’è chi, maestro di saggezza, sostiene che vivere non è difficile se puoi poi rinascere per cambiare molte cose.
Non rimane altro, se non permettere che il tempo lenisca le ferite e dia sollievo ai lividi dell’anima; lasciandola gioire ascoltando il proprio cuore che, nonostante tutto, continua a innamorarsi.
I
Aveva visto tutto, sapeva tutto, ma non si ricordava quasi nulla. È su quel quasi che, in poco più di cinquant’anni di vita, giocava, da qualche tempo, la sua esistenza.
La memoria, a poco a poco, gli veniva meno, ciò che prima era chiaro e ancorato nella mente, oggi comincia a traballare. Il terremoto degli anni crea sensibili e laceranti crepe. Esserci quasi non vuol dire esserci. Manca sempre qualcosa che spesso risulta necessaria per poter veramente comprendere. Egli aveva immaginato per anni tutto ciò che oggi era certo di non sapere. Seduto davanti alla finestra della sua camera da letto, istintivamente cercava di proiettare quel che era diventato fuori da lì. Guardava l’affannarsi dei suoi simili andare a destra, a sinistra, correre avanti e indietro; piccole formiche inconsce dell’arrivo imminente del formichiere che li fermerà per sempre.
Guardò l’ora, le 11 di un giorno qualunque. Si sentiva un morto che cammina. Il domani gli interessava sempre meno; ipocrita, ipocrita, diceva così perché era ipocrita. Una risata traligna sul suo volto. La realtà è che era incazzato con tutti, col mondo o forse lo era solamente con se stesso.
- In questo paese ci sono più banche che persone, vorrà ben dire qualcosa ? - disse con un tono che non lasciava dubbi sul suo pensiero.
- I soldi, sempre loro, maledetti soldi - continuò.
- Non si riesce a credere che poco più di quarant’anni fa in questo posto erano quasi tutti contadini con le pezze al culo. Ora li si vede girare con macchinone da signori, sempre vestiti a festa. Basta non sentirli aprir bocca, altrimenti tradiscono il loro gentilizio. Due parole, come intercalare quattro bestemmie, di quelle, a dir poco colorite, da tirar giù santi e madonne
.
Tutti imprenditori, grandi o piccoli, ma imprenditori. Lavorano dieci, dodici ore al giorno senza ferie; qualche giorno al mare o in montagna tanto per accontentare moglie e figli, ma non più di una settimana, dieci giorni.
Il dio denaro regola questo mondo corrotto e inaridito di autentici valori.
Durante la settimana si procede con ignobili intendimenti e poi la domenica tutti a messa a chiedere la remissione dei peccati a pagamento.
Che schifo, che merda, solamente l’orrore potrà portare loro il meritato vomito che li sommergerà -.
Incazzato sempre più, non riusciva a trattenere il profondo disgusto.
Che uomo sarebbe se non fosse stato il bambino che fu?
Ma andiamo con ordine. Gualtiero è cresciuto in una famiglia, come si dovrebbe dire, normale. Suo padre è stato un uomo affabile, mite e incline all’ironia. Sua madre, donna emotiva e sentimentale, sempre pronta a difendere chi ama. Una sorella che è mamma a tempo pieno con la passione sfrenata per la pittura. Un fratello ragioniere di professione e di testa.
La madre lasciava poco spazio a un marito, suo padre, che per natura mite la lasciava fare. I suoi fratelli, ognuno a modo suo, sono sempre stati partecipi agli alterni destini della famiglia. L’unico sognatore era Gualtiero, sempre pronto a volare con la fantasia al di sopra degli intendimenti degli adulti.
Da bambino fantasticava spesso, avendo sempre avuto una fantasia fuori dal comune. Ma dopo un po’ di tempo passato a praticarla, si accorse che non capiva un bel niente delle cose del mondo, quelle vere. Quindi giurò ai suoi genitori che avrebbe frequentato scuole tecniche e si sarebbe laureato al politecnico, avrebbe così, una volta per tutte, abbandonato le sue fantasticherie. Non andò proprio così…
Era contento quando il sonno passava le sue dita sui suoi occhi. Dormire: si nascondeva tra le lenzuola e lì lasciava che i sogni gli dettassero gli arcani disegni che lo avrebbero aiutato a spiare il mondo. L’infanzia, sotterraneo forziere di paure, segreti e dolci inganni, nella quale le