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I due Volti dell'Anima: Maschile e Femminile
I due Volti dell'Anima: Maschile e Femminile
I due Volti dell'Anima: Maschile e Femminile
E-book233 pagine6 ore

I due Volti dell'Anima: Maschile e Femminile

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Info su questo ebook

In molte tradizioni religiose l'Anima è vista come l'Uno che contiene una dualità: sono i due Volti dell’Anima, noti anche come energia maschile ed energia femminile.
Sulla Terra la necessità che questi due aspetti entrino in relazione viene resa e oggettivata da un corpo fisico ben preciso e la grande attrazione sessuale che esiste fra uomini e donne è l’espressione più concreta della forza che lega le due energie. Tuttavia, affinché avvenga il passaggio creativo, è necessario che le profonde differenze di genere siano riconosciute.
Se non avviene nella realtà un profondo amore tra gli uomini e le donne, vuol dire che l’Anima è ancora oscura a se stessa.
LinguaItaliano
Data di uscita26 mar 2019
ISBN9788893720717
I due Volti dell'Anima: Maschile e Femminile

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    Anteprima del libro

    I due Volti dell'Anima - Lidia Fogarolo

    Femminile

    I.

    INTRODUZIONE ALLA DUALITÀ

    MASCHILE-FEMMINILE

    1. La visione duale

    Essendo l’Amore l’unica vibrazione presente nell’Universo, anche la Terra vi è immersa, e tutto ciò che è dentro e fuori di noi appartiene totalmente all’Amore. La consapevolezza degli esseri umani rispetto a questa vibrazione, però, è diversa: chi ha più consapevolezza, riesce a percepire che non vi è nulla che possa esistere al di fuori di essa; chi, invece, ha una consapevolezza inferiore è come se annaspasse in continuazione in cerca dell’amore e non si accorge che l’amore è come l’aria che permette di vivere e che, perfino senza nessuna consapevolezza, se si è vivi è perché si respira.

    Anche se questa è una premessa molto generale, di difficile utilizzo nello specifico del vivere quotidiano, è importante comunque tenerla presente perché è la guida per acquietare il cuore quando non riconosce la presenza dell’amore, sia quello terreno più collegato ai rapporti umani sia quello che ci lega ai mondi spirituali. Nulla è al di fuori dell’Amore; ciò che cambia è solo la consapevolezza di essere immersi in questa vibrazione.

    Guardando alla vita sulla Terra e ai rapporti d’amore riconosciuti come tali, appare chiara la differenza esistente fra uomini e donne: è come se la vita avesse separato la sponda del femminile da quella del maschile, legandole contemporaneamente tramite una grande attrazione reciproca.

    Le donne hanno sempre riconosciuto agli uomini una maggiore capacità di andare per il mondo e hanno attinto da questa forza per attraversare le vicissitudini della vita; mentre hanno riconosciuto al loro interno una particolare attrazione rivolta ai mondi spirituali. La donna sente di essere, almeno in potenza, colei che riesce a stare sulla soglia dei due mondi, quello della concretezza e quello dello spirito; e proprio per questo può entrare in contatto con quei piani di realtà che sono più legati alle forze energetiche del Cielo e meno a quelle della Terra.

    Questa specificità fa sì che la donna, mentre si sostiene nel suo percorso di individuazione grazie alle sue simili, riconosce agli uomini la capacità di essere maestri e guide sul piano terreno, appoggiandosi a loro per ricevere forza e sostegno legati alla Terra. Non si tratta necessariamente di una materialità legata ai soldi o al farsi mantenere, ma è una materialità legata proprio all’energia maschile che la ancora alla Terra. La donna, infatti, sente la sua paura di essere risucchiata in una dimensione che, in qualche modo, potrebbe scollegarla eccessivamente dal piano concreto e portarla in mondi in cui potrebbe perdersi.

    Il bisogno femminile di ancorarsi agli uomini, attingendo dalla forza e dalla pesantezza della Terra, per permettersi il viaggio spirituale verso l’energia sottile, è speculare al bisogno dell’uomo di attingere dall’energia femminile una visione che lo sollevi da una concretezza eccessiva.

    Tutti gli esseri umani riconoscono la necessità da una parte di radicarsi in questa dimensione densa, difficile, problematica che è la Terra, e dall’altra l’altrettanto profondo bisogno di proiettarsi nella dimensione energetica e spirituale del Cielo. Nel fare questo gli uomini e le donne esplicano un’energia diversa, in quanto è come se fossero specializzati uno nell’ancoramento alla Terra e l’altra nell’ancoramento al Cielo.

    L’uomo, proprio perché energia maschile, trova il suo nutrimento quando riesce a infilare tutte le sue radici nel cuore di Madre Terra, attingendo da questa il suo sapere e la sua forza; mentre l’energia femminile, quindi le donne che meglio la incarnano, vengono attratte, per la polarità opposta, verso il Cielo.

    Se l’uomo e la donna non fossero profondamente agganciati, avverrebbe una dualità estrema: le donne si proietterebbero eccessivamente nei mondi spirituali, mentre gli uomini sarebbero assorbiti totalmente dalla Terra. Per questo i due mondi, per essere fecondi, devono sostenersi l’uno con l’altro: la donna sente il suo bisogno di ancorarsi all’uomo, in modo da non perdersi in un vuoto sterile; e l’uomo sente la necessità di ancorarsi alla donna per non entrare in una focalizzazione che lo schiaccerebbe in un fare concreto e preciso, per cui, se non viene attivato uno sguardo più ampio, si perde in una sterilità anch’esso.

    Sul piano della Terra è difficile riconoscere ciò che distingue le due energie e ancor più la complessità del movimento di relazione che rende inevitabile l’intreccio, per cui il percorso di uomini e donne si svolge nella più grande inconsapevolezza delle dinamiche in atto, con tutto il dolore dovuto all’incapacità di riconoscere cosa sta avvenendo nella propria vita.

    Tuttavia, ogni percorso di vita è un viaggio scelto dall’anima per acquisire consapevolezza, in un camminino di individuazione sempre più preciso di ciò che essa è, dei nodi e delle ombre che vuole attraversare per procedere nell’espansione.

    In questo processo di svelamento raggiunto attraverso l’agire energetico istintivo, è necessario onorare ogni tappa del percorso, riconoscendo la sacralità di tutto ciò cui si va incontro, perché ogni cosa che accade è all’interno del progetto dell’anima e della vibrazione dell’Amore; mentre gli aspetti che la personalità vive con dolore appartengono all’inconsapevolezza di parti del Sé che non riescono ancora a vedere la totalità del disegno in atto.

    2. Riconoscere l’altro Volto di Dio

    La donna è una tessitrice: ama unire creando legami, perché è maggiormente interessata a cogliere l’infinità delle sfumature presenti nel Corpo di Dio. Dal suo punto di vista, ogni singolo filo, per quanto bello, è solo un filo in cui è possibile riconoscere l’unicità di ogni individuo; ma i singoli fili acquistano totalmente la loro bellezza nell’intreccio. Equivale a osservare un tappeto persiano o un arazzo: se lo guardiamo troppo da vicino, un punto rappresenta solo una sfumatura, ma è unendo tutte le sfumature che prendono forma i paesaggi o i ricami.

    Pertanto, la donna è consapevole che solo l’intreccio può far risaltare al massimo la bellezza del singolo; altrimenti l’unicità ha quasi un’insignificanza in sé.

    Questa visione femminile inevitabilmente svaluta il processo di ricerca del proprio filo, non per mancanza di riconoscimento della verità che ogni individuo è unico, ma perché la donna è proiettata nell’intreccio, dove vede la più grande bellezza; e si sente impoverita se il suo sguardo si concentra solo su di sé.

    Questa è la parte luminosa dell’energia femminile: la consapevolezza che nell’Universo esiste una rete di appartenenza, per cui tutto è in relazione e in comunicazione, in un processo di nutrimento continuo. Tuttavia, per realizzare pienamente il processo creativo che le appartiene come tessitrice, la donna deve arrivare a scoprire che è necessario saper attingere dalla profondità di se stessa, andando alla ricerca di ciò che già le appartiene, per portarlo nel mondo.

    Cercare il proprio filo unico, la propria perla unica, concentrandosi quasi artisticamente su se stessa per potersi inchinare alla bellezza del suo singolo filo, diventa un percorso necessario per arrivare a vedere anche in sé la meraviglia che lei riconosce al ricamo; mentre lei tenderebbe a focalizzare la sua estasi nell’intreccio, dimenticando che la perfezione divina è presente anche nel momento in cui si entra in contatto con ogni singolo filo. E quindi invitare la donna a riconoscere la sua impronta – solo riconoscerla poiché l’unicità è già una realtà dell’anima – equivale a sviluppare uno sguardo di estasi, di meraviglia, di incanto rispetto a ciò che è presente al suo interno.

    Tuttavia, per la donna il tuffo all’interno per collegarsi con la sua unicità è un momento che la allontana dall’arazzo, e quindi è vissuto come doloroso perché assomiglia all’annientamento di ciò che considera la sua essenza. Andare alla ricerca della propria unicità, e quindi del suo filo unico, corrisponde a entrare in una solitudine che la donna vive con un profondo senso di inadeguatezza: tutta la sua energia è legata all’intreccio, alla fusione, alla capacità di creare rapporti, e le viene chiesto di trovare ciò che appartiene unicamente a lei.

    In questo processo di svelamento, mentre la donna si radica nella sua unicità deve accettare in qualche modo la solitudine che ne consegue; solitudine che verrà sfumata nel momento in cui entrerà in una resa alla sua essenza. È un processo paragonabile all’acqua che emerge alla superficie da una fonte, per cui è necessario non fare resistenza e permettere solo il fluire. Questo movimento consente alla donna di occupare il suo posto nel mondo, riconoscendo di essere sia parte dell’intreccio ma anche qualcosa di unico.

    L’energia maschile, invece, esprime con più immediatezza l’altro Volto di Dio, che onora l’unicità insita in ogni cosa. Per questo l’unicità è qualcosa che reca profonda gioia all’uomo, che lo nutre: essere unico – che non vuol dire staccarsi dagli altri uomini, ma sentire di essere in definitiva solo se stesso – è un movimento che l’uomo riconosce come altamente spirituale. È solo nel suo sentirsi unico, il figlio prediletto di Dio, che l’uomo arriva all’estasi, alla contemplazione della perfezione del mondo; è questo l’aggancio che gli permette di accedere alla visione della divinità.

    Energeticamente, quindi, l’uomo è già pronto non solo a cogliere l’immenso valore e il significato della sua unicità, ma anche a usare tutto il suo potere per esprimere se stesso, perché la sua visione estatica parte da qui. Anzi all’inizio, in una visione ancora parziale, la sua unicità viene riconosciuta come l’espressione completa della divinità. L’uomo è pronto a sacrificare la vita per esprimere se stesso; è pronto a unirsi ad altri uomini, ma sempre nella visione unica. E tramite altri uomini, che rispecchiano la sua visione, sarà possibile formare un corpo unico in grado di portare questa visione a compimento nel mondo.

    Paradossalmente, quando un uomo non riesce a condividere la sua visione, preferisce credersi il genio solitario, l’incompreso, l’unico in contatto con la verità e con Dio, rimanendo così comunque fedele a se stesso, perché è solo attraverso il contatto con la sua unicità che può raggiungere il Volto di Dio che gli è più vicino.

    Questa energia ha retto il mondo finora: gli uomini hanno condiviso le loro visioni creando gli eserciti, i partiti, le coalizioni, per aumentare la loro forza di lasciare nel mondo ciò che per loro rappresentava la giustizia, la pace, il bene. Dio era sempre e solo con loro; non c’è un uomo che non abbia creduto di non avere dalla sua parte Dio stesso. Questo movimento corrisponde sempre al portare nel mondo la propria unicità, condivisa con altri uomini; l’intreccio non è previsto, c’è solo un ampliamento della visione.

    L’uomo che ha questa energia maggiormente in evidenza, nel suo processo di crescita procede in modo diverso da quello femminile: poiché parte già da una definizione precisa del proprio filo unico, della propria verità assoluta, l’espansione può avvenire solo tramite un momento di crisi, di dubbio su di sé. Questo diventa necessario per entrare nell’ascolto e in seguito arrivare a riconoscere che la verità Dio l’ha distribuita equamente in ogni cosa che nasce da Lui. L’uomo deve saperla cogliere apprendendo a rimanere di fronte a ciò che gli appare inizialmente come la negazione di se stesso. Ed è un percorso altrettanto doloroso – perché qualcosa viene frantumato dentro di lui – altrettanto portatore di scompiglio, di confusione, del movimento femminile di contatto con la propria unicità.

    Gli uomini e le donne entrano nel mondo con un’energia gloriosa, in cui amano stare; ma il vero nutrimento richiede di imparare a nuotare nella direzione contraria. Questo perché noi conosciamo già una metà del Volto di Dio e vogliamo imparare a riconoscere l’altra metà, al fine di compiere consapevolmente azioni potenti.

    L’uomo compie azioni di amore potente quando riesce a cogliere le infinite sfumature che appartengono alla vita, onorandole tutte, pur rimanendo profondamente in contatto con la sua sfumatura unica. Mentre per la donna l’azione d’amore potente si compie quando riesce a rimanere di fronte al suo filo unico, senza nessuna concessione: «Questa è la mia visione, con questa visione io vado nel mondo ed è il mondo che deve piegarsi alla mia visione, non io fare concessioni al mondo».

    3. Il processo creativo

    Partiamo dal presupposto che l’anima ha al suo interno sia l’energia maschile sia quella femminile che scorrono l’una sull’altra in armonia e in nutrimento reciproco. Questa realtà divina, vissuta come appagante, non è conosciuta nella sua specificità nel senso che c’è anche un’inconsapevolezza rispetto a queste due correnti dinamiche e al ruolo che esse esercitano nel processo creativo. Per questo, nel momento in cui l’anima si incarna, inizia un percorso di acquisizione di conoscenza; e ciò che l’anima vuole svelare a se stessa è l’energia di Dio, che è anche profondamente duale.

    Non può essere un caso che il mondo si esprima nella dualità, perché quello che caratterizza in modo così pregnante la vita sulla Terra appartiene anche al Cielo. Pertanto, il processo duale appartiene anche alla divinità, non come separazione, ma come distinzione; e lo scorrimento energetico può avvenire solo quando i due poli vengono posti l’uno di fronte all’altro a una distanza precisa. Se le due energie si allontanano, nulla può essere creato, perché non avviene il passaggio energetico; se si avvicinano eccessivamente c’è uno scontro e ognuna respinge l’altra. Invece è solo nello stare di fronte in pieno radicamento reciproco, con una conoscenza di ciò che appartiene a ciascuno e nello stesso tempo con uno sguardo che riesce a cogliere la realtà dell’altro, che avviene il nutrimento e l’espansione della coscienza.

    L’anima si manifesta per mezzo di queste due totalità che devono scoprire sia la propria perfezione, sia riconoscere la stessa perfezione in qualcosa che appare come opposto, e quindi viene vissuto come ombra; mentre in realtà sono distinzioni necessarie alla creazione. Ogni passaggio creativo è legato alla capacità di riuscire a stare alla distanza giusta da ciò che inizialmente è visto come altro da sé, senza spaventarsi, senza ritrarsi, giacché è solo nel riconoscimento del movimento duale come processo creativo che può avere inizio lo svelamento di qualcosa di nuovo.

    Il riconoscimento del principio opposto, però, ha delle forti connotazioni di genere. La donna, che incarna maggiormente l’energia femminile, in qualche modo riconosce come sua verità interiore che non ci può essere nulla che sia solo ombra, perché tutto ha avuto origine dal potere creativo di Dio. Questo sentire appartiene proprio al piano fisico, anche se può essere vissuto nella più totale inconsapevolezza: il corpo segna le donne nella loro appartenenza all’energia femminile anche quando fanno scelte di campo maschili per sopravvivere in un mondo che le nega.

    Per questo ogni donna sente, anche se in modo vago, che non esiste nulla che le sia totalmente estraneo, non perché non veda la differenza – anzi a volte inorridisce per la differenza che vede – ma perché non riesce a staccare lo sguardo per andare oltre. Proprio non riesce, anche se vorrebbe, perché ciò che vede suscita un tale orrore che la donna vorrebbe passare all’occultamento, o andare via, non occuparsi più di ciò che la ferisce, che l’annienta, di ciò che vive come devastante. La mente, la volontà, vorrebbero volgere lo sguardo da un’altra parte, addirittura evolversi, andare in altre dimensioni, anche se profondamente la donna sa che questa sensazione di estraneità è un’illusione, che questa cosa che la sta devastando in qualche modo le appartiene, perché tutto ciò che esiste ha origine da queste due energie, maschile e femminile, che stando maestosamente l’una di fronte all’altra permettono il passaggio creativo. Per questo ciò che riesce a contenere l’alterità della creazione, ad accoglierla nel suo ventre, ad accudirla, accarezzando tutte le parti molli, inconsapevoli di loro stesse, appartiene all’energia femminile. Di conseguenza è la donna che è atta a vedere di là dal velo, riconoscendo la manifestazione di Dio in ogni Sua creatura, anche quando è più nascosta: questa è la specificità dell’energia femminile che viene messa in campo.

    L’uomo, il polo che appartiene all’energia maschile, di fronte a questa visione di iniziale imperfezione prova un senso di orrore e tenderebbe a ritrarsi, perché la sua energia è di sostegno per la crescita, di sconfitta dei pericoli esterni, perché ciò che lui crea possa andare con onore nel mondo. Tuttavia, per fare questo, deve credere totalmente nella sua creatura; mentre ogni volta che vede un bruco, non riuscendo a scorgere ciò che non è ancora compiuto, si lascia schiacciare dalla sua visione.

    Per questo la donna è più atta energeticamente a fare un passo avanti, ricreando quella distanza che permette l’atto creativo per entrambi. Perché l’atto creativo può avvenire solo quando l’uomo e la donna restano l’uno di fronte all’altro in piena signoria e con uno sguardo aperto, vigile, per cui – pur sentendo la propria appartenenza e la propria specificità di genere – avvertono anche che nello sguardo posato l’uno sull’altro avviene uno svelamento ulteriore, e quindi un ampliamento per entrambi.

    4. La ricerca del divino legata al genere

    Ogni energia ha una modalità di ricerca cui aderisce normalmente, anzi che considera unica, la chiave necessaria per aprire tutte le porte, perché non riconosce l’esistenza di altre chiavi. E questo è stato il problema degli uomini e delle donne: credendo che ci fosse una sola

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