L’arte di ottenere ragione
3.5/5
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Info su questo ebook
Introduzione e traduzione di Gian Carlo Giani
Pubblicati postumi, questi 38 stratagemmi di Schopenhauer rappresentano un utile strumento per trasformare qualsiasi disputa in una vittoria.
Non importa se l’opinione sia giusta o sbagliata, vera o falsa: esistono modi precisi per ribaltare le discussioni e superare dialetticamente chiunque. Sono precetti di immediata applicabilità, quasi i princìpi di una scienza, e spaziano dalla nobile disamina delle parole dell’avversario fino ad astuzie retoriche in grado di sgretolare le certezze di chi ci fronteggia: sfruttare i pregiudizi altrui, generalizzare e banalizzare, suscitare nell’avversario la confusione con domande inaspettate o l’ira con affermazioni provocatorie, proporre in tono denigratorio l’opposto della propria tesi al solo scopo di evidenziarne l’assurdità, fino a spingersi all’estremo dello sproloquio privo di senso o dell’offesa diretta, pur di ricacciare indietro l’oppositore.
Arthur Schopenhauer
nacque il 22 febbraio 1788 a Danzica. Quando la città passò sotto il controllo prussiano, il padre, ricco banchiere, si trasferì con la famiglia ad Amburgo. Studiò in Francia e Inghilterra, e alla morte del padre, suicida, andò a vivere con la madre a Weimar. Nel 1813 si ritirò a vita appartata a Jena, per preparare la tesi per l’abilitazione Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente, tuttavia non ottenne mai la cattedra a Berlino alla quale ambiva. Nel 1831 si ritirò definitivamente a Francoforte, dove compose tra le altre opere anche la sua ultima, Parerga e paralipomena (1851), e dove morì il 21 settembre 1860. Di Schopenhauer la Newton Compton ha pubblicato La saggezza della vita. Aforismi, Saggio sulla visione degli spiriti e Il mondo come volontà e rappresentazione.
Arthur Schopenhauer
Nació en Danzig en 1788. Hijo de un próspero comerciante, la muerte prematura de su padre le liberó de dedicarse a los negocios y le procuró un patrimonio que le permitió vivir de las rentas, pudiéndose consagrar de lleno a la filosofía. Fue un hombre solitario y metódico, de carácter irascible y de una acentuada misoginia. Enemigo personal y filosófico de Hegel, despreció siempre el Idealismo alemán y se consideró a sí mismo como el verdadero continuador de Kant, en cuyo criticismo encontró la clave para su metafísica de la voluntad. Su pensamiento no conoció la fama hasta pocos años después de su muerte, acaecida en Fráncfort en 1860. Schopenhauer ha pasado a la historia como el filósofo pesimista por excelencia. Admirador de Calderón y Gracián, tradujo al alemán el «Oráculo manual» del segundo. Hoy es uno de los clásicos de la filosofía más apreciados y leídos debido a la claridad de su pensamiento. Sus escritos marcaron hitos culturales y continúan influyendo en la actualidad. En esta misma Editorial han sido publicadas sus obras «Metafísica de las costumbres» (2001), «Diarios de viaje. Los Diarios de viaje de los años 1800 y 1803-1804» (2012), «Sobre la visión y los colores seguido de la correspondencia con Johann Wolfgang Goethe» (2013), «Parerga y paralipómena» I (2.ª ed., 2020) y II (2020), «El mundo como voluntad y representación» I (2.ª ed., 2022) y II (3.ª ed., 2022) y «Dialéctica erística o Arte de tener razón en 38 artimañas» (2023).
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Recensioni su L’arte di ottenere ragione
191 valutazioni3 recensioni
- Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Herr Schopenhauer is the master of understanding a conflict; its- versions, progression and the knack of its decimation. This book makes a wonderful complement for his other book The art of always being Right. If you are sort of a being who would consider yourself philosophically inclined, you should not let go of the wisdom in both these books. They would, if understood rightly and applied aptly, come most handy in feverish University debates to Boardroom meetings than any other self help nonsense that would be found floating around out there. The only drawback being, most of it has to be used when people are reasonable; unfortunately in most disagreements, people become unreasonable.
PS- Philosophically inclined would presuppose basic understanding of premises and schools; not Bachs, Coelho, Pirsigs. Thanks. - Valutazione: 4 su 5 stelle4/5This is as near as heavyweight German philosophers come to letting their hair down and having a good laugh (ok, Schopenhauer's hair naturally tended upwards, but you know what I mean). What in our time would have been a highly profitable little "How-to" book, this was actually written with satirical intent, in mock-defence of the proposition that in academic life it is more important to win the argument than to have the truth on your side.Schopenhauer gives us a short introduction, heavily laced with references to Aristotle and other authorities, on the history of arguments as objects of philosophical enquiry, and then offers thirty-eight infallible strategies for winning one. The choice of thirty-eight is a masterful touch, of course. Had he taken ten, or fifty, or 1001, we would say "this is just another of those list books". But thirty-eight is a number that doesn't fit into any pattern: we feel that he must have picked it simply because he knew of precisely thirty-eight strategies worth documenting. Perhaps that should have been point 39: "If you use a list of heads of argument, never pick a predictable number..."This sort of book works because it documents what we already know in an amusing way, not because it teaches us something new (cf. Scott Adams's Dilbert character). If you have ever lost an argument when you knew you were right, you will have seen at least some of the thirty-eight deployed against you: you have probably also used most of them against other people at one time or another. Schopenhauer somehow doesn't sound like the sort of person to have lost many arguments, but presumably he had some personal experience to fall back on too. And more than likely some of the examples he cites were not just random, but digs at specific people. Fun, anyway.
- Valutazione: 4 su 5 stelle4/5I mean, this is basically the single greatest self-help book ever written, so there's that. It's hilarious, too. Schopenhauer was a real dreamboat.
Anteprima del libro
L’arte di ottenere ragione - Arthur Schopenhauer
485
Titolo originale: Die Kunst Recht zu behalten
Traduzione di Gian Carlo Giani
Prima edizione ebook: settembre 2013
© 2013 Newton Compton editori s.r.l.
Roma, Casella postale 6214
ISBN 978-88-541-6115-3
www.newtoncompton.com
Edizione elettronica realizzata da Gag srl
Arthur Schopenhauer
L’arte di ottenere
ragione
Introduzione e traduzione di Gian Carlo Giani
Edizione integrale
Newton Compton editori
Introduzione
Nella vastissima messe del lascito manoscritto dell’Autore, questo breve trattato figura senza titolo e senza datazione. Quest’ultima è assegnata dalla critica agli anni 1830-1831, in virtù delle corrispondenze tematiche rinvenute nelle ultime lezioni berlinesi del filosofo; ma riflessioni sulla storia e la teoria della Dialettica, in lui maturate sino alla formulazione della Dialettica eristica, ovvero dell’arte di disputare allo scopo di prevalere per fas et nefas, cioè a ragione o a torto, di contro alla Logica, intesa soltanto alla verità obiettiva, sono sparse in numerosi scritti precedenti, a partire dall’autunno 1819; basti pensare in particolare allo Skizze einer Abhandlung über die Ehre (Abbozzo di un trattato sull’onore), iniziato nel marzo 1828, e utilizzato nel secondo esempio dello Stratagemma n° 2, che illustra l’Omonimia (Arthur Schopenhauer, Der handschriftliche Nachlaß in fünf Bänden, hrsg. A. Hübscher, Bd. 3, Berliner Manuskripte, 1818-1830, München, Deutscher Taschenbuch Verlag, 1985, pp. 679, 680; che abbrevieremo con HN nelle citazioni successive).
Le più antiche annotazioni sul tema della Dialettica eristica appaiono nei primi manoscritti, quelli del 1817; seguono quelle nelle lezioni di filosofia (1819-1820); nel Reisebuch (Libro di viaggio), p. 112, del 1820; e nel Foliant (Libro in folio), p. 119, del 1821. Nei posteriori libri manoscritti, da Adversaria, p. 74, del 1828, in poi, numerosi sono i luoghi in un certo rapporto con l’Eristica; ma un esplicito riferimento alla Dialettica eristica lo troviamo soltanto nel Cholerabuch (Il libro del colera), p. 73, del 1832 (HN, p. 700). Per quale ragione lo scritto sia rimasto inedito e mancante di una redazione definitiva, benché lo si possa ritenere sufficientemente concluso, lo apprendiamo dal vol. II, cap. 2, § 26 dei Parerga e Paralipomena, Haffmans Verlag AG Zürich, 1988; in cui Schopenhauer dichiara di aver raccolto e illustrato con esempi una quarantina di artifici o stratagemmi, in aggiunta ai nove prospettati inizialmente (pp. 36, 37), frequentemente ricorrenti nella disputa fra due avversari, e costituenti materiale per una progettata Dialettica eristica in senso proprio, che si sarebbe presentata come un complemento di quella tecnica della ragione
, formata da Logica, Dialettica e Retorica (p. 32), descritta in quel vol. II, cap. 9 de Il mondo come volontà e rappresentazione, contenente i Supplementi ai quattro libri dell’opera maggiore, esposta nel vol. I.
Principale fonte dichiarata per il nuovo lavoro è individuata nei Topica di Aristotele, cioè in quei libri logici dell’Organon «che espongono i sillogismi ipotetici e verisimili, cioè il metodo di argomentazione soltanto probabile» (Enciclopedia filosofica, Venezia-Roma, Istituto per la Collaborazione culturale, 1957, vol. IV, sub vocem Topica). Scritti fondamentali dell’Organon sono gli Analitici primi, dedicati al sillogismo in generale nella sua struttura formale; e gli Analitici secondi, che trattano del sillogismo scientifico, che fonda la autentica dimostrazione partendo da premesse vere. «Quando le premesse anziché vere sono semplicemente probabili, cioè fondate sull’opinione, allora si avrà il sillogismo dialettico, che Aristotele studia nei Topici» (G. Reale, Storia della filosofia antica, Milano, Vita e Pensiero, 1987, vol. II, p. 563); egli ritiene Zenone di Elea «l’inventore della Dialettica, intesa come arte di argomentare partendo non già da premesse vere, ma da proposizioni ipotetiche ammesse dall’avversario» (N. Abbagnano, Storia della filosofia, Torino, Unione Tipografico-Editrice Torinese, 1958, vol. I, p. 34). L’Analitica è pertanto la dottrina del sillogismo, del quale lo Stagirita nelle Confutazioni sofistiche si dichiara scopritore, e sulla quale fonda la Logica. Ciò che importa nel sillogismo formale è il ragionamento coerente, mentre non si considera la verità del contenuto. Gli eristi confutavano l’avversario con argomentazioni capziose, corrette in apparenza, tese a ingannare l’interlocutore. L’Eristica, tuttavia, che consente di disputare su tutto e di confutare ogni risposta, indipendentemente dalla verità, secondo la definizione platonica (Sofista, 225c; Eutidemo, 278d e 272a-b), fa dei suoi cultori dei «mercenari di parole» (Teeteto, 165d), che impongono le proprie tesi attraverso argomentazioni capziose, traendo in inganno la buona fede dell’avversario (Sofista, 233c).
Questa nuova arte si presenta dunque come una Dialettica degenere, propria dell’ultima Sofistica, trasformatasi in Eristica, arte di confutare qualsiasi affermazione a prescindere dalla sua verità o falsità. Suoi rappresentanti furono i fratelli Eutidemo e Dionisodoro, protagonisti dell’Eutidemo platonico, nei quali la parola si degrada in un vuoto verbalismo. Lo scritto anonimo Discorsi doppi, apparso intorno al 400 a.C., esponendo due argomentazioni antitetiche sullo stesso argomento, riduce la ricerca filosofica a una mera esercitazione logica. Sapienti, secondo l’accezione originaria, maestri di cultura (paideia), i sofisti assegnavano alla filosofia un compito contingente: quello di formare l’uomo politico e di promuoverne l’affermazione mediante l’insegnamento dell’oratoria e della confutazione polemica, secondo una tecnica della persuasione fine a se stessa. Protagora nega ogni verità oggettiva. Per lui tutte le opinioni sono vere. «Se è vero che non esistono valori morali assoluti, e quindi un bene assoluto, è tuttavia vero che esiste qualcosa che è più utile, più conveniente e perciò più opportuno. Il sapiente non è colui che conosce gli inesistenti valori assoluti, ma colui che conosce questo relativo più utile, più conveniente e più opportuno, e lo sa attuare e fare attuare» (G. Reale, op. cit., vol. I, p. 235). Per Gorgia, di contro, tutto è falso; l’essere non esiste, è inconoscibile e incomunicabile. Egli «nega qualsiasi validità alla doxa [opinione], considerandola la più infida di tutte le cose
. Gorgia cerca dunque una terza via fra l’essere e il fallace apparire, fra Verità [aletheia] e doxa... Il