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Il Mistero della Vita e della Forma
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E-book342 pagine4 ore

Il Mistero della Vita e della Forma

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Info su questo ebook

Se l’Universo è un universo di pensiero,
allora la sua creazione dev’essere stata
un atto del pensiero
Jinarajadasa era un discepolo di C.W. Leadbeater, uno degli scrittori teosofici più chiari e più prolifici del tardo diciannovesimo secolo e del primo Novecento, con il quale diede vita a una corrente di pensiero chiamata "Neo-Theosophy", che Jinarajadasa presenta qui. Il testo è un resoconto chiaro e leggibile della mappa dell'universo frutto di questa nuova visione.
 «Il Cosmo intero è scaturito dal Pensiero Divino.
Questo pensiero impregna la materia che è coeterna
con la Realtà Unica; e tutto ciò che vive e respira
è il prodotto delle emanazioni dell’immutabile Unità,
la Radice Unica eterna».
 Possa questo libro aiutare gl’insoddisfatti dei dogmi, coloro a cui non persuadono le interpretazioni delle Sacre Scritture ed i racconti puerili che ne derivano, quanti aspirano ad una visione ampia e completa dei problemi della Vita, e portare un contributo a quanti vogliono studiare seriamente i Misteri della Vita.
 
LinguaItaliano
Data di uscita13 apr 2019
ISBN9788869374241
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    Anteprima del libro

    Il Mistero della Vita e della Forma - C. Jinarajadasa

    ​CONCLUSIONE

    ​PREFAZIONI DELL’AUTORE

    IL SISTEMA SOLARE IN FORMA DI FIORE

    PREFAZIONE DELL’AUTORE ALLA I EDIZIONE

    Questo libro è la raccolta di una serie di confe­renze tenute a Chicago nel 1909. Feci allora il tenta­tivo di esporre a un numeroso pubblico la teosofia con l’aiuto di diagrammi. Le diapositive furono quindi proiettate su di uno schermo mediante una lanterna magica. Potemmo constatare che il pub­blico ricavava considerevole vantaggio dal poter guar­dare il diagramma mentre ascoltava la parola del conferenziere.

    Terminata la serie di conferenze avevo l’intenzione di metterle in iscritto per pubblicarle. I clichés furono preparati subito e i primi tre capitoli appar­vero nel 1910 in The Theosophic Messenger, giornale della Sezione Americana della Società Teosofica. Il fatto che mi sono occorsi undici anni per completare i rimanenti dodici capitoli servirà a dimostrare quanto sia occupata la vita di un Teosofo attivo, tra le con­ferenze, la corrispondenza, il lavoro letterario ed i viaggi. Tuttavia non deploro il ritardo nel comple­tare il lavoro poiché gli anni trascorsi hanno appro­fondito i miei studi teosofici e mi hanno così reso capace di meglio esporre il mio argomento.

    Molti Teosofi cooperarono volonterosamente allo schema di questo libro e tra essi devo grazie speciali al Sig. R. E. Packard, che nel 1909 a Chicago disegnò i diagrammi originali per le diapositive. Metà dei diagrammi contenuti in questo libro furono prepa­rati da lui. Terminato il suo lavoro di disegnatore alle Ferrovie egli, per tre mesi, dedicò le sue serate a tracciare i diagrammi secondo le mie indicazioni. Al Sig. Claud F. Bragdon sono dovuti due diagrammi, figure 67 e 78. I solidi Platonici (fig. 81 e 124) sono ricavati dai bellissimi modelli costruiti dal Sig. G. E. Hemus di Auckland ed accuratamente fotografati dal Sig. Ragnar Lindberg della stessa città. Le figure 87, 88 e 123 sono opera del Sig. E. Warner di Sydney.

    Sono tenuto a varie pubblicazioni per alcuni dei diagrammi; la fig. 5 è tolta dal First Course in Zoology di T. W. Galloway; le figure 14 e 15 dal Knowledge and Scientific News; le figure 21-24 dal L’Atlantide di Scott Elliott (le carte originali furono tut­tavia disegnate da C. W. Leadbeater) ; la figura 48 da «Splendour of the Heavens» di Hutchinson; la fig. 94 devo alla cortesia degli editori delle immagini della Mitologia Indiana di Ravi Varma; la fig. 125 è tolta dalla Mineralogia Generale di L. Bombicci (Milano).

    Ulteriori chiarimenti sono dati alla fine del libro.

    Devo anche ringraziare la Sezione Americana della S. T. per avermi concesso, a mezzo del Dr. Weller Van Hook (Segretario Generale della Sezione dal 1907 al 1911), sessantacinque dei clichés adoperati nel libro, originariamente preparati per il Theosophic Messenger.

    Per tutti i diagrammi non vi sono diritti d'au­tore e chiunque lo desidera può ristamparli quali sono, oppure modificarli come meglio crede.

    Giugno 1921.

    C. J.

    PREFAZIONE ALLA V EDIZIONE

    Allo scopo di dare al mio pensiero maggior chia­rezza e precisione, ho riveduto tutti i capitoli. Fatta eccezione per il nuovo Cap. XII, il libro non è cam­biato, tranne qualche piccola correzione od aggiunta.

    Il Cap. XII, su «Il Messaggio di Bellezza della Natura», ha lo scopo, io spero, di completare l'esame del processo evolutivo esposto nel libro. La scienza d'oggi, specialmente in Inghilterra, è pronta ad accet­tare il postulato di un «Puro Matematico» il cui pen­siero costruisce la struttura dell'universo. Ma anche questo passo innanzi rispecchia una assai piccola parte della realtà.

    Finchè la concezione della natura, come una rive­lazione della Bellezza e insieme della Legge, rimarrà compito esclusivo della Scienza, tutta la verità riguar­dante le operazioni della natura non potrà essere realizzata, lo spero che il nuovo capitolo possa aiu­tare lo studioso a sentire, anche solo un poco, il mistero della Bellezza nel processo cosmico.

    Coimbra (Portogallo), 24 febbraio 1938

    C. J.

    ​INTRODUZIONE

    La Teosofia è la sapienza che deriva dallo stu­dio dell’evoluzione della vita e della forma. Questa sapienza esiste già poiché una serie ininterrotta di indagatori dei misteri della natura, dotati delle fa­coltà necessarie allo scopo, ha per lunghe età perse­guito questo studio. Questi indagatori, chiamati i Maestri della Sapienza, sono quelle anime umane che nel corso del processo evolutivo hanno trasceso lo stadio dell’uomo e raggiunto quello dell’«Adepto».

    Quando l’uomo diviene Adepto acquista la cono­scenza mediante l’investigazione e l’esperimento. La conoscenza raggiunta sin qui da una serie ininterrotta di Adepti è la Teosofia, la Sapienza Antica.

    Raggiunto lo stadio di Adepto, l’uomo cessa di essere soltanto un frammento nel processo evolutivo e diviene Maestro e fattore dirigente di tal processo, sotto la suprema direzione di una grande Coscienza che in Teosofia è chiamata il LOGOS. Come cooperatore del LOGOS il Maestro può vedere la Natura dal punto di vista di LUI e, fino ad un certo punto, esaminarla non qual creatura, ma qual Creatore in breve analisi questa è la Teosofia del giorno d’oggi.

    Questi Maestri della Sapienza, agenti del LO­GOS, dirigono il processo evolutivo in tutte le sue fasi e ciascuno di essi ha l’alta direzione del pro­prio speciale dipartimento nell’evoluzione della vita e della forma. Essi formano la cosiddetta Grande Ge­rarchia, o Grande Fratellanza Bianca; dirigono la costruzione e la distruzione delle forme nel mare e sulla terra; guidano il sorgere e il tramontare delle nazioni, dando a ciascuna quel tanto dell’Antica Sa­pienza che è necessario al suo sviluppo e che essa può assimilare.

    Talvolta questa Sapienza è data indirettamente mediante i ricercatori della conoscenza, ispirati a loro insaputa a nuove scoperte; talvolta è data diret­tamente, sotto forma di rivelazione.

    Tutti e due que­sti metodi sono osservabili ora nel ventesimo secolo. I Maestri della Sapienza, che hanno in loro cura l’evoluzione di tutto ciò che vive, danno indiretta­mente la Sapienza — la scienza dei fatti — ispi­rando e guidando invisibilmente gli uomini di scienza; direttamente l’hanno data in un insieme di conoscenze note sotto il nome di Teosofia.

    La Teosofia è quindi, in un certo senso, una rive­lazione, ma è la rivelazione di una conoscenza, da parte di quelli che l’hanno scoperta, a coloro che ne sono ancora ignari.

    Per chiunque la studi non può al principio costituire altro che un’ipotesi; può dive­nire conoscenza propria e personale solo mediante l’esperimento e l’esperienza.

    Nella Teosofia oggi non abbiamo la piena cono­scenza di lutti i fatti; ci sono stati dati solo alcuni fatti importanti e alcune leggi generali, sufficienti a spronarci allo studio ed alla scoperta, ma che lasciano tuttavia innumerevoli lacune da colmare.

    Alcune sono man mano colmate dai nostri studiosi, ma la conoscenza che possediamo è una goccia nell’oceano rispetto a ciò che rimane da scoprire e da rivelare.

    Il poco che abbiamo ha tuttavia un fascino meravi­glioso e rivela ovunque nuova bellezza ispiratrice.

    La Teosofia oggi, nella moderna letteratura Teo­sofica, si occupa principalmente dell’evoluzione della vita.

    Ma la conoscenza circa l’evoluzione della forma, raccolta in ogni ramo della scienza moderna, fa ugualmente parte della Sapienza Antica. Vi sono in entrambe lacune da colmare, ma, giustamente con­siderate, si completano a vicenda.

    In questa esposizione di Teosofia, come in ogni opera scientifica, vi sono di necessità due elementi. Un’autore espone i fatti accettati da tutti o dalla maggioranza degli investigatori scientifici, ma allo stesso tempo può includere il risultato dell’opera di alcuni pochi o anche dei propri studi, risultato che può richiedere conferma o revisione.

    Nel corso del suo lavoro egli può, incoscientemente o per man­canza di rigido allenamento scientifico, non separare sufficientemente questi due elementi. Allo stesso modo pur potendosi considerare «Teosofiche» le idee fon­damentali di quest’opera e ritenere che costituiscano un’esposizione abbastanza esatta della conoscenza rivelata dai Maestri della Sapienza, vi sono però delle parti che non pretendono essere incluse in que­sta definizione. Ma poiché ciascuno deve scoprire la Verità per conto proprio, gli altri non possono fare altro che indicare la via. Le verità scientificamente provate e ciò che può essere solo un punto di vista personale ed erroneo debbono ugualmente essere sot­toposti allo stesso criterio di prova.

    Quantunque la Teosofia nelle sue idee fonda­mentali sia una rivelazione, pur non costituisce una autorità per alcun individuo, a meno che non vi cor­risponda l’assenso del suo intimo io. L’uomo deve attenersi alla più nobile teoria della vita che il cuore e la mente gli permettono di concepire e questo libro è scritto per mostrare che simile teoria si trova nella Teosofia.

    ​CAPITOLO I L’EVOLUZIONE DELLA VITA E DELLA FORMA

    Per ben comprendere la Teosofia non vi è migliore preparazione di una conoscenza estesa e generale della scienza moderna. La scienza si occupa dei fatti, li classifica, e scopre delle leggi; la Teo­sofia tratta dei medesimi fatti e quantunque li clas­sifichi diversamente, le conclusioni sono in massima le stesse. Quando differiscono, non è perché la Teo­sofia metta in dubbio i fatti accertati dagli scien­ziati, ma semplicemente perché prima di trarne le conclusioni essa prende in considerazione altri fatti che la Scienza moderna o trascura o non ha ancora scoperto. Fino a tanto che i fatti rimangono gli stessi non vi è che una Scienza sola; ciò che è rigorosa­mente scientifico è Teosofico, e ciò che è veramente Teosofico è in pieno accordo con tutti i fatti e quindi è scienza nel più alto senso della parola.

    La più grande conquista della scienza moderna è il concetto offerto alle menti riflessive che i feno­meni dell’esistenza sono fattori di un grande pro­cesso chiamato Evoluzione. Cerchiamo di comprEn­dere in linea generale che cosa significa l’evoluzione secondo la scienza e saremo in grado di comprendere ciò che significa secondo la Teosofia.

    Consideriamo per prima cosa la grande nebulosa situata in Orione (fig. 1). E' una massa caotica di materia in stato incandescente e del diametro di milioni e milioni di chilometri. E’ una massa vaga, nebulosa, piena di energia; ma, per quanto possiamo vedere, tale energia non compie alcun lavoro utile.

    Ma vi sono altre nebulose che ci danno la dimo­strazione di un preciso intento nell’evoluzione. La nebulosa nella costellazione dei Canes Venantes non ruota soltanto intorno al centro, ma essa appare anche divisa in due sezioni o braccia. La materia di ciascun braccio, mentre conserva il suo moto rota­torio, si va lentamente condensando attorno ad uno o più nuclei. Ciascun nucleo diventerà una stella.

    Un processo analogo può essere formulato per il successivo stadio di evoluzione. La materia di cia­scuna stella subirà un cambiamento. Sia a causa della sua condizione interna, sia per l’attrazione di una stella di passaggio nelle vicinanze, si svilupperanno dei centri sussidiari. La materia nebulare si conden­serà attorno ad essi e lentamente questi centri diven­teranno pianeti rotanti attorno al nucleo centrale della stella. Così, per quanto riguarda la nostra stella, il Sole, notiamo che la sua evoluzione è com­piuta; esso è oggi un sistema solare ordinato, con un sole centrale e dei pianeti che gli girano attorno (fig. 3).

    Quale sarà lo stadio successivo? Per certo saranno già apparsi entro il sistema solare gli elementi chi­mici più leggeri. L’idrogeno, il carbonio, l’azoto, l’ossigeno, il fosforo, il calcio, il ferro ed altri esi­steranno già; formeranno certe combinazioni ed allora si manifesterà la prima apparenza di Vita. Una parte della materia sarà divenuta protoplasma, prima forma di Vita. Quale sarà allora lo stadio successivo?

    Fig. 1. - La grande nebulosa di Orione.

    Fig- 2. - La nebulosa spirale dell’Orsa Maggiore

    Anche questo protoplasma si aggruppa e forma delle combinazioni, dando origine ad organismi vege­tali ed animali. Osserviamo anzi tutto ciò che avviene quando appaiono i primi organismi vegetali.

    Fin dal principio in questa materia vivente si manifestano due attività: l’una, prodotta dal desi­derio che ha l’organismo di conservare la propria vita più a lungo possibile, mediante la nutrizione; l’altra, prodotta dall’impulso di generare un altro organismo simile a sé. Sotto lo stimolo di questi due istinti, «evolverà»; vale a dire vedremo l’orga­nismo semplice assumere una struttura complessa.

    Questo processo continuerà attraverso stadi successivi, finché lentamente, su ciascun pianeta, sorgerà un re­gno vegetale quale abbiamo sul nostro (fig. 4). Ogni stadio successivo si svilupperà dal precedente; cia­scuno sarà organizzato in modo da essere meglio ca­pace di prolungare la propria esistenza e di ripro­dursi. Ciascuno sarà più «evoluto» di quello che lo precedette. Dagli organismi unicellulari, bacteri, alghe e funghi, si svilupperanno le piante crittogame, capaci di disseminare la propria progenie in una nuo­va maniera. Più tardi si svilupperà un mezzo migliore di propagazione per mezzo di semi; più tardi ancora verrà lo stadio delle piante produttrici di fiori in cui l’organismo individuale, col minimo dispendio d’energia riterrà la propria vita, dando allo stesso tempo origine a numerosa progenie. Di stadio in sta­dio, l’accresciuta complessità permette all’organismo di «vivere» meglio, vale a dire, di riprodursi col minimo dispendio di forza, di prolungare la propria vita ed allo stesso tempo di produrre un tipo di pro­genie dotata di nuove e maggiori potenzialità di auto-espressione.

    Un processo di evoluzione simile ha luogo nel protoplasma allorché evolve il regno animale. Dai protozoi, semplici organismi unicellulari, derivano di stadio in stadio i vari gruppi degli invertebrati (fig. 5). Dai semplici organismi unicellulari agli organismi multicellulari provvisti di tessuti, di cir­colazione e di sistema nervoso, la complessità va sempre aumentando da un gruppo all’altro. Quindi lo sviluppo degli organismi fa un nuovo passo allor­ché il lascio dei nervi centrali si riveste di vertebre ed appaiono i vertebrati. Da uno degli ordini dei vertebrati, i rettili, derivano i mammiferi. Tra i mam­miferi superiori, appaiono i primati. In quest’ultimo ordine del regno animale il più perfettamente orga­nizzato è l’Uomo.

    Gli istinti della conservazione e della riprodu­zione si trovano anche nel regno animale. A misura che la struttura diventa più complessa, l’organismo è meglio capace di adattarsi ai mutamenti dell’am­biente, meglio capace, con sempre minor dispendio di forza, di vivere e di produrre organismi simili a sé. Ma tra i vertebrati superiori appare un nuovo elemento di vita.

    Se esaminiamo la vita in generale nelle sue forme ascen­denti, vediamo che nelle creature più basse le energie sono completamente assorbite dal sostentamento proprio e della razza.

    Ogni miglioramento nell’organismo effettuando un’economia di qualche specie, rende più facile la conservazione della vita; onde le energie prodotte da una data quantità di cibo sono più che sufficienti a provvedere per l’indivi­duo e per la progenie: rimane una certa parte d’energia non adoperata. Risalendo alle creature di tipo superiore, le quali hanno strutture più sviluppate, vediamo che questo sopra­vanzo d’energia diventa sempre maggiore; e nei tipi più alti vi sono lunghi intervalli di riposo nella ricerca del cibo, durante i quali non è infrequente il dispendio spontaneo del sopravanzo d’energia in quel piacevole uso delle facoltà chiamato gioco.

    Bisogna riconoscere l’applicabilità di questa verità generale anche alla vita nelle sue l'orme più perfette, alla vita umana come .ad ogni altra vita. Sotto un certo aspetto il progresso dell’umanità è un mezzo per liberare sempre maggior copia di vita disponibile per la ricreazione, per la piacevole cultura, per le soddisfazioni estetiche, per i viaggi, per i giuochi.

    Dalla nebulosa caotica di una volta All’uomo di oggi il quale pensa, gioca ed ama — questo è il processo chiamato Evoluzione. Un caos è divenuto un cosmos, con eventi ordinati, che la mente umana può classificare sotto il nome di leggi: l’«a-dharma» instabile è divenuto il «dharma» stabile. Nel dia­gramma che segue (fig. 6) si vedono gli stadi osser­vabili a misura che l’UNO diventa i Molti, che il disordine diviene ordine.

    E’ vero che mente d’uomo non vide mai il prin­cipio del processo, né ha potuto seguirlo continua- mente fino ad oggi, in modo da poter descrivere ogni passo dell’evoluzione mediante l’osservazione diretta e da poter dire che l’evoluzione è un fatto. Possiamo soltanto ricostruire tal processo osservando diverse specie di nebulose, studiando la struttura di organismi estinti e viventi, ricostruendo l’insieme da frammenti tolti qua e là. Nessuno può dire che l’universo con tutte le sue complessità non sia venuto all’esistenza poche migliaia d’anni fa, immediata­mente prima che cominciasse la tradizione storica; e nessuno può dire che l’universo non cesserà di esistere domani, ma l’uomo non rimane soddisfatto considerando soltanto i brevi momenti del presente, che la sua coscienza può registrare; ha bisogno di qualche concetto della natura, che contenga un pas­sato ed un futuro. Questo passato e questo futuro sono esposti, in larga parte per analogia, nel pro­cesso chiamato evoluzione. In un senso, l’evoluzione è un’ipotesi: ma è la più soddisfacente ipotesi avanzata fin qui nella storia dell’umanità ed è anche un ipotesi che una volta accettata trova la sua ap­plicazione in tutti i campi.

    Fig. 6 .

    Per quanto affascinante sia l’esame del cosmos alla luce dell’evoluzione, quale è insegnala dalla scienza moderna, è tuttavia elemento di sconforto la parte insignificante che l’individuo ha nel dramma infinito. La natura nell’opera «d’evoluzione» pro­diga le sue energie costruendo una forma dopo l’altra, ma appare di una prodigalità terribile perché pro­duce molte più forme di quante può sostentare. Il tempo non ha valore e l’individuo ne ha ben poco, e in ogni caso soltanto mentre vive. Durante la breve vita dell’individuo la natura gli sorride, lo accarezza, come se ogni cosa fosse stata disposta per il suo benessere. Ma dopo che egli ha compiuto l’atto che essa lo guida a commettere, dopo che si è riprodotto od ha leggermente modificato con la sua vita l’ambiente per gli altri, sopravviene la morte ed egli è annientato. Quell’Io sono Io che ci spinge a vivere, a lottare, a cercare la felicità, cessa di esi­stere perché non siamo noi ad essere importanti, ma il tipo. «Essa sembra aver tanta cura del tipo, ed essere così noncurante della vita individuale». Dove sono oggi Ninive e Babilonia, e «la gloria della Grecia e la grandezza di Roma?».

    «E’ tutta una Scacchiera di Giorni e di Notti, in cui

    Destino gioca con gli uomini quali Pezzi degli scacchi, spingendoli qua e là, vincendoli, uccidendoli, per poi riporli uno ad uno nel cassetto a giacere».

    Da quest’aspetto l’evoluzione appare terribile, è un processo meccanico., sereno nella sua onnipotente implacabilità. Ma appunto perché si tratta in fin dei conti di un processo meccanico, forse non è lecito porre in campo il sentimento. Tuttavia siamo uomini e donne, pensiamo e desideriamo, e inevitabilmente l’elemento personale fa parte del nostro concetto della vita. E se consideriamo l’evoluzione, certo essa non presenta per noi quali individui una prospet­tiva incoraggiante. Siamo come bolle d’aria sul mare, emergiamo non per nostra volontà e cessiamo di esi­stere secondo lo sviluppo di un processo che non è in nostra facoltà di modificare. «Siamo della sostanza di cui sono fatti i sogni e la nostra piccola vita è cir­coscritta da un sonno».

    E’ possibile concepire un processo evolutivo la cui prospettiva sia più incoraggiante? Questo è ciò che offre la Teosofia nella dottrina dell’Evoluzione della Vita mediante l’evoluzione delle forme.

    Lo scienziato odierno, esaminando la natura, nota due elementi inseparabili: materia e forza; egli ritiene che un terzo elemento, da noi chiamato «vita», sia il risultato dell’azione reciproca dei due. Nella, materia egli vede le possibilità della vita e della coscienza, ma non ammette che né l’una né l’altra possano avere un’esistenza indipendente della mate­ria. In massima questo concetto è vero, ma, secondo la Teosofia, richiede una modificazione che può for­mularsi così:

    Come vediamo non esservi materia senza forza né

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