Discorso della servitù volontaria
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La servitù viene spesso accettata dai sottomessi. La Boétie critica la concezione classica della filosofia politica che considera le catene della servitù unidirezionali, e dunque il problema posto da questa semplicisticamente risolvibile attraverso la rottura delle catene stesse. Accanto al naturale e innato desiderio di libertà, germoglia negli uomini anche un oscuro desiderio di servire. Un desiderio che occorre combattere per costruire una società di uguali e abolire la dominazione.
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Anteprima del libro
Discorso della servitù volontaria - Étienne de La Boétie
Étienne de la Boétie
DISCORSO DELLA SERVITÙ VOLONTARIA
Traduzione di Cesare Paribelli
© 2019 Sinapsi Editore
INTRODUZIONE
IL nome di Étienne de la Boétie, consigliere del Parlamento di Bordeaux, che cessò di vivere in età di 32 anni nel 1563, sarebbe rimasto sepolto nella notte de' tempi, se l'amicizia del celebre Mr Montaigne non avesse consecrata all'immortalità la memoria di lui. Questo incomparabile scrittore, che, a sentimento di Baile, avrà degli ammiratori fino che il mondo avrà conoscitori, non solamente rilevò il merito della Boétie ne'suoi Saggi ed in varie lettere, in cui lo caratterizza pel più grand'uomo del suo secolo; ma essendo stato erede della di lui libreria pubblicò colle stampe i di lui scritti. Tra questi il suo Authenoticon, ossia il discorso sulla schiavitù volontaria è il più interessante per l'umanità, e quello che, per le utili verità, che mette nella più chiara luce, avrebbe dovuto passare alla posterità come un codice di publica, e privata educazione. Ma tal'è l'impero ferreo della tirannia, e tanto è vero, che tra' i ceppi si perde fin'anche il sentimento della libertà, che quest'operetta era quasi generalmente ignorata. Il nostro Cittadino Rappresentante Cesare Paribelli, la prima delle vittime della nostra tirannia, appena n'ebbe notizia volle farne un dono all'Italia, trasportandola nel nostro idioma, e questo dono è tanto più grande quanto il linguaggio in cui scrisse Montaigne, e la Boétie riesce incommodo, e poco intelligibile anche ai più versati nella lingua francese. Questo bravo cittadino, mentre occupavasi in una delle nostre Bastiglie di questa traduzione, perchè fin da gran tempo era egli sicuro di dovere in questo suolo felicemente allignare l'albero salutare della libertà, e volea promuoverne i progressi, meditava prima di darla alla luce, corredarla di note istruttive, e interessanti; ma le gravi cure del governo della nostra Republica avendogli impedito quest'utile lavoro, si è compiaciuto egli di permettere ad un cittadino, il quale ha avuto il piacere di aver per lui quei sentimenti stessi, che avea Montaigne per la Boétie, che ne desse alla luce la sola traduzione, per non rimanerne il publico defraudato nel maggior uopo. Degradata questa nostra Nazione per tanti secoli sotto scettri di ferro, tanto è lontano, che la plebe conosca i dritti suoi, e la inestimabile felicità di avergli riacquistati, che non sa neppure attaccare un'idea adeguata alle voci libertà, eguaglianza, patria, republica, e sembra, che sventuratamente non sappia neppur immaginare, come si possa vivere senza padrone; non ostante, che non vi sia forse al mondo nazione, che abbia avuto mai altrettanti motivi, quanti la nostra da esecrare i Tiranni. La sua rigenerazione non può altronde sperarsi che dai lumi, e dall'istruzione e quindi a che il nostro Governo Provisorio ha fatto degli utilissimi provvedimenti su questo importantissimo oggetto. Ma dovendo ogni buon cittadino cospirare colle mire del Governo, sarà un tributo di patriottismo la stampa di questa operetta, la quale non può essere più opportuna all'istruzione, da che gli argomenti, che l'autore impiega, per ispirare l'amore della libertà, e l'odio alla tirannia, sono adatti alla capacità di tutta il mondo. Se i nostri cittadini la gradiranno sarà essa seguita da molte altre opere della stessa natura, le quali porranno la gioventù Napolitana nel caso di essere altrettanto istruita nelle materie politiche, quanto quella di qualunque più illuminata Nazione, e di poter affrettare il saldo stabilimento, e la felicità della nostra nascente Republica, da cui forse dipende quella di tutta la bella Italia. Giovani Republicani, che formate le più belle speranze della Nazione, se volete ottenere questo grande intento, profittate del salutare ricordo, del dono patriottico di un grande ed illustre nostro cittadino, e non fate, per Dio, scappare questo tempo prezioso di entusiasmo, per istabilire tra voi, e spargere per tutta la Nazione, le solide virtù, senza le quali, non può la democrazia reggere, e molto meno prosperare.
Salute, e Fratellanza.
DISCORSO DELLA SERVITÙ VOLONTARIA
Servir a più signori è gran follia
Ch'un sol sia il re, ch'un sol signor vi sia(¹).
Così disse Ulisse in Omero in una publica concione. S'egli altro detto non avesse, se non che: Servire a più signori è gran follia: avrebbe detto a maraviglia bene. Ma in vece di dire, come per parlare ragionevolmente avrebbe dovuto, che la signoria di molti non può esser buona, da che anche l'impero d'un solo, tosto che acquista il titolo di signoria, diventa immantinente irragionevole e ferreo, egli volle anzi soggiungnere tutto al rovescio. Ch'un sol sia il re, ch'un sol signor vi sia.
Pur tuttavia può per avventura Ulisse