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Il clima elettorale è entrato nel vivo della competizione e i due avversari, Lino Orefice e Giulio Piccinno, non fanno nulla per mascherare l'importanza che avrà ricoprire la poltrona di sindaco del capoluogo della piccola ma affollata provincia meridionale, che guarda a Roma per estendere l'influenza dei propri affari. Alle porte dei candidati si avvicendano collaboratori, faccendieri, postulanti e amici fidati: un caleidoscopio di tipi umani crudo e veridico, come ci ha abituati la scrittura di Giuseppe Calogiuri. Tuttavia un evento sanguinoso e inatteso sconvolgerà il ritmo della bagarre elettorale. Intrighi, corruzione, appalti, gli eventi saranno materia per giornalisti, inquirenti, giudici e, soprattutto, per Michelangelo Romani. Entrambi gli schieramenti proseguiranno la loro corsa sul piano inclinato delle indagini, dove ciò che appare e ciò che viene nascosto conviveranno, fino alla resa dei conti definitiva.
LinguaItaliano
Data di uscita20 giu 2019
ISBN9788894966350
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    Indelebile - Giuseppe Calogiuri

    Table of Contents

    Giuseppe Calogiuri - Indelebile

    Giuseppe Calogiuri Indelebile

    INDELEBILE

    1.

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    Ringraziamenti

    Profilo biografico

    Giuseppe Calogiuri - Indelebile

    © Musicaos Editore, 2019

    Le Citrine, 3

    Progetto grafico: Bookground

    Foto di copertina: Tookapic

    Foto dell’autore: Francesco Sambati

    Ogni riferimento a fatti, cose, persone, è da ritenersi puramente casuale.

    Musicaos Editore - Via Arciprete Roberto Napoli, 82 - Neviano (Le) – tel. 0836.618.232    

    www.musicaos.org - info@musicaos.it        

    Isbn 978-88-94966-350

    Giuseppe Calogiuri Indelebile

    Il clima elettorale è entrato nel vivo della competizione e i due avversari, Lino Orefice e Giulio Piccinno, non fanno nulla per mascherare l'importanza che avrà ricoprire la poltrona di sindaco del capoluogo della piccola ma affollata provincia meridionale, che guarda a Roma per estendere l'influenza dei propri affari. Alle porte dei candidati si avvicendano collaboratori, faccendieri, postulanti e amici fidati: un caleidoscopio di tipi umani crudo e veridico, come ci ha abituati la scrittura di Giuseppe Calogiuri. Tuttavia un evento sanguinoso e inatteso sconvolgerà il ritmo della bagarre elettorale. Intrighi, corruzione, appalti, gli eventi saranno materia per giornalisti, inquirenti, giudici e, soprattutto, per Michelangelo Romani. Entrambi gli schieramenti proseguiranno la loro corsa sul piano inclinato delle indagini, dove ciò che appare e ciò che viene nascosto conviveranno, fino alla resa dei conti definitiva.        

    Giuseppe Calogiuri (1978) è nato a Lecce dove vive e lavora. Avvocato specializzato in diritto della proprietà intellettuale, giornalista e musicista, ha esordito nella narrativa nel 2005 con il racconto noir Una buona giornata (premio Corto Testo). Ha dato vita al personaggio di Michelangelo Romani, protagonista dei gialli Tramontana e Cloro (Lupo Editore). Per Musicaos Editore pubblica nel 2019 l’ebook intitolato Il macellaio, contenente due racconti. Il suo singolare lessico letterario accanto a Gianrico Carofiglio, Donato Carrisi e Omar Di Monopoli, è oggetto di studio nel manuale universitario Puglia in noir, della prof.ssa Maria Carosella (Società di Storia Patria per la Puglia, 2013) adottato dalla cattedra di Linguistica Italiana dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Scrive i suoi romanzi con una vecchia Adler e su ogni pezzo di carta gli capiti tra le mani.

    Giuseppe Calogiuri dimostra abilità nel narrare, ingegno e talento nella scrittura La Repubblica

    È un soffio letterario intriso di salsedine, suspense e salentinità, in una trama noir che da queste parti è più riconoscibile nell’accezione di giallo d’autore Affari Italiani

    Hitchcockiano Il Tempo

    Il noir levantino ha trovato nella voce elegante e misurata di Calogiuri una nuova, stimolante incarnazione Omar Di Monopoli


    Alle mie due ragazze,

    per la loro pazienza      

    e per il loro amore.


    INDELEBILE

    1.

    Sabato 11 febbraio, ore 18.12      

    «… E, come ogni anno, il primo ringraziamento va a tutti voi, per la nutrita presenza al Premio Letterario Vincenzo Contini, giunto quest’anno alla sua decima edizione».

    La voce dell’architetto Ernesto Giangrande riecheggia nel foyer del Nuovo Teatro Gracco, di tanto in tanto interferita da un fastidioso stridìo di ritorno del microfono.

    «Come dicevoZZZZZHHIIIIIIINNNN… unZZZHHIIIIIIINNNNNN… un ringraziamento preliminare a tutti voiZZZZZZZZHHIIIIIIINNN che siete intervenuti… e soprattutto al tecnico audio che regolerà questi altoparlanti un po’ difettosi… sssà, sssà, pppprova… va meglio? Si diceva… ho il grande piacere di comunicarvi che, mai come per questa decima edizione, il numero dei partecipanti al nostro Premio Letterario è stato decisamente considerevole. Sono giunti manoscritti da ogni regione e, in alcuni casi, anche dall’estero. La qualità dei lavori in gara va costantemente aumentando e questo trend non può che renderci particolarmente lieti… evvelodice chi ogni anno ha il piacere, ma anche la responsabilità, di affiancare la giuria nell’oneroso compito di selezionare i premi e le menzioni d’onore».

    Un grande lampadario in stile liberty illumina l’ampio foyer dove soltanto poche poltrone sono rimaste libere. Carla Virzì scruta i presenti, appuntando note per il suo articolo del Messaggero Quotidiano di domani mentre, accanto a lei, Francesca Casagrande rivolge verso i presenti il suo obiettivo digitale per il servizio di TeleCittàUno.

    «Carla».

    «Dimmi, Franci».

    «Laggiù, all’angolo. Proprio dietro l’assessore Mottarelli».

    «Ossantocielo, lei no…».

    «Lei sì, invece… dopotutto l’ASL locale è uno dei principali sponsor. E lei è la giovane seconda moglie del direttore».

    «Presente come ogni anno, Franci».

    «Come ogni dannato anno, Carla».

    Carla Virzì sorride sconfortata. Un sottile ruga di espressione taglia la sua guancia sinistra nel mentre getta lo sguardo sul suo taccuino scarabocchiato da parole che solo lei riesce a decifrare.

    Il desiderio di serbare per sé le proprie scritture è un anelito che Carla conserva sin da bambina. E non fa niente se per trascriverle sul suo Applintosh sia necessario il doppio del tempo. È un retaggio di quanto sua sorella Giovanna scoprì nel suo diario il nome del segretissimo fidanzato della scuola media, sputtanandola nella peggiore cena di Natale che abbia mai ricordato.

    Se la rideva perfino il cugino Teodoro, quel brufolotico segaiolo, con grassi sghignazzi scuarciagolati dal suo non essere più il primo oggetto di derisione familiare.

    Entusiasta, l’architetto Giangrande rompe il silenzio.

    «Come ogni anno, la nostra giovane autrice Maria Grazia Crisantemi proporrà i suoi versi in apertura del Premio».

    Un po’ in carne, ma ciononostante fasciata in uno strizzatissimo tubino nero, la poetessa dai capelli scuri e vaporosi si accosta all’architetto Giangrande, che le consegna il microfono che continua a riecheggiare sibilando acremente nel foyer.

    Il fonico è fuori dalla sala, intento ad appuntare il numero di cellulare di una bionda ventiduenne che ha accompagnato l’amicopoetaconcorrente al Premio, ed ora impegnato a mantenerle il posto in sala gettando sguardi        qua e là alla sua ricerca.

    I discorsi del fonico sull’imminente concerto di Virgin Veronica ed il suo con me puoi venire nel backstage hanno decisamente più presa delle rime esistenzialiste dell’amico.

    «Io».

    Lei si arresta, immobile, in silenzio.

    Poi, dopo una pausa, riprende.

    «nata come».

    Altra lunga e silenziosa pausa.

    «un gabbiano».

    Improvvisamente si zittisce.

    L’architetto Giangrande rompe il silenzio facendo per alzarsi e principiando ad applaudire per complimentarsi.

    «liquidooooohhhhhhh».

    In piedi per metà e con un applauso smorzato, inebetito e ricurvo, l’architetto Giangrande osserva la poetessa che ricambia lo sguardo in un misto tra l’assonnato e la trance meditabonda.

    «Ehm… Maria Grazia…?».

    «Io… io ho terminato».

    «Bene… BENISSIMO! Ringraziamo con un forte applauso la poetessa Maria Grazia Crisantemi per il suo contributo, sempre profondo ed emozionante».

    «Presidente Giangrande, avrei un altro componimento».

    «Eh… sssì… ringraziamo la poetessa Crisantemi che, a questo punto, declamerà un altro inaspettato componimento».

    L’architetto copre con la mano il microfono che inizia a fischiare spaventosamente.

    «Maria Grazia, veloce, eh? Che qui anniente stiamo».

    La poetessa strizzata nel tubino prende in mano il microfono, osservando in terra e con occhi socchiusi inizia a declamare.

    «Io».

    Improvvisa, torna ad arrestarsi, sollevando lo sguardo verso il pubblico e fissando un punto indeterminato.

    Il marito in prima fila la osserva compiaciuto, mentre con la mano destra va avvolgendo il suo pacco, rigonfio ed occultato sotto il loden verdone poggiato sulle gambe. Solleva il labbro superiore, ravvicinando i folti baffi alla punta del naso e sniffando alacremente il profumo della poetica e giovane fica coniugale, da poco assaporata clandestinamente nel cesso del teatro.

    «nell’insistito dubbio tra morte».

    Socchiude gli occhi, il suo profondo inspirare si diffonde dal microfono.

    «e vita precaria».

    CLAPCLAPCLAPCLAPCLAPCLAP

    L’architetto Giangrande dà rapidamente il via ad un applauso con le sue grandi mani, osservando i presenti ed invitandoli a seguirlo, troncando di netto il componimento e lo stato di morte apparente della poetessa.

    «… E ringraziamo la poetessa Maria Grazia Crisantemi, che ogni anno apre la nostra manifestazione con le sue liriche, sempre toccanti e coinvolgenti. Approfitto per comunicare ai presenti che in sala è appena giunto il consigliere comunale uscente Carmelo Orefice, candidato sindaco alle prossime elezioni amministrative con il Movimento Popolare, al quale va il nostro caloroso saluto».

    La sala applaude, mentre il consigliere comunale si alza dal suo posto riservato numero 7 fila A salutando i presenti con il suo consueto fare un po’ schivo.

    Si risiede quasi subito, ma l’architetto Giangrande irrompe al microfono «Consigliere! Consigliere! Lino! Vieni a sederti con noi qui tra i giurati, fatti un po’ vedere dai tuoi concittadini… come…? Dài, c’è un posto libero accanto al professore Rusconi… no? Vabbè… allora… comunichiamo ai presenti che il consigliere Orefice è qui in prima fila qualora gli elettori o i giornalisti desiderassero incontrarlo. Ovviamente al termine della nostra kermesse. Ed ora andiamo avanti!».

    Carla e Francesca escono dalla sala trafelate, taccuino e fotocamera alla mano.

    «Carla, caffè?».

    «Siddài… tanto Orefice lo acciuffiamo a fine serata».

    «Cosa te ne pare? Sono rientrata in città da un mese, ma sembra che nell’ultimo anno Orefice abbia monopolizzato le battaglie cittadine. Qui ormai è tutto un rincorrersi di scandali più o meno scottanti…».

    «Mah, secondo me Lino Orefice è una brava persona. Il suo limite sta nel sensazionalismo di ogni suo intervento politico, che deve apparire mediaticamente scottantescabrosopoliticamentescomodo. Ecco perché il direttivo del Movimento Popolare ha insistito perché si candidasse proprio lui. Orefice è visto come un simbolo di lotta al malcostume locale».

    «Massì, ho visto la frequenza pressoché quotidiana dei comunicati stampa della sua segreteria politica… a TeleCittàUno il direttore Gennari vuole addebitargli il costo del toner, per quanti fax ci trasmettono… eppenso che ne arrivino altrettanti anche al Messaggero Quotidiano. Francamente non ho mai visto nulla di simile in questi due anni a Roma; sarà che la città è piccola, però tutto questo clamore per ogni più piccola sciocchezza mi appare eccessivo».

    «Franci, questa non è una città di santi. Non lo è mai stata e non credo che mai lo potrà essere. Se Lino Orefice è effettivamente la persona onesta e perbene che sembra apparire, avrà sicuramente grandi difficoltà a governare in città in caso di elezione. Gli interessi in gioco sono troppi, soprattutto dopo il commissariamento del Comune. Il suo diretto competitor Giulio Piccinno, poi, non è uno che sta a guardare. È l’unico politico uscito pulito dall’inchiesta del piemme Littlecock ed è un assessore uscente, peraltro molto ben consigliato. Senza dimenticare che

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