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Un fascio di luce
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E-book292 pagine3 ore

Un fascio di luce

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Info su questo ebook

Abitualmente scrivo per me e per pochi, sperando che tra i pochi siano in molti a capire non la storia, ma le ragioni della storia.

Di questa, in particolare, vorrei si interpretasse la fallacia delle parole e la falsità delle azioni. Non della storia che, come tutte le storie, o almeno certe storie, non può che essere vera, con personaggi veri che sembrano inventati e personaggi inventati che sembrano veri.
LinguaItaliano
Data di uscita7 giu 2012
ISBN9788867510252
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    Anteprima del libro

    Un fascio di luce - Giuliano Sanzar

    Sanzar

    Copyright © 2012

    Youcanprint Self-Publishing

    Via roma 73 - 73039 Tricase (LE)

    Tel. 0833.772652

    Fax. 0832.1836533

    info@youcanprint.it

    www.youcanprint.it

    Titolo : Un fascio di Luce

    Autore : Giuliano Sanzar

    Copertina: Youcanprint Self-Publishing

    ISBN: 9788867510252

    Prima edizione digitale 2012

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941

    A quei ragazzi

    Nota dell’autore

    Abitualmente scrivo per me e per pochi, sperando che tra i pochi siano in molti a capire non la storia, ma le ragioni della storia.

    Di questa, in particolare, vorrei si interpretasse la fallacia delle parole e la falsità delle azioni. Non della storia che, come tutte le storie, o almeno certe storie, non può che essere vera, con personaggi veri che sembrano inventati e personaggi inventati che sembrano veri.

    " In ogni cosa che facciamo c’è sempre

    un grano di qualche altra che l’ha

    preceduta e le suggestioni possono

    arrivarci, senza che ce ne accorgiamo,

    da mille direzioni e da grandi lontananze!"

    Luchino Visconti

    PROLOGO

    Venezia.

    Un vaporetto solca le placide acque della laguna. Sul ponte, confuso tra la folla di turisti e pendolari, c’è un giovane di media statura. Ha lo sguardo spento, perso nel vuoto: è Carlo Lodetti.

    Si sostiene ad un appiglio; e intanto osserva le leggere increspature dell’acqua che, allontanandosi, compongono strani disegni.

    Non stacca lo sguardo dall’acqua; niente gli interessa di più; o forse niente gli interessa di meno. Apparentemente è calmo e distaccato; le mascelle contratte, tuttavia, e le narici dilatate denunciano nervosismo.

    Il vaporetto avanza tra le numerose gondole che affollano la laguna. In lontananza si intravede Piazza San Marco.

    E’ la prima volta.

    Ne rimane affascinato La facciata del palazzo ducale è mozzafiato. Ma non c’è tempo per le emozioni. Ha un impegno pressante.

    L’impegno di tutta una vita.

    Negli occhi straniti e nel comportamento distaccato affiora un che di anomalo, di insolito: inquietudine, ansia scomposta che gli attanaglia le viscere e lo induce a respiri affannosi.

    Finalmente: il festival del cinema è il suo obiettivo.

    Si sofferma. Tra i denti stringe un mozzicone di sigaretta. C’è animazione: gente elegante; ma non è la sua gente.

    Un attimo di esitazione.

    Strani pensieri affollano la sua mente. Dubbi ancestrali pescano nelle angosce di un passato non tanto lontano. Butta il mozzicone ed entra. Va diritto verso un ampio salone. C’è un posto in ultima fila. E’ leggermente frastornato. Le luci, i profumi, l’eleganza che trasuda da ogni singola figura gli provoca imbarazzo.

    Catapultato in un mondo diverso stenta a crederci. Nemmeno nelle sue più rosee previsioni avrebbe osato sperare tanto.

    A stento ode lo speaker. Poi qualcuno pronuncia il suo nome. E’ un sibilo, l’eco di qualcosa pronunziata in un altro tempo, in un altro mondo, forse in un’altra vita, quella vita che caparbiamente...

    … vincitore del premio della critica è il regista Carlo Lodetti…

    Nessuno si fa avanti. Il silenzio è imbarazzante. Quasi nessuno dei presenti conosce quel nome. Lui stesso rifiuta di riconoscervisi. Non crede alle sue orecchie; eppure è stato invitato...

    Possibile che qualcuno abbia pronunciato il suo nome?

    … pertanto lo invito a salire sul palco continua lo speaker.

    Carlo si alza. Osserva smarrito. Sono tutti seduti. La voce dello speaker risuona per la seconda volta nella sala: … il regista Carlo Lodetti è invitato….

    Non è un sogno, lo stanno chiamando.

    Un leggero brusio attraversa la sala. Smarrito e intimidito attraversa il lungo corridoio che lo porta verso il palco.

    Scatta l’applauso.

    Un sogno!

    Il sogno!

    La sensazione che toglie il respiro, fa tremare le gambe e dilata i confini.

    Appunto un miracolo.

    L’applauso continua.

    Incredulo si ferma al centro del corridoio. Verifica che tutto sia vero.

    No! Non è un sogno. Vorrebbe accennare un inchino. Ma non ce la fa. A stento raggiunge il palco.

    Lo speaker lo accoglie con un sorriso e prima di porgergli il microfono si rivolge ancora alla platea.

    Signore e signori è con immenso piacere che vi presento il regista Carlo Lodetti.

    Scatta un applauso ancora più deciso. Gli porge il microfono.

    Carlo Lodetti rimane padrone incontrastato della scena. Ha tanto da dire. Visibilmente emozionato guarda la folla. Ha lottato strenuamente per questo momento, ha rischiato di non farcela. Tanti non ce l’hanno fatta, tantissimi non ce la faranno.

    Signore e signori vi prego di scusare la mia timidezza … l’imbarazzo … ma questo premio io non me lo aspettavo … è il mio primo film … francamente … non me l’aspettavo … questo film è …

    Applausi ancora più scroscianti. La platea apprezza la sincerità e la spontaneità. Carlo si blocca. L’emozione è visibile. Incontenibile.

    … uno spicchio di speranza per coloro che soffrono … per quelli che lottano per farcela … per tutti coloro che ce l’hanno fatta e non dimenticano … grazie … grazie di cuore. Niente di quello che avete visto e che ancora vedrete è frutto di fantasia. Tutto è vero. Sofferenza allo stato puro e coraggio, volontà di farcela … ed è con questo spirito che vi invito a vedere il mio film …

    Lo speaker lo raggiunge al centro del palco; invita la platea ad un momento di attenzione. Fa un cenno con le mani.

    Tutti tacciono.

    Signore e signori vi prego… l’annuncio che sto per fare merita grande attenzione… domani in conferenza stampa il regista Carlo Lodetti annuncerà d’aver attivato le procedure perché il cinquanta per cento degli utili venga devoluto alla …

    Gli applausi sommergono la voce dello speaker. Non si sente più nulla. E’ un tripudio.

    Carlo ripercorre a ritroso il lungo corridoio. Tiene gli occhi bassi. Ha paura di incontrare gli sguardi della gente; teme che l’incanto possa spezzarsi.

    Il sogno di tutta una vita si è realizzato. Gli è costata tanta sofferenza … anni di sacrifici.

    ALCUNI ANNI PRIMA

    E’ quasi estate.

    A Palermo qualcuno ha già indossato abiti estivi. I turisti affollano la spiaggia di Mondello; a sera poi mangiano gustosi spaghetti con ricci e polipetti bolliti dal sapore e dall’odore inconfondibile.

    Francesco e Maria Lodetti siedono a tavola.

    Francesco è nervoso. Gli piacciono al dente gli spaghetti. Freddi sembrano colla. Ogni minuto di ritardo rischia di fargli saltare i nervi.

    E che cazzo… lavoro tutto il giorno… passo almeno un’ora in mezzo al traffico …

    Sbatte i pugni sul tavolo. Gli spaghetti schizzano in alto. Urla.

    "Carlo… Carlooooo… annacati che qui si raffredda tutto".

    Maria è una donna semplice. Ha passato l’intera vita a stirare, lavare e fare quadrare i conti.

    Francè ma ogni sera sempre la stessa storia… non è che una volta potresti…

    La guarda infastidito. Abbassa gli occhi; gli spaghetti si irrigidiscono. Sa che sta sbagliando non meritando Maria certe sfuriate. Ma che può farci. La strafottenza del figlio gli fa perdere la pazienza.

    E’ che già sono buoni per appiccicare i manifesti

    Lo sai che è fatto così…

    Sono tutti fatti così… sembrano fatti con lo stampino e intanto noi ci danniamo la vita.

    Nella sua stanza Carlo sbuffa. Non ne può più. Ogni sera la stessa storia. Il rituale della mangiata tutti assieme alla stessa tavola, alla stessa ora, non lo sopporta più. Vuole andarsene. Magari a Londra; o a Barcellona dove si mangia a qualunque ora e dove capita.

    In tanti sono già partiti.

    A Londra, ad Amsterdan, ad Amburgo ovunque si vive meglio che a Palermo. E se non fosse per questi genitori così rompicoglioni…

    Sto arrivando… un minuto che arrivo.

    Hai sentito un minuto che arrivo… e gli altri minuti… quanti minuti tengono gli spaghetti prima di diventare colla?

    Francè come sei esagerato… lo sai che i ragazzi sono fatti così … tutti sono così e poi Carlo mi pare un po’ meglio degli altri

    Marì dice che sta arrivando… ma campa cavallo… ogni sera mi fanno acido questi spaghetti.

    Giunge subito dopo; i capelli lunghi gli arrivano sotto il collo. Indossa pantaloncini di cotone e maglietta a giro collo.

    Certo se mi chiamassi un pò prima dice rivolto alla madre.

    Ti ho chiamato un po’ prima… papà ci tiene, la mangiata è l’unico momento in cui possiamo stare assieme.

    E’ che me ne dimentico… certe forme mi sembrano superate… la società è cambiata... cè il fast food… il pasto veloce, la gente vive si diverte non ha tempo per sedersi tutti a tavola, tutti assieme sincronizzati come soldatini.

    Certe volte ti sbatterei al muro. Io non lo so che cosa è il fast food e me ne fotto, ma tu fino a quando vivi in questa casa il fast food te lo puoi scordare… e tu faresti bene a svegliarlo prima … e non chiedermi quanto prima.

    Con tutti i pensieri che abbiamo pensiamo agli spaghetti che diventano colla.

    Per grazia di Dio tanti pensieri non abbiamo. Possiamo mangiare, e vestirci dignitosamente ribatte prontamente Maria.

    Ma i pensieri non sono solo questi. Voi pensate che noi non abbiamo problemi e che i problemi li avete solo voi. Ma noi ne abbiamo più di voi. Il lavoro per esempio. Lo sai che molti non lo cercano nemmeno più.

    Il lavoro prima o poi arriva. Il Presidente ha annunciato un milione di posti di lavoro. Guardatevi intorno dice Francesco .

    Guardatevi voi piuttosto… se siamo a questo punto forse un po’ di colpa ce l’avete pure voi.

    E che c’entriamo noi.

    Ovviamente non tu, ma tutti quei politici che si sono mangiati l’Italia... oggi ne paghiamo le conseguenze.

    La cena prosegue senza intoppi. Carlo è preoccupato, distratto. Mangia svogliatamente. Da qualche settimana sente qualcosa dentro. Sta male; ha dolori diffusi in tutto il corpo. Dimagrisce vistosamente.

    Possibile che quelle maledette partite a calcetto gli tolgono la fame?

    O forse è il rituale della cena che gli dà il voltastomaco. Non sa. Ma sta male; e si vede anche.

    A Francesco basta guardarlo per mutare atteggiamento. Anche lui è preoccupato e nervoso. Non lo convince quella magrezza che si vorrebbe ricodurre alle notti passate in discoteca, e a certe intemperanze sessuali.

    A proposito l’appuntamento è per domani alle quattro.

    Alle quattro?

    Alle sedici… vuol dire che farai una bella mattinata

    Sei sempre scherzoso. Ma io la notte lavoro… sono questi gli orari delle discoteche.

    ***

    Via della Libertà è frastornata da centinaia di clacson.

    Le macchine scorrono lentamente in direzione Politeama. Carlo osserva il traffico con distacco. Non ha premura. Come ogni sera perde tempo.

    Mangiare con i genitori comporta tempi morti. Alle nove e mezza è già fuori; così gli tocca gironzolare da un capo all’altro della città. In fondo però non gli dispiace. Ascolta la radio; osserva la gente; pensa.

    Da qualche giorno pensa un po’ troppo. Ha dolori diffusi in tutto il corpo.

    Si ferma al semaforo nei pressi di Giglio In. Alcune ragazze guardano estasiate la vetrina. Alza il volume dello stereo. Canticchia It’ so easy dei Guns’n roses. Agita la testa a tempo di musica, imitando Axel Rose. I capelli si scompongono in onde leggere. E’ affascinante in quel atteggiamento da rokstar maledetto con la sigaretta in bocca e le mani leste a tamburellare sul volante.

    Ad un semaforo fa un cenno di saluto a delle ragazze in motorino.

    Ciao io vi conosco!

    Ci mancherebbe noi siamo di casa all’holliwood rose.

    Non è che per caso vi ho sbattuto qualche sera dice abbozzando un leggero sorriso strafottente.

    Proprio tu no, forse qualche tuo amico.

    Ma non disperate ragazzine… prima o poi… lo sapete che non perdono.

    Si che lo sappiamo … ciao".

    E si allontanano facendo un ardito zig zag tra le macchine incolonnate. L’odore di benzina bruciata è insopportabile.

    S’alza un leggero venticello caldo che si insinua attraverso il finestrino aperto. Il caldo arriva sempre più presto. Forse hanno ragione quei meteorologi che parlano di effetto serra e di desertificazione del pianeta. In ogni trasmissione televisiva è una lagna. E tutti lì a cianciare sulle conseguenze nefaste.

    A lui non importa.

    Non ne è certo: è una sensazione; non sa quanto campata per aria: fra cinquanta anni lui non ci sarà. E’ sempre stato pessimista; ma da un po’ di tempo avverte sensazioni spiacevoli. In certi momenti, poi, sente la vita sgusciargli via come un’anguilla.

    Una semplice percezione?

    Forse!

    Ma l’altalena di mutamenti di euforia… la spossatezza, l’apatia non sono sensazioni o invenzioni capricciose.

    Domani il mistero si chiarirà… forse.

    ***

    Francesco e Maria sono in salotto.

    Sul televisore scorrono le immagini di Casablanca che seguono distrattamente. Maria si anima alla vistga di Humphrey Bogart cje si aggira per i tavoli. Gli piace come si muove, come osserva la gente, come tiene la sigaretta. E’ l’unico attore che ancora le procura dei brividi.

    Francesco è distratto. Lo coglie con la coda dell’occhio. Si muove scompostamente, fuma, spegne la sigaretta.

    Che sei nervoso? dice e nel frattempo si avvicina dolcemente come una ragazzina in vena di coccole.

    Nervoso… certo che sono nervoso si affretta a rispondere nel tentativo di dare un taglio ad ogni ulteriore conversazione.

    Maria capisce ma non vuol sentirne di stare zitta. Anche lei vuole sapere.

    Francè ho tutto il diritto di sapere

    E che c’è da sapere … neanche io so nulla.

    Mi pare nervoso, assente…

    Nervoso è e non mangia …

    Infatti prima si mangiava pure le pietre

    A venti anni i ragazzi si mangiano pure le pietre!

    Mi pare pure che cammina strano.

    Si di lato … te lo volevo dire.

    La scena del film prosegue un po’ stancamente. Le immagini di Casablanca rimandano la scena in cui Bogart è a Parigi affacciato alla finestra.

    Lungo il viale sfilano i carri armati nazisti. Bogart è splendido con la sua aria spavalda e leggermente menefreghista.

    Ma vero alle quattro è l’appuntamento?

    Quattro spaccate … un appuntamento ogni mezz’ora.

    Francesco arriccia le labbra. Lo preoccupa questo appuntamento. Da settimane osserva il figlio. Qualcosa non va. Lo intuisce dagli occhi spenti e dalla camminata leggermente ondeggiante.

    Uno ogni mezz’ora e che deve fare dice preoccupata.

    Che deve fare non lo so … certo che sta male lo capisco pure io … è tutto pelle e ossa.

    Ed è nervoso … salta in aria per un nonnulla

    Calmo veramente non è stato mai … se dobbiamo dirla tutta.

    Si ma non così.

    I carri armati nazisti continuano a sfilare lungo il viale. La musica è incalzante.

    Certo che film così non ne fanno più dice Francesco e stringe tra le braccia la moglie che si attorciglia come una gattina, pronta a fare le fusa.

    ***

    All’Hollywood rose si suona musica rock.

    Vi si esibiscono band cittadine e a fine settimana si ospitano gruppi provenienti da tutto il mondo.

    Si balla anche; ma solo ad una certa ora.

    Un grande palco rialzato, domina la scena. Un fascio di luce illumina a giorno la pedana. Intorno, oltre a pesanti tavoli e panche di legno, sono sistemati divani in pelle nera su cui si stravaccano pochi fortunati.

    A notte fonda su quei divani succede di tutto.

    Nessuno ci fa caso. I ragazzi sono sfatti, maciullati dalle pasticche di estasi e dai cocktail ingurgitati scientemente allo scopo di ubriacarsi e perdere la nozione del tempo.

    Carlo va verso il bar. Lo salutano in molti. Il locale è stracolmo. La musica assordante. Una ragazza in tanga si esibisce sul cubo con movenze provocanti. Carlo le dà un’occhiata distratta.

    Che cazzo mi sta succedendo – pensa.

    Il barman lo intravede in mezzo alla calca e gli fa segno con la mano. Si avvicina. Lo affascina quel modo di preparare i cocktails. Gli piace vedere le bottiglie che roteano nell’aria e il barman che le afferra da dietro senza guardare. Gli ricorda tanto il Tom Cruise di un meraviglioso film.

    Ehi Carlo ti hanno cercato … ma certo non è una novità

    Non ora … stasera non ho voglia di nulla.

    Ok ma se ci ripensi.

    Mi pare difficile … e comunque dove sono.

    Il barman gli indica due ragazze sedute in un divano.

    Male non sono … magari più tardi.

    Lo sapevo secondo me fra un paio d’ore.

    Non prendere iniziative ti faccio sapere io.

    Fa un cenno di saluto con la mano. Le ragazze rispondono e confabulano tra di loro; forse la serata può essere recuperata.

    Carlo digita sul cellulare un numero.

    Ciao Dani … va bene amore ci vediamo più tardi … va bene passo io … va bene … non appena Massimo mi da il cambio.

    E’ irritato. Ne farebbe volentieri a meno di tutti quei v a b e n e e p a s s o d o p o. E’ uno spirito libero lui. Vuole andare via, vivere alla giornata. Non pensare a nulla se non a se stesso, solo ad ubriacarsi e combattere con il mal di testa dalla mattina alla sera.

    Gli piacerebbe andare in Giamaica. O in Messico a bere tequila, ascoltare musica, leggere buoni libri e lasciarsi passeggiare le mosche in faccia senza avere voglia di scacciarle.

    Cosa c’è di meglio quando il caldo ti scioglie la vita di una birra ghiacciata,?

    E’ fatto così. Niente regole. Niente studi. Solo una gran voglia di struggersi velocemente tra alcol, fumo e sesso a buon mercato.

    La serata è ancora fiacca.

    Passa alla consolle uno dei classici del locale. Foxy lady di Jmmi Hendrix risuona con potenza nel locale. Una scelta gradita non c’è che dire. Molti si alzano a ballare. Ma è più un dimenarsi, un voler anticipare il tempo dello sballo. Un ragazzo alza il pollice in su. Carlo gli sorride. Intravede Massimo tra la folla. E’ il più alto di tutti. Un bel moro. Le ragazze fanno a gare per stare con lui. Si avvicina. Sale la scala a chiocciola e raggiunge Carlo alla consolle. Gli dà una pacca sul culo.

    Così ha cominciato Freddy Mercury … una pacca sul culo e poi ci ha preso gusto dice sorridendo.

    Vedi di non provarci gusto tu … mi pare che sei un poco strano.

    Ehi fratè vedi che quando io scopavo tu …. Fa un eloquente gesto con la mano a imitare la masturbazione.

    Si sfotti … intanto ho combinato con le due tipe di lettere che sono due assatanate… ci facciamo una bella ammucchiata.

    Carlo non sembra entusiasta. L’idea non lo convince. Accende una sigaretta e lancia stizzito uno sbuffo di fumo verso l’alto. Massimo lo osserva stranito.

    Non farmi scherzi sai.

    Non è per fare scherzi è che non mi sento in forma.

    Compà c’è qualcosa che devo sapere o stai veramente male.

    Non lo so se sto male … mi sento strano.

    Al punto da non farti una scopata?.

    Più che male mi sento fiacco… senza forze come se mi fossi fatto tre scopate di seguito senza mangiare.

    Minchia allora vero brutto ti senti.

    Dei passi risuonano. Qualcuno sale la scala a chiocciola. Massimo si gira a guardare. Attende di intravedere la testa. E’ una bella testa bionda. Capelli lunghi leggermente ondulati. Una nuova. Non l’ha mai vista. Ne rimane affascinato. Si rianima improvvisamente.

    Compà forse abbiamo trovato la cura o è solo una mia impressione?.

    Carlo sorride. Bionda con gli occhi verdi, esattamente come piacciono a lui.

    Certo questa fa resuscitare i morti.

    Minchia a te ti pare che io scherzo.

    Ma lo so che non scherzi… un piccolo sacrificio però lo puoi fare….

    E’ che proprio non me la sento.

    Ma perché che cazzo hai che non te la senti.

    Non mi sento bene… mi pare che mi sta succedendo qualcosa.

    Ma che cazzo dici… abbiamo vent’anni, non ci può succedere nulla. A vent’anni siamo tutti immortali.

    Si però io mi sento male.

    Sei convinto che stai male… mettile una mano nel culo e vedi che ti senti subito meglio.

    La ragazza si avvicina con passo spavaldo. Qualche volta l’ha intravista. Difficile che passi inosservata.

    Lei è Veronica dice Massimo.

    Carlo si avvicina. Le stringe la mano.

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