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Lasciate fare a Elvis
Lasciate fare a Elvis
Lasciate fare a Elvis
E-book52 pagine39 minuti

Lasciate fare a Elvis

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Fantascienza - racconto lungo (34 pagine) - Conosci il detto africano “Ci vuole un villaggio per crescere un bambino”? Ecco, noi potremmo diventare quel villaggio.


Magliana, Roma Sud, in un futuro non troppo remoto: per scongiurare gli  effetti della crisi climatica, l’Italia ha preso drastiche decisioni che influiscono pesantemente sulla vita di tutti i giorni. In quanto portinaio di un grande stabile, Elvis ha un osservatorio privilegiato sui fatti che in una torrida settimana d’estate rischiano di trascinare il vicinato in un devastante tutti contro tutti. Un’improvvisa interruzione nella distribuzione dell’acqua, e l’aggressività dei palazzi vicini nell’intercettare i droni con la fornitura d’emergenza, costringe i condòmini a mettere da parte i piccoli contrasti se vogliono procurarsi l’acqua per sopravvivere. Sotto il sole implacabile che martella le strade e gli edifici della borgata, gli abitanti del condominio imparano con l’esperienza che la solidarietà offre più vantaggi della guerra tra poveri: affrontare insieme la crisi idrica insegna loro che malgrado la lotta ce l’abbiano nel DNA, perché la loro vita non è mai stata facile, una comunità solidale offre un incomparabile vantaggio rispetto a un conflitto che consuma risorse. E così, senza recriminazioni per l’età d’oro del consumismo sfrenato, Elvis e i suoi si dimostrano adatti al futuro sostenibile che ha ridimensionato la civiltà industriale.

Città, civiltà post industriale, trasformazione urbana, relazioni interpersonali in un romanzo breve dell’autrice di “la notte in cui tutte le donne”,


Laura Silvestri nasce a Roma nel 1982.

Sin da bambina ama leggere e inventare storie. A ventiquattro anni si laurea in Ingegneria Gestionale e inizia a lavorare nell’ambito del Project Management e, successivamente, nella Logistica Internazionale. Parallelamente, si cimenta con i primi passi nella scrittura creativa, prediligendo il genere fantasy e la fantascienza, che le permettono di spaziare fra i temi più diversi.

Agli inizi del 2016 comincia la sua collaborazione con la casa editrice digitale Wizards & Black Holes, con la quale pubblica a febbraio il racconto lungo, di genere fantasy, Come la luna e il sole e il mese successivo partecipa all’antologia 3000 ab Urbe Condita.

A luglio 2016 pubblica il suo primo romanzo, Nel nome della Dea, con la Giovane Holden Edizioni; il testo si è aggiudicato la vittoria nella sezione romanzi della Quinta Edizione del Premio Letterario Nazionale Streghe, Vampiri & Co.”.

A ottobre 2016 torna a pubblicare con Wizards & Black Holes il racconto lungo di fantascienza distopica Il postulato di Cleopatra Wilson.

LinguaItaliano
Data di uscita16 nov 2021
ISBN9788825418231
Lasciate fare a Elvis

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    Lasciate fare a Elvis - Laura Silvestri

    1

    Dice che il futuro è verde.

    Dice che se continuiamo così, tutto ritornerà decente nel giro d’una ventina d’anni.

    Dice, dice… ma chi lo dice?

    Io no di certo. Vabbè, ci sarebbe pure da considerà che io non so’ mica ‘no scienziato. Facendo il portinaio a Roma Sud, tutto quello che so del futuro è che, se i condomini del civico diciassette non se danno ‘na calmata, qua non arrivamo manco a dopodomani. Con o senza riscaldamento globale. Perché ogni giorno ce n’è una.

    Per esempio oggi, sotto al balcone della signorina Ceccarelli, va in scena la centomilionesima replica dello show dell’anno, "Mancini-padre che vole menà al rumeno del secondo piano". Io me lo guardo dall’alto, intanto che le annaffio i gerani con l’acqua fresca e mineralizzata del suo estrattore idrico da esterni. Un attrezzo di design. Roba che se mi vendo un rene per comprarmene uno uguale, forse mi danno tre caramelle di resto.

    Però dice che il futuro è sostenibile. A me pare che prima bisognerebbe fa’ la gente sostenibile, perché qua le persone so’ pesanti.

    Mancini-padre agita i pugni verso l’alto, poi si indica un braccio gonfio come una zampogna, e non soltanto per i muscoli. È tutto rosso sotto la manica arrotolata della divisa da guardia giurata, dove troneggia un pomfo grosso quanto un mandarino. – ’Ste cazzo de zanzare vengono pe’ colpa della palude che t’aritrovi sur terrazzo! – inveisce l’italico pater familias.

    Il cappello di Tiberiu dondola a destra e sinistra, le mani che impugnano zappetta e innaffiatoio si allargano in un gesto sconsolato. Persino dal balcone di sopra posso sentirlo sbuffare, circondato da decine di vasiere dove cumuli di terra sfidano la gravità, in un trionfo di zucchine e cespi di lattuga. –Ce sta Tevere dietro casa, mo problema so’ i pomodori miei?

    – Sine! – Dal cortiletto due metri per due, Mancini-padre sventola l’avambraccio buono, tatuato da simboli che non oso interpretare. – E se non te la smetti de buttamme la merda de sotto, vengo su e te gonfio.

    – Ma quale merda? È pacciame, ‘gnorante!

    L’insulto ha il prevedibile effetto di spingere Mancini Maurizio, centonovanta centimetri di fisico palestrato appesantito dagli anni, a rientrare in casa con il chiaro intento di salire al pianerottolo superiore.

    – Ionela, metti paletto alla porta – esorta Tiberiu rivolto alla figlia. Poi raccoglie dal pavimento una pala per prepararsi a ogni evenienza.

    Una testa di capelli neri fa capolino sul balcone, la voce della ragazzina lo apostrofa con studiato distacco. – Ah papà, mica stai ancora in Transilvania. Qua me sa che un paletto non basta. Che faccio, chiamo la Polizia?

    Inizio a preoccuparmi, tendo bene l’orecchio. Mi sa che i gerani della signorina Ceccarelli dovranno aspettare. Attraverso l’elegante appartamento e mi accingo a dedicarmi al lato oscuro del mio lavoro. Fare il portinaio significa anche saper disinnescare. Nel mio caso, significa farlo con allarmante frequenza. Supero i due mici di casa, acciambellati sul divano foderato in filato d’ortica. Abituati alla mia presenza, non mi degnano di uno sguardo. Mi lascio il salottino alle spalle, fra mobili vintage e tappeti persiani, apro il portoncino e mi affaccio sul pianerottolo. Qui mi preparo a sciorinare il mio migliore sermone sulla pace fra condòmini, e anche a ripararmi la faccia da eventuali

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