Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Quella piccola casa rossa in fondo al cortile...
Quella piccola casa rossa in fondo al cortile...
Quella piccola casa rossa in fondo al cortile...
E-book84 pagine1 ora

Quella piccola casa rossa in fondo al cortile...

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

“Quella piccola casa rossa in fondo al cortile…” è una storia vera purtroppo quanto mai attuale.Una storia dove la famiglia è spesso teatro di tragedie, di violenze incoffessate su mogli, madri e figli che impotenti ne diventano protagonisti e spettatori attoniti. Questo è il racconto di Lorenzo oramai avanti con gli anni, che passeggia come fa spesso nelle belle giornate davanti al cortile della sua vecchia scuola e ricorda gli avvenimenti che l hanno visto bambino.

Spettatore delle violenze che la mamma ,Anna ,era costretta a subire da un padre ubriaco e violento. Che si rifugiava nella sua cameretta confessando ai suoi giocattoli preferiti i suoi pensieri e le sue tristezze.Lui che avrebbe voluto essere di legno come il suo burattino preferito per non sentire il dolore delle botte,o meglio ancora di ferro come la sua grossa e forte locomotiva e nulla lo avrebbe scalfito.

Ma cosi non è, Lorenzo è solo un bambino fatto di carne.

Ad alleviare la sua angoscia c’e’ Ester un grosso cane bianco, compagno a quattro zampe di Luigi il custode della scuola, che vive nella piccola casa rossa in fondo al cortile. Luigi è un uomo buono, forte, Lorenzo gli si affeziona subito ricambiato da quell’ amore paterno che il custode ha da sempre sentito per lui e che a Lorenzo è sempre mancato .

Marinella l’insegnante della scuola e poi Gentile e Cecilia gli anziani proprietari della pensioncina presso la quale lavorava Anna, contrastano con la loro presenza benevola e rassicurante la tragica realta’ della vita di Lorenzo e di sua madre.

“……. Oggi e’ una splendida giornata di sole, ideale per passeggiare lungo il viale alberato accanto alla mia vecchia scuola. Sbircio senza sostare al di la dei cancelli, verso la piccola casa rossa e sempre, ogni volta, mi capita di sentire ancora, l’abbaiare felice di Ester.”
LinguaItaliano
Data di uscita13 set 2019
ISBN9788827834107
Quella piccola casa rossa in fondo al cortile...

Correlato a Quella piccola casa rossa in fondo al cortile...

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Quella piccola casa rossa in fondo al cortile...

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Quella piccola casa rossa in fondo al cortile... - Giancarlo Foschi

    cortile...

    Giancarlo Foschi

    Quella piccola casa rossa

    in fondo al cortile...

    Youcanprint Self-Publishing

    ISBN | 9788827834107

    Prima edizione digitale: 2018

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)

    info@youcanprint.it

    www.youcanprint.it

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti  dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

    Dedicato a mia madre

    …Il rumore della persiana scorrevole che scompariva frettolosamente e l’aria fresca ,che penetrava pungente sotto le coperte segnavano l’inizio di un nuovo giorno.

    Spesso tutto questo era preceduto dalle urla di mio padre e della mamma che rimbalzavano sulle pareti della casa scivolando sorde fino dentro la mia cameretta ancora immersa nell’oscurità.

    Voci troppo lontane per essere tradotte, ma troppo vicine per essere ignorate.

    Arrivavano alle mie orecchie ancora intontite come un indistinto insieme di  rumori, di grida.

    Poi ad un tratto tornava il silenzio, per rendere ancora piu’ brusco l’aprirsi improvviso della porta della mia stanzetta che si spalancava.

    Due mani ghiacciate e nervose mi afferravano, strappandomi dal caldo guscio  che mi avvolgeva .

    Un asciugamano bagnato cercava all’impazzata gli angoli piu’ nascosti del mio piccolo corpicino .

    Come una marionetta appesa ai suoi fili assecondavo i movimenti della mamma che mi vestiva.

    Mani in alto, prima una e poi l’altra di seguito, poi una gamba, piega il ginocchio, altra gamba e altro ginocchio,ancora una mano e poi l’altra, ora in piedi, di nuovo seduto .

    Conoscevo a memoria ogni movimento e assecondavo morbido tutti i movimenti della mamma.

    In quei momenti tenevo gli occhi chiusi e cercavo di capire come poteva sentirsi un burattino di legno.

    Ma non uno qualsiasi, il mio burattino preferito, Pinocchio, che danzava sul suo palco tra le risa allegre e divertite di mille bambini felici.

    Ecco che atterrava sulla mia testa l’enorme berretto di lana e in un attimo mi ritrovavo sul sedile posteriore della vecchia panda bianca della mamma.

    La scuola non doveva essere molto vicina, sfilavano davanti ai miei occhi mille e mille lampioni ancora accesi prima di arrivare.

    Quelle luci  sembravano interminabili collane di piccole lucciole che giocavano inseguendosi veloci nell’aria fredda del mattino.

    Le guardavo incantato nei loro fantastici giochi, riflessi sui finestrini appannati.

    Davanti,  la mamma  guidava  nel  traffico, i suoi capelli ancora scuri si arruffavano sul cappotto bianco di pelliccia che seguiva goffo i suoi movimenti al volante.

    Sembrava un grosso orso polare.

    Ogni tanto  incrociavo il suo sguardo dallo specchietto, in alto. I suoi occhi neri e profondi ,rimbalzavano per un attimo su di me  per tornare poi attenti alla strada.

    Al nostro arrivo, i grandi cancelli della scuola erano ancora chiusi e Gigi il custode, che viveva nella piccola casa rossa dentro al cortile, tutte le mattine li apriva in anticipo solo per noi.

    Parlava per pochi istanti con la mamma affaticata dall’ingombro dell’enorme pelliccia ,la accompagnava alla macchina e la osservava  sparire in un attimo nella nebbia oltre l’ingresso.

    Gigi prontamente richiudeva dietro di lei il cancello, richiamando Ester, il suo grosso cane che cercava con il muso di oltrepassarlo - Lorenzo, andiamo oggi è molto freddo - Gigi aveva ragione ,quella mattina faceva veramente un gran freddo e io lo seguii in fretta all’interno della sua guardiola.

    Rimaneva in quella piccola stanza a vetri, seduto su una vecchia sedia di paglia con la stufetta accesa vicino ai piedi, ma... doveva stare molto attento pensavo, ricordando  quello che era accaduto al mio amico Pinocchio; il fuoco gli aveva bruciato le gambe, anche se lui era un burattino di legno e probabilmente non aveva sentito alcun male.

    Ancora pochi minuti e Gigi avrebbe dovuto riaprire i cancelli.

    Le urla di decine di piccoli scolari stavano per richiamarlo al lavoro.

    La scuola apriva alle otto in punto, come tutte le mattine.

    Appena il mare multicolore di piccole teste imberrettate venne risucchiato nelle fauci spalancate della grossa entrata per poi sparpagliarsi disordinato dentro le classi, mi accorsi che sulle scale davanti l’atrio, era rimasto solamente Luca.

    Vidi la sua enorme cartella pesargli sopra le spalle curve. Sicuramente era li’ ad aspettarmi, eravamo  nella  stessa aula la (1b) quella in fondo al corridoio.

    Era una grande sala calda ed accogliente.

    Le pareti erano tinteggiate di un pallido verde pistacchio, ormai invisibile quasi del tutto, sotto il tappeto di disegni che spadroneggiavano colorati e fieri sulle pareti.

    Le finestre sulla destra erano bordate di una larga cornice rossa e spiccavano orgogliose, mostrando il loro panorama, un piccolo giardino, ma ben tenuto, che durante l’ora della ricreazione diveniva un vero e proprio campo di battaglia.

    Su di una pedana di legno, leggermente rialzata rispetto al pavimento, campeggiava la cattedra.

    Alle sue spalle faceva bella mostra di se la grande cartina geografica, uno dei trofei della nostra maestra Marinella che tanto aveva lottato per ottenerla.

    Alla destra della cattedra, spiccava la lavagna rossa come le finestre.

    Era una consuetudine molto divertente, tutte le mattine scrivevamo  con il gessetto sulla lavagna una frase carina alla signorina Marinella ,lei arrivava in aula e ci rispondeva con il medesimo sistema  sorridendo per i nostri errori di ortografia che spesso storpiavano le ambizioni  letterarie dei suoi piccoli alunni.

    Quattro file parallele di banchi, riempivano il resto dell’aula.

    Il terzo della prima fila, accanto alla parete con le grandi finestre, era il mio banco.

    Le ampie vetrate restavano quasi sempre chiuse perche’ la giovane maestrina aveva paura del grosso cane del custode che tutti i giorni veniva in visita per rimediare qualche briciola della  merenda.

    Personalmente non ho mai avuto paura dei cani  ed Ester era una mia grande amica. Dividevo con quel grosso cane parte della  ricreazione e quasi sempre molta parte della mia merenda.

    Anche  Luca non aveva paura dei cani ,  a casa aveva un cucciolo di lupo, un regalo che il papa aveva fatto alla mamma quando era lui ancora piccolo.- Ragazzi!…  andiamo cosa state facendo la fuori? -Esordi’ la signorina Marinella, facendo capolino dalla sua auto appena parcheggiata - Su forza in classe, con

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1