Endecascivoli
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Info su questo ebook
Endecascivoli sono una serie di racconti legati dal ritmo, con le parole smosse dal vento dei ricordi e di storie che partono dalle realtà per arrivare sul bagnasciuga come legni trasportati e trasformati dalle maree.
Sono piccoli camei che in parte raccontano ricordi, in parte hanno il fascino surreale dell’inconscio. Ogni frammento è una partitura la cui metrica perfetta ricorda orchestrina e ottavini sommersi. La prosa è poetica, malinconica e lascia sempre spazio a finali possibili, ad altre storie come in un gioco di scatole cinesi.
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Recensioni su Endecascivoli
1 valutazione0 recensioni
Anteprima del libro
Endecascivoli - Patrizio Zurru
Tavola dei Contenuti (TOC)
Un bugiardino
Endecascivoli
Ringraziamenti
golem
©
2021
Miraggi edizioni, Torino
www.miraggiedizioni.it
Patrizio Zurru è rappresentato dall’Agenzia Stradescritte
Progetto grafico Miraggi
Finito di stampare a Borgoricco (PD) nel mese di marzo
2021
da Logo srl per conto di Miraggi Edizioni
su Carta da Edizioni Avorio Book Cream
80
gr
Prima edizione digitale: marzo
2021
isbn
978-88-3386-148-7
Prima edizione cartacea: marzo
2021
isbn
978-88-3386-147-0
Cuando despertó, el dinosaurio todavía estaba allí.
Augusto Monterroso
Un bugiardino
Questo libro ha un’introduzione che trovate all’inizio, sembrava brutto averla alla fine, l’avremmo chiamata espulsione con tutti i sottintesi del caso, e non ci piaceva.
Serve per dire che i racconti sono 65 per diversi motivi, e che anche le cornici posizionate all’inizio di ogni racconto, nelle pagine dispari, avranno i motivi che deciderete voi, in base alla lettura.
Andando con ordine, i racconti sono 65 come l’anno della mia nascita, e per un gioco di Cabala che vede le persone legate a questo numero come amanti del nutrire gli altri, cosa in cui spesso mi riconosco, in forma edibile o semplicemente simbolica, oltre al piacere dello stare con gli altri, intessere relazioni e condividere ogni aspetto della propria vita. E così in quello che andrete a leggere scoprirete tanto di me, qualcuno dice che ci si mette a nudo, io dico che mi troverete in maniche di mutande, a volte, mutande colorate abbinate al vestiario indossato o poggiato sulla sedia accanto al comodino o sul bordo del letto, se avrete letto.
Quello che apparentemente non sarà a me riconducibile riguarda comunque attimi che hanno attraversato la mia strada, che ho lasciato passare scostandomi, o che mi sono venuti addosso, senza evidenti danni, se non nell’accumulo di emozioni, che a volte ritornano e lasciano piccole chiazze sul dorso delle mani, per poi passare al viso, con quelli che chiamano anni.
Usate la pagina dispari e il suo riquadro per scrivere o disegnare quello che vi passa in mente mentre leggete, o alla fine, come si usava fare un tempo mentre si stava al telefono da casa, quelle telefonate al tavolino, senza tasti e con la rubrica di casa completamente illustrata dei pensieri che ci venivano in testa.
Se volete condividetela sulla pagina di Miraggi edizioni la vostra telefonata con il mio racconto, anche con tutti, non ci sono addebiti in bollette sinistre.
Scrivete o disegnate i vostri #endecascivoli, vi risponderò volentieri, troverete facilmente la linea.
A dopo.
Endecascivoli
1
box-DEFA un certo punto mentre risalivo, con un occhio, quello che non aveva il carbone colato dal sudore, perché a volte fa molto caldo, anche se sei a meno 200, a un certo punto pensavo solo a portar su quel corpo, perché era l’ultimo rimasto di sotto.
Sarà stata la sensazione di soffitto che diventava sempre più alto, il crollo aveva fatto scivolare una lastra in diagonale, vedi, così, prova a inclinare una mano di taglio sul palmo dell’altra.
Ecco, man mano che raddrizzavo la schiena sentivo che il peso si faceva minore, e non mi importava più se l’occhio bruciava, e la gola con lui.
Perché la mascherina era un tappo di fango e carbone, e l’avevo dovuta levare.
Insomma, mi giro, guardo sotto il braccio, e mi accorgo che tenevo solo la testa e un piede, la testa si era quasi staccata dal tronco, e l’istinto mi diceva di riattaccarla.
In quei momenti ti vengono in mente idee strane, rimettere la testa sul tronco.
Ho guardato il muro per quasi un mese, era il suo ultimo giorno prima della pensione.
Gli avevo detto di segnare il turno e pensare a ritirarsi la roba dall’armadietto, di non scendere.
Aveva sorriso dicendomi: «Cosa vuoi che faccia un giorno in più o in meno, da domani è finita».
2
box-DEFAntonio non voleva fare il macellaio, lui voleva andare a pesca, come Angioletto, suo cugino, che faceva il liceo con me.
Con Angioletto andavamo al mare, quale che fosse il tempo, contava solo che ci fosse interrogazione, e che il nostro turno fosse in arrivo. Non era difficile in realtà, in classe eravamo in dieci, cinque maschi e altrettante femmine. Ci misero in quello che veniva adibito a ricovero delle sedie rotte, bancata a U, o a C, a seconda che la guardassimo noi o il professore.
La I non veniva proprio, c’era il muro a impedirglielo.
Io non entravo a pescare, rimanevo fuori a fumare, mentre Angelo pisciava nella muta e sputava sul vetro della maschera.
A volte, se proprio non resistevo al freddo, e pensavo che anche lui non sarebbe stato in grado di farlo, accendevo un fuoco coi legni storti portati dal mare. Poi lo aiutavo a sfilare quella cosa di gomma e lo vedevo saltellare intorno alle fiamme come un indiano dei film in tv.
Lui mi raccontava del colore dell’acqua, del grigio d’inverno e dei lampi di luce che il sole a volte portava di sotto. Delle tane di cernia, dei ricci staccati e infilati in retino, che non facevano in tempo ad arrivare alla cinquecento.
Mentre con il pugnale che sfilato dalla cinghia battevamo sulle spine, per aprire e mangiare le uova arancioni, gli dicevo che quel pugnale era l’unica cosa che mi piaceva.
Che mi sarebbe piaciuto avere.
Piaceva anche ad Antonio, se ne comprò uno uguale e ci fece vedere come riusciva a staccare la pelle senza incidere il corpo.
Come sfilettare senza lasciare una spina di troppo.
Poi suo padre morì e Antonio smise di venire a pesca con noi, anche se non lo avrebbero mai interrogato, aveva lasciato gli studi alle medie.
Gli toccò andare dietro il bancone a sventrare maiali e agnellini.
Il coltello da sub, coi denti affilati in una teca di vetro che storpiava le ceramiche bianche.
3
box-DEFIeri cercavo di spiegare a una persona l’importanza di parlare direttamente con l’interessato, non con un referente, gli dicevo mandi qui la sua richiesta, faremo di tutto.
Mi son visto un mattino, finite le scuole, nonna che bagna i garofani rossi sul balconcino, dal lato di via Cesare Battisti, dall’altra parte i gerani, le piccole rose che il sole va conosciuto, capito, assecondato.
E il piccolo muro che mi separava da Bruna, l’amica Deidda più grande di poco appena, lo capivo dal seno che si affacciava, le labbra con la sigaretta accesa, nascosta dai suoi, di Calasetta.
Bruna sporgeva il balcone, e noi ragazzini avevamo la primavera e niente maglione.
Metteva il registratore a bobine su un tavolo in legno, a destra le copie da correggere a mano, a sinistra quelle scampate e arrivate da un vento lontano.
Ieri dicevo dimmi le cose, non sono rose, non sono mimose, Bruna mi portava a scuola per venti lire, la mano nascosta sotto al grembiule, le parole straniere che mi insegnava durante il percorso, Orso, Bear, Orso, ripeti, impara qualcosa che ti servirà.
Bruna avvolgeva le bobine con spicchi di pizza che ho pensato dopo.
Aveva una gonna con piccoli ciondoli attaccati da