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Nelson Mandela e la sua eredità in Sudafrica
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E-book120 pagine52 minuti

Nelson Mandela e la sua eredità in Sudafrica

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Info su questo ebook

Il 5 dicembre 2013 a Johannesburg, all’età di 95 anni, moriva Nelson Mandela. Alla cerimonia funebre, svoltasi allo stadio di Soweto, erano presenti circa 100 capi ed ex-capi di Stato e di governo provenienti da tutto il mondo e le celebrazioni vennero trasmesse in diretta in ogni angolo del pianeta. Questo fa capire quanta popolarità abbia riscosso durante la sua vita l’ex presidente del Sudafrica, al quale si deve il merito storico di aver combattuto e superato il regime di segregazione razziale (apartheid) che afflisse il suo Paese per oltre quarant’anni. Tuttavia, furono numerosi i lati meno conosciuti, spesso nascosti di Mandela, quindi eviteremo di ridurre il discorso alla lotta tra i “bianchi da una parte e i neri dall’altra”. In questo libro analizzeremo gli eventi che hanno caratterizzato il Sudafrica, dimostrando che le cose non sono andate sempre e soltanto così, e che la storiografia seria non conosce soltanto il bianco e il nero ma è presente un ampio numero di sfumature. L’intenzione è dunque quella di parlare di una storia “mai scritta” del Sudafrica e di fare una “revisione” storico-politica della colonizzazione europea, la quale viene spesso vista solo e semplicemente come un massacro di “indigeni” buoni e pacifici, sempre e comunque vittime della malvagità e del razzismo occidentale. Se dal punto di vista socio-economico il Sudafrica è lo Stato più evoluto ed industrializzato del Continente (dal 2010 vanta infatti di essere annoverato fra i Paesi emergenti del BRICS, con Brasile, Russia, India, Cina), per certi aspetti la situazione è rimasta invariata, se non peggiorata. Le forme di razzismo non sono scomparse, anzi, paradossalmente, il fenomeno si è capovolto: la popolazione dei bianchi (afrikaner), insediata da circa quattro secoli nella regione, è oggigiorno minacciata da una neoborghesia nera che viene fomentata dall’ANC. Questa nuova classe medio-borghese nera ha fatto fortuna nell’industria pesante del Paese, spesso attraverso una serie di legami clientelari con il governo. Come vedremo, all’interno dell’ANC si è verificato un progressivo fazionismo che rappresenta, in realtà, lo specchio del Sudafrica come appare ora: sempre più diviso, con la differenza che la diseguaglianza economica non si pone più solo tra la minoranza bianca e la maggioranza nera, ma è interna a quest’ultima. Questi e altri svariati motivi, stanno portando le masse a sentirsi distanti dalle rappresentanze politiche tradizionali; così i consensi all’African National Congress stanno calando decisamente negli ultimi anni e, dall’altro lato, stanno aumentando i favori verso i partiti più radicali.
LinguaItaliano
Data di uscita13 set 2019
ISBN9788834185698
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    Anteprima del libro

    Nelson Mandela e la sua eredità in Sudafrica - Fabrizio Altea

    Bibliografia

    Introduzione

    Il 5 dicembre 2013 a Johannesburg, all’età di 95 anni, moriva Nelson Mandela. Alla cerimonia funebre, svoltasi allo stadio di Soweto, erano presenti circa 100 capi ed ex-capi di Stato e di governo provenienti da tutto il mondo e le celebrazioni vennero trasmesse in diretta in ogni angolo del pianeta. Questo fa capire quanta popolarità abbia riscosso durante la sua vita l’ex presidente del Sudafrica, al quale si deve il merito storico di aver combattuto e superato il regime di segregazione razziale (apartheid) che afflisse il suo Paese per oltre quarant’anni. Tuttavia, furono numerosi i lati meno conosciuti, spesso nascosti di Mandela, quindi eviteremo di ridurre il discorso alla lotta tra i bianchi da una parte e i neri dall’altra. In questo libro analizzeremo gli eventi che hanno caratterizzato il Sudafrica, dimostrando che le cose non sono andate sempre e soltanto così, e che la storiografia seria non conosce soltanto il bianco e il nero ma è presente un ampio numero di sfumature. L’intenzione è dunque quella di parlare di una storia mai scritta del Sudafrica e di fare una revisione storico-politica della colonizzazione europea, la quale viene spesso vista solo e semplicemente come un massacro di indigeni buoni e pacifici, sempre e comunque vittime della malvagità e del razzismo occidentale. Se dal punto di vista socio-economico il Sudafrica è lo Stato più evoluto ed industrializzato del Continente (dal 2010 vanta infatti di essere annoverato fra i Paesi emergenti del BRICS, con Brasile, Russia, India, Cina), per certi aspetti la situazione è rimasta invariata, se non peggiorata. Le forme di razzismo non sono scomparse, anzi, paradossalmente, il fenomeno si è capovolto: la popolazione dei bianchi (afrikaner), insediata da circa quattro secoli nella regione, è oggigiorno minacciata da una neoborghesia nera che viene fomentata dall’ANC. Questa nuova classe medio-borghese nera ha fatto fortuna nell’industria pesante del Paese, spesso attraverso una serie di legami clientelari con il governo. Come vedremo, all’interno dell’ANC si è verificato un progressivo fazionismo che rappresenta, in realtà, lo specchio del Sudafrica come appare ora: sempre più diviso, con la differenza che la diseguaglianza economica non si pone più solo tra la minoranza bianca e la maggioranza nera, ma è interna a quest’ultima. Questi e altri svariati motivi, stanno portando le masse a sentirsi distanti dalle rappresentanze politiche tradizionali; così i consensi all’African National Congress stanno calando decisamente negli ultimi anni e, dall’altro lato, stanno aumentando i favori verso i partiti più radicali.

    Fabrizio Altea

    Breve storia del Sudafrica

    Da Bartolomeu Dias a Nelson Mandela

    Il Sudafrica possiede una lunga storia che interseca ripetutamente le sue trame con quelle dell’Europa Occidentale. Le sue origini risalgono infatti alle missioni di avanscoperta iniziate dai portoghesi nell’Africa equatoriale e meridionale nella seconda metà del XV secolo. Nel 1487 è Bartolomeu Dias a raggiungere il Capo di Buona Speranza che verrà doppiato dieci anni dopo, dall’esploratore Vasco da Gama. Il secolo successivo emerge la potenza commerciale e marittima dei Paesi Bassi, entrando in concorrenza conflittuale con i portoghesi. In particolare nel 1602, con la fondazione della Compagnia Unita delle Indie Orientali (Verenigde Oostindische Compagnie) gli olandesi ottengono il monopolio della navigazione e del commercio a Est del Capo di Buona Speranza. Dunque, verso il 1630, una prima colonia olandese guidata da Jan van Riebeeck comincerà a diffondere in loco la lingua afrikaans (composta allora dai dialetti parlati dei coloni): si tratta del primo nucleo ufficiale di ‘liberi cittadini’ olandesi, o freeburgher, composto perlopiù da boeri (dall’afrikaans "boer ovvero contadini")¹. A questi, entro il 1690 se ne aggiungeranno diversi altri, quasi tutti agricoltori, dando così origine a un numero notevole che raggiungerà in poco tempo circa 1/5 della popolazione complessiva. Gli scontri con le numerose popolazioni nere locali, appartenenti a etnie diverse, subiscono una svolta con l’ascesa al potere di Chaka, il celebre guerriero zulu (gli zulu costituiscono un’importante tribù del gruppo linguistico bantufono nguni²), che in poco tempo trasforma la società seminomade dei pastori zulu in un forte impero militare. Gli uomini di Chaka arrivano a distruggere intere popolazioni nere con cui

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