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Tanzania: dal Kilimanjaro a Zanzibar, dove l'Africa incontra l'Oriente
Tanzania: dal Kilimanjaro a Zanzibar, dove l'Africa incontra l'Oriente
Tanzania: dal Kilimanjaro a Zanzibar, dove l'Africa incontra l'Oriente
E-book446 pagine4 ore

Tanzania: dal Kilimanjaro a Zanzibar, dove l'Africa incontra l'Oriente

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Info su questo ebook

Molte caratteristiche rendono speciale la Tanzania sia dal punto di vista naturalistico sia da quelli antropologico e storico. Flora e fauna sono estremamente varie grazie alla conformazione del territorio: qui si trovano i grandi laghi africani, ma anche la montagna più alta del continente (il Kilimanjaro) e un lungo tratto di costa bagnata dall'Oceano Indiano, che ha fatto del paese un crogiuolo di razze e antiche civiltà. Qui la Great Rift Valley, culla dell'evoluzione umana, esprime alcuni tra i suoi paesaggi più spettacolari, mentre la natura, con i suoi diversi ecosistemi, è ben rappresentata in 14 parchi nazionali e numerose riserve, per un totale di territorio protetto pari al 25%.
La storia coloniale e precoloniale di questa parte d'Africa, dove si forgiarono antiche vie commerciali battute da Arabi e da Portoghesi, ha conosciuto il crudele commercio degli schiavi ed è attraversata dalle imprese di famosi esploratori europei. La Tanzania è una terra affascinante come i sapori e gli odori dei suoi mercati delle spezie e come i colori dei suoi alberi in fiore, delle sue colline e degli ornamenti dei suoi popoli.
Questa guida, suddividendo la descrizione del paese in quattro macro aree (circuito settentrionale, circuito meridionale, entroterra occidentale, costa Swahili e isole) vuole essere un invito a condividerne la continua riscoperta.

Le Polaris sono guide per viaggiare e, soprattutto, per conoscere. Poco spazio alle informazioni pratiche, facilmente recuperabili in internet, ma ricche descrizioni del territorio, della cultura, delle popolazioni e degli itinerari, integrate con esperienze dell'autore, curiosità e approfondimenti.
LinguaItaliano
EditorePOLARIS
Data di uscita19 nov 2014
ISBN9788860591418
Tanzania: dal Kilimanjaro a Zanzibar, dove l'Africa incontra l'Oriente

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    Anteprima del libro

    Tanzania - Bruno Zanzottera

    TANZANIA

    dal Kilimanjaro a Zanzibar

    dove l’Africa incontra l’Oriente

    Di

    Bruno Zanzottera - Silvana Olivo - Francesca Guazzo - Stefano Pesarelli

    Foto

    Teodora Buzzanca

    Erika Lami

    Massimo Cufino

    CC/Jalil Arfaoui (JA)

    CC/Fabolous Fabs (FF)

    CC/Jens Klinzing (JK)

    CC/Adam Jones (AJ)

    CC/Stig Nygaard (SN)

    CC/Paul Shaffner (PS)

    CC/Imke Stahlmann (IS)

    CC/Marco Zanferrari (MZ)

    CC/Rod Waddinton (RW)

    CC/William Warby (WW)

    CC: licenza Creative Commons Attribution_ShareAlike 4.0

    http://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/legalcode

    Mappe distribuite sotto pubblico dominio

    Prima edizione ebook: 2014

    Copyright ©2014 Polaris

    ISBN 9788860591418

    La guida è disponibile anche in formato cartaceo

    Casa Editrice Polaris

    www.polariseditore.it

    Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte dell’opera può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in alcuna forma o con alcun mezzo, o registrata in database, senza il permesso scritto dell’editore.

    Benché sia stata prestata la massima attenzione nella raccolta delle informazioni contenute nella guida, nessuna responsabilità per eventuali danni o inconvenienti occorsi a cagione del suo utilizzo potrà essere imputata all’autore, all’editore o a chi, sotto qualsiasi forma, la distribuisce.

    Sommario

    Geografia e natura

    ... Birdwatching

    La fauna: animali in libertà

    ... I parchi e le riserve naturali

    ... Guida agli animali in safari

    ...... Primati

    ...... Carnivori

    ...... Ungulati

    ...... Ruminanti

    ...... Proboscidati

    ...... Hiracoidei

    ...... Chirotteri

    ...... Insettivori

    ...... Roditori

    ...... Lagomorfi

    ...... Macroscelidae

    ...... Folidonti

    ...... Tubulidentati

    ...... Rettili

    ...... Uccelli

    Popoli e culture

    ... Etnie

    .... Religione

    ... Le arti e il tempo libero

    ... Programmi di ecoturismo e turismo culturale

    La storia

    Dar Es Salaam e la costa settentrionale

    ... Dar Es Salaam

    ... La costa settentrionale

    ... Tanga

    ... Informazioni pratiche

    Zanzibar e Pemba

    ... Zanzibar

    .... Le immersioni a Zanzibar

    ... Pemba

    ... Informazioni pratiche

    La costa meridionale e l’arcipelago di Mafia

    ... Da Dar Es Salaam a Kilwa

    ... Kilwa Kisiwani

    ... Da Kilwa al Mozambico - le antiche città della costa Swahili

    ... Arcipelago di Mafia

    ... Parco marino dell’Isola di Mafia

    ... Informazioni pratiche

    I parchi del Nord

    ... Parco Nazionale di Arusha

    ... Parco Nazionale del Tarangire

    ... Parco Nazionale del Lago Manyara

    ... Ngorongoro Conservation Area

    ... Il cammino dell’uomo nelle gole di Olduvai

    ... Parco Nazionale del Serengeti

    ... Lago Natron e il vulcano Ol Doinyo Lengai

    ... Arusha

    ... Informazioni pratiche

    Il Kilimanjaro

    ... Ascensione alla vetta

    ... Via Marangu

    ... Le vie alternative

    I parchi del Sud

    ... Morogoro

    ... Mikumi National Park

    ... Selous Game Reserve

    ... Udzungwa National Park

    ... Verso il Parco Nazionale Ruaha

    ... Iringa

    ... Il Parco Nazionale Ruaha

    ... Quando visitare i Parchi del Sud

    ... Informazioni pratiche

    I grandi laghi

    ... Great Rift Valley

    ... Il lago Vittoria

    ... Il lago Tanganyika

    ... Informazioni pratiche

    Letture

    ... Tanzanite

    ... La geografia del Kilimanjaro

    ... Makonde, gli ultimi intagliatori di teste

    ... L’arte Tingatinga

    ... David Livingstone

    ... La scuola d’arte di Bagamoyo

    ... Violette e farfalle salvano le preziose foreste Usambara

    ... Il kanga, un tessuto che racconta la tradizione di Zanzibar

    ... La fine del Konigsberg nel delta Rufiji

    ... Euforbia Candelabro

    ... Maasai

    ... Un progetto per i ghepardi nel regno dei predatori

    ... Il baobab, l’albero della vita

    ... Progetti di conservazione ambientale all’ombra del Kilimanjaro

    ... Il Kilimanjaro

    ... La storia di Frederick Selous

    ... 31 gennaio 2008, uno scienziato italiano scopre una nuova specie di toporagno elefante

    ... Burton e Speke e la ricerca delle sorgenti del Nilo

    ... Jane Goodall, paladina dei primati

    ... Scimpanzé, i nostri più stretti parenti

    Notizie utili

    ... Organizzazione del viaggio

    ... Informazioni generali

    Bibliografia

    perché un viaggio in Tanzania?

    "Sono convinto che esistano al mondo

    persone nate in una patria che non è la loro

    e che soffrono di nostalgia per una terra che non hanno conosciuto.

    La casa dove vissero bambini, le strade dove giocarono,

    non hanno fascino per loro.

    Forse si tratta di un bizzarro fenomeno di atavismo

    che spinge alcuni individui, pellegrini erranti,

    verso i luoghi che i loro antenati abitarono secoli e secoli prima."

    Aldous Huxley

    La frase di Aldous Huxley esprime in maniera perfetta il mio desiderio di movimento verso luoghi sempre più remoti, lontani nello spazio e nel tempo, che sin da bambino mi faceva sognare ad occhi aperti sopra atlanti e carte geografiche. Guardare sulle mappe le strade trasformarsi in piste fangose che si perdevano nel verde di foreste tropicali o sopra immense dune nel giallo del Sahara, era come aprire uno scrigno pieno di tesori da scoprire. Così a poco più di vent’anni la scoperta del continente africano fu una rivelazione. La fotografia ne fu una conseguenza. All’inizio fu solo il piacere del viaggio, la voglia di conoscere e scoprire che in quei luoghi misteriosi abitavano genti diverse tra loro, e diverse da noi. Poter raccontare storie di abitanti di mondi lontani anni luce attraverso l’obiettivo implacabile di un freddo riproduttore d’immagini, senza sottostare alla sua logica ferrea che ci vuole estranei alle situazioni riprodotte sui cristalli d’argento, si trasformò in uno degli aspetti più interessanti del viaggio diventato professione.

    Le caratteristiche che rendono speciale la Tanzania, sia dal punto di vista naturalistico che da quello antropologico, mi hanno indotto a tornarvi più e più volte e ne hanno fatto una delle mie destinazioni preferite.

    Si apprezza subito la straordinaria bellezza di questa terra, ma per conoscere tutti gli aspetti di un territorio così vario occorre molto tempo. Numerosi sono i suoi tipi vegetazionali, data la varietà di elevazione e la sua conformazione fisica: qui si trovano i Grandi Laghi d’Africa, la montagna più alta del continente (il Kilimanjaro) e un lungo tratto di oceano Indiano, crogiuolo di razze e antiche civiltà che stupirono i navigatori portoghesi giunti tra il XV ed il XVI secolo. Nel suo territorio la Great Rift Valley, culla dell’evoluzione geologica ed umana esprime alcuni tra i suoi paesaggi più spettacolari. Questa terra è così multiforme che per razionalizzarne la descrizione le aree di maggiore interesse vengono distribuite tra il Circuito Settentrionale, il Circuito Meridionale, l’entroterra occidentale, la costa Swahili e le isole. La natura, con i suoi diversi ecosistemi e la sua fauna ancora ricchissima, è ben rappresentata in 14 parchi nazionali e numerose riserve protette di varia denominazione, per un totale di territorio protetto pari al 25%: una percentuale altissima!

    Non può cessare di incantare il fenomeno delle grandi migrazioni di animali che hanno come scenario le sconfinate pianure dell’Africa orientale, come non può facilmente esaurirsi lo stupore per i ritrovamenti archeologici continui che spostano indietro la data d’inizio della storia dell’Umanità. Località come la gola di Olduvai e Laetoli, che custodiscono resti di ominidi risalenti fino a 2 milioni di anni fa, incutono rispetto. La storia coloniale e precoloniale di questa parte d’Africa, dove si forgiarono antiche vie commerciali battute da arabi e da portoghesi, ha conosciuto il crudele commercio degli schiavi ed è attraversata dalle imprese di famosi esploratori europei. La Tanzania fu desiderata dall’impero tedesco e poi da quello inglese, è una terra affascinante come i sapori e gli odori dei suoi mercati delle spezie e come i colori dei suoi alberi in fiore, delle sue colline e degli ornamenti dei suoi popoli.

    Questa guida vuole essere un invito a condividerne la continua riscoperta.

    Bruno Zanzottera

    Per la realizzazione di questa guida si ringraziano:

    lo stupendo popolo tanzaniano per la sua vitalità e spontaneità, tutti i Maasai e le guide che hanno accompagnato Bruno nelle escursioni all’Ol Doinyo Lengai e al Kilimanjaro, Malcolm Ryen e Pietro Luraschi che lo hanno aiutato a scoprire i segreti del mondo animale all’interno dei parchi nazionali, Mario Odorisio che lo ha guidato tra gli stupendi fondali marini dell’isola di Mafia; si ringraziano anche Nicola Colangelo per la sua profonda conoscenza di questo grande paese, ed i tour operator African Explorer, Coastal Travel, Kel 12, Travel R-evolution, Africawildtruck senza i quali la guida non avrebbe mai visto la luce.

    Geografia e natura

    E gli Uomini cercano pellegrinaggi, e i pellegrini terre sconosciute

    Geoffrey Chaucer

    La superficie della Tanzania continentale è di 945.000 kmq. Il paese confina a sud con Mozambico, Malawi (il confine è in parte costituito dal lago Niassa) e Zambia; a ovest con la Repubblica Democratica del Congo (con cui spartisce il lago Tanganyika), Burundi e Rwanda; a nord con Kenya e Uganda (con i quali spartisce parte del lago Vittoria) e a est è bagnato dall’Oceano Indiano. I maggiori insediamenti umani si concentrano sugli altipiani.

    La varietà di ambienti, la flora e la fauna, in gran parte ancora intatte, attraggono un crescente turismo, fortemente incoraggiato dal governo in anni recenti. La natura spettacolare del paese è ben rappresentata in 14 parchi nazionali (che totalizzano oltre 42.000 kmq, il 4,5% della superficie del paese) e 28 tra riserve faunistiche (game reserves) e aree di conservazione (conservation areas); inoltre vi sono centinaia di riserve forestali, 3 zone umide di importanza internazionale (RAMSAR) e 3 riserve della biosfera (UNESCO). In molte aree l'accesso è possibile solo con un mezzo fuoristrada. Il territorio si articola in altipiani, che possono essere erbosi o coperti di foresta pluviale; grandi pianure a prateria o savana con ampi tratti di boscaglia detta miombo woodland (in cui dominano le piante del genere Brachystegia); rilievi montuosi, con foresta montana qualora superino i 1.500 m di altitudine; costa e isole, dal clima monsonico tipico dell’oceano Indiano occidentale e vegetazione rigogliosa.

    I primati che la Tanzania vanta in termini di peculiarità geografiche sono il più alto monte del continente, il Kilimanjaro (5.895 m), ed alcuni dei Grandi Laghi africani (che con i fiumi perenni rendono la Tanzania il paese più ricco di acque interne): è tanzaniana quasi la metà del lago Vittoria, il più vasto lago del continente (68.100 kmq), ed il Tanganyika, il secondo più profondo al mondo (1.436 m); oltre a parte della spettacolare Great Rift Valley con i suoi laghi Niassa, Rukwa, Natron, Eyasi e Manyara. Ma forse il più interessante primato è la percentuale di territorio protetto, superiore a qualunque altro paese: il 25% circa. Le aree di maggiore interesse sono distribuite tra il Circuito Settentrionale con gli Altipiani Settentrionali, il Circuito Meridionale, gli Altipiani Meridionali, l’entroterra occidentale, la costa Swahili e le isole.

    Il cosiddetto Circuito Settentrionale è caratterizzato da alcune delle località più rinomate della Tanzania e dell’Africa: lo sconfinato parco nazionale Serengeti (14.763 kmq), il cratere di Ngorongoro e il Monte Kilimanjaro. Tutti raggiungibili dalla cittadina di Arusha, ‘capitale’ dei safari in rapido sviluppo e dotata di aeroporto internazionale.

    Il padre dei parchi della Tanzania è il parco nazionale Serengeti (da siringet, ‘pianura sconfinata’ nella lingua dei Maasai), posto nell’estremo nord, primo per istituzione (1951) e forse quello con cui più si identifica storicamente il concetto di safari alla ricerca della grande fauna africana. Con il confinante parco del Maasai Mara in Kenya e la Ngorongoro Conservation Area, costituisce un importante sistema ecologico, teatro della più grande transumanza annuale di mammiferi della Terra: la grande migrazione, che vede spostarsi a milioni gli erbivori che abitano la savana a prateria (disseminata di kopjes, colline isolate di granito eroso nel tempo, e di acacie a ombrello), a seconda del periodo delle piogge, alla ricerca di pascoli e di acqua. Per questo il Serengeti è stato dichiarato Sito di Patrimonio Mondiale dall’UNESCO, insieme alla Ngorongoro Conservation Area.

    Quest’ultima, nata nel 1959 con l’intento sperimentale di far convivere con la conservazione della natura ed il turismo la pastorizia esercitata dai nomadi maasai che vi abitano, si estende su 8.292 kmq e raggiunge un’altitudine di oltre 3.500 m, comprendendo praterie, foreste, zone umide (laghi e paludi) e boscaglia. A testimoniare l’armonia tra la natura e gli indigeni Maasai, costretti nel 1959 a lasciare il Serengeti per abitare esclusivamente la zona di Ngorongoro, può capitare di vedere i loro bovini pascolare mescolandosi ai bufali, anche se negli ultimi anni la loro presenza è sempre meno tollerata dall’amministrazione dell’area protetta (nel 1966 ve ne erano 8.700, ma nel 1994 erano oltre 40.000 e le autorità si sono allarmate per gli oltre 300.000 capi di bestiame che pascolavano sul 75% del territorio).

    *** leggi ... Tanzanite ***

    L’area, che nella parte orientale montagnosa costituisce la scarpata occidentale della Great Rift Valley, include il cratere di Ngorongoro, in cui si concentrano molte specie, inclusi i ‘Big Five’, con una ventina di esemplari del raro rinoceronte nero; i più piccoli crateri di Olmoti e Empakaai, quest’ultimo con il suo lago di soda frequentato da fenicotteri e altri uccelli; il lago Ndutu e le Gol Mountains (i cui ricchi pascoli attirano molti animali durante la migrazione) e le Shifting Sands, dune nere che si muovono inesorabilmente verso ovest trasportate dai venti, costituite dalle ceneri del vicino vulcano di Oldonyo Lengai. Ma anche località di importanza archeologica, come la Gola di Olduvai (dove sono emersi reperti degli antichi ominidi Australopithecus boisei, Homo erectus e Homo habilis), lunga 48 km e originatasi per erosione del terreno vulcanico, e Laetoli (dove furono rinvenuti fossili di Australopithecus afarensis), che però non è accessibile al pubblico.

    La meta più frequentata della riserva è la caldera dello Ngorongoro, la più estesa del pianeta (circa 20 kmq), profonda 610 metri e formatasi per implosione dopo l’eruzione violenta del vulcano. Oggi ospita oltre 25.000 erbivori e numerosi predatori, che vivono in un ecosistema dinamico che annovera diversi ambienti: dalla foresta di Lerai (dove si concentrano le acacie dette yellow feaver tree, ‘alberi della febbre gialla’) nel sud-ovest, alle paludi di Gorigor, abitate anche da ippopotami, al lago salato Magadi. Queste caratteristiche la rendono un paradiso del birdwatching: oltre alla grande quantità di fenicotteri, gru coronate, aironi, e trampolieri, vi sono molti rapaci, otarde di Kori e cicogne.

    Fa parte del Circuito Settentrionale anche il Mkomazi National Park (adiacente al Parco Nazionale Tsavo, situato nel confinante Kenya), dove sono stati da poco reintrodotti alcuni rinoceronti neri dal Sudafrica; l’area era stata abbandonata a se stessa, soggetta a pascolo eccessivo e bracconaggio; ma grazie alla collaborazione tra il dipartimento dei Parchi e Tony Fitzjohn, collega e ‘successore’ dello scomparso George Adamson – il famoso protettore dei leoni in Kenya – , è stato apportato un notevole recupero di tutte le più importanti specie che la popolavano un tempo. Inoltre, rientrano nel circuito il vulcano Ol Doinyo Lengai (alto 2.889 m), la ‘Montagna di Dio’ per i Maasai, l’unico vulcano attivo dell’Africa orientale; ed il lago Natron, in cui si riversano periodicamente il carbonato di sodio e potassio eruttati dall’Ol Doinyo Lengai, che lo rendono molto alcalino. Si tratta di un’area affascinante, apparentemente desertica, in cui il colore rosa dei cristalli di sale che coprono parte del lago si aggiunge al colore delle migliaia di fenicotteri minori che vi giungono per riprodursi (è il sito di riproduzione più importante al mondo per la specie), poiché nelle acque abbondano le alghe diatomee di cui si nutrono. Altri due laghi salati, l’Eyasi ed il Manyara, quest’ultimo nell’omonimo parco nazionale, ricchissimo di fauna e di uccelli (oltre 300 specie, tra cui fenicotteri e specie migratorie euroasiatiche), caratterizzano la regione del Circuito Settentrionale e sono sorti in altrettante depressioni che si susseguono nella Great Rift Valley. E’ questo, infatti, il ramo orientale della parte tanzaniana della enorme frattura tettonica che attraversa l’Africa da nord a sud fino al Mozambico. Il ramo occidentale è quello in cui giacciono i grandi laghi Tanganyika e Niassa.

    Infine, il parco nazionale di Tarangire con la confinante Tarangire Conservation Area (cogestita da varie comunità locali), copre 2600 kmq all’interno della Great Rift Valley e si distingue per la grande abbondanza di elefanti e di baobab millenari. Vi si svolge anche una transumanza, più piccola della grande migrazione del Serengeti, ma che, come in quest’ultima, vede una spettacolare concentrazione di mammiferi (in prevalenza erbivori) tra aprile e giugno, durante e subito dopo le piogge lunghe, soprattutto nelle aree orientali e settentrionali. Durante la stagione secca che segue, e fino a novembre, le mandrie si spostano, invece, verso il fiume Tarangire, tranne il periodo delle piogge brevi (ottobre-dicembre), in cui zebre e gnu raggiungono il lago Manyara e in generale si spostano a nord dove daranno alla luce i piccoli. Nel parco abbondano anche gli uccelli, soprattutto rapaci, otarde e struzzi.

    Negli Altipiani Settentrionali (Northern Highlands), che costituiscono le frange orientali della scarpata della Great Rift Valley, sono incastonate le vette del Monte Meru (4.566 m), situato nel piccolo parco nazionale di Arusha dove da ottobre ad aprile giungono migliaia di uccelli migratori dall’Europa, e del Kilimanjaro, mete d’interesse per gli amanti del trekking.

    Il massiccio del Kilimanjaro è la vetta più elevata di tutto il continente africano. Situato all’estremità settentrionale della Tanzania, 330 km a sud dell’Equatore, il massiccio è composto da tre vulcani spenti: il Kibo (5.895 m), il Mawenzi (5.149 m) e lo Shira (3.962 m). Il cono del Kibo si innalza per 4.800 m sopra una pianura ondulata situata a circa 1.000 m d’altezza che lo pone come una delle montagne che svettano isolate più alte del mondo. Proprio queste sue caratteristiche unite all’imponenza del massiccio, esteso su una lunghezza di circa 60 km per 40 di larghezza, e alla vicinanza dell’Oceano Indiano, influenzano notevolmente il clima, la flora e la fauna della regione. Per salvaguardare questo ecosistema, fu fondato nel 1973 il Parco Nazionale del Kilimanjaro (inaugurato nel 1977) che comprende l’intera area posta sopra i 2.700 m d’altitudine dell’ampiezza di 756 kmq, sotto cui è stata realizzata una Riserva Faunistica e Forestale.

    *** leggi ... La geografia del Kilimanjaro ***

    Alcuni dei Grandi Laghi africani giacciono in Tanzania: il più vasto d’Africa (ed il secondo lago d’acqua dolce del pianeta per estensione, quasi 70.000 kmq) è il lago Vittoria. Nella sua porzione tanzaniana sorge il parco di Rubondo Island, un vero e proprio paradiso del birdwatching con oltre 400 specie, tra cui molte endemiche, e uno dei pochi luoghi in cui si possono vedere da vicino le antilopi sitatunga. Gli altri grandi laghi sono il Tanganyika (32.900 kmq, di cui 14.000 in Tanzania), nell’entroterra occidentale, adiacente al quale si trovano la riserva naturale del fiume Gombe, dove vivono gli ultimi gruppi importanti dell’ormai raro scimpanzé ed un centro di studi della specie più vicina all’uomo, e il parco nazionale dei monti Mahale, che da circa 2.000 m. dominano le spiagge bianche e incontaminate del lago; ed, infine, il lago Niassa (il terzo lago africano, lungo 550 km) che fa da confine con il Malawi, navigabile in traghetto come il Tanganyika e ricchissimo di pesci tropicali.

    Il Niassa fa parte del cosiddetto Circuito Meridionale, divenuto in anni recenti una crescente meta turistica. Esso comprende il parco nazionale Mikumi, di 3230 kmq, dove vive il babbuino giallo (Papio hamadryas cynocephalus); il remoto parco nazionale Ruaha, a 1.000 m di altitudine, dove si concentrano circa 10.000 elefanti e molti baobab; il parco nazionale dei Monti Udzungwa, un microcosmo immerso nella foresta pluviale, ricchissimo di biodiversità grazie a caratteristiche geologiche e climatiche favorevoli, dove vivono specie rare, tra cui il colobo rosso (Procolobus kirkii); e l’immensa Selous Game Reserve (54.600 kmq), la più vasta riserva naturale del continente (è più estesa della Svizzera). Vi risiedono la maggiore concentrazione in Africa di bufali (120.000), la maggiore popolazione residua di licaoni (circa 4000), 350 specie di uccelli e 2000 specie di piante. La riserva comprende molti ambienti diversi: paludi, foreste, praterie, boscaglia, laghi e sorgenti calde vulcaniche. Lungo le rive dei fiumi punteggiate di palme, sono visibili innumerevoli rapaci, aquile pescatrici, uccelli tessitori, martin pescatori, aironi e trampolieri.

    La parte meridionale del paese annovera anche le Southern Highlands (Altipiani Meridionali), una zona remota molto verdeggiante, dominata dalle cime dei monti Mbeya (2.818 m) e Kipengere (2.901 m), nei pressi del confine con lo Zambia. Poco lontano, è stato dichiarato parco nel 2002 l’altopiano di Kitulo, per l’alta concentrazione di specie di fiori (tra cui 45 specie di orchidee endemiche), che gli hanno guadagnato il soprannome di ‘Serengeti dei Fiori’.

    L’entroterra occidentale, invece, custodisce alcune località ancora poco conosciute: oltre ai parchi di Gombe e dei monti Mahale distribuiti lungo il lago Tanganyika, il parco nazionale di Katavi (4500 kmq), che comprende l’omonimo lago, è prezioso per la sua diversità faunistica e per la densità di ippopotami e bufali ospitati nelle sue piane alluvionali, che si estendono fino all’adiacente lago salato Rukwa, soggetto a periodici prosciugamenti.

    Arricchiscono la varietà territoriale della Tanzania gli 800 km di costa tropicale (chiamata costa Swahili) che si affaccia sulle acque calde dell’Oceano Indiano; le foreste costiere sono lussureggianti grazie alle precipitazioni monsoniche e, dove non si trovano paludi e foreste di mangrovie di grande importanza ecologica, le spiagge sono coperte di sabbia fine e bordate di palmizi (di palme da cocco) e alberi casuarina. Dagli imponenti atolli corallini che si estendono fino al Mozambico emergono alcune piccole isole coralline, come Chumbe, dove è stato istituito il primo parco marino del paese. Le maggiori isole della Tanzania sono Zanzibar, di 1.658 kmq, Pemba e Mafia, di grande interesse storico e culturale, per la presenza di rovine risalenti al XIV e XV secolo. Intorno a Zanzibar vivono molti delfini (tursiopi, suse indopacifiche o humpback e stenelle); ed in ottobre e novembre le balene frequentano il tratto di mare tra Zanzibar e la costa, dove dal 2002 è stato istituito il primo santuario faunistico costiero del paese: il parco nazionale Saadani, che protegge rare specie di antilopi, elefanti, ippopotami, delfini e tartarughe verdi (Chelonya midas). A Pemba una riserva protegge la foresta equatoriale di Ngezi, dove vivono rare specie di arbusti ma anche la volpe volante (Pteropus voeltzkowi) e i cefalofini (le più piccole antilopi).

    Info sui parchi

    I Parchi Nazionali e le aree protette sono gestiti dalla TANAPA, Associazione dei Parchi Nazionali della Tanzania, che sta acquistando ulteriori terre per ristabilire i corridoi migratori tra le aree protette. All’interno delle aree protette, dove è consentito muoversi dalle 6 del mattino alle 6 di sera, è permessa la velocità massima di 50 km/h. Non è consentito guidare fuori dai percorsi e dalle piste, né uscire dal veicolo o sporgersi nelle vicinanze di animali, né raccogliere piante, minerali o ossa.

    Birdwatching

    La ricchezza faunistica della Tanzania si accompagna ad un patrimonio di avifauna notevole: qui risiedono otto delle dieci famiglie di uccelli endemici dell’Africa e in tutto ben 1038 specie. Negli anni ‘80 è stata intrapresa una vasta registrazione di dati per compilare un atlante delle specie, il Tanzania Bird Atlas Project (consultabile al sito www.tanzaniabirdatlas.com).

    Il periodo migliore per il birdwatching è considerato da novembre in poi, per l’arrivo dei migratori paleartici: tuttavia, per la combinazione delle fioriture, dovute alle piogge, e della conseguente abbondanza di cibo per gli uccelli, che in questo periodo mostrano il meglio di sé nel corteggiamento, marzo ed aprile offrono uno spettacolo a tutto tondo. La maggior parte delle specie endemiche abitano le foreste costiere e il cosiddetto Eastern Arc, le montagne orientali. Queste popolazioni purtroppo sono anche le più soggette alla crescente pressione antropica.

    Tra i parchi, tutti ricchi di uccelli, quelli del circuito settentrionale permettono di abbinare al birdwatching uno dei massimi spettacoli naturali della Terra, la grande migrazione degli erbivori.

    Specie endemiche significative (in neretto quelle minacciate):

    Banded Sunbird, Nettarinia dal collare rosso

    Loveridge’s Sunbird, Nettarinia di Loveridge

    Moreau’s Sunbird, Nettarinia di Moreau

    Rufous-winged Sunbird, Nettarinia alirugginose

    Grey-breasted Spurfowl, Francolino variopinto

    Kilombero Weaver, Tessitore di Kilombero

    Usambara Weaver, Tessitore di Usambara

    Rufous-tailed Weaver, Tessitore codarossa

    Pemba Green-Pigeon, Piccione verde di Pemba

    Pemba Scops-Owl, Assiolo di Pemba

    Usambara Eagle-Owl, Gufo reale degli Usambara

    Reichenow’s Batis, Batis di Reichenow

    Mrs. Moreau’s Warbler, Forapaglie della signora Moreau

    South Pare White-eye, Occhialino delle South Pare

    Kipengere Seedeater, Canarino di Kipengere

    Southern Mountain Greenbul, Bulverde montano orientale

    Uluguru Mountain Greenbul, Bulverde montano di Uluguru

    Northern Mountain Greenbul, Bulverde montano settentrionale

    Udzungwa Forest Partridge, Pernice degli Udzungwa

    Uluguru Bushshrike, Averla di macchia di Uluguru

    Usambara Akalat, Tordo pettirosso di Usambara

    Specie minacciate:

    Abbott’s Starling, Storno di Abbott

    Amani Sunbird, Nettarinia di Amani

    Blue Swallow, Rondine nigrita

    Dappled Mountain-Robin, Usignolo maculato di montagna

    Swynnerton’s Robin, Usignolo di Swynnerton

    East Coast Akalat, Akelat della costa orientale

    Iringa Akalat, Tordo pettirosso di Lowe

    Grey-crested Helmet-shrike, Averla dall’elmo crestagrigia

    Karamoja Apalis, Apalis di Karamoja

    White-winged Apalis, Apalis alibianche

    Kungwe Apalis, Apalis di Kungwe

    Long-billed Tailor-bird, Uccello sarto beccolungo

    Sokoke Pipit, Pispola di Sokoke

    Sokoke Scops-Owl, Assiolo di Sokoke

    Spotted Ground-Thrush, Tordo maculato

    Taita Falcon, Falco Taita

    Thin-billed Flycatcher-Warbler, Canapino delle Paludi

    Wattled Crane, Gru caruncolata

    Corn Crake, Re di quaglie

    Lesser Kestrel, Grillaio

    La fauna: animali in libertà

    Safari [sa-fà-ri]: singolare maschile swahili,

    che significa viaggio, spedizione, carovana

    con enfasi sull'avventura.

    Deriva dall'arabo safara, scoprire, viaggiare.

    I parchi e le riserve naturali

    Come in Kenya, anche in Tanzania il turismo ambientale rappresenta per l’economia nazionale una voce di primaria importanza. Eredi diretti delle vecchie Game reserves dove i coloni e i primi, ricchi turisti bianchi soddisfacevano le loro ambizioni di trofei e di scariche adrenaliniche atterrando un bufalo in carica o

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