La pedagogia tra educazione e formazione. Contributi per la continuazione di un dibattito
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Info su questo ebook
Contributi di: Andrea Bobbio, Cristina Casaschi, Franco Cambi, Cosimo Costa, Vasco d’Agnese, Cosimo Di Bari, Maria Antonella Galanti, Paolo Levrero, Elena Luciano, Francesco Magni, Alessandro Mariani, Sara Nosari, Stefano Oliverio, Riccardo Pagano, Furio Pesci, Andrea Porcarelli, Andrea Potestio, Carla Roverselli, Adriana Schiedi, Maura Striano, Fabio Togni.
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Anteprima del libro
La pedagogia tra educazione e formazione. Contributi per la continuazione di un dibattito - Francesco Magni
Francesco Magni (Ed.)
La pedagogia tra educazione e formazione. Contributi per la continuazione di un dibattito
Copyright © 2019 by Edizioni Studium - Roma
ISBN 9788838248566
www.edizionistudium.it
ISBN: 9788838248566
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Indice dei contenuti
Nota di presentazione
INTRODUZIONE
Un messaggio per la pedagogia oggi
LETTURE INTRODUTTIVE
Educazione e formazione tra ontologia, epistemologia e intenzionalità regolativa
L’io tra essere ed esperienza
L’identità scientifica della pedagogia tra incertezze e fragilità epistemologiche
La pedagogia, scienza depositaria di un sapere certo e affidabile relativamente a qualcuno
I concetti di educazione e formazione al centro della riflessione pedagogica
L’esigenza di condividere un comune lessico pedagogico
Verso una grammatica della ricerca
pedagogica
Definire l’educazione e la formazione, oggi
Tra educazione, formazione e democrazia
CONTRIBUTI
Istruzione, educazione, formazione: pedagogia
Pedagogia
Riferimenti bibliografici
Didattica per l’istruzione e didattica per la formazione: compatibilità, sinergie e intolleranze
Istruzione, educazione e formazione: l’assunzione esplicita di un paradigma
Per una didattica pratica
Qualche possibile declinazione esemplificativa
Educazione e cultura
Sul senso
dell’educazione
Sul rapporto cultura-educazione
Transcending, Human Disclosure and the Not-Yet. Reading the Educational Process through Heidegger and Arendt
Heideggerian transcending
Human disclosure in Arendt
Conclusion
References
Formazione dell’Io, educazione del Sé: un unico, caleidoscopico processo
Formare il Sé, educare l’Io
Riferimenti bibliografici
Educazione, formazione e immagini d’infanzia. Trame e orditi per una pedagogia critica dell’infanzia
Premessa
Intrecci e contaminazioni tra immagini d’infanzia e educazione
Alcuni nodi problematici attorno al binomio educazione/formazione per una pedagogia dell'infanzia critica
Il primo nodo. Educare nel presente o per il futuro? Educare bambini o futuri adulti?
Il secondo nodo. Servizi pre-scolastici o servizi di educazione per l'infanzia?
Il terzo nodo. Formare l'umanità, tra discorsi dominanti e critica
Educazione e formazione: realtà, desiderio, persona
Tra educazione e formazione: un’ipotesi di partenza
Dalla distinzione all’unità
Tra un’educazione formativa e una formazione educante
La misura del quanto basta
. La soggettività come linea di criticità del punto di vista pedagogico
La situazione come oggetto
La capacità di giudicare in situazione
La parzialità necessaria
Riferimenti bibliografici
La formazione come archē e la Kampfeserfahrung della pedagogia
La scientificità della pedagogia e le categorie regolative della pedagogia occidentale
La pedagogia e l’esperienza della lotta
La formazione come archē e il movimento dell’aletheia
Conclusioni
La dialettica educazione/ formazione: oltre l’antinomia, verso la reciprocità
1. La dialettica educazione/formazione nella prospettiva della différance
2. L’antinomia educazione/formazione
2.1 La prospettiva dell’aut aut: interiorizzazione di valori vs apprendimento di competenze
2.2 La prospettiva dell’et et e la reciprocità educazione/formazione
Riferimenti bibliografici
Definire l’educazione. Il contributo della storia delle idee pedagogiche nell’epoca della globalizzazione
Definire l’educazione nella prospettiva della storiografia
L’educazione nella più recente storia delle idee
La prospettiva globalistica e i suoi problemi
Questioni che durano nel tempo (e che aiutano a capire il presente)
Riferimenti bibliografici
Tra educazione e formazione: le radici analogiche della pedagogia come scienza
La pedagogia come scienza: alcuni nodi epistemologici
La pedagogia tra teoria e prassi
Per una epistemologia della prassi educativa
di tipo pedagogico
Il rapporto tra educazione e formazione come variabile epistemologica
Riferimenti bibliografici
Il movimento alternato di educazione e formazione. Spunti per non gerarchizzare le due idee
Accenni sullo statuto epistemologico della pedagogia
Educazione e formazione come oggetti di studio limite della pedagogia
La pedagogia tra educazione e formazione. A margine del dibattito: alcune ricadute pratiche
L’educazione come vettore di crescita nei processi di formazione
Formazione e processo formativo nella prospettiva della pedagogia critica e della pedagogia scientifica in Italia
Le caratteristiche dell’esperienza educativa
L’educazione come ricostruzione e riorganizzazione dell’esperienza
La crescita come fine in vista
dell’agire educativo
I dispositivi dell’educazione e la formazione della persona umana
Francesco Magni (ed.)
La pedagogia tra educazione e formazione.
Contributi per la continuazione di un dibattito
Nota di presentazione
Francesco Magni
I contributi raccolti in questo e-book si innescano all’interno della discussione avviata intorno ai termini educazione
e formazione
contenuta in un recente e fortunato volume collettaneo che ha saputo riunire alcune delle più autorevoli voci della pedagogia contemporanea [1] . Questo precedente volume si poneva l’obiettivo non tanto di porre una parola definitiva sulla questione, quanto, al contrario, di aprire una discussione, suscitando un vero e proprio dibattito pedagogico che, muovendo da prospettive differenti, potesse gettare nuova luce su due nozioni chiave del discorso «scientifico» che questa disciplina intende condurre. Uscito alla fine del 2018, il volume, soprattutto alla luce della opzione epistemologica presentata dal curatore Giuseppe Bertagna (significativamente intitolata La pedagogia e le «scienze dell’educazione e/o formazione». Per un paradigma epistemologico ) ha subito sollevato (primavera del 2019) su «Nuova Secondaria» una serie di approfondimenti critici redatti da Franco Cambi, Paolo Levrero e Cosimo Di Bari [2] , contributi ripresi in apertura di questa nuova silloge, insieme all’introduzione di Alessandro Mariani. A queste prime riflessioni è poi seguito un dossier interamente dedicato al tema, pubblicato nel mese di settembre 2019 su «Nuova Secondaria Ricerca».
Questo ebook riprende i contributi pubblicati e si configura, in questo modo, come la continuazione del volume da cui sono stati occasionati. Rispetto al volume citato, però, si può segnalare una piccola ancorché non irrilevante differenza: mentre nel libro curato da Giuseppe Bertagna si confrontavano tra loro visioni e paradigmi già consolidati a livello nazionale, frutto di anni di studio e ricerca, in questo seconda silloge troviamo – accanto a contributi di pedagogisti già affermati anche quello di giovani ricercatori che si interrogano e si inseriscono nel dibattito da un lato facendo proprie alcune letture dei precedenti e più autorevoli testi, dall’altro provando a fornire proprie personali sfumature (se non inedite chiavi di lettura autonome) con cui rileggere i due termini della questione. Tutto questo, all’interno di un dialogo che ha svelato – ancora un volta – quanto sia diversificato e multiforme il panorama della pedagogia italiana, non solo riguardo ai paradigmi epistemologici di riferimento, ma anche rispetto alle definizioni e alle flessioni da dare a termini ai concetti di «educazione» e di «formazione». Segno di un mancato carattere «scientifico» della pedagogia o invece dimostrazione che la pedagogia non può vivere di unicità né sul piano epistemologico, né su quello della sua semantica disciplinare? La risposta a questo interrogativo, come nel gioco dell’oca, rimanda alla casella di partenza, ovvero alla opzione epistemologica presentata da Giuseppe Bertagna nell’introduzione al volume che ha originato il dibattito qui documentato, in particolare laddove si sostiene che il concetto di «scienza» è sempre analogo, mai univoco, e che ai pedagogisti tocca la sfida di trasformare questa consapevolezza in un’opportunità di crescita del rigore scientifico possibile dei propri discorsi, non in un’occasione per infarcirli di ulteriore confusione e di equivoci.
A queste condizioni, come documenta questa raccolta, la pluralità di voci non è un ululare autocentrato di ciascuno alla luna, ma l’occasione per un fecondo dialogo fondato sull’esplicitazione delle proprie opzioni epistemologiche e dei significati da attribuire ai due concetti di «educazione» e di «formazione», veri e propri pilastri fondanti del discorso pedagogico.
[1] G. Bertagna (a cura di), Educazione e Formazione. Sinonimie, analogie, differenze, Edizioni Studium, Roma 2018 . Il testo raccoglie contributi di: Massimo Baldacci, Antonio Bellingreri, Giuseppe Bertagna, Franco Cambi, Enza Colicchi, Michele Corsi, Vincenzo Costa, Rita Fadda, Umberto Margiotta, Francesco Mattei, Franca Pinto Minerva, Maurizio Sibilio, Giancarla Sola, Giuseppe Spadafora, Carla Xodo.
[2] Gli interventi dei tre pedagogisti sono stati pubblicati rispettivamente sui nn. 7/2019 (pp. 9-11), 9/2019 (pp. 11-13) e 10/2019 (pp. 10-13) della rivista «Nuova Secondaria».
INTRODUZIONE
Un messaggio per la pedagogia oggi
Alessandro Mariani
Ho letto con interesse e partecipazione il ricco e autorevole volume ( Educazione e formazione. Sinonimie, analogie, differenze , Edizioni Studium, Roma 2018, pp. 338) curato da Giuseppe Bertagna e ho fatto, durante la lettura e dopo, alcune riflessioni importanti e non solo a livello personale, come singolo studioso di teoria e pratica educativa oggi. La prima è stata relativa al ruolo forte che la pedagogia occupa tra le scienze umane, come discipline di fini e di mezzi, connotata da una volontà prassico-poietica in relazione all’uomo riportata costantemente al centro della riflessività educativa. La pedagogia è scienza dell’uomo e per l’uomo e lo pensa/forma secondo complessità, libertà, spiritualità oppure perde il suo compito. E compito oggi più urgente di ieri: le relazioni che si instaurano fra le parti dell’oggetto, tra oggetto e ambiente, tra soggetto e oggetto sono generative, cioè creano incessantemente nuovi sistemi relazionali. […] Pur con tutti i limiti strutturali accennati, è dunque appropriato interrogarsi, in via preliminare, sull’oggetto di studio che sarebbe specifico del punto di vista pedagogico. Nella confusione indistinta, infatti, non si potrebbe porre e, soprattutto, tentare di risolvere in maniera attendibile nessun problema in sé, senza dubbio, perfino unitario e benposto. Esiste, allora, questo oggetto di studio specifico che qualificherebbe la pedagogia come una ‘scienza’? E qual è? E perché sarebbe questo e non un altro? E perché, come, a quali condizioni e in che senso la renderebbe ‘scienza’, cioè capace di conoscenze certe e affidabili?
(p. 16). La seconda riguarda l’ episteme della pedagogia, sapere plurale e tensionale tra logiche diverse (spiegare, comprendere, agire) che reclama un’analitica e critica coscienza di sé per salvaguardarsi proprio nel suo identikit . E anche questo richiamo non è poco, affatto: la pedagogia è chiamata a raccogliere, con tutte le conseguenze anche metodologiche del caso, la sfida epistemologica di confrontarsi, sempre, non con il problema della parte o dell’insieme delle parti della ‘cosa’ educazione e/o formazione che cambia concettualmente nel tempo e nello spazio, bensì con il particolare problema del ‘tutto’, dell’‘integralità’, dell’‘unità’ inesauribile di ciascun ‘soggetto dell’educazione e/o della formazione’ (genitivo soggettivo) in un tempo storico e in uno spazio geografico determinati e addirittura determinanti. Soggetto in sé relazionale, ma sempre, comunque, sia esso ritenuto fonte noumenica o risultato foucaultianamente genealogico, con un’unità da tutelare e sostenere al massimo possibile nella sua progressiva evoluzione esistenziale, fino alla morte
(p. 35). La terza concerne il binomio educazione/formazione, qui declinato secondo un rapporto non antinomico ma dialettico: l’educazione (pur conformatrice che sia) fa formazione (sì, poiché è vissuta nella libertà del soggetto e ri-strutturata nell’io-sé che si fa persona
) e questa è l’egida regolativa dell’educazione. Come testimonia questo libro (ma, ad essere onesti, anche larga parte della storia della pedagogia degli ultimi secoli), se l’oggetto di studio della pedagogia fosse ‘l’educazione e/o la formazione’, infatti, non si potrebbe che concludere immediatamente che essa, con difficoltà, potrebbe rivendicare le qualità di una ‘scienza’. E ciò perché gli stessi ‘pedagogisti’, ovvero coloro che dovrebbero essere riconosciuti come gli ‘scienziati’ di questi oggetti di studio, offrono, e lo si tocca con mano anche nei saggi che pubblichiamo, risposte tra loro conoscitivamente molto diverse agli interrogativi prima elencati. Non sono d’accordo, e peraltro motivatamente, se non in maniera generale, per non dire generica, su che cosa siano ‘educazione’ e/o ‘formazione’, perché preferire l’una all’altra o assumere ambedue. E se manca questo accordo è difficile che la pedagogia possa mai mirare alla rivendicata ‘scientificità’ dei propri asserti, siano essi ascrivibili o meno all’esercizio del logo teoretico, invece che tecnico o pratico, o di tutti e tre insieme. Bisogna allora prendere il problema da un altro verso e compiere un percorso più lungo ed obliquo per giungere ad una conclusione meno friabile
(pp. 17-18). Quest’ultima riflessione si collega direttamente al tema-chiave del volume e, più in generale, del discorso pedagogico: il rapporto tra educazione e formazione. Una ripresa che circola in molti dei saggi raccolti nel volume e attraversa il testo con soluzioni diverse: di alternanza, di integrazione, di confronto aperto. L’ampia e articolata introduzione di Bertagna e i rigorosi e complessi contributi di Massimo Baldacci, Antonio Bellingreri, Giuseppe Bertagna, Franco Cambi, Enza Colicchi, Michele Corsi, Vincenzo Costa, Rita Fadda, Umberto Margiotta, Francesco Mattei, Franca Pinto Minerva, Maurizio Sibilio, Giancarla Sola, Giuseppe Spadafora e Carla Xodo – ben supportati dalle utili schede di sintesi
(curate dai dottorandi di area pedagogica in Formazione della persona e mercato del lavoro
dell’Università degli Studi di Bergamo, coordinati da Paolo Bertuletti, Emilio Conte e Alfredo Di Sirio – portano dentro il suddetto tema attraversandolo criticamente secondo quel dispositivo della filosofia dell’educazione, che possiamo/dobbiamo considerare ancora come l’asse portante di tutti i saperi pedagogici. Inoltre lo rilanciano esplicitamente come focus diacronico e sincronico, storico e teorico, epistemologico e fenomenologico, riflessivo e operativo della pedagogia. Infine ci consegnano in modo preciso un focus fondamentale, concettuale e strategico per una serie di attuali ragioni che, in questa sede, proviamo a schematizzare tenendolo fermo come un modello del processo educativo/formativo di forte organicità teorica da presidiare nel fare educazione. Educazione: conformare a…; orientare verso…; conoscere su…; entrare-nel-mondo sociale, culturale, axiologico, simbolico, etc.; implica una cura attenta e una guida soft ; agisce nella libertà del soggetto-educando per la sua libertà matura/consapevole; attiva una tensione tra educatore (maestro, autore, habitat ) e educando (io che si fa sé). Formazione: sviluppo personale del soggetto-educando-antieducatore; per tutte le età della vita; che si fa sempre di più cura-di-sé ; che non elude la dimensione interiore del soggetto-individuo-persona; da avviare presto (già nella pre-adolescenza) insieme alla scuola (che ha il ruolo di sensibilizzare alla cultura come specchio di sé
). Oggi una delle due parti deve superare l’altra? No, semmai esse devono integrarsi per dar vita a soggetti socialmente e singolarmente interpretati (sempre più interpretati), umanamente autentici (sempre più autentici), responsabili (sempre più responsabili), dotati di mente critica (sempre più critica), legati a valori democratici (sempre più democratici). Alla luce di una stimolante e proficua lettura del volume, educazione e formazione possono/devono essere pensate insieme e non come mezzo (=l’educazione)/ fine (=la formazione), bensì come nucleo dinamico problematico e organico e dialettico . Non solo. Educazione e formazione hanno bisogno di essere ulteriormente ampliate, facendosi trinomio
attraverso un terzo concetto mediatore: l’istruzione.
Essa corrisponde all’apprendimento/assimilazione della cultura nelle sue varie forme simboliche
. Una cultura appresa con rigore e atteggiamento critico/ metacognitivo per fare cura-di-sé umana, personale, professionale. Un’istruzione non linearizzata, ma più complessa e ricca, di massa e di qualità, per tutti, alta e sofisticata. Da qui la funzione fondante della scuola (da ripensare costantemente nella struttura e nel ruolo), che oggi ha un ruolo sempre più chiave, che fa – al contempo – educazione, istruzione e formazione, che è chiamata a dialogare con la tecnica per andare oltre la tecnica in una difficile/complessa mediazione allo scopo di scommettere sulla cultura, che è l’uomo e che fa humanitas. Per concludere, la lettura è stata stimolante e su più fronti, come dovrebbe essere sempre nel lavoro teorico, che ha il ruolo di illuminare e guidare l’agire nei suoi vari aspetti e forme e luoghi: qui quello educativo. E lo fa però aderendo sia ai dati delle scienze sia a quelli delle emergenze storiche, ri-orientandole secondo un modello critico e maturo, aperto ma forte e che vuole e deve pesare sui molteplici fronti del fare-educazione. Pertanto, un ringraziamento al curatore e a tutti gli autori per le riflessioni che mi hanno stimolato!
Alessandro Mariani
Ordinario di Pedagogia generale e sociale presso l’Università degli Studi di Firenze e
Rettore dell’Università Telematica degli Studi IUL
LETTURE INTRODUTTIVE
Educazione e formazione tra ontologia, epistemologia e intenzionalità regolativa
Franco Cambi
Il volume curato da Giuseppe Bertagna e che ha visto recentemente la luce ( Educazione e Formazione. Sinonimie, analogie, differenze , Edizioni Studium, 2018, pp. 352) ci regala una riflessione fondativa sulla pedagogia oggi che vuole illuminarne un’immagine critica, problematica e complessa. Attraverso un lavoro svolto con vari colleghi e riletto strutturalmente da Bertagna alla luce delle linee diverse ma convergenti lì raccolte, che poi il pedagogista bergamasco affronta ex professo nell’introduzione. Alla luce sì del binomio critico Educazione/Formazione qui poi dipanato tra ontologia, epistemologia e logica/interpretazione e che deve guidare la ricerca pedagogica, riconoscendone riflessivamente la sua interna dialettica sia categoriale sia temporale. Sì, perché la pedagogia è sapere-di-saperi sempre aperti sul futuro e, come tale, costituita da stili cognitivi diversi e, insieme, collaboranti, da integrare e regolare con intenzioni comuni. Bertagna affronta poi anche una ricostruzione storico-teorica di tale sapere, leggendone le dinamiche attuali e il gioco sottile delle categorie che lo innervano e di cui educazione e formazione stanno oggi al centro tra sinonimie, analogie, differenze
come indica il sottotitolo del volume.
Tale lavoro si concentra in particolare su tre frontiere, come già detto: l’ontologia, l’epistemologia e l’intenzionalità regolativa che lo governa in ogni suo ambito e teorico e pratico. Un lavoro fine e utile di cui il pedagogista bergamasco va ringraziato e per più ragioni. La prima: l’invadenza spesso dogmatica delle scienze dell’educazione che da fonti
(Dewey) si fanno norme sovrane, offuscando l’autonomia e la complessità della pedagogia. La seconda: il décalage fatto subire alla filosoficità (= criticità) della pedagogia generale per spostare la sua teoreticità tra sperimentazione, tecnicizzazione e scientismo, impoverendone proprio la criticità del suo discorso e la complessità del suo statuto, tra l’altro sempre in pericolo-di-cattura da parte di saperi-forti o di ideologie. La terza: la necessità di tener fede problematica e organica al modello aureo della pedagogia del Novecento, mostrato al meglio da Dewey ma presente in altri e fini autori dei decenni passati e oggi ben condiviso, come da Maritain o Mounier tra i cattolici, come da Gramsci o Suchodolski tra i marxisti, come da Borghi o Visalberghi o Laporta tra i laici, pur nelle loro differenze ideologiche con esiti comuni. Un modello che sintetizza le varie fonti scientifiche in senso educativo, ovvero secondo i fini propri dell’educare, sempre riflessivamente definiti e costantemente da ri-definire.
Allora il discorso di Bertagna è, insieme, per l’oggi e forever . Che corregge molte tentazioni del presente e guarda a un quadro regolativo generale e permanente. Ma veniamo alle tre prospettive sopra indicate.
L’ontologia pedagogica è costitutivamente complessa, problematica e polimorfa. Ma in essa, oggi, è il binomio educazione/formazione che fa regola. Educazione come assimilazione di cultura/culture, linguaggi, competenze, formae mentis necessarie per abitare il proprio tempo storico: processo sociale e istituzionale che va sempre via via ridefinito partendo dai bisogni del presente (anche se qui si annida il rischio di una pedagogia come sola techne). Formazione come sviluppo di soggetti autonomi e responsabili in cui logos e phronesis si leghino insieme per dar corpo a un soggetto-che-si-fa-sé e si fa tale se coltiva la propria individualità, la sua libertà, la sua interiorità spirituale, secondo il doppio percorso della cultura (lo spirito oggettivo di Hegel) e/o della trascendenza (alla Kant: come bisogno e auspicio da risolvere in una libera scelta). Allora l’oggetto della pedagogia è sempre un io e privato e sociale e politico e spirituale da preservare, interpretare e coltivare. E l’indicazione di Bertagna è più che giusta: è vera. E fa parte del patrimonio originario del sapere pedagogico (e si pensi a Socrate).
Poi l’epistemologia: presentata seguendo l’epistemologo Agazzi e fissando l’«analogicità» della stessa nozione di scienza, per cui ogni sapere scientifico ha il proprio rigore e la propria logica, da conoscere e riconoscere e preservare. Per la pedagogia ciò significa connettere dati-scientifici con scelte valoriali e rendere i due fronti sempre più criticamente intrecciati, tenendo fermi i vari tipi di discorso che nutrono il pedagogico come pure l’intenzionalità critica che lo regola e deve regolarlo costantemente. Secondo un gioco delle parti finemente dialettico tra logica scientifica e logica argomentativa/interpretativa. E anche tutto ciò Bertagna ci ha ricordato con precisione.
Quanto alla regolatività vale il già accennato: tale sapere è dell’ anthropos e per l’anthropos sempre e pertanto si lega alla sua specifica ontologia più autentica e ne fa la propria regola, appunto. E un anthropos che oggi rischia di essere oltrepassato e deprivato della propria specificità cognitiva e morale (la criticità riflessiva e la libertà), col post-human che sta avanzando. Principio invece da far valere contro ogni tecnicizzazione, contro ogni riduzione antidemocratica della vita sociale, contro ogni presentismo
che mette in ombra l’utopia stessa del pedagogico, e utopia che guarda alla compiutezza di sé e del proprio habitat (pur che sogno possa essere e presa alla lettera lo sia) e a una Redenzione possibile, auspicata o invocata che possa essere (ma da tener ferma come vocazione della pedagogia). Anche Bertagna, col suo richiamo alla persona vista come principio e come valore supremo, si dispone su questo piano interpretativo e critico del sapere della pedagogia.
Allora: per questo suo prezioso contributo personale e collettaneo Bertagna va veramente ringraziato poiché ci ha invitati (e guidati) a ripensare oggi, pur tra molte deprivazioni e insidie, la pedagogia come sapere e agire secondo un modello di alto (forse, anzi, altissimo) profilo (poiché tratta l’ anthropos ) e a tenerla ferma nella sua propria complessità, dialettica, scientifica e interpretativa insieme. Riconfermandone il congegno plurale e sottile al tempo stesso. E il suo compito attuale: irrinunciabile e centralissima in tutta la vita e personale e sociale (e politica anche!).
L’io tra essere ed esperienza
La rilettura critica e organica del pedagogico si focalizza poi sul binomio educazione/formazione, posto come asse portante e riflessivo della pedagogia attuale. I due concetti non sono sinonimi, se pur tra loro corrano analogie, sinergie, prestiti anche nella differenza. E questa aporia critica sta al centro di tutti i contributi del volume, con soluzioni diverse: ora gerarchiche, ora storiche, ora più problematiche, partendo in genere proprio dall’attualità. Tra le varie prospettive Bertagna fa propria, forse, quella più pienamente dialettica, ripresa con decisione nel suo saggio interno al volume. Lì, tra le due prospettive
(quella dell’autore con la sua esperienza e quella del concetto) corre un richiamo reciproco e proprio per incarnare nel mondo reale e storico che deve dar corpo a un’antropologia-teleologia dichiarata e argomentata
(p. 93). Ogni uomo è infatti e insieme Embodied (incarnato), Embedded (relazionale) e Extended (situato nel mondo e col mondo): ed è da qui che si sviluppa e misura ogni processo educativo. Tale processo fa centro sull’io-soggettivo che deve uscire da sé dilatando in tale avventura le sue capacità e umane e personali: e qui l’educare ha un peso determinante poiché offre all’io sponde altre di formazione che lo riguardano e nel conoscere e nell’agire e nell’«essere». Essere che è poi uno stare-con: gli altri io e secondo una relazione comunicativa e proiettiva: ciò fa dell’io soggettivo un soggetto e consapevole di sé e della humanitas che lo abita e lo nutre, determinando un processo di crescita e coltivazione che dal nosce te ipsum procede verso l’assimilazione di un oltre se stesso che, però, intimamente lo riguarda e in lui determina un’autotrascendenza continua che lì si fa regolativa. Tutto ciò ha un doppio significato: impone un compito di scelta e fedeltà a valori nel tempo storico (o anche oltre di esso, con la fede) e un processo che io/Erlebnis/sé in una dialettica che permette all’io di potersi aprire alle sbalorditive possibilità (…) di relazioni (…) verticali dalla terra al cielo
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