Dirigenti Scuola 36/2017: Rivista di cultura professionale per la dirigenza educativa 2017 (36)
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Si è parlato, spesso a sproposito, di "aziendalizzazione" della scuola. L'aspetto paradossale di questa parola è che è l'invenzione di una cultura che dovrebbe aborrirla. Spesso, soprattutto nel lavoro dirigenziale, non ce ne se accorge.
Gli articoli di questo numero di Dirigenti Scuola scandagliano l'argomento e ne svelano insospettate paternità.
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Anteprima del libro
Dirigenti Scuola 36/2017 - Ermanno Puricelli
thinking".
QUANDO LA SCUOLA NON ERA UN AZIENDA
Ermanno Puricelli
Una premessa
Il tema che intendiamo affrontare in questo saggio è rappresentato da un processo culturale e istituzionale di ampio respiro, sin qui troppo poco indagato dalla letteratura specialistica, consistente nel progressivo quanto inesorabile imporsi di una visione aziendalistica della scuola e nella conseguente trasformazione della stessa in azienda sotto ogni profilo. Si tratta di un processo alimentato da suggestioni culturali, da proiezioni immaginative e metaforiche, da pressioni esterne e da interventi normativi che stanno modificando la percezione sociale collettiva della scuola e, di conseguenza, anche le attese nei suoi confronti.
Nel merito, la tesi che cercheremo di avvalorare, non è tanto il fatto che sia in atto un percorso di aziendalizzazione della scuola, cosa di tutta evidenza, ma che si tratti del processo culturale più pervasivo e significativo nella storia recente dell’istituzione scolastica, capace non solo di fornire la chiave di lettura per rendere trasparenti e leggibili un complesso di scelte, ma di spiegare molte criticità che si stanno vivendo.
Al fine di dare corpo al nostro discorso, ci soffermeremo dapprima sulla nozione di azienda
, nei suoi aspetti economici e giuridici, come premessa per mettere a fuoco la nozione correlata di aziendalismo
in alcune sue possibili varianti.
Cercheremo, poi, di ricostruire in modo essenziale le tappe attraverso cui l’idea di azienda e l’aziendalismo si sono fatti strada all’interno della scuola italiana, talvolta in modo pienamente consapevole talaltra per scivolamenti inavvertiti: in proposito, partiremo da una caratterizzazione essenziale dell’identità della scuola durante la lunga fase preaziandale ; passeremo quindi a tratteggiare gli esordi dell’identità aziendale in concomitanza con l’avvio del riconoscimento dell’autonomia scolastica, quando le scuole si connotano prevalentemente come aziende di servizio, per arrivare ai nostri giorni o alla fase del compimento del processo di aziendalizzazione - lo faremo in prevalenza attraverso un esame delle tracce lessicali di questa metamorfosi riscontrabili all’interno di documenti ufficiali.
Conclusa la parte di ricostruzione di un processo complesso, ci proponiamo di dare corso in futuro ad una riflessione critica concernente le forzature e/o gli aspetti inaccettabili di questo particolare modo di vedere la scuola porta con sé, vale a dire le conseguenze snaturanti per la scuola, per come da sempre è percepita e conosciuta. Da ultimo, se ci sara possibile, ci porremo l’obiettivo di delineare una visione della scuola, che non sia necessariamente e solo quella aziendalistica, ma che si richiami e si ispiri al modello classico con riferimento alla cultura occidentale: in breve, di contro all’idea di scuola come azienda si cercherà di far valere una diversa visione, che sia più in linea con la tradizione classica e con il riconoscimento della persona umana come centro del fare scuola ( scholé e hortus conclusus ).
Chiarimenti preliminari sulle nozioni di azienda e aziendalismo
La nozione di azienda
Dal momento che si discute di un processo di aziendalizzazione delle singole istituzioni scolastiche, corre l’obbligo in via preliminare di precisare che cosa si deve intendere per azienda e per aziendalismo; solo successivamente sarà possibile delineare i contorni assunti da questa visione che sta ridisegnando l’identità delle scuole.
Il termine azienda
, come è noto, ci rimanda in prima istanza ad una realtà di carattere economico, oggetto di studio dell’economia aziendale; in secondo luogo, considerato che le aziende sono entità riconosciute e regolate da apposite norme in ragione della loro rilevanza socio economica, ad una realtà di ordine giuridico.
Nei termini propri dell’economia aziendale, per azienda si intende un’entità costituita da un complesso di beni strumentali di vario genere, tra cui le risorse umane, il cui fine è quello di soddisfare un determinato tipo di bisogni individuali e sociali, espressi da clienti e utenti; e ciò mediante la produzione e/o la distribuzione di beni e servizi rispondenti ai predetti bisogni. Le funzioni che l’azienda esercita per il raggiungimento degli obiettivi prefissati sono dette funzioni aziendali e si realizzano attraverso processi che seguono una accurata programmazione aziendale.
È appena il caso di ricordare che un’azienda è tale anche perché risponde a principi di organizzazione e amministrazione aziendale: a capo dell’azienda vi è l’imprenditore che si avvale, nell’esercizio dei suoi compiti di indirizzo e di governance della collaborazione del cosiddetto management aziendale.
Posto che quella sinteticamente tratteggiata sia l’azienda in senso economico, la nozione giuridica non fa altro che assumere questi stessi aspetti proiettandoli su un nuovo piano, tale da conferire all’azienda un’identità anche di tipo giuridico. Se si considera, ad esempio, l’articolo 2555 del Codice civile, si legge che un’azienda è «il complesso dei beni organizzato dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa»; questa definizione sin troppo stringata, può essere completata con la lettura dell’art. 2082, in cui si precisa che l’imprenditore è colui che «esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi». Come si vede, la definizione giuridica di azienda conferma in sostanza: a) che l’azienda è un complesso di beni (materiali e immateriali) da considerare non come qualcosa da consumare e fruire per l’utilità di qualcuno, ma da finalizzare all’esercizio di impresa; si tratta infatti di beni che sono ordinati al «conseguimento di un vantaggio ulteriore ed unitario, attraverso il loro sfruttamento, coordinato secondo un programma organizzativo, per l’esercizio di un’attività di produzione o scambio di beni o di servizi» [1] ; b) che l’azienda si presenta con caratteristiche di organizzazione e di professionalità, tali da consentire di qualificare la stessa come attività imprenditoriale volta alla produzione e/o scambio rivolti al mercato – ciò significa fra l’altro che l’azienda rappresenta uno strumento per l’impresa: « la nozione giuridica di azienda è nel sistema del codice una nozione derivata: essa presuppone quella d’impresa, della quale costituisce lo strumento» (da Dizionario Treccani) ; c) infine, ed è la cosa giuridicamente più rilevante, l’azienda, in quanto complesso di beni, caratterizzato da organizzazione, professionalità e imprenditorialità, trascende i singoli elementi costitutivi che possono essere transitori, per costituirsi come entità di rilevanza giuridica (si pensi, p.e., al conferimento della personalità giuridica alle scuole) e, per questo soggetta a particolari tutele e vincoli, che riguardano per esempio, la proprietà, la vendita, l’eredità, le responsabilità e i doveri: « L’unità della funzione economica determina un’unificazione da un punto di vista giuridico dei diversi beni che realizzano questa funzione» (da Dizionario Treccani) [2] . E ancora: « L’unità funzionale del complesso aziendale ha una rilevanza giuridica sotto diversi aspetti. Il collegamento dei beni in funzione di uno scopo produttivo ha un valore economico in sé e per sé, indipendentemente dal valore dei singoli beni su cui si attua: valore economico che si designa come avviamento dell’azienda e che trova espresso riconoscimento nella legge» (art. 2427). Ovviamente, l’azienda è nettamente distinta anche dall’imprenditore e dal management, il che ne spiega l’idoneità alla circolazione e alla permanenza, nonostante il mutamento delle persone.
La nozione di aziendalismo
Le essenziali annotazioni, dedicate al concetto economico-giuridico di azienda, ci consentono ora di focalizzare il fenomeno dell’aziendalismo
, vale a dire la nozione che più ci preme in quanto si trova al centro della presente riflessione. In proposito, è forse il caso di precisare che, mentre il concetto di azienda
assume tratti molto precisi e condivisi, dovuti al lavoro di analisi condotto sul terreno economico e giuridico, la nozione di aziendalismo risulta essere più sfumata e variegata, come lo sono in genere i fenomeni di carattere culturale.
In effetti, il modo più semplice e diretto per caratterizzare l’aziendalismo è quello di parlarne come di una tendenza o orientamento culturale molto diffuso, persino di una moda o un vezzo in certi casi, che si manifesta in due modalità tra loro interconnesse: in primo luogo e in senso più superficiale, si tratta della tendenza ad utilizzare il linguaggio e i concetti proprio dell’universo aziendale, come strumenti per osservare, descrivere e interpretare aspetti di realtà anche molto distanti dalle imprese e aziende; in secondo luogo e in modo più cogente, è la tendenza ad assumere l’universo aziendale come modello di funzionamento a cui ispirarsi e omologarsi, per dare forma a realtà che presentano alcuni tratti analogici, ma non per questo assimilabili ad aziende senza residui.
In sintesi, per aziendalismo si deve intendere la tendenza, da un lato, a servirsi in tutto o in parte del modello culturale aziendale (linguaggio, concetti e valori) per leggere e interpretare fenomeni diversi in analogia con le aziende; dall’altro, la tendenza ad adottare modelli gestionali, organizzativi, operativi, di governante, ecc. per dare configurare realtà di un qualche tipo, come per esempio la scuola.
Senza sottovalutare l’importanza della colonizzazione linguistica, è soprattutto a questo secondo versante che intendiamo riferirci, nel momento in cui parliamo di un processo di aziendalizzazione della scuola.
La nostra prima caratterizzazione del concetto di aziendalismo
può essere di grande utilità, ma non è ancora sufficiente. Se si considera che un’azienda è un’entità complessa che integra diversi elementi costitutivi, si capisce che è sempre possibile porre in evidenza o assumere a modello, di volta in volta, un aspetto piuttosto che un altro: per esempio, le modalità organizzative e gestionali, il complesso dei beni