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Capolinea Ferrero
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E-book76 pagine50 minuti

Capolinea Ferrero

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Info su questo ebook

Il supposto suicidio di un celebre pittore iperrealista. Due giornalisti alla ricerca della verità come in una partita a scacchi. Una serie di delitti irrisolti di un'epoca oscura della storia italiana. Un killer seriale. Poteri forti che si intromettono. Questo e molto altro in un giallo che lascia senza fiato. La soluzione lascerà il lettore a bocca aperta.
L'opera, ancora inedita, fu finalista al premio "Esperienze in giallo".

LinguaItaliano
Data di uscita5 nov 2019
ISBN9780463303238
Capolinea Ferrero
Autore

Duilio Chiarle

Duilio Chiarle, writer and guitarist of "The Wimshurst's Machine".Duilio Chiarle, scrittore e chitarrista dei "The Wimshurst's Machine".Ha ricevuto il premio "Cesare Pavese" nel 1999. Gli sono stati attribuiti i premi internazionali "Jean Monnet" (patrocinato dalla Presidenza della Repubblica Italiana, dall’Università di Genova e dalle Ambasciate di Francia e Germania) e "Carrara - Hallstahammar" (quest'ultimo per due volte consecutive).Con il gruppo musicale "The Wimshurst's Machine" ha ricevuto tre nomination hollywoodiane consecutive: sono suoi i racconti dei "concept" musicali.Ha ricevuto l'onorificenza di "Ufficiale" dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

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    Anteprima del libro

    Capolinea Ferrero - Duilio Chiarle

    Capolinea Ferrero

    Duilio Chiarle

    Prima edizione

    © Duilio Chiarle

    (Immagine di copertina: Gli ambasciatori

    di Hals Holbein il giovane, 1533)

    Smashwords Edition,

    Licenza d’uso

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    Grazie per il rispetto al duro lavoro di questo autore.

    "Devi fartene una ragione: non puoi andare sempre controcorrente".

    Controcorrente. Alle volte è una necessità. Deve esserci qualcuno che va controcorrente. Se nessuno fosse mai andato contro, fosse mai stato contro, che ne sarebbe, oggi, dell’umanità? Dove sarebbe, oggi, senza Socrate, El Kindi, Galileo, Copernico, Voltaire, Zola? E se nessuno avesse mai scavato tra le fogne, tra i topi di Parigi, quale sarebbe, oggi, la nostra società? Se nessuno avesse cercato dove gli altri non cercano, se nessuno avesse osato dove altri non osano, chi avrebbe mai scoperchiato il Watergate? Il vero giornalista non può tirarsi indietro, quando sa di aver ragione. Ciascuno deve lanciare il proprio "j’accuse!" Ma lo deve fare con coscienza, con ragione, mantenendo l’equilibrio tra le idee.

    "Ma è solo una partita a scacchi" dice Piero.

    Non importa. E’ il principio che conta. Ho perduto la regina. E allora? Mi restano le torri, gli alfieri e ben due cavalli. Il re non è ancora morto. Fisher - Spassky: era solo una partita a scacchi?

    Io non mi arrendo, mai.

    Piero apre le braccia, scuote la testa.

    Secondo il mio collega non c’è niente da fare, non cambierò mai.

    Se perdo, non importa. E’ il principio, che conta.

    E io muovo il cavallo, il mio pezzo preferito. Non è la regina, ma può far cose che neanche una regina riesce a fare. Scavalca il nemico e l’amico, gira su se stesso e colpisce: è imprevedibile.

    Come potrei ricordare quale fosse il pezzo che presi a muovere sulla scacchiera quando mi chiesero di stendere il necrologio di Ferrero, se tenessi il bianco oppure il nero. Eppure, pensavo che quella partita sarebbe stata facile facile. Uno studio: il bianco muove e matta in tre mosse. Un bel finale aperto. Non avrei mai potuto prevedere che la partita d’alfiere di re, solare, aperta, veloce e pulita, si sarebbe ben presto trasformata in una difesa Alekhine chiusa, solitaria e pericolosissima, con un cavallo nero lanciato in una corsa impazzita attraverso la scacchiera per sfuggire ai pericoli. E con me a guidarlo. Un po’ come una corsa pazza di un treno senza macchinista, su una via che presto o tardi finirà in un binario morto: sarei riuscito a fermare il treno in tempo?

    Certo non avrei mai pensato che la morte di Ferrero mi avrebbe portato così lontano. Sino a quel giorno mi ero occupato soltanto di piccoli episodi di cronaca, inchieste sui consumi, interviste a dei politici piccoli piccoli. Mi aspettavo finalmente un’inchiesta, una di quelle vere, come scovare una banda di cravattari, occuparmi di un delitto irrisolto. Un necrologio mi fece storcere il naso. A nessuno piace stendere un necrologio. Sempre meglio che intervistare i genitori di una vittima del sabato sera, ascoltare cinicamente di quanto era un bravo giovane, di come fosse amato, quanto avesse studiato. No, meglio il necrologio di un personaggio più o meno noto, le solite quattro righe di cronaca pagano molto meno di due cartelle in terza pagina e danno più problemi di coscienza. Sessantamila lirette assicurate, da buon pubblicista. Lire sicure per mettere una dietro l’altra quelle striminzite paginette piene di banalità sulla vita di un personaggio che non avevo mai conosciuto.

    Acchiappai le note biografiche che mi passava la segretaria di redazione.

    "Grazie" disse lei con tono asciutto. Mi allontanai giusto in tempo per indovinare lo sberleffo che m’indirizzò.

    "Quella lingua ti dona" le disse Piero Attenta a non pestarla.

    Sulle prime non mi preoccupai neppure di scorrere le note. Le

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