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Le predizioni ignoranti: sonata k448
Le predizioni ignoranti: sonata k448
Le predizioni ignoranti: sonata k448
E-book219 pagine2 ore

Le predizioni ignoranti: sonata k448

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Info su questo ebook

Le predizioni ignoranti è un romanzo che si dipana in un mondo che è più che distopico. È distorto. È il mondo fluttuante, un universo in
cui il tempo non esiste e la cui energia viene da un enorme zaffiro. I protagonisti sono Olivia e Grisha. Grisha è un tatuatore, un sumajè e ha un grande potere in quel mondo. Olivia in un’altra vita insegnava italiano ed era una ninfomane. Nel mondo fluttuante è un numero
costretto a vivere nel livello più basso, in una fabbrica di plastica devastata da unincendio, a subire torture insopportabili per mano di Grisha, il suo aguzzino, e a dipendere da una droga chiamata yuniko. Ma chi è davvero Grisha?
LinguaItaliano
Data di uscita1 apr 2020
ISBN9788835399285
Le predizioni ignoranti: sonata k448

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    Anteprima del libro

    Le predizioni ignoranti - Verde Teresa

    Olivia

    Introduzione

    Questa storia del tempo non è semplice. Non ci sono mesi, né

    stagioni, né giorni della settimana. Niente orologi. Niente ore.

    Niente minuti. Né secondi.

    Questa necessità di contestualizzare il tempo è connaturata

    negli uomini. Come le dipendenze, d’altronde.

    Ciò non accade nel mondo fluttuante.

    Lì il tempo è una sostanza che si può assaporare o annusare,

    è qualcosa di corporeo. È fisico.

    I momenti di una giornata li riconosci dall’odore e dal colore.

    Le mattine hanno sempre un odore burroso e dolce, colori

    molto materici e caldi, il colore dei pomeriggi è tenue, l’odore salato e secco,

    le sere sono traslucide, i colori che sembrano inghiottirti.

    Nell’odore della notte, invece, c’è sempre qualcosa di piccante e alcolico.

    Se ci sono buone notizie in arrivo, il tempo si cristallizza in un

    piccolo presente. Magari in una confezione di biscotti o in un

    profumo o in un fascio di incensi che hanno il tuo stesso odore

    e ti conoscono e tu ti riconosci in essi. O in un’angel cake.

    È lui. È lo zaffiro a premiarti. Il grande zaffiro stellato.

    Lo zaffiro blu.

    E lo fa regalandoti il suo tempo.

    Uno dei suoi presenti è lì soltanto per te.

    Per renderti schifosamente sereno e felice. Ora.

    Prologo

    La Halo Intersceptor rosso ribes della nuova si ferma esattamente dietro l’Electric Breeze, il negozio di tatuaggi di Grisha, all’angolo della strada delle rose black baccarat, situato al centro del quartiere delle rose.

    Una delle strade più intriganti, misteriose, cangianti, vellutate e vicine al nero assoluto del quartiere.

    È una via che impressiona per la sua bellezza tanto artefatta quanto spontanea.

    Le strade dei quartieri dei sumajè non si limitano ad avere dei fiori il nome.

    Esse sono quei fiori e si aprono e schiudono al passaggio di chi ha il privilegio di poterle percorrere.

    Ne hanno la consistenza e il profumo.

    Questa strada non è una strada.

    È un’incessantevellutatacangiante fioritura di rose black baccarat.

    Era dietro all’Electric Breeze che la macchina avrebbe dovuto fermarsi e lo fa.

    Lei scende come una sirena trafitta da un’overdose di lustrini, appena la portiera si è aperta dolcemente per richiudersi in una soffice carezza, dopo averle dato il tempo di fare circa cinque passi.

    Questi nuovi modelli di automobili sono estremamente servizievoli e sensibili, non c’è dubbio.

    La donna dalla figura sottile sbottona il soprabito color spuma di mare, semplicemente per vanità.

    La donna presto si chiamerà Kira.

    Significa signora.

    E in effetti quel nome si addice perfettamente al suo aspetto.

    I gesti filiformi, il viso sottile e angelico, la maniera felina di camminare, il soprabito che sembra fatto di schiuma.

    Ogni cosa in lei è perfettamente e impeccabilmente coerente con la quintessenza della raffinatezza e della femminilità.

    La porta di fibre sensibili di pelle umana dell’Electric Breeze si apre semplicemente con un tocco leggero di quelle dita che via via affondano come in una pozzanghera gelatinosa. Una piccola scossa nelle vene. Solletico eccitante, quasi orgasmico.

    Presto, molto presto, cambierà pelle e non sentirà più né caldo né freddo.

    Mai più.

    Non c’è nessuno all’interno, almeno così sembra.

    Eppure si sente un tintinnare di cristalli nel buio, in quel silenzio visivo a cui la donna comincia ben presto ad abituarsi.

    All’improvviso la voce di lui. Un sussurro.

    «Non aver paura. Presto sarai un’altra. Hai paura?».

    «No. Non ne ho di paura».

    «Bene».

    Mentre il tintinnare di cristalli si fa più fluido, una specie di acqua elettrica avvolge il corpo sottile della donna, mentre sente che il buio la avvinghia e la inghiotte. È soffice, quasi molle e viscido. Lei sente mille scosse man mano che l’acqua elettrica si fa più viscida. Sente mille brividi elettrici.

    Poi chiude gli occhi e si addormenta in quella specie di gola molle e fredda e quando si risveglia si accorge che non riesce a muoversi.

    Il silenzio visivo ha lasciato spazio a una luce rossastra in cui fluttuano ologrammi liquidi di pitture di Jesse Reno, insieme a un intenso odore di ribes.

    L’odore preferito della donna che ora non è più la stessa.

    È una sumajè il cui nome significa signora. È Kira adesso e chi fosse fino a poco prima non lo ricorda già più.

    Né importa, ormai.

    C’è una musica diffusa tutt’intorno.

    È la sua musica.

    La musica della nuova sumajè del mondo fluttuante, che ha scelto per lei quel nome che significa signora.

    Una sorta di fusion finto vintage di rock e jazz psichedelico.

    Le luci nel negozio sono del suo colore preferito adesso: il rosso. C’è un bicchiere in cui un piccolo iceberg rosso perversione tintinna contro le pareti di vetro.

    Piccole perle di tempo cadono ai suoi piedi, mentre Grisha gira la poltrona su cui è immobilizzata ma serena, quasi del tutto avvolta in un accappatoio rosso ribes.

    Beve. Ha un sapore di ribes e lei adora i ribes. Le ricordano quando era piccola e aveva la tosse e allora le davano quello sciroppo.

    A Kira piaceva troppo avere la tosse.

    Era deliziata da quel sapore di ribes alcolico, chimico, dolce con un ché di piccante e caldo.

    Ne era dipendente.

    Sente di non aver mai provato una felicità così intensa e totale.

    È una sensazione del tutto nuova.

    Sa di essere stata battezzata dal tatuaggio fluttuante, sa di essere rinata.

    Fissa per un istante la pelle delle gambe che come serpenti immacolati e inerti sgusciano fuori dal rosso goloso dell’asciugamano.

    È bianchissima e luccica.

    La attraversa con lo sguardo, entrandoci dentro con ogni fibra del suo essere.

    Vede mille stelle che brillano su quei serpenti. Sente che la sua pelle è cambiata. Dura eppure vellutata e cangiante a ogni minimo mutamento del suo sguardo. Nuova.

    Grisha è soddisfatto, ma non è una novità.

    Lo è sempre.

    Lui è il migliore e l’ha scelta.

    Quando Kira non si chiamava ancora Kira, adorava la brut art. L’arte primitiva. L’arte dei bambini e dei malati di mente. L’arte degli ospedali psichiatrici. L’arte borderline di Reno, quelle pulsioni istintive, prive di filtri. L’arte più sincera e più pura possibile.

    Quella di Dubuffet:

    L’arte non viene a dormire nei letti che le hanno preparato, scappa appena si pronuncia il suo nome: quello che ama è l’incognito. I suoi momenti migliori sono quando dimentica il suo nome.

    E l’adora anche adesso.

    «Voglio guardare. È possibile vero?».

    «Ma certo. Me lo aspettavo da te. Non tutti vogliono farlo, ma tu sei una donna coraggiosa».

    «Accendi quella cosa» ride.

    «Ehi, attenta a come parli che si offende. Questa è un’Ayeruska seimila, non una cosa. E poi è già accesa».

    Qualcosa di liquido accende il buio rosso di cristalli sempre più nitidi.

    È come guardare il proprio sogno, ricordare man mano, una frazione di istante prima che se ne assaporino le immagini e si ricordi.

    E così sei arrivata.

    Temevi forse che non sarebbe accaduto?

    Non avrei mai potuto temere che qualcosa di inevitabile non accadesse.

    L’uomo prende la mano esile di lei e la avvicina alle labbra, senza sfiorarla se non con un respiro impalpabile.

    Lei continua a guardare. Piano piano la sua pelle nuova, i muscoli, ogni fibra del suo essere inizia a muoversi in modo sempre meno impercettibile.

    Si piace sempre di più.

    È perdutamente innamorata di se stessa.

    «Ormai non aspettavo che te».

    «Ho fatto ciò che dovevo. Ho semplicemente fatto ciò che dovevo. Non mi sono lasciata sconfiggere dalla tragedia e ora sono qui. Avrei potuto scegliere di morire. Invece. Non voglio più essere quella donna. Mai più. Voglio la mia rivincita».

    «Lo so. È così per tutti».

    «Hai pensato, almeno per una frazione, di quel qualcosa che chiamavamo tempo, che sarei potuta non arrivare mai?».

    «Capirai presto che in questo mondo le predizioni ignoranti non sono ammesse».

    «Se dobbiamo farlo facciamolo, allora. Adesso» parla in un modo perfetto, un modo che non lascia scampo all’errore.

    «Certo che dobbiamo. - risponde Grisha sorridendo - Hai paura?».

    «La paura l’ho sepolta nel giardino del re. Ne sono nati strani frutti rossi, piccoli, senza pelle. In bocca sentivo liquido refrigerante e la dolcezza del nettare degli dei. Era il sapore della vittoria».

    «Queste parole mi riempiono di soddisfazione, lo sai? Non temere: la pagherà cara quel bastardo. Ben presto vedrai tu stessa fino a che punto. Tutte le volte che lo vorrai. Ti basterà accendere questa cosa».

    Ridono insieme, come se si conoscessero da sempre.

    È il momento di cominciare.

    La signora, guardando se stessa sul monitor vede che sta chiudendo gli occhi e li chiude mentre si guarda.

    Grisha sta prendendo una bacchetta che sembra fatta di bambù ma in realtà è fatta di tempo ed elettricità. Sull’estremità ci sono degli aghi imbevuti di tempo e inchiostro elettrico.

    Sta per fare un tatuaggio brut art fluttuante con il tebori.

    Vede il suo corpo nudo sul monitor e pure Grisha lo sta rivedendo. Eppure non arrossisce, non prova alcuna vergogna. Non si chiede perché. Conosce la risposta: è nuova adesso. Nulla più potrebbe farla arrossire.

    «Chiudi ancora gli occhi e dimmi cosa vedi».

    «Vedo rose, uccelli, strade».

    «Puoi fare di meglio».

    Kira chiude gli occhi ancora più forte.

    Il cosmo.

    Una donna con il volto atterrito.

    La morte.

    Uomini anziani senza capelli.

    Immagini tribali.

    Scheletri di dinosauri.

    Scimmie.

    Occhi di bestie.

    Occhi umani.

    Maschere.

    Statue primitive.

    Ossa di mani.

    Cadaveri.

    Armi.

    Detenuti in un campo di concentramento.

    Le vergine china sul corpo di cristo.

    Cristo.

    Cavalli.

    Aerei.

    Charlie Chaplin.

    Missili.

    L’esplosione di una bomba atomica.

    Bambini che guardano in su attratti da qualcosa.

    Stanlio e Olio.

    Un’eclissi.

    L’amore.

    Poppanti con le bocche spalancate.

    Vede tutto questo.

    Non dice nulla.

    Grisha sa. È come ascoltare i propri pensieri.

    Sulla pelle di rettile di diamante bianco compaiono tutti quei disegni, simultaneamente. Poi si cancellano. Poi riappaiono. Mentre lei li visualizza con la mente.

    Mentre gli aghi dell’irezumi entrano ed escono obliquamente attraverso la pelle che diventa sempre più splendente e dura. Non ha sentito alcun male. Nessun dolore per lei. Mai più.

    «Ce l’hai fatta. Ora sei una sumajè. Ora sei Kira. Li hai sentiti, non è così?».

    «Sì, è stata un’esperienza mistica. È stato esattamente come lo avevo immaginato».

    «E questo come ti fa sentire?».

    «Invincibile».

    Kira osserva l’espressione soddisfatta di Grisha.

    Trasuda benessere da tutti i pori dello sguardo mentre rivede le immagini di ciò che è appena accaduto.

    Si sente come se la stesse tatuando un’altra volta.

    E prova le sue identiche sensazioni.

    Una serie di effetti Mozart senza soluzione di continuità.

    Beve ancora il liquido rosso violenza.

    L’iceberg ha liberato qualche goccia di yuniko e lo sciroppo di ribes ha assunto dei misteriosi riflessi viola. Le si scioglie rapidamente nella gola e poi diventa vapore fluido nello stomaco nuovo.

    «Sai già dove si trova la tua casa?».

    «Quartiere delle orchidee. Nella strada delle stelle di Betlemme. Di notte avrà un profumo delicato. Verrai a trovarmi, vero?».

    La droga blu YInMn sta cominciando a fare effetto. La sensazione di potenza le si enfatizza nel cervello e il nuovo effetto Mozart è quasi esplosivo.

    La donna si sfila l’accappatoio con grazia e senza arrossire e in più guarda Grisha dritto negli occhi.

    «Erano così anche prima?».

    «Che cosa?».

    «I tuoi occhi. Sono così» sta per dire che sembra che possano guardarti dentro. Ma soprattutto che sono rossi.

    «Sssh, zitta. Non aggiungere altro».

    «Ok».

    «Lo sai, vero, che mi piacciono le puttane e tu non lo sei. Però ho il sospetto che sia anche meglio così».

    Farsi una scopata subito dopo il tatuaggio fluttuante e l’effetto della yuniko è come farsi trascinare su un wakeboard da un aereo in mezzo all’oceano.

    Kira infila le mutandine e poi quel soprabito che sembra fatto di schiuma, accende una sigaretta di yuniko purissima

    «È stato pazzesco».

    Lui non le toglie gli occhi di dosso. Ammira beato la sua creatura.

    «E il tuo negozio? Come lo chiami?».

    «Mi sorprende che tu non lo sappia» sorride facendo anelli di fumo blu YInMn.

    «In effetti lo so. Voglio solo sentirlo dalla tua voce angelica».

    «E va bene. Allora te lo dirò. Stairway to heaven. Ti aspetto».

    Grisha sorride

    «The song remains to same. Forse un giorno».

    Prima di uscire dalla porta fatta di fibre umane, Kira prende il palmo della sua mano e ci guarda attraverso.

    «Chi è lei?».

    «Ti riferisci a quella che mi ha fatto il male che il bastardo ha fatto a te?».

    «Sì. Chi è il tuo numero?».

    «È una donna».

    «Solo una donna?».

    «No, hai ragione. Non è semplicemente una donna. È la signora della malasorte».

    Uno: ichi

    La data: un giorno qualsiasi di un anno qualunque.

    L’ora: otto kiba dopo il tramonto.

    Il luogo: un appartamento categoria extralusso del mondo fluttuante.

    Il tempo: fresco e asciutto. cielo verde acido tendente, in alcuni punti, al verde smeraldo.

    Dicono che chi disprezza compri. No grazie, non fa per me. Io compro solo ciò che mi piace. Ciò che disprezzo lo disprezzo veramente e lo lascio volentieri a chi non capisce un cazzo. Che cosa mi piace? Per esempio mi piacciono i

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