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Empatia vince bullismo
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E-book150 pagine1 ora

Empatia vince bullismo

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Un libro per esplorare la valenza dell'empatia e della gentilezza come strumenti per prevenire comportamenti antisociali nella scuola dell'infanzia e primaria. Dopo una parte introduttiva e pedagogica, Helga Dentale guida il lettore alla scoperta di due percorsi espressivi, uno per la scuola dell'infanzia-primo ciclo primaria, l'altro per il secondo ciclo della scuola primaria: "Piccoli esploratori in cerca di gentilezza" con il personaggio di Virus Gentilus e "Scienziati improvvisati cercano formula antibullismo", con un copione teatrale per realizzare anche uno spettacolo con i bambini. Due laboratori ricchi di attività teatrali e creative, tratte dal Metodo Teatro in Gioco®, per sviluppare empatia ed intelligenza emotiva; per valorizzare il lavoro di gruppo e la cooperazione. In questa nuova edizione è presente anche la descrizione del progetto di didattica a distanza "Seminare gentilezza": attraverso la forma di un diario l'autrice racconta il progetto che, con il personaggio Virus Gentilus, sta raggiungendo tanti insegnanti, genitori e bambini in questo momento così delicato. Helga Dentale è docente per la formazione, esperta di linguaggi espressivi e di educazione emotiva, autrice di libri, ideatrice del Metodo Teatro in Gioco®.
LinguaItaliano
Data di uscita29 apr 2020
ISBN9788831670920
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    Empatia vince bullismo - Helga Dentale

    crea­ti­vi­tà

    EM­PA­TIA VIN­CE BUL­LI­SMO

    Per­cor­si espres­si­vi per edu­ca­re all’em­pa­tia

    e pre­ve­ni­re il bul­li­smo

    nel­la scuo­la dell’in­fan­zia e pri­ma­ria

    di Hel­ga Den­ta­le

    Me­to­do Tea­tro in Gio­co®

    TI­TO­LO | Em­pa­tia vin­ce bul­li­smo

    AU­TO­RE | Hel­ga Den­ta­le

    ISBN | 978-88-31670-92-0

    Pri­ma edi­zio­ne di­gi­ta­le: 2020

    © Tut­ti i di­rit­ti ri­ser­va­ti all'Au­to­re.

    Que­sta ope­ra è pub­bli­ca­ta di­ret­ta­men­te dall'au­to­re tra­mi­te la piat­ta­for­ma di sel­fpu­bli­shing You­can­print e l'au­to­re de­tie­ne ogni di­rit­to del­la stes­sa in ma­nie­ra esclu­si­va. Nes­su­na par­te di que­sto li­bro può es­se­re per­tan­to ri­pro­dot­ta sen­za il pre­ven­ti­vo as­sen­so dell'au­to­re.

    You­can­print Self-Pu­bli­shing

    Via Mar­co Bia­gi 6, 73100 Lec­ce

    www.you­can­print.it

    in­fo@you­can­print.it

    Qual­sia­si di­stri­bu­zio­ne o frui­zio­ne non au­to­riz­za­ta co­sti­tui­sce vio­la­zio­ne dei di­rit­ti dell’au­to­re e sa­rà san­zio­na­ta ci­vil­men­te e pe­nal­men­te se­con­do quan­to pre­vi­sto dal­la leg­ge 633/1941.

    Se­mi è un pro­get­to edi­to­ria­le a cu­ra di Hel­ga Den­ta­le.

    Ap­pun­ti e spun­ti di pe­da­go­gia per se­mi­na­re bel­lez­za e crea­ti­vi­tà.

    In que­sto vo­lu­me:

    EM­PA­TIA VIN­CE BUL­LI­SMO

    Per­cor­si espres­si­vi per edu­ca­re all’em­pa­tia e pre­ve­ni­re il bul­li­smo nel­la scuo­la dell’in­fan­zia e pri­ma­ria

    Che cos’è il bul­li­smo?

    Per­ché è fon­da­men­ta­le aiu­ta­re i bam­bi­ni a svi­lup­pa­re em­pa­tia?

    Si può già par­la­re di bul­li­smo nel­la scuo­la dell’in­fan­zia?

    Si può pre­ve­ni­re il bul­li­smo at­tra­ver­so per­cor­si espres­si­vi spe­ci­fi­ci?

    Che ruo­lo ha la scuo­la nel­la pre­ven­zio­ne del bul­li­smo?

    Uti­liz­zan­do la nar­ra­zio­ne, il gio­co tea­tra­le e i lin­guag­gi espres­si­vi vi pro­pon­go un per­cor­so di­dat­ti­co per la scuo­la dell’in­fan­zia e un per­cor­so di­dat­ti­co per la scuo­la pri­ma­ria da svi­lup­pa­re con i bam­bi­ni, per la­vo­ra­re sul ri­co­no­sci­men­to del­le emo­zio­ni, sull’em­pa­tia, sul­la coo­pe­ra­zio­ne.

    Il pro­get­to Se­mi­na­re gen­ti­lez­za e il per­so­nag­gio Vi­rus Gen­ti­lus per scon­fig­ge­re quel bul­lo di Co­ro­na­vi­rus: un’espe­rien­za di di­dat­ti­ca a di­stan­za.

    Co­me si strut­tu­ra que­sto li­bro? È uno stru­men­to da con­sul­ta­re, uti­liz­za­re in clas­se con i bam­bi­ni, con idee e li­nee gui­da uti­li per svi­lup­pa­re dei la­bo­ra­to­ri espres­si­vi.

    Que­sto li­bro – del­la Col­la­na Se­mi - è pen­sa­to per in­se­gnan­ti, edu­ca­to­ri, ope­ra­to­ri tea­tra­li e ge­ni­to­ri.

    È pen­sa­to per es­se­re uti­liz­za­to con i bam­bi­ni del­la scuo­la dell’in­fan­zia e con i bam­bi­ni del­la scuo­la pri­ma­ria. Ver­ran­no pro­po­sti per­cor­si di­ver­si in ba­se all’età dei bam­bi­ni, per la­vo­ra­re sull’al­fa­be­tiz­za­zio­ne emo­ti­va, per svi­lup­pa­re em­pa­tia e spi­ri­to coo­pe­ra­ti­vo.

    In que­sto li­bro tro­ve­re­te:

    Una parte introduttiva per conoscere meglio il fenomeno del bullismo.

    Una parte dedicata all’empatia.

    Il percorso espressivo Piccoli esploratori in cerca di gentilezza codificato con il Metodo Teatro in Gioco®, per i bambini della scuola dell’infanzia e del primo ciclo della scuola primaria: la fiaba di Virus Gentilus, attività creative e cooperative, giochi teatrali e tanti suggerimenti operativi per realizzare un laboratorio in classe.

    Il percorso espressivo "Scienziati improvvisati cercano formula anti-bullismo codificato con il Metodo Teatro in Gioco®, per i bambini della scuola primaria (secondo ciclo): la storia La formula antibullismo", attività espressive e giochi teatrali, tanti suggerimenti operativi per realizzare un laboratorio in classe con i bambini.

    Il copione teatrale per realizzare uno spettacolo con i bambini.

    Il racconto dell’esperienza relativa al progetto Seminare gentilezza.

    IL BUL­LI­SMO

    Un in­cro­cio di sguar­di. E ci sia­mo pre­sen­ta­ti su­bi­to: io, l’ope­ra­tri­ce tea­tra­le a con­du­zio­ne di quel la­bo­ra­to­rio a scuo­la, con quel­la clas­se eti­chet­ta­ta co­me pro­ble­ma­ti­ca. Lui: il bul­lo del­la clas­se. Con il suo sguar­do, e poi con le pa­ro­le, mi ha co­mu­ni­ca­to sen­za mez­zi ter­mi­ni: Ehi, chi sei? A me del tuo tea­tro non im­por­ta un fi­co sec­co! Io fac­cio quel­lo che mi pa­re! Ec­co­lo, il bul­lo. Bul­lo nei mo­di, nei com­por­ta­men­ti. Bul­lo con gli adul­ti di ri­fe­ri­men­to e pron­to a pre­va­ri­ca­re in ogni mo­do i ruo­li per af­fer­ma­re il suo po­te­re. Bul­lo con i com­pa­gni di clas­se: stra­fot­ten­te, in­cli­ne ad un lin­guag­gio ag­gres­si­vo e de­ni­gra­to­rio. Poi, con il tem­po e con l’espe­rien­za, ho sco­per­to che D. non era un ve­ro bul­lo ma si ve­sti­va da bul­lo, ne in­dos­sa­va i pan­ni per sen­tir­si più for­te, im­por­tan­te. Un bul­lo ma­sche­ra­to o me­glio: un bam­bi­no in­si­cu­ro ma­sche­ra­to da bul­lo. In quel­la clas­se eti­chet­ta­ta co­me pro­ble­ma­ti­ca il ve­ro bul­lo non era lui! Per­ché il bul­lo se la pren­de con i più de­bo­li, non con tut­ti. E non si di­chia­ra co­sì aper­ta­men­te. Fu una pa­le­stra im­por­tan­te an­che per me quel­la clas­se de­fi­ni­ta pro­ble­ma­ti­ca, il cui più gran­de pro­ble­ma era non ave­re un pro­gram­ma edu­ca­ti­vo in­cen­tra­to sull’ascol­to, sul­le emo­zio­ni e sul­la coo­pe­ra­zio­ne. Il la­bo­ra­to­rio tea­tra­le è sta­to uno stru­men­to da uti­liz­za­re in un con­te­sto mol­to fra­gi­le e com­pro­mes­so da di­na­mi­che re­la­zio­na­li po­co sa­ne: ur­la­re era all’or­di­ne del gior­no, bam­bi­ne e bam­bi­ni co­mu­ni­ca­va­no spes­so at­tra­ver­so pa­ro­lac­ce e spin­to­ni. C’era­no rea­li epi­so­di di bul­li­smo. Al­cu­ni bam­bi­ni sof­fri­va­no for­te­men­te di an­sia. Il la­bo­ra­to­rio tea­tra­le è sta­to lo stru­men­to che mi ha per­mes­so di la­vo­ra­re sull’ascol­to e sul ri­co­no­sci­men­to del­la rab­bia, sul­la co­mu­ni­ca­zio­ne non vio­len­ta e sul­la crea­ti­vi­tà. Non è sta­to una bac­chet­ta ma­gi­ca, non ha mi­ra­co­lo­sa­men­te tra­sfor­ma­to quel­la clas­se pro­ble­ma­ti­ca in una clas­se per­fet­ta, ma mol­to è cam­bia­to. Nel mo­do di co­mu­ni­ca­re e di re­la­zio­nar­si. At­tra­ver­so nuo­ve con­sa­pe­vo­lez­ze: sco­prir­si uni­ci, crea­ti­vi, spe­cia­li nel con­te­sto del grup­po clas­se, ha raf­for­za­to l’au­to­sti­ma del­le bam­bi­ne e dei bam­bi­ni e ha di­se­gna­to nuo­vi equi­li­bri. È co­sì che ho co­no­sciu­to di­ret­ta­men­te il bul­li­smo a scuo­la, nei pri­mi an­ni del 2000, par­ten­do da un gros­so­la­no er­ro­re di va­lu­ta­zio­ne, con­si­de­ran­do bul­lo chi in real­tà non lo era: cer­to, D. non in­car­na­va l’edu­ca­zio­ne in per­so­na, ma era so­prat­tut­to un bam­bi­no ar­rab­bia­to, fra­gi­le e bi­so­gno­so di met­ter­si in mo­stra. Un bam­bi­no che ave­va bi­so­gno di co­no­sce­re al­tre mo­da­li­tà di co­mu­ni­ca­zio­ne e di con­fron­tar­si di­ret­ta­men­te con un con­te­ni­men­to, ma non era un bul­lo. Co­me si ca­de in un si­mi­le er­ro­re di va­lu­ta­zio­ne? Giu­di­can­do le ap­pa­ren­ze. Pren­den­do per rea­le un’eti­chet­ta già as­se­gna­ta da al­tri ad un bam­bi­no. Non aven­do ma­tu­ra­to com­pe­ten­ze spe­ci­fi­che in me­ri­to all’ar­go­men­to trat­ta­to. E da al­lo­ra mi so­no mes­sa a stu­dia­re il fe­no­me­no del bul­li­smo, mi

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