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Fuori dalla scuola: L’homeschooling in Italia
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Fuori dalla scuola: L’homeschooling in Italia
E-book189 pagine2 ore

Fuori dalla scuola: L’homeschooling in Italia

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Info su questo ebook

L’homeschooling o scuola parentale è un fenomeno nuovo in Italia mentre nei paesi anglosassoni è consolidato e numericamente più consistente. Con questa pratica l’istruzione, da tempo appannaggio dello Stato e di istituti riconosciuti come servizio pubblico, è rientrata nell’alveo famigliare. Fare homeschooling significa abbandonare un contesto pubblico strutturato e certificato scegliendo un percorso individualizzato e totalmente libero. Ci si pone pertanto fuori dalla scuola così come generazioni di cittadini l’hanno conosciuta negli ultimi decenni.
Dopo aver definito la pratica e averla inserita in un contesto culturale e sociale più ampio il saggio indaga il fenomeno e i suoi animatori in Italia. Attraverso l’analisi dei dati e il confronto con gli Stati Uniti il lavoro costruisce una tipologia di genitori homeschooler centrata sulle motivazioni che li hanno spinti a cimentarsi con questa pratica. L’homeschooling non è solo una pratica educativa ma coinvolge molti altri aspetti della vita dei genitori e dei bambini. I filoni culturali che danno origine a questa scelta sono molteplici ma l’insistenza sui diritti individuali di scelta da parte dei genitori porta il segno di un pensiero libertario con esiti anarco-individualisti.
LinguaItaliano
Data di uscita17 giu 2020
ISBN9788838249648
Fuori dalla scuola: L’homeschooling in Italia

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    Anteprima del libro

    Fuori dalla scuola - Paolo Di Motoli

    Paolo Di Motoli

    Fuori dalla scuola

    L’homeschooling in Italia

    Tutti i volumi pubblicati nelle collane dell’editrice Studium Cultura ed Universale sono sottoposti a doppio referaggio cieco. La documentazione resta agli atti. Per consulenze specifiche, ci si avvale anche di professori esterni al Comitato scientifico, consultabile all’indirizzo web http://www.edizionistudium.it/content/comitato-scientifico-0.

    Copyright © 2020 by Edizioni Studium - Roma

    ISSN della collana Universale 2612-2812

    ISBN 978-88-3824-964-8

    www.edizionistudium.it

    ISBN: 9788838249648

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    RINGRAZIAMENTI

    INTRODUZIONE

    I. ALLA RICERCA DI UNA DEFINIZIONE

    1. Che cosa è l’homeschooling

    2. Perché si diventa homeschooler?

    3. Come gli studi sull’homeschooling classificano i genitori

    II. UNO SPECCHIO DELLA NOSTRA EPOCA

    1. Collocare l’homeschooling

    2. La scuola nell’epoca del postmoderno

    3. I valori postmaterialisti

    4. Il privatismo

    5. La disintermediazione

    6. Grandi e piccole enclaves

    7. Exit e non Voice

    8. Un bilancio sulle esperienze pedagogiche libertarie

    III. STATI UNITI: DOVE TUTTO È COMINCIATO

    1. Gli Stati Uniti e l’homeschooling: il Paese guida?

    2. Leader laici e leader religiosi: i pionieri americani

    3. Legalizzazione della pratica parentale

    4. La prima e la seconda ondata

    5. Fondamentalismo e homeschooling

    6. Le ragioni del successo dell’homeschooling negli Stati Uniti

    7. Homeschooling e minoranze

    IV. LE IDEOLOGIE: LIBERTARISMO E COMUNITARISMO

    1. Un tema ricorrente: la libertà

    2. Homeschooling tra paternalismo famigliare e paternalismo dello stato

    3. Homeschooling e neoliberalismo

    4. Homeschooling e comunitarismo

    5. Critiche argomentate all’homeschooling

    V. IL CASO ITALIANO

    1. Questioni giuridiche

    2. Homeschooling in Italia

    3. Una tipologia di genitori homeschooler: pragmatici, statofobici, puerocentrici, identitari

    4. Che cosa sostengono gli attori della scuola istituzionale

    VI. MOVIMENTI E COMPETIZIONE PER LA LEADERSHIP

    1. Una leader per l’homeschooling

    2. Un movimento pragmatico di homeschooler

    3. Un nuovo movimento sociale

    CONCLUSIONI

    RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

    INDICE DEI NOMI

    Universale Studium

    109.

    Nuova serie

    Paolo Di Motoli

    Fuori dalla scuola

    L’ homeschooling in Italia

    «Nessuno mi può costringere ad essere felice a suo modo».

    ( Immanuel Kant, Sopra il detto comune: questo può essere giusto in teoria, ma non vale per la pratica, 1793)

    «The nine most terrifying words in the English language are: I’m from the government and I’m here to help».

    (Ronald Reagan - Presidente degli Stati Uniti - 12 Agosto 1986)

    RINGRAZIAMENTI

    Desidero ringraziare tutti coloro che mi hanno aiutato nel corso di questo lavoro e in particolare: il professor Renzo Guolo per il costante sostegno, il professor Luca Ozzano per la sua brillante idea, il professor Giorgio Chiosso che ha letto e riletto instancabilmente il testo, Francesco Ciabattoni, Francesco Pallante e Giovanni Damele che sono professori a Washington, Torino e Lisbona ma prima di ogni cosa amici.

    Infine ringrazio Alice che mi ha spronato e motivato anche nei momenti di sconforto, senza di lei nulla sarebbe iniziato.

    INTRODUZIONE

    L’ homeschooling , almeno per quanto riguarda l’Italia, è una realtà per molti ancora sconosciuta se non proprio misteriosa anche se sta conquistando un numero di genitori sempre più interessati a stare fuori della scuola. Lo dimostra il fatto che nel corso del lavoro di raccolta dati e documentazione disponibile mi è capitato di imbattermi in appena due articoli sulla questione pubblicati da due studiosi italiani. Il resto del materiale è di tipo divulgativo – comunque preso in considerazione – uscito solitamente su qualche giornale nazionale o locale in occasione dell’inizio dell’anno scolastico. Sempre sul fronte divulgativo vi sono poi articoli di giornale che segnalano casi di bambini non vaccinati e non iscritti a scuola per sfuggire ai controlli e questioni riguardanti gravi casi di minori trascurati spesso proposti con taglio sensazionalistico.

    La documentazione più ampia è quella autoprodotta da genitori homeschooler di maggiore esperienza che in linea con quanto accade negli Stati Uniti intendono non di rado trasformare la pratica con i propri figli in una sorta di piccola impresa individuale realizzando e vendendo libri di aiuto per altri genitori e pacchetti formativi per i potenziali allievi.

    Si tratta quindi di un campo ancora da dissodare e destinato ad allargarsi per una serie di cause esterne e interne a questo piccolo mondo.

    Un buon numero di genitori homeschooler si percepiscono come parte di un gruppo considerato da molti con sospetto. La scelta dell’educazione parentale pone alcuni genitori e alcuni allievi e allieve in una condizione di marginalità che è motivo di sofferenza. Educare i figli in casa o comunque fuori dal contesto scolastico tradizionale è un comportamento trasgressivo o quantomeno eccentrico agli occhi della maggioranza. In alcuni casi i genitori homeschooler hanno avuto dei conflitti con l’autorità. Specie nei piccoli centri lo scontro è con il dirigente scolastico di zona o con il sindaco. Questi genitori sono per molti versi ai margini della scuola e tra le difficoltà che affrontano vi è quella di riprodurre (spesso grazie alla rete) un tessuto di socialità per i figli simile a quello in cui sono inseriti le allieve e gli allievi della scuola.

    Secondo Howard Becker l’ outsider è il deviante rispetto alle norme di un gruppo (Becker 1987) e seppure con alcune precisazioni possiamo definire gli homeschooler degli outsider della scuola. Outsider della scuola perché ne stanno fuori e vivono ai margini di questa. Con riguardo a questa definizione la filosofa del diritto Tamar Pitch propone una precisazione riguardo al lavoro di Howard Becker. In un testo sulla devianza la Pitch invita a non confondere gli outsider con i devianti perché la maggior parte dei devianti non rientrano tra gli outsider facendo riferimento al crimine come prodotto di soggetti spesso insospettabili (Pitch, 1975).

    Va ricordato che le norme che trasgrediscono gli homeschooler non sono codificate dalle leggi (la pratica è legale in Italia anche se pochi lo sanno), ma molti considerano l’educazione in casa eccentrica e forse anche pericolosa. L’educazione libertaria che segue solo gli interessi del bambino è infatti stigmatizzata da molti. Un caso tipico, spesso presentato dai genitori, è l’incontro con le persone durante le mattinate in giro per la città o nei locali pubblici, lo stigma è sempre in agguato perché la maggior parte delle persone che vede una bambina o un bambino con un genitore in giro in orario scolastico si chiede perché non si trova a scuola.

    Di fronte a un tema poco studiato è impossibile affidarsi alla letteratura specialistica, almeno per quanto concerne l’Italia. La ricerca sul campo è perciò un percorso obbligato con il ricorso soprattutto a una pluralità di metodi qualitativi.

    Per completare il quadro sono stati inseriti riferimenti alle questioni giuridiche che rendono la pratica dell’ homeschooling perfettamente legale, come già detto, ma non aliena da conflitti e diverse interpretazioni. La questione dell’autonomia scolastica e l’approvazione della cosiddetta Legge sulla Buona scuola, ad esempio, hanno creato con particolare riguardo agli esami di idoneità degli studenti in educazione parentale una sorta di confusione normativa che coinvolge genitori, insegnanti e dirigenti scolastici.

    I. ALLA RICERCA DI UNA DEFINIZIONE

    1. Che cosa è l’homeschooling

    Il termine homeschooling significa, letteralmente, fare scuola in casa. Molte sono le traduzioni possibili. In Italia si ricorre spesso alla formula educazione parentale. Essa indica che un genitore o un gruppo di genitori si occupano dell’istruzione dei figli senza l’ausilio di strutture scolastiche istituzionali, sia seguendo il programma ministeriale, sia evitando di seguirlo e lasciandosi guidare dagli interessi degli allievi.

    Il fenomeno dell’ homeschooling affonda le sue radici moderne negli Stati Uniti, ove si è affermato nel corso degli anni Sessanta. La definizione fa riaffiorare l’immagine del precettore che si occupa di insegnare a un bambino nozioni che con la scuola di massa vengono impartite a un numero sempre maggiore di scolari all’interno di una classe. Questa prima immagine fotografa bene uno dei motivi che spingono alcuni genitori a compiere questa scelta: un modo di educare il proprio figlio ritagliato sulle sue disposizioni, esigenze e preferenze.

    La pratica dello homeschooling può essere intesa come un’espressione, radicale e perciò coerente, del principio della libertà di scelta individuale. Nel contesto delle democrazie liberali, la libertà di scelta, in ambito scolastico, viene normalmente tutelata consentendo ai genitori di scegliere la scuola o il percorso scolastico del proprio figlio tra quelli istituzionalmente previsti dallo Stato. La radicalità si costituisce quindi nell’opzione di far compiere ai propri figli un percorso scolastico interamente famigliare. Lo homeschooling viene perciò presentato come l’espressione più coerente della libertà parentale di scelta. I genitori rivendicano il diritto di decidere cosa è veramente meglio per i loro figli sostituendo al paternalismo (artificiale) dello Stato (Merry Karsten 2010, Cuono Sau 2014) quello (naturale) della famiglia.

    Il professor Joseph Murphy della Vanderbilt University di Nashville ha elencato in un testo del 2012 le definizioni di homeschooling proposte dagli studiosi del fenomeno negli ultimi anni. Esse ne chiariscono il significato, ma anche la complessità e la varietà.

    L ’homeschooling sarebbe l’amministrazione di un programma di istruzione offerto in casa invece che in una scuola pubblica o privata; una situazione di insegnamento dove i bambini imparano in casa invece che nelle scuole convenzionali. I genitori o i parenti assumono la diretta responsabilità dell’educazione dei bambini; una scuola condotta in casa dai genitori per l’educazione dei figli tra le mura domestiche; istruzione e apprendimento, almeno in parte attraverso l’attività programmata, che si svolge principalmente a casa in un contesto famigliare, dove il genitore agisce come insegnante o supervisore dell’attività; l’educazione degli allievi in età scolare sotto il controllo e l’osservazione dei genitori che sostituisce il tempo pieno trascorso a scuola (Murphy 2012).

    Alcuni autori escludono dalla definizione di homeschooling gli allievi che rimangono in casa perché impossibilitati a recarsi a scuola, gli studenti che stanno a casa per questioni legate alla mancanza di salute e quelli che non vanno a scuola a causa del lavoro itinerante dei genitori (Murphy 2012).

    Quello che viene considerato dirimente per definire la pratica dal punto di vista degli studiosi (in gran parte statunitensi) è la presenza di alcuni fattori come il rigetto della scuola pubblica e privata e la casa come centro dove avviene l’educazione. Dall’ homeschooling sono escluse le Charter Schools che la professoressa Ashley Rogers Berner definisce espressione del pluralismo educativo americano:

    «il pluralismo educativo rappresenta una via di mezzo: da un lato accetta che l’istruzione dei giovani di una comunità sia una preoccupazione che coinvolge tutti noi – ecco quindi la necessità di una supervisione e di una regolazione da parte dell’amministrazione governativa –; dall’altro anche che, poiché l’istruzione comporta un impegno morale [...] essa dovrebbe rispettare le convinzioni delle famiglie» (Berner 2018: 31) .

    Le Charter Schools implicano infatti la stipula di un contratto formativo e spesso la consegna di schede e materiali da completare per l’allievo. Il completamento del percorso scolastico pattuito nel contratto formativo viene verificato da un funzionario che periodicamente si reca in casa.

    Il modello dell’ homeschooling per così dire classico si compone di tre parti: il finanziamento per il processo formativo deve provenire dalla famiglia e non dal governo; gli educatori e i formatori devono essere persone di famiglia o ad essa collegate e non inquadrate dal sistema pubblico; l’amministrazione e la regolazione dell’attività di insegnamento deve essere interna alla famiglia e non sotto la responsabilità del governo o di altra entità religiosa o laica che sia (Murphy 2012).

    2. Perché si diventa homeschooler?

    L’interesse di ricerca nei confronti del mondo dell’educazione parentale non è mosso dalla volontà di indagare le pratiche quotidiane dei genitori che insegnano ai figli o di indagare come i bambini si sentono rimanendo fuori dalla scuola. La domanda da cui ha origine l’interesse per l’ homeschooling è molto più semplice ed è centrata sulle motivazioni dei genitori. L’interrogativo principale è questo: cosa spinge un genitore a non iscrivere il proprio figlio nella scuola pubblica, statale o paritaria?

    Questa domanda è volta a identificare le motivazioni degli individui che decidono di escludere i figli dal normale percorso scolastico a partire dalle loro affermazioni e dai loro percorsi per arrivare alla decisione di fare educazione parentale.

    Le risposte dei genitori homeschooler alle domande sulle ragioni della loro scelta hanno orientato

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