Vocabolario della vita consacrata
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Anteprima del libro
Vocabolario della vita consacrata - Papa Francesco
9788865126608
Prefazione
Ho letto con vivo interesse questa pubblicazione e ho accettato volentieri di scriverne la prefazione.
Il libro è il frutto di un lavoro approfondito di alcuni consacrati e consacrate della Diocesi di Bergamo, una diocesi molto vivace, della quale ho ancora vivo il ricordo dell’accoglienza cordiale e calorosa ricevuta il 31 ottobre 2015, in occasione di un incontro per l’Anno della Vita Consacrata indetto da Papa Francesco.
Cogliendo fiore da fiore, il libro offre un’ampia e approfondita scelta di parole di Papa Francesco che, attraverso discorsi, messaggi, documenti, giunge all’essenza della vita consacrata e ne rende manifesta tutta la ricchezza per l’intera Chiesa. Il che non ci sorprende affatto. Non possiamo infatti dimenticare la spiccata sensibilità di Papa Francesco nei confronti della vita consacrata, per via delle sue radici vocazionali
esplicitate attraverso l’adesione all’ordine religioso dei Gesuiti. In un’intervista rilasciata nel 2013 al mensile La Civiltà Cattolica
, egli diceva: «I religiosi sono profeti, sono coloro che hanno scelto una sequela di Gesù che imita la sua vita con l’obbedienza al Padre, la povertà, la vita di comunità e la castità. In questo senso i voti non possono finire per essere caricature, altrimenti, ad esempio, la vita di comunità diventa un inferno e la castità un modo di vivere da zitelloni […]. Nella Chiesa i religiosi sono chiamati in particolare ad essere profeti che testimoniano come Gesù è vissuto su questa terra e che annunciano come il Regno di Dio sarà nella sua perfezione ».
Lo stesso Papa Francesco ci chiama a rinnovare il cammino di coloro che hanno abbracciato la vita consacrata, suggerendo un prezioso vademecum in cinque punti che fanno da cornice alla presente pubblicazione:
1. «Che sia sempre vero quello che ho detto una volta: Dove ci sono i religiosi c’è gioia
. Siamo chiamati a sperimentare e mostrare che Dio è capace di colmare il nostro cuore e di renderci felici, senza bisogno di cercare altrove la nostra felicità; che l’autentica fraternità vissuta nelle nostre comunità alimenta la nostra gioia; che il nostro dono totale nel servizio della Chiesa, delle famiglie, dei giovani, degli anziani, dei poveri ci realizza come persone e dà pienezza alla nostra vita … Anche noi, come tutti gli altri uomini e donne, proviamo difficoltà, notti dello spirito, delusioni, malattie, declino delle forze dovuto alla vecchiaia. Proprio in questo dovremmo trovare la perfetta letizia
, imparare a riconoscere il volto di Cristo che si è fatto simile a noi e quindi provare la gioia di saperci simili a Lui che, per amore nostro, non ha ricusato di subire la croce».
2. «Mi attendo che svegliate il mondo
, perché la nota che caratterizza la vita consacrata è la profezia [...] la radicalità evangelica non è solamente dei religiosi: è richiesta a tutti. Ma i religiosi seguono il Signore in maniera speciale, in modo profetico». È questa la priorità che adesso è richiesta: «essere profeti che testimoniano come Gesù ha vissuto su questa terra … Mai un religioso deve rinunciare alla profezia […] la capacità di scrutare la storia nella quale vive e di interpretare gli avvenimenti […]. Conosce Dio e conosce gli uomini e le donne suoi fratelli e sorelle. È capace di discernimento e anche di denunciare il male del peccato e delle ingiustizie, perché è libero, non deve rispondere ad altri padroni se non a Dio, non ha altri interessi che quelli di Dio. Il profeta sta abitualmente dalla parte dei poveri e degli indifesi, perché sa che Dio stesso è dalla loro parte».
3. «I religiosi e le religiose, al pari di tutte le altre persone consacrate, sono stati definiti esperti di comunione
. Mi aspetto pertanto che la spiritualità di comunione
, indicata da San Giovanni Paolo II, diventi realtà e che voi siate in prima linea nel cogliere la grande sfida che ci sta davanti
in questo nuovo millennio: fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione
. All’interno delle rispettive comunità dell’Istituto: superare critiche, pettegolezzi, invidie, gelosie e antagonismi; camminare sul cammino infinito della carità: accoglienza e attenzione reciproche, comunione dei beni materiali e spirituali, correzione fraterna, rispetto per le persone più deboli, rapporto tra le persone di culture diverse, comunione tra i diversi Istituti, progetti comuni di formazione, di evangelizzazione, di interventi sociali, creare sinergia tra tutte le vocazioni nella Chiesa e oltre i suoi confini».
4. «Andare nelle periferie esistenziali, e così si superano facilmente tutte le piccole beghe di casa; gesti concreti di accoglienza dei rifugiati, di vicinanza ai poveri, di creatività nella catechesi, nell’annuncio del Vangelo, nell’iniziazione alla vita di preghiera; snellimento delle strutture, riutilizzo delle grandi case in favore di opere più rispondenti alle attuali esigenze dell’evangelizzazione e della carità, l’adeguamento delle opere ai nuovi bisogni; tutto questo preserva la vita consacrata dalla malattia dell’auto-referenzialità».
5. «Ogni forma di vita consacrata s’interroghi su quello che Dio e l’umanità di oggi domandano». Nessuno «dovrebbe sottrarsi ad una seria verifica sul suo modo di rispondere alle continue e nuove domande che si levano attorno a noi, al grido dei poveri». In sintesi, Papa Francesco ci chiama a essere gioiosi, essere profeti che svegliano il mondo, essere esperti di comunione
, andare nelle periferie esistenziali e fare una verifica su cosa Dio e l’umanità di oggi domandano a noi. Per ultimo il Papa ha aggiunto ancora: coraggio [1] .
Credo che questi cinque punti, nella loro disarmante semplicità, siano i pilastri imprescindibili della vita consacrata, che vorrei ricapitolare con le parole che l’indimenticabile Papa Giovanni XXIII, figlio amato della terra bergamasca, pronunciò nella Basilica Vaticana l’11 ottobre 1959, in occasione della consegna del crocefisso a cinquecentodieci missionari e missionarie: «Diletti figli! L’immagine del Crocefisso, che abbiamo consegnata a ciascuno di voi, come suggello e viatico della vostra missione, vi ricorderà la via da percorrere per assicurare piena fecondità al vostro lavoro. Il Cristo confitto sul legno, annientato dal doloroso supplizio, tende le mani come per abbracciare tutti gli uomini […]. Non riponete fiducia in altre astuzie o sussidi di umana ispirazione […]. Noi saremo sempre con voi: sarà con voi il popolo cristiano, nelle fatiche, nelle lotte, nelle consolazioni che vi attendono».
Vocabolario della vita consacrata è un libro da leggere e meditare a piccole dosi, giorno dopo giorno. Le voci trattate sono molteplici: dall’accoglienza, che rende la nostra civiltà veramente umana
, alla vocazione che è sempre una iniziativa di Dio
, passando per i temi dell’ascolto, dell’audacia, della carità (che apre davanti a noi un cammino pressoché infinto
), del dialogo, della fede, della misericordia, del perdono, della testimonianza... e tanto altro ancora!
Ringrazio dunque i curatori di questa pubblicazione, nel convincimento che hanno compiuto un servizio prezioso alla Chiesa intera: ogni consacrato possa trovare una nuova ventata di freschezza alla chiamata ad esser luce e sale del mondo attraverso una testimonianza di vita luminosa e attraente.
[1] I cinque punti qui esposti sono estrapolati dalla Lectio magistralis – Vita consacrata, esperienza e annuncio della misericordia
– che ho tenuto alla Pontificia Università Gregoriana, il 9 marzo 2016.
Introduzione
La presente pubblicazione è frutto di un lavoro a quattro mani
, che ha origine da un monito che Papa Francesco, fin dall’inizio del suo Pontificato, rivolge ad ogni consacrato: essere, nella realtà quotidiana, testimone e profeta attento e vigile di fronte agli innumerevoli interrogativi della società.
Anche il Cardinale Joao Braz De Aviz, nella sua prefazione, non manca di sottolineare questa priorità del pontificato di papa Francesco, rafforzata e sostenuta dalle sue radici vocazionali.
Il desiderio che ci ha condotto nella stesura di questo semplice e agile strumento, è stato quello di offrire ai consacrati la restituzione non solo delle parole del Papa, rivolte ai consacrati attraverso messaggi, discorsi, documenti, ma di trovare in esse il cuore, la perla preziosa
.
Il risultato è quello che avete tra le mani: una sorta di vocabolario composto da circa 200 parole. Non ha la pretesa di essere un testo esaustivo, ma vuole aiutare ogni uomo e donna che ha scelto di mettersi alla sequela di Gesù ad essere sempre più persona autentica, impegnata e vivace nel testimoniare l’amore incondizionato che Dio ha per ogni persona.
Nel lasciarvi alla lettura, augurandoci che sia buona, facciamo nostro l’invito di Papa Francesco ai consacrati di essere L’alba perenne della Chiesa
*
Suor Gemma Boschetto e Matteo Attori
*omelia Giornata Vita Consacrata 2 Febbraio 2018
ABBANDONO – ABBANDONARSI
La storia della Chiesa è ricca di esempi di persone che hanno sostenuto tribolazioni e sofferenze terribili con serenità, perché avevano la consapevolezza di essere saldamente nelle mani di Dio. Egli è un Padre fedele, è un Padre premuroso, che non abbandona i suoi figli. Dio non ci abbandona mai! Questa certezza dobbiamo averla nel cuore: Dio non ci abbandona mai! Rimanere saldi nel Signore, in questa certezza che Egli non ci abbandona, camminare nella speranza, lavorare per costruire un mondo migliore, nonostante le difficoltà e gli avvenimenti tristi che segnano l’esistenza personale e collettiva, è ciò che veramente conta; è quanto la comunità cristiana è chiamata a fare per andare incontro al giorno del Signore
. La Vergine Maria ci aiuti, attraverso le vicende liete e tristi di questo mondo, a mantenere salda la speranza dell’eternità e del Regno di Dio. Preghiamo la Vergine Maria, perché ci aiuti a capire in profondità questa verità: Dio mai abbandona i suoi figli! ( Angelus , 13-11-2016).
Si potrebbe dire che l’imperativo categorico è quello di non abbandonare mai il malato. L’angoscia della condizione che ci porta sulla soglia del limite umano supremo, e le scelte difficili che occorre assumere, ci espongono alla tentazione di sottrarci alla relazione. Ma questo è il luogo in cui ci vengono chiesti amore e vicinanza, più di ogni altra cosa, riconoscendo il limite che tutti ci accumuna e proprio lì rendendoci solidali. Ciascuno dia amore nel modo che gli è proprio: come padre o madre, figlio o figlia, fratello o sorella, medico o infermiere. Ma lo dia! ( Messaggio del Santo Padre Francesco al Presidente della Pontificia Accademia per la Vita in occasione del Meeting Regionale Europeo sulle questioni del fine vita, 16-11-2017).
ABBASSARSI
Cristiani che sanno abbassarsi. Preparare, discernere, diminuire. In questi tre verbi è racchiusa l’esperienza spirituale di san Giovanni Battista, colui che ha preceduto la venuta del Messia. La terza vocazione di Giovanni è diminuire. La sua vita incominciò ad abbassarsi, a diminuire perché crescesse il Signore, fino ad annientare se stesso. È la tappa più difficile di Giovanni, perché il Signore aveva uno stile che lui non aveva immaginato… È bello pensare la vocazione del cristiano così. Un cristiano non annunzia se stesso, annunzia un altro, prepara il cammino a un altro: al Signore. Deve saper discernere, deve conoscere come discernere la verità da quello che sembra verità e non è: uomo di discernimento; dev’essere un uomo che sappia abbassarsi perché il Signore cresca, nel cuore e nell’anima degli altri. ( Meditazione mattutina nella Cappella della Domus S. Marthae , 24-06-2014).
L’umiltà è «la regola d’oro»: per il cristiano «progredire» vuol dire «abbassarsi». Tutto si fa sulla strada dell’umiltà. Dio, umile, si abbassa: viene da noi e si abbassa. E continuerà ad abbassarsi fino alla croce. Guardiamo Gesù che incomincia ad abbassarsi in questo mistero tanto bello. Guardiamo Maria, guardiamo Giuseppe. E chiediamo la grazia dell’umiltà. Ma di quell’umiltà che è la strada per la quale sicuramente passa la carità. ( Meditazione mattutina nella Cappella della Domus S. Marthae, 8-04-2013).
ABBRACCIO
Dio è Padre, e fino all’ultimo aspetta il nostro ritorno. E al figlio prodigo ritornato, che incomincia a confessare le sue colpe, il padre chiude la bocca con un abbraccio. Questo è Dio: così ci ama! Il paradiso non è un luogo da favola, e nemmeno un giardino incantato. Il paradiso è l’abbraccio con Dio, Amore infinito, e ci entriamo grazie a Gesù, che è morto in croce per noi. Dove c’è Gesù, c’è la misericordia e la felicità. ( Udienza generale , 25-10-2017).
Gli uomini e le donne del nostro tempo aspettano parole di consolazione, prossimità di perdono e di gioia vera. Siamo chiamati a portare a tutti l’abbraccio di Dio, che si china con tenerezza di madre verso di noi. ( Lettera Circolare ai Consacrati e alle Consacrate -Rallegratevi, p. 46).
ABITARE
Ogni essere umano è oggetto dell’infinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abita nella sua vita. Gesù Cristo ha donato il suo sangue prezioso sulla croce per quella persona. Al di là di qualsiasi apparenza, ciascuno è immensamente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizione . ( Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium , 2013, 274).
Dio è con noi e Dio si fida ancora di noi. È generoso questo Dio Padre! Egli viene ad abitare con gli uomini, sceglie la terra come sua dimora per stare insieme all’uomo e farsi trovare là dove l’uomo trascorre i suoi giorni nella gioia o nel dolore. Pertanto, la terra non è più soltanto una valle di lacrime
, ma è il luogo dove Dio stesso ha posto la sua tenda, è il luogo dell’incontro di Dio con l’uomo, della solidarietà di Dio con gli uomini. Dio ha voluto condividere la nostra condizione umana al punto da farsi una cosa sola con noi nella persona di Gesù, che è vero uomo e vero Dio. Ma c’è qualcosa di ancora più sorprendente. La presenza di Dio in mezzo all’umanità non si è attuata in un mondo ideale, idilliaco, ma in questo mondo reale, segnato da tante cose buone e cattive, segnato da divisioni, malvagità, povertà, prepotenze e guerre. Egli ha scelto di abitare la nostra storia così com’è, con tutto il peso dei suoi limiti e dei suoi drammi. Così facendo ha dimostrato in modo insuperabile la sua inclinazione misericordiosa e ricolma di amore verso le creature umane. ( Udienza generale, 18-12-2013).
ACCOGLIENZA
La vostra Casa continui ad essere un luogo di accoglienza, di dono, di carità, nel cuore della nostra Città. ( Visita alla casa dell’Accoglienza Dono di Maria
: Incontro con le Missionarie della Carità, con i Poveri assistiti e i Volontari , Parole del Santo Padre Francesco, 21-05-2013).
L’incontro e l’accoglienza di tutti, la solidarietà e la fraternità, sono elementi che rendono la nostra civiltà veramente umana. ( Lettera Circolare ai Consacrati e alle Consacrate – Rallegratevi, p. 49).
Oggi, dopo quasi ottant’anni dalla fondazione dell’Istituto [delle Piccole Sorelle di Gesù], più di mille Piccole Sorelle sono sparse per il mondo. Si trovano in situazioni umanamente difficili, con i più piccoli e i più poveri. Non sono lì principalmente per curare, educare, catechizzare – anche se queste cose le fanno bene –, ma per amare, per stare con i più piccoli, come faceva Gesù, per annunciare il Vangelo con la semplice vita fatta di lavoro, di presenza, di amicizia, di accoglienza incondizionata. È importante, di vitale importanza per voi ritornare continuamente a questa esperienza originaria della vicinanza di Dio, che si dona mite e umile a noi per salvarci e ricolmarci del suo amore. ( Discorso del Santo Padre Francesco alle partecipanti all’XI Capitolo generale delle Piccole Sorelle di Gesù, 2-10-2017).
ACCOMPAGNAMENTO
La differenza di prospettiva restituisce umanità all’accompagnamento del morire, senza aprire giustificazioni alla soppressione del vivere. La dimensione personale e relazionale della vita, e del morire stesso, che è pur sempre un momento estremo del vivere, deve avere, nella cura e nell’accompagnamento del malato, uno spazio adeguato alla dignità dell’essere umano. In questo percorso la persona malata riveste il ruolo principale. ( Messaggio del Santo Padre Francesco al Presidente della Pontificia Accademia per la Vita in occasione del Meeting Regionale Europeo sulle questioni del fine vita , 16-11-2017).
Anche a voi Gesù rivolge il suo sguardo e vi invita ad andare presso di lui. Carissimi giovani, avete incontrato questo sguardo? Avete udito questa voce? Avete sentito quest’impulso a mettervi in cammino? Sono sicuro che, sebbene il frastuono e lo stordimento sembrino regnare nel mondo, questa chiamata continua a risuonare nel vostro animo per aprirlo alla gioia piena. Ciò sarà possibile nella misura in cui, anche attraverso l’accompagnamento di guide esperte, saprete intraprendere un itinerario di discernimento per scoprire il progetto di Dio sulla vostra vita. Pure quando il vostro cammino è segnato dalla precarietà e dalla caduta, Dio, ricco di misericordia, tende la sua mano per rialzarvi. ( Lettera del Santo Padre Francesco ai Giovani in occasione della presentazione del Documento Preparatorio della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 2018).
La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a questa arte dell’accompagnamento
, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro. (cfr Es 3,5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione, ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana. ( Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, 2013, 169).
ALBA
Siete così l’alba perenne della Chiesa: voi, consacrati e consacrate, siete l’alba perenne della Chiesa! Vi auguro di ravvivare oggi stesso l’incontro con Gesù, camminando insieme verso di Lui: e questo darà luce ai vostri occhi e vigore ai vostri passi. (