Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
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Info su questo ebook
Ivana Di Lorenzo, per ragioni anche personali legate al territorio dove vive, riassume in questo volume oltre dieci anni di studio e di ricerche dedicati alla figura del santo: dalla formazione culturale alla congregazione religiosa di cui fu fondatore, all’esperienza di vescovo, fino alle sue tante opere sia popolari che esegetiche. S. Alfonso Maria de’ Liguori, canonizzato nel 1839, fu un personaggio che secondo l’autrice andrebbe riscoperto inserendolo al giorno d’oggi nei programmi scolastici, una delle figure chiave di una Chiesa capace di produrre un’intensa opera culturale come espressione della propria fede.
Ivana Di Lorenzo è nata a S. Agata de’ Goti, splendido borgo della provincia di Benevento, il 31 maggio 1978.
Dall’età di circa 5 anni si approccia allo studio del pianoforte e ne consegue il diploma il primo ottobre 1999. Si perfeziona con pianisti di fama internazionale e contemporaneamente partecipa a concorsi e concerti musicali in ensemble e da solista, riscuotendo discreto consenso. Nel 2003 si specializza in musica contemporanea, ramo pianistico, e nel 2007 consegue il Diploma di Didattica della Musica presso il Conservatorio N. Sala di Benevento. Insegnante, moglie e madre di due meravigliosi bambini, cerca di svolgere al meglio le sue tre “missioni”, ponendosi continuamente in gioco ed affrontando con grinta e coraggio le varie circostanze della vita.
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Anteprima del libro
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori - Ivana Di Lorenzo
grazie.
Premessa
Quanto tempo ancora occorre attendere, prima d’inserire nei programmi scolastici la produzione di S. Alfonso Maria de’ Liguori?! La sua opera si estende a vari campi del sapere e dell’arte; inoltre Egli, vissuto nel XVIII secolo, rappresenta una figura rilevante nella storia del Settecento. L’intera sua attività potrebbe diventare oggetto di studio e apportare pregi notevoli ai territori sui quali l’uomo/Santo Alfonso ha svolto gran parte del suo operato (Napoli, Scala, S. Agata dei Goti, Pagani).
Non è giusto e non è affatto possibile dimenticare tutto ciò; necessita un’azione energica di rivalutazione costante e crescente del personaggio Alfonso, visto che la sua opera resta quasi soltanto un ricordo o magari un aneddoto da raccontare.
A tal proposito, torna utile una breve parentesi per comprendere, nel corso dei secoli, l’evoluzione di un avvenimento particolare.
Dopo la morte del nostro caro Vescovo, il 1° agosto di ogni anno (giorno del suo trapasso alla vita eterna) la cittadina santagatese ha da sempre festeggiato in pompa magna tale ricorrenza, per ricordare il Santo che in varie occasioni aveva aiutato il popolo di S. Agata. Circa ottant’anni fa, secondo il racconto di mia nonna paterna (G. Abbatiello, 1918-2016), la festa in onore di S. Alfonso era un evento atteso con gioia e trepidazione, ansia e commozione. La durata era di circa tre giorni, durante i quali venivano celebrate le messe vespertine nel Duomo di S. Agata. L’inizio dei festeggiamenti era solitamente il 29 luglio (con il 30 e il 31 luglio: Triduo Alfonsiano, ancor oggi contemplato); seguiva la messa solenne in Duomo il 1° agosto. Ciascuna messa era presieduta da padri redentoristi giunti da ogni luogo e da cardinali e vescovi. Il coro, a voci miste (donne e uomini), animava le celebrazioni con canti tipicamente alfonsiani e con l’accompagnamento musicale affidato all’organo e ai violini. La serata finale (1° agosto) terminava con la processione della statua del Santo per le strade del paese, seguita da un momento musicale affidato alla banda che, per l’occasione, veniva invitata a S. Agata.
Il concerto bandistico aveva luogo o in Piazza Umberto I o addirittura sotto il pronao del Duomo. Infine, l’atteso spettacolo pirotecnico, gaiezza estrema per tutti, che sanciva simbolicamente l’ascesa al cielo di S. Alfonso. Una festa carica di devozione e profonda fede, che poco avrebbe avuto da condividere con i festeggiamenti susseguitisi.
Dalla mia infanzia fino a oggi, ho potuto constatare che la festività alfonsiana è divenuta pian piano troppo profana, forse perché interessi di altro genere, nell’arco degli anni, hanno invaso anche un momento cristiano così semplice e bello da condividere con gli altri.
Quale cantante possiamo contattare per la festa? Meglio questo o quello? Tali le domande frequenti, senza preoccuparsi di come poter attribuire rilevanza continuativa al nostro Santo Vescovo. Ed ecco che, nel tempo, abbiamo assistito a corse al potere
per gestire la festa di S. Alfonso, secondo le attrattive del comitato di turno. Vari cantanti, fuochi d’artificio, giostre, bancarelle, confusione, ma anche gioia e allegria dei fanciulli, contenti di comprare ora questo ora quel giocattolo.
E S. Alfonso in tutto ciò dove è stato collocato? Egli che amava stare in mezzo alla gente, oggi sembra quasi che sia scomparso! Siamo noi che non riusciamo a farlo emergere nuovamente; che non ci rendiamo conto di quanto, realmente, Egli sia stato importante per la nostra terra. Un’ingratitudine che, sostituita dall’incessante diffusione del Suo operato, potrebbe garantire il giusto ringraziamento nei confronti del Santo partenopeo. Tale estensione dovrebbe coinvolgere soprattutto la produzione musicale del Santo, annoverandola definitivamente nei repertori, nelle enciclopedie e nei dizionari musicali, e per questo diventare disciplina di studio.
In particolare, il programma alfonsiano potrebbe essere ammesso nei Conservatori di Musica soprattutto di Salerno, Napoli, Benevento, Avellino e contribuire al periodo settecentesco musicale, già oggetto di studio da secoli.
Spero, per questo, che tale volume possa contribuire in piccola parte a simile programma e che si possa giungere a costruire qualcosa di concreto, allo scopo di proiettare nel presente e ancor più nel futuro il poliedrico Santo, Alfonso Maria de’ Liguori: un protagonista del XVIII secolo.
La vita d’un santo
Il 27 settembre del 1696, presso la villa di Marianella (Na), nacque Alfonso Maria de’ Liguori da Giuseppe e Anna Caterina Cavalieri, primogenito di otto figli; nello stesso anno (29 settembre), nella parrocchia di S. Maria delle Vergini a Napoli, venne battezzato da don Giuseppe del Mastro (madrina Grazia Porpora) con i nomi: Alfonso Maria Antonio Giovanni Francesco Cosimo Damiano Michael Angelo Gasparro.
Il 26 settembre del 1705, Alfonso ricevette il sacramento della Prima Comunione.
Nel 1706 (7 marzo) s’iscrisse alla Congregazione dei Nobili dell’Oratorio di S. Giuseppe, presso i padri di San Filippo Neri¹, detti Girolamini², tra i quali c’era un suo parente, padre don Tommaso Pagano.
Il 25 ottobre del 1708 s’iscrisse a giurisprudenza, presso lo Studium (lo Studio Generale dell’Università Federico II di Napoli), dopo il conseguimento del baccellierato³ con il prof. Giambattista Vico.
Nel 1710 (il 5 settembre) Alfonso venne associato al Sedile dei Cavalieri di Portanuova (uno dei sei quartieri in cui era divisa Napoli).
Il 21 gennaio del 1713 conseguì la laurea in utroque jure (l’attuale giurisprudenza) "summo cum honore maximisque laudibus et admiratione" (eccellente con massimo onore, lodi e ammirazione).
Nel 1715 s’iscrisse e frequentò per undici anni la Congregazione di S. Maria della Misericordia (della Misericordiella); il 15 agosto dello stesso anno passò alla Congregazione dei Dottori (detta della Visitazione) diretta dai padri Filippini.
Nel 1716 intraprese la professione d’avvocato.
Nel 1719 dipinse la tela raffigurante il Crocifisso, ora conservata a Ciorani (Sa).
Il 28 marzo del 1722 prese parte ai riti spirituali presso la casa dei Virginisti o Lazzaristi (Signori della Missione); nello stesso anno (4 aprile) Alfonso fece voto di celibato e si dedicò a Dio; il 21 settembre ricevette la Santa Cresima.
Nel 1723 (27 marzo) partecipò con il padre al ritiro spirituale presso i Virginisti e decise di cedere la primogenitura al fratello Ercole.
Nel mese di luglio dello stesso anno, si verificò un processo legale tra il duca Orsini di Gravina (nipote del Papa Benedetto XIII) e il granduca di Toscana Cosimo III dei Medici, terminato, per imbrogli politici, a favore del granduca. Alfonso che difese l’Orsini, decise di rinunciare all’avvocatura. Il 29 agosto, in visita agli ammalati nell’ospedale degli Incurabili ascoltò Dio che gli disse: Lascia il mondo e consegnati a me!
. Alfonso decise di deporre lo spadino (simbolo della nobiltà) nella chiesa della Madonna della Mercede (a Napoli) e di divenire sacerdote; il 27 ottobre entrò in seminario, ove il rettore era il prozio Pietro Marco Gizzio.
Nel 1724 (23 settembre) ricevette la tonsura ecclesiastica; il 13 novembre dello stesso anno fu novizio presso la Congregazione delle Apostoliche Missioni; il 18 novembre partecipò alla sua prima missione; il 23 dicembre ricevette gli Ordini minori.
Nel 1725 (15 aprile), Alfonso divenne membro della "Compagnia di Santa Maria succurre miseris" (soccorso del povero), di cui era Padre Governatore il prozio Gizzio; il 9 giugno dello stesso anno partecipò alla missione di Procida;
il 22 settembre ricevette il suddiaconato.
Nel 1726 (26 marzo) si dimise dalla Confraternita della Misericordia e cedette il suo posto al fratello don Ercole; il 6 aprile dello stesso anno divenne diacono; il 21 dicembre fu ordinato sacerdote.
Il 27 gennaio del 1727, Alfonso partecipò alla missione di Posillipo; il 7 febbraio dello stesso anno rinunciò definitivamente alla primogenitura.
Nel 1728 pubblicò le Massime Eterne; il 16 gennaio dello stesso anno prese parte alla missione di Resina; nell’estate, a Napoli, fondò le Cappelle Serotine; a fine ottobre nella chiesa dello Spirito Santo, a Napoli, il padre Giuseppe si convertì e si riconciliò con Alfonso.
Nel 1729 (15 giugno) entrò nella Congregazione del Collegio dei Cinesi di Matteo Ripa; qui conobbe Falcoja, futuro Vescovo di Castellammare.
Nel maggio del 1730 si recò a Scala per riposo insieme all’amico Mazzini e notò che fuori Napoli c’era molta gente abbandonata.
Il 19 marzo del 1731 svolse missioni apostoliche nelle Puglie; il 7 maggio dello stesso anno, Alfonso andò in pellegrinaggio a Monte Gargano per venerare San Michele Arcangelo, del quale portava il nome; il 6 agosto a Scala presiedette il rito della vestizione di un abito nuovo per le monache: mantello celeste e veste rossa; il 3 ottobre Suor Maria Celeste Crostarosa assistette all’apparizione del Redentore, il quale le indicò Alfonso come fondatore di un nuovo Istituto missionario.
Nel 1732 (18 gennaio), missione a Nardò; il 20 febbraio dello stesso anno pellegrinaggio a Foggia alla Madonna dei Sette Veli, la quale apparve a tutti gli astanti; il 2 o 3 novembre, Alfonso andò via da Napoli per risiedere a Scala (Sa); il 9 novembre nella Cattedrale di Scala venne fondato il nuovo ordine: Congregazione del S.S. Redentore, presenti il Vescovo Guerriero di Scala e il Vescovo Falcoja di Castellammare di Stabia. Prima residenza l’Ospizio, poi Casa Anastasio.
Il 17 gennaio del 1733, prima missione redentorista a Campinola, frazione di Tramonti, con altri due missionari; il 2 marzo dello stesso anno, Alfonso inviò a Falcoja, suo direttore spirituale, le bozze della Regola dei Redentoristi; il 15 marzo molti confratelli abbandonarono, per divergenze, la nuova Regola; restarono con Alfonso soltanto i due padri Sportelli e Sarnelli e il fratello laico Vito Curzio.
Il 2 gennaio del 1734, esercizi spirituali a Ciorani di Mercato San Severino, ove si avviava la prassi per fondare una casa; nello stesso anno (15 gennaio), Alfonso evangelizzò Villa degli Schiavi; il 28 febbraio fondò nella villa la seconda Casa dell’Istituto.
Il 12 maggio del 1735, missione a Ciorani e fondazione della Casa.
Il 5 marzo del 1736, Alfonso entrò a Ciorani e avviò la costruzione del collegio e della chiesa; il 12 dicembre dello stesso anno la casa di Ciorani venne eletta canonica.
Il 10 giugno del 1737 abbandonò la Villa degli Schiavi.
Nel 1738 (1 gennaio), campagna missionaria nel salernitano; il 30 marzo dello stesso anno, Alfonso divenne Penitenziere Maggiore dell’Archidiocesi di Salerno; il 27 agosto abbandonò la Casa Anastasio di Scala.
Il 21 luglio del 1740 tutti i confratelli della Congregazione Redentorista fecero il voto di perseveranza nella stessa comunità.
Il 5 maggio del 1741, il cardinale Spinelli affidò la missione dei Casali di Napoli ad Alfonso, il quale per tale occasione scrisse un catechismo detto dello Spinelli
.
Nel 1742 (13 ottobre) il sig. Contaldi di Pagani donò una sua proprietà ad Alfonso, per la fondazione di una Casa Redentorista.
Il 23 marzo del 1743, Carlo III permise che fosse eretto il collegio di Pagani; il 20 aprile dello stesso anno morì monsignor Tommaso Falcoja, Vescovo di Castellammare di Stabia; il 6 maggio convocazione del primo capitolo Generale della Regola, a Ciorani; il 9 maggio iniziò il Capitolo, e Alfonso fu eletto Rettore Maggiore; il 15 luglio, con decreto del Vescovo di Nocera, i Redentoristi furono ammessi nella relativa diocesi.
Nel 1744 (22 luglio) fu posta la prima pietra per il collegio di Pagani; il 19 dicembre dello stesso anno si decise di fondare la casa di Deliceto.
Il 9 gennaio del 1745 si ottenne l’autorizzazione regia per costruire la casa di Deliceto; il 28 marzo dello stesso anno la Congregazione prese possesso della casa di Deliceto, e Alfonso pubblicò Pensieri ed affetti devoti (future Visite...); il 24 settembre ingresso dei Redentoristi nel collegio di Pagani; il 14 novembre morì il padre di Alfonso, sepolto nella chiesa della Misericordiella.
Dal 1 dicembre del 1745 al 6 gennaio del 1746, missione a Foggia, dove ad Alfonso apparve la Madonna dei Sette Veli; nel 1746 (22 maggio) missione a Caposele; il 3/4 giugno dello stesso anno pellegrinaggio al santuario di Materdomini di Caposele, ove si decise la fondazione del collegio.
Il 30 marzo del 1747 si esaminò, da parte della S. Congregazione del Concilio, presieduta dal card. Antonio Gentili, la domanda per approvare l’Istituto; il 17 giugno dello stesso anno autorizzazione regia per costruire la casa di Materdomini; l’11 agosto Alfonso avvisò p. Andrea Villani, suo direttore spirituale, di essere stato proposto dal re Arcivescovo di Palermo; il 17 ottobre gli otto padri capitolari, con Alfonso, si riunirono a Ciorani e dopo circa tre giorni approvarono le dodici Regole e Costituzioni, redatte dal fondatore, e il cui testo fu nel tempo più volte modificato.
Nel 1748 (25 gennaio), Alfonso praticò gli esercizi spirituali nella chiesa di S. Giovanni Maggiore a Napoli; il 10 marzo dello stesso anno esercizi presso la chiesa dello Spirito Santo a Napoli e falsa interpretazione delle parole di Alfonso (Solo Gesù Sacramentato, re del cielo dà udienza a tutti e tutti i giorni!
) da parte del Tanucci che lo avrebbe voluto esiliare; il 1 maggio Alfonso pubblicò le Visite al S.S. Sacramento e a Maria S.S.
; in settembre stampò il trattato di Teologia Morale: R.P.D. Alfonsi de Ligorio Adnotationes in Busembaum.
Il 25 gennaio del 1749 la S. Congregazione del Concilio concedette un parere propenso al Papa Benedetto XIV per approvare l’Istituto, le Regole e le Costituzioni del S.S. Redentore; il 25 febbraio dello stesso anno Benedetto XIV approvò la Congregazione del S.S. Redentore e nominò Alfonso Rettore Perpetuo; numerosi studenti e novizi fecero voto di difendere l’Immacolata Concezione di Maria. Dal primo all’8 ottobre a Ciorani ci fu il Primo Capitolo Generale; il 26 dicembre missione a Sarno.
Il 6 ottobre del 1750, Alfonso pubblicò le Glorie di Maria.
Nel 1751 (22 giugno) incominciò la missione a Gragnano.
Il 9 marzo del 1755, l’arcivescovo di Benevento propose ad Alfonso la fondazione di un collegio a Sant’Angelo a Cupolo, nello Stato Pontificio; il 6 aprile dello stesso anno venne fondata la casa di Sant’Angelo, al confine del Regno di Napoli; dal 13 al 15 ottobre si convocò il Terzo Capitolo Generale a Pagani – contrasti tra Alfonso e alcuni confratelli; il 28 novembre, mentre era in missione a Benevento, Alfonso apprese della morte della mamma. In dicembre, durante la novena del Natale, a Nola compose la canzoncina Tu scendi dalle stelle.
Il 26 febbraio del 1756, Alfonso tentò invano di ottenere l’Exequatur⁴ dal Re per l’approvazione delle Regole; pubblicò la Pratica del Confessore e Breve Dissertazione.
Nel 1758 (2 gennaio), missione a Salerno; pubblicazione dell’Apparecchio alla morte.
Nel febbraio del 1759,