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Aggruvëgliàtë - Arrapízzë
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E-book114 pagine1 ora

Aggruvëgliàtë - Arrapízzë

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Info su questo ebook

Questo volume raccoglie tre sezioni di poesie dialettali, nell’espressioni di Marsico Paterno, sul crinale dell’Appennino Lucano. Aspetti della vita comunitaria sono ripresi in un linguaggio che rimescola i toni bassi della parlata e l’eloquio alto della poesia italiana. Nei ventitré testi che qui Lotierzo allinea, si ripercorre la svolta della poesia del secondo Novecento, sospesa fra le sperimentazioni della neoavanguardia e l’ esigenze d’una classicità, tipica dell’eloquio italiano. Più che paesaggi di montagna, sono le situazioni sociali ad attirare le parole del poeta, che tenta di far rivivere azioni e personaggi estratti dalla pulsante memoria.
LinguaItaliano
Data di uscita20 ago 2020
ISBN9788831681094
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    Anteprima del libro

    Aggruvëgliàtë - Arrapízzë - Antonio Lotierzo

    633/1941.

    Cronologia

    1950 - 1960

    Antonio Lotierzo, primogenito, nasce a Marsico Nuovo ( Potenza) il 28 giugno 1950. Il padre, Michele Lotierzo (1923 – 1989), scampato alla guerra ed alla prigionia dei Tedeschi, è, dal 1948, insegnante elementare mentre la madre , Graziella Caprio ( 1927- 1985 ) dopo il magistrale, a Lagonegro, non sostenne l’esame finale e poi venne invitata a non lavorare se non come casalinga. Graziella è proprietaria d’una casa al Portello, dove si trasferiscono dal 1952. Il 14 settembre 1952 nacque il fratello Angelo (medico); il 12 febbraio 1957 Giovanna (impiegata comunale), il 30 novembre 1964 Andrea (ingegnere). La famiglia era piccolo-borghese, i nonni paterni mezzadri e contadini, i materni artigiani. Nonno Antonio ( 1898-1972) era un contadino che aveva perso una gamba nella prima guerra mondiale, ricevendo una magra ma utile pensione , che integrò con il suo lavoro agricolo fino al 1961.

    Sono anni di grande trasformazione sociale, impercettibile dai soggetti coinvolti, la struttura sociale rurale sta cedendo ad una contraddittoria trasformazione. Gli anni dell’infanzia scorrono fra le grida del vicinato, il ciclo stagionale del lavoro contadino, la spensierata vicinanza di decine di compagni.

    1960 - 1965

    L’Ente assistenziale dei maestri lo assegna a Taranto, presso il collegio dei Salesiani, su Viale Virgilio, allora periferia della città, di fronte ad un mare sempre visto e pensato ma mai vissuto. I tre anni di scuola media vedono un allargamento ed un’interazione culturale essenziale: un’educazione cattolica intensiva che viene vissuta con adesione e trasporto.

    Lotierzo cantò nella ‘schola cantorum’, servì messa per anni, anche al paese, nella chiesa di s. Rocco, aderendo ad una spiritualità che modificò la stessa percezione della cultura sociale originaria.

    La vita costrittiva ma ricca di amicizie e cultura religiosa del collegio, la sofferenza iniziale nel distacco dalla situazione affettiva, riplasmarono la personalità che scoprirà effimere ma intense amicizie , allarganti il nucleo del vissuto, in quanto i collegiali provenivano da città come Brindisi , altri paesi lucani ( Sant’Arcangelo, Corleto) , Manduria . Il padre Michele venne eletto sindaco di Marsico, per la Democrazia Cristiana, di cui era iscritto dal 1947 e segretario di sezione dal 1955, operando un’opposizione sia al Movimento Sociale e sia ai Socialcomunisti.

    Quasi naturalmente, avendo coltivato meglio le materie umanistiche e manifestando paurosi vuoti verso le matematiche, Lotierzo si iscrive al Ginnasio dello stesso collegio.

    Inizia la crisi adolescenziale, in cui l’interesse mistico religioso manifestato negli anni precedenti si sposta ed allarga ad interessi letterari. Periodicamente i Salesiani facevano delle fiere del libro, offrendo con un certo sconto libri da loro curato o distribuiti, con testi sia d’ispirazione religiosa ( H. Hello) ma anche sunti da Shakespeare ( C. Lamb). L’uscita dei primi Oscar della Mondatori nel 1965 e poi quelli della Longanesi gli consentirono di leggere pagine di Gide , Hemingway, Pavese, Russell .

    1965 - 1968

    Da marzo 1965passa al Liceo Classico M T. Cicerone di Sala C., dove, fino al luglio 1968 Antonio completa il liceo, vivendo un periodo nuovo, laico, in una pensioncina, dove viene a frequentare anche il fratello Angelo, iscritto al corso A, con docenti ancora più mitici ( Bracco, Stanzione, Trione ). Angelo appare da sempre più equilibrato negli studi, attento sia nelle materie classiche che in quelle scientifiche , che poi approfondirà con la laurea in medicina.

    La pensioncina di Sala apre il giovane ad esperienze laiche, infatti si è soli con lo studio, si ha libertà di movimento nel paese, che appare grande come una cittadina, in cui predomina il senso degli affari, un costume sessuale più libertino, la ricerca del guadagno, l’innovazione capitalistica. A tavola Antonio ed Angelo pranzano con adulti, un orologiaio scapolo impenitente, degli assicuratori, degli impiegati, dei bottegai , con altri studenti ma di incogniti paesi di mare come Palinuro o Sapri che raccontano di svedesi, bagnanti libertine.

    E’ un ambiente che parla di felicità boccaccesca, ma nel cuore di Antonio è vissuto con ambivalente adesione, in quanto il clima valoriale lucano e salesiano si scontra con la vitalità secolare, che fonda la vita su Bacco, tabacco e Venere e su di un’amicizia e solidarietà tutta mondana e serena.

    Gli studi proseguono veloci. Dal 1966, traducendo i lirici greci, Antonio inizia a comporre brevi poesie , in cui riaffiora la classicità , l’imitazione facile ed esteriore di Quasimodo. Ora può leggere senza controllo ciò che l’editoria milanese propina in edicola a basso costo; americani come I peccati di Peyton Place o Pirandello ; altro B.Russell . La lettura e la vita da pensionante iniziano a straniarlo dalla comunità, si sviluppa l’occhio altro, che aspira ad una famiglia ma che la sente al tempo stesso perduta o insoddisfacente.

    In questo clima psicologico avverte l’eco delle prime manifestazioni studentesche

    1968 – 1972

    Iscrittosi a filosofia a Napoli, non inizia che a frequentare un mese a novembre e poi da gennaio 1969. E’ la vita delle pensioni studentesche e dei miseri appartamenti dei fuorisede. Si formano amicizie d’una vita: conosce Alfonso Reccia, che diventerà avvocato penalista, un casertano che fungerà da mediatore per la conoscenza della realtà napoletana, che l’avvierà alle lettura de L’Espresso.Le lotte politiche incendiano la città. Gli studenti sono in lotta accanto alla classe operaia. Lo studio continuo è accompagnato da questo incendio di lotte confuse, utopistiche se non astratte, da un esteriore e sconosciuto maoismo a "Il manifesto", dove ascolterà V. Caprara, A. Wanderling, A. Carlo passando attraverso assemblee più appassionate che analitiche e

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