La mia Famiglia
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Anteprima del libro
La mia Famiglia - Simonetta Villoresi
tenerezza.
Arturo- padre di mio marito Luigi
Arturo Villoresi era un uomo dolce, tanto caro con me per tutta vita, e oltre (21/06/1873).
Appassionato di numismatica, collaboratore di Re Vittorio Emanuele 111° nel Corpus Numorum Italicorum
lavorava in banca perché qualcosa bisognava fare.
Era preciso, un galantuomo fino al midollo delle ossa e, appena fuori dalla banca, si perdeva tra i barroccini che si trovavano in vari punti di Firenze, dove, in mezzo alle cianfrusaglie, individuava un antico Ginori; o fra i libri uno che aveva delle stampe autentiche che meritavano di essere incorniciate.
Passava spesso dagli antiquari o faceva delle puntate nelle case coloniche con un suo carissimo amico il conte Carlo Gamba alla ricerca di una seggiola a rocchetto o da balia.
Tornava da queste spedizioni raggiante!
Era un vero topo di biblioteca; si interessava di araldica e ricordo di averlo visto arrabbiato soltanto quando riceveva i fogli delle tasse!
In quei giorni, gli prendeva un’agitazione indicibile; vedeva errori e ingiustizie dappertutto, mangiava appena: insomma: ne faceva una vera malattia!
Ma una visita di chiunque, persona importante, amico o donna del paese, lo divagava e tornava sorridente, curioso di notizie, con quello sguardo chiaro e disarmante da fanciullo.
Mi accolse in casa sua a braccia aperte e così siamo rimasti reciprocamente fino a quando Dio ce l’ha lasciato.
Henricie- madre di mio marito.
Henricie de Mouxy de Loche (31/01/1874), moglie di Arturo figlia del conte Alessandro, nato nell’Alta Savoia a Gresy Sur Aiex, gentiluomo di Corte e Tesoriere privato dei Re d’Italia
La madre di Henricie: Zoraide Tamburini Casella, era una musicista, bellissima e triste perché sola, nel cuore.
Non meno bello della madre era il fratello di Henricie, Carlo, Ufficiale di Marina, pittore, poeta e musicista, anche lui uomo pieno di fascino. Aveva preso queste caratteristiche dalla madre, perché il padre era un tipo duro, che rimase famoso in famiglia per aver pianto solo una volta: il giorno della morte del suo Re!
Henricie crebbe trovando nel fratello Carlo il calore che il padre non ebbe per nessuno dei due e che la madre non poteva darle perché troppo infelice.
Ne risultò un carattere difficile e un’ansia latente. Non ebbe figli per 12 anni infine nacque una bimba che visse solo un giorno.
Una volta mi disse, ma tanti anni dopo, (non so se questo sia fisicamente possibile) che la madre, mentre aveva favorito il matrimonio del fratello con la bellissima Maria, figlia del pittore Guidotti, madre tedesca, cugina dell’ambasciatore Margherito Guidotti (nome impostogli quale figlioccio della Regina Margherita), aveva provato tanta gelosia per non avere più potuto avere per sé tutto l’affetto del fratello Carlo, in esclusiva, come i suoi racconti pieni di notizie dai paesi lontani che visitava.
In cuor suo si era convinta di aver avuto una torsione del cordone ombelicale prima della nascita della bimba e che per questo la sua piccola era morta quasi subito.
La Villa dove tutti vivevamo all’epoca, era condotta da tre donne eccezionali, in particolare da Sofia che rimase con noi per 47 anni!
Henricie non era pratica di faccende domestiche e per l’andamento della casa, prima ancora delle donne di servizio, provvedeva a tutto il nonno Luigi. Lei non era in grado di competere con lui, quindi se ne stava in disparte; concessiva.
Riceveva le sue amiche tutti i mercoledì.
Dopo la morte della sua piccola, l’aver finalmente avuto due anni dopo il mio Luigi fu una cosa bellissima e del tutto inattesa, molto al di sopra di ogni sua speranza!
Anche il nonno Luigi era fuori di sé dalla gioia per questo bambino biondo, splendido, impostato e forte come lui. La tata Sofia sembrò rinascere nell’accudirlo, cosa che in seguito divenne la sua occupazione preferita.
Henricie era al settimo cielo ma sempre in trepidazione.
Arturo non stava in sé dalla tenerezza! Arrivò anche una balia prosperosa e Gino, il capoccia, era sempre ai suoi piedini. Insomma, appena nato lui ebbe una mezza dozzina di persone ai suoi piedi, tutte in adorazione! Questa fu l’accoglienza che mio marito ebbe al sole della nostra Loggia, il 31 luglio 1912.
Alla morte di Arturo, Henricie non perse la ragione trovando rifugio in una Fede assoluta e uno sfogo nella sua splendida voce da contralto e nell’abilità con la quale si accompagnava al pianoforte. Il suo dolore la portò piano piano verso una malattia che la isolò da tutto e da tutti meno che da Simonetta, che era ormai l’unica che riconosceva ma qualche volta riconosceva anche me.
Luigi (altro Luigi questa volta mio suocero)
Padre di Arturo e nonno di mio marito (da lì lo stesso nome) fondò