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Dopo il sisma. Cronache da L'Aquila: 6 aprile 2009 - 2014
Dopo il sisma. Cronache da L'Aquila: 6 aprile 2009 - 2014
Dopo il sisma. Cronache da L'Aquila: 6 aprile 2009 - 2014
E-book185 pagine2 ore

Dopo il sisma. Cronache da L'Aquila: 6 aprile 2009 - 2014

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Leggere le riflessioni di Emanuela Medoro è come muoversi rapidamente in una pinacoteca, fermarsi e poi fare un passo indietro per mettere a fuoco un dipinto osservato troppo in fretta, e dei particolari dai significati troppo profondi per essere compresi a prima vista.Un pittore non ha bisogno di gridare per far sentire forte la sua voce, lo fanno le sue immagini con i colori, le sfumare dei tratti, le infinite letture che sa dare ai suoi personaggi, ai paesaggi, alle nature morte.Gli scritti su L’Aquila hanno la raffinatezza e l’eleganza dei dipinti del cinquecento, meno sacri di quelli medievali, meno opulenti di quelli del barocco.Nelle sue immagini sono raffigurate in secondo piano volgarità come le false aspettative, i padroni dell’informazione, gli interessati incoraggiamenti alla ricostruzione.E a differenza dei molti che raccontano forzatamente la sciagura come una opportunità di rinnovamento, si invita all’ascolto di ciò che le macerie hanno da raccontare, da insegnare, da tramandare: un monito intriso di dolcezza, un monito imponente che viene prima di ogni scelta innovativa per la ricostruzione, capace di destare le coscienze indifferenti perfino di fronte a quelle scellerate rotaie metropolitane che stavano per flagellare una schiena così fiera da non inchinarsi neanche di fronte alle truppe di occupazione.
LinguaItaliano
Data di uscita26 mar 2014
ISBN9788874173709
Dopo il sisma. Cronache da L'Aquila: 6 aprile 2009 - 2014

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    Dopo il sisma. Cronache da L'Aquila - Emanuela Medoro

    Dopo il sisma

    Cronache da L’Aquila: 6 aprile 2009-2014

    Emanuela Medoro

    In copertina: Scorcio di Piazzale Paoli, L’Aquila

    In collaborazione con LHASA  – Laboratorio Autonomo di Studi Antropologici

    © 2014 REA Edizioni

    Via S. Agostino 15

    67100 L’Aquila

    www.reamultimedia.it

    redazione@reamultimedia.it

    www.facebook.com/reamultimedia

    Indice

    PREFAZIONE

    AEDIFICAVIT URBEM

    L'APOCALISSE

    Prima durante e dopo

    LE MACERIE

    IL PASSATO PERDUTO

    PADRE DANILO SALEZZE, DIRETTORE GENERALE DE IL MESSAGGERO DI SANT’ANTONIO.

    I FORZATI DELLA VILLEGGIATURA

    PROPRIETARI E RESIDENTI

    SOTTO I PORTICI: LE NOVITA’

    IL TEMPO DEL RICORDO

    UN SUCCESSO I LAVORI DEL G8, L’AQUILA COMMUOVE IL MONDO

    LO SPETTACOLO ED IL PUBBLICO

    IL PALCOSCENICO E GLI SPETTATORI

    CINQUE MESI DOPO IL SISMA

    LA CASA MÉ

    KYRIE ELEISON PER UNA CITTÀ

    LA BABELE DOPO L'APOCALISSE

    LA SOLIDARIETA' ALL'EPOCA DEL SISMA

    Donne e uomini del volontariato CRI

    La solidarietà sarda: Sa Paradura

    LA RICERCA DELLA PIAZZA PERDUTA

    TEMPI E MODI DEL RIENTRO

    PRIMI PASSI DI RIPRESA

    LA CATTEDRALE A CIELO APERTO

    GLI ANGELI DI POLVERE

    LO SDEGNO DELLA CITTÁ

    L’AQUILA DELLE MILLE CHIAVI

    CHIAVI CARRIOLE E FIACCOLE

    VENERDI SANTO E PASQUA DI RESURREZIONE

    IL SIGNIFICATO DELLA PAROLA RICOSTRUZIONE

    L’AQUILA DOPO LA CADUTA

    L’AQUILA: CARTOLINE DAL PASSATO

    LA RINASCITA DELLE PICCOLE COSE

    PENSIERI PER PERSONE E PIETRE

    TUTTO BENE? SI, MA…

    DAL CENTRO STORICO AI CENTRI COMMERCIALI

    L’AQUILA SEMIDISTRUTTA, CIVILE SE POSSIBILE

    L’AQUILA: SI PUÒ FARE

    OTTIMISMO E BUONI PROPOSITI

    I LUOGHI DELL’AQUILA: I PORTICI

    L’AQUILA: GLI SRADICATI

    MUSICA DI NOTTI D’ESTATE

    VISITA DI CONDOGLIANZE

    TANTE DONNE NEL PROGETTO CITTÁ

    TESTIMONIANZE DEL DOPO SISMA

    CRONACHE DI UNA SETTIMANA BIANCA

    CANTIERE L’AQUILA

    L’AQUILA: DISTANZA DI SICUREZZA

    DIVAGAZIONI SU UN POMERIGGIO SINGOLARE

    IL DONO DELLA MUSICA

    PIETRE CHE CANTANO A LE PAGLIARE DI TIONE

    LA PAROLA DI EMERGENCY A L’AQUILA: UGUAGLIANZA

    LA MUSICA ED IL FUTURO

    IL TRIO LIRITSA

    LA COLLEZIONE ASHBY, UN IMPEGNO PER L’AQUILA

     L’AUDITORIUM DI RENZO PIANO

    LA MUSICA FRA DOLORE E RINASCITA

    TRE ANNI E MEZZO DOPO

    PORTA NAPOLI

    L’AQUILA: GRAN TEATRO PARCO DELLE ARTI

    IL GROVIGLIO DELLA RICOSTRUZIONE

    A PROPOSITO DI (non) RICOSTRUZIONE

    IV ANNIVERSARIO: LA FOLLA IN SILENZIO

    L’AQUILA: L’INCONTRO CON GLI STORICI DELL’ARTE

    GLI ANGELI DELLA TASTIERA

    L’AQUILA: IERI OGGI E DOMANI

    secondo la Senatrice Elena Marinucci

    L’AQUILA: UN SORRISO PER LA CITTÀ

    IL SOGNO SVANITO

    NATALE: TEMPO DI GOSPEL

    PRESENTARE UN LIBRO

    PREFAZIONE

    Leggere le riflessioni di Emanuela Medoro è come muoversi rapidamente in una pinacoteca, fermarsi e poi fare un passo indietro per mettere a fuoco un dipinto osservato troppo in fretta, e dei particolari dai significati troppo profondi per essere compresi a prima vista.

    Un pittore non ha bisogno di gridare per far sentire forte la sua voce, lo fanno le sue immagini con i colori, le sfumare dei tratti, le infinite letture che sa dare ai suoi personaggi, ai paesaggi, alle nature morte.

    Gli scritti su L’Aquila hanno la raffinatezza e l’eleganza dei dipinti del cinquecento, meno sacri di quelli medievali, meno opulenti di quelli del barocco.

    Nelle sue immagini sono raffigurate in secondo piano volgarità come le false aspettative, i padroni dell’informazione, gli interessati incoraggiamenti alla ricostruzione.

    E a differenza dei molti che raccontano forzatamente la sciagura come una opportunità di rinnovamento, si invita all’ascolto di ciò che le macerie hanno da raccontare, da insegnare, da tramandare: un monito intriso di dolcezza, un monito imponente che viene prima di ogni scelta innovativa per la ricostruzione, capace di destare le coscienze indifferenti perfino di fronte a quelle scellerate rotaie metropolitane che stavano per flagellare una schiena così fiera da non inchinarsi neanche di fronte alle truppe di occupazione.

    Sorprende la capacità di una professoressa di lingua inglese, formata da studi classici, di sfoggiare tanta padronanza anche per concetti squisitamente matematici quali le funzioni che tendono al limite. E così il disagio, la preoccupazione, l’incertezza per il futuro dei figli, le case dormitorio che già cominciano a scricchiolare sotto il peso degli anni, le contraddizioni delle varie caste politiche diventano una provvisorietà che tende pericolosamente all’infinito.

    La tragedia è vissuta con compostezza, la speranza con emozione e razionalità, il futuro che ha radici antiche è tutt’altro che scontato, ma di certo raggiungibile quando la fiducia in noi stessi prevarrà sul vittimismo, sulla litigiosità e sul malcostume che serpeggia da anni.

    Quando Emanuela Medoro scrive le basta una sola virgola per svelare tutto l’amore che abita dentro di lei, quello che nutre per la Città, quello che manifesta per chi si è adoperato sinceramente come nel caso dei donatori svizzeri, che hanno voluto rimanere anonimi.

    Poteva anche non metterla quella virgola, ma la ringraziamo per averlo fatto.

    Maria Cattini

    4 marzo 2014

    AEDIFICAVIT URBEM

    Aedificavit urbem è il motto posto in alto a sinistra del libretto del programma generale dell’Ente Musicale Società Aquilana dei Concerti B. Barattelli. L’immagine mostra una donna che suona la lira, sotto la scritta sopra citata.

    Nelle discussioni intorno alla rinascita della città dopo le devastazioni del sisma, emerge sempre la necessità della ricostruzione del tessuto sociale che deve intrecciarsi a quella delle mura, case, palazzi, chiese. Il motto della società dei concerti B. Barattelli sembra bene adattarsi alla situazione. E’ vero la musica è fortemente socializzante, crea fra gli ascoltatori una forte condivisione   di emozioni e sentimenti, e contribuisce alla crescita di una cultura comune.

     A L’Aquila, sin dall’immediato dopoguerra c’è stata una continua e rapida crescita di istituzioni musicali, a cominciare dalla società dei concerti B. Barattelli, voluta da Nino Carloni, l’avvocato della musica.

     In prosieguo di tempo è nato il Conservatorio Casella, una fucina di musicisti che arricchisce L’Aquila e l’Italia tutta. A seguire, il gruppo de I Solisti Aquilani, e poi L’Istituzione Sinfonica Abruzzese, che attualmente ha la sua sede nel Ridotto del Teatro Comunale, ed opera a livello regionale ed oltre.

    Emergono chiare nella mia memoria anche le bellissime serate estive del Festival Pietre che Cantano che porta artisti e pubblico in zone lontane dal centro storico della città, ma ricche di un fascino antico.

    A tutto ciò si aggiungono associazioni e piccoli gruppi, formati da giovani artisti desiderosi di condividere la loro arte col pubblico, numerosi cori, ciascuno con un proprio repertorio che va dalla musica popolare alla musica sacra. E’ il Coro Gran Sasso dell’Aquila che, durante la processione del venerdì santo, intona il   suggestivo Miserere per le vie buie della città. 

    In breve, l’attività musicale a L’ Aquila   è molto diffusa, intensa e ad altissimo livello artistico, fonte di lavoro per tanti e di gioia per tutti quelli che vogliono essere pubblico. In conseguenza di ciò, subito dopo il sisma il mondo della musica è stato fra i primi a manifestare in modo concreto la solidarietà alla città ferita.  Oggi molti concerti hanno luogo presso L’Auditorium del Parco, progettato e voluto da Renzo Piano ed inaugurato da Claudio Abbado, costruito dalla Regione Trentino Alto Adige. Tre cubi colorati messi nel parco del Forte Spagnolo, l’interno realizzato con una acustica stupenda, si sentono le vibrazioni, anche le più sottili, delle corde dei violini e dei tasti del pianoforte in modo chiarissimo.

    C’è stato, però, nella storia recente della musica in città, un vuoto: assente la musica lirica. Le dimensioni del Teatro Comunale non avrebbero permesso la presenza di orchestre adatte alla lirica. Oggi sono in corso i lavori di restauro del Teatro Comunale e verrà ricostruito come era in origine, cioè ripristinando lo spazio necessario alle grandi orchestre, spazio chiuso e fatto sparire durante un restauro, fatto, se ricordo bene, negli anni ’80.

    Il vuoto però non è mai stato assoluto. C’è chi ha sentito il bisogno di operare nel campo dell’opera lirica, e così sono nate e divenute presto ben frequentate le cene musicali organizzate da Maria Teresa Cappelletti. Bei programmi di brani d’opera vengono eseguiti da artisti provenienti e dall’Aquila e da fuori, per un’ora prima di cena. Poi, durante e dopo la cena, a richiesta del pubblico, o a piacere degli artisti, canzoni e brani famosi creano un’atmosfera di crescente entusiasmo, che chiude le serate con applausi calorosi. Entusiasmanti, queste cene hanno un loro pubblico di affezionati, e contribuiscono, insieme a tutto il resto, ad edificare la città, il suo tessuto sociale e l’identità culturale.

     La musica dà lavoro a tanti, raggruppa persone unite dalla passione dell’ascolto, crea amicizie ed una forte condivisione di emozioni e sentimenti fra gli ascoltatori, insomma è un potente strumento di costruzione sociale della città. La Donna che suona la lira aedificavit urbem nel passato, e contribuirà a farlo ancora nella difficile fase che la città sta attraversando.

    È per questo motivo che, fra i numerosi articoli scritti dal 2009 ad oggi, di libri, film, viaggi, gite, varia attualità aquilana e non, ho scelto di inserire in questa raccolta di cronache del dopo sisma solo quelli relativi agli eventi musicali cui ho partecipato. Aggiungo che i miei articoli sono scritti in modo semplice e sintetico, adatti al mezzo di comunicazione usato, i giornali online di tutto il mondo. Le pubblicazioni sono reperibili sotto il mio nome sui motori di ricerca.

    Scorrendo le pagine di questa raccolta, si nota che la frequenza degli articoli sul dopo sisma è andata scemando nel corso del tempo, per una sorta di rassegnata assuefazione o accettazione della anormale/normalità in cui viviamo. Non c’è più la speranza iniziale di rivedere la città rinascere più o meno come era, possibilmente più bella di prima.

      Belle zone residenziali, in centro ed in periferia, progettate e realizzate da menti capaci di inserire qualcosa di necessariamente nuovo sull’ antico, potrebbero in futuro essere attraenti per gli aquilani nuovi, discendenti da noi ed anche dai tanti lavoratori stranieri, rumeni, albanesi, macedoni, polacchi, filippini, peruviani, africani etc., che stanno dando un forte contributo alla ricostruzione.

     I giovani aquilani stanno crescendo in scuole/baracche, sono abituati ad essere trasportati in macchina da un posto all’altro, spendono nei centri commerciali dove non piove mai, non hanno problemi di parcheggio, frequentano   pizzerie e birrerie sorte in campagna, in posti panoramici aperti ai monti circostanti.  Sono ambienti che non hanno la grazia armoniosa ed il fascino dell’antico, ma sono sicuramente comodi, larghi e spaziosi. Saranno delle persone diverse da noi, avranno bisogno di una città aperta, pulita, curata, arredata con tanto verde, accogliente, insomma civile e a tratti nuova, ovviamente che mantenga le caratteristiche di città nata nel medioevo e sviluppatasi in epoche successive. 

     La rifaremo in cinque anni, parecchi promettono, mi domando quando incominciano questi cinque anni. 

    L’ Aquila 2 marzo 2014             

    L'APOCALISSE

    Prima durante e dopo

    L'inizio dell’apocalisse fu al mese di gennaio 2009. Si incominciò a parlare di numerose scossette di terremoto, di un tipo particolare detto dagli esperti sciame sismico: scossette ripetute, continue, non sempre avvertite o avvertibili dalla popolazione, specialmente quelle che avevano luogo durante il giorno, quando ci si trova all'aperto. Non le avvertii mai, con la grande consolazione di riuscire ad evitare spaventi che accelerano il battito cardiaco.

     Lo sciame sismico mi sembrò un fatto insolito, espressi a qualcuno i miei timori, e fui ogni volta caldamente rassicurata, perché sì, il terremoto deve esserci, L'Aquila è notoriamente zona sismica, si scarica l'energia accumulata chissà dove, meglio che ciò avvenga piano piano. Non ero affatto convinta della spiegazione, oscuramente consideravo questo sciame come l'inizio di un fatto serio, ma la presi per buona, il pensiero di una catastrofe imminente che si realizzerà in data ed ora ignoti, non è buona compagnia per vivere.

    Poi ci fu la scossa del 30 marzo, verso le 4 del pomeriggio. Quella sì che fu avvertita da tutti, la avvertii bene, ero nel soggiorno di casa mia. Fu preceduta da un boato che non avevo mai sentito, nuovo ai miei sensi, eppure di terremoti ne avevo vissuti parecchi.  Con l'udito, i nervi e tutta me stessa avvertii una specie di

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