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Speechless: senza parole (eLit): eLit
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E-book289 pagine4 ore

Speechless: senza parole (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Chelsea Knot sa perfettamente che i pettegolezzi sono il suo punto debole. È più forte di lei: quando scopre qualcosa non può fare a meno di sbandierarla ai quattro venti, senza pensare alle conseguenze. Finché un segreto rivelato con leggerezza non si trasforma in tragedia e finisce per ritorcersi contro di lei. Così, per imparare a tenere la bocca chiusa e a prendere in considerazione i sentimenti degli altri, Chelsea decide di non parlare più. Anche se i suoi amici di sempre la escludono, la prendono in giro, la insultano e addirittura la bullizzano. E inaspettatamente, nel silenzio, trova una nuova forza, e amici nuovi... e persino un ragazzo di cui potrebbe innamorarsi. Loro non la giudicano, forse possono addirittura perdonarla per ciò che ha fatto. Ma lei riuscirà mai a perdonare se stessa?
LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2016
ISBN9788858962503
Speechless: senza parole (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Speechless - Hannah Harrington

    successivo.

    1

    come il National Geographic inaspettatamente mi cambia la vita

    Non sono brava a mantenere i segreti. Non ci sono mai riuscita, fin dalla prima elementare, quando ho scoperto che Becky Swanson aveva una cotta per Tommy Barnes e nel giro di pochi minuti, nell'intervallo, l'ho spifferato a tutta la classe, incluso Tommy: mica male come prima impresa, a pensarci ora. Sono passati dieci anni, e lo considero ancora il mio record assoluto.

    Quello che ho per le mani adesso, però, è un segreto molto, ma molto più piccante. E so che non resisterò a lungo.

    «La pianti di tenermi sulle spine, sì o no?» sbotta Kristen. Sono in camera sua per aiutarla a scegliere il vestito giusto per la serata: un'operazione interminabile se hai un guardaroba gigantesco come il suo. «Che palle, dai, dimmelo e basta.»

    Kristen non è molto paziente. Mi rendo conto di averla stuzzicata un po' troppo facendo continue allusioni alla mia scoperta, senza mai rivelarle il minimo particolare. Ho intenzione di dirglielo, è ovvio: è la mia migliore amica! E poi, non posso tirare troppo la corda, con il rischio di farla incavolare. Se Kristen se la prende, addio divertimento. Ma è così raro per me avere il coltello dalla parte del manico, che non resisto alla tentazione di tenerla con il fiato sospeso ancora un po'.

    «Non so...» rispondo con aria innocente. «Chissà come la prenderai...»

    Lei, allora, smette di frugare nell'armadio e mi tira addosso un sandalo di pelle nera. Sollevo le mani per ripararmi la faccia e scoppio a ridere, mentre la scarpa mi rimbalza sul braccio e finisce sul letto.

    Kristen si gira verso di me, facendo ondeggiare gli splendidi capelli biondi e, con le mani sui fianchi, sbuffa: «La stai tirando davvero troppo per le lunghe». Poi prende dall'armadio un top rosso fiammante e aggiunge: «Tanto ci scommetto che te lo sei inventato».

    «Va be', se la pensi così, allora non ti dico niente.» Sorrido alla sua occhiataccia e commento: «No, quello proprio no. Sembra una specie di baby-doll, fa troppo premaman».

    Kristen lo riappende e si butta sul letto a pancia in giù, accanto a me. «Eddai, sputa il rospo» piagnucola, passando dalla freddezza imperturbabile al limite della disperazione. Non l'ho mai vista così, sembra addirittura pronta a umiliarsi. «Altrimenti non ti invito più alla mia festa.»

    Tanto non fa sul serio... sa benissimo che da più di un mese non aspetto altro che il suo party di Capodanno. Mi ha anche aiutata a escogitare una copertura per convincere i miei a lasciarmi dormire a casa sua anche se dopo l'ultima pagella mi hanno messa in punizione a tempo indeterminato. Come se la geometria servisse davvero a qualcosa nella vita!

    È vero che Kristen tende un pochino al... permalosetto, ma non sarebbe mai capace di rimangiarsi un invito per una sciocchezza simile. Ma preferisco mollare l'osso piuttosto che metterla alla prova. «Okay, hai vinto» mi arrendo. «Te lo dico.»

    Lei si avvicina, sfoderando un gran sorriso. Kristen è un tipo che si annoia in fretta, ma ora la sua attenzione è tutta per me e vederla così concentrata sulle mie parole mi fa capire che sono sulla strada giusta. Dopotutto, lei è una delle, o meglio, la ragazza più popolare del secondo anno, se fai caso a quel genere di cose, come me. È abituata all'adulazione delle persone che vogliono fare colpo su di lei. E io, che sono sua amica da quasi due anni, non ho la minima intenzione di rovinare tutto.

    Devo assolutamente giocarmela bene.

    «Insomma, oggi sono uscita con Megan per aiutarla a scegliere le scarpe nuove, okay?» comincio a raccontare. «Voleva anche sfogarsi perché Owen nel weekend le ha dato una buca colossale e ormai non fanno altro che litigare, tanto che ha pensato addirittura di mollarlo...»

    Kristen si imbroncia un poco e simula uno sbadiglio. «Sì, be'... questo lo sapevo già.»

    «Non ho ancora finito» la rassicuro. «Allora, Megan si porta dietro anche Tessa Schauer, che... va be', mi sta un po' sulle scatole, ma la sopporto. Giriamo due o tre negozi e va tutto bene, poi mi viene in mente che devo chiamare mia madre per dirle di ritirare della roba in lavanderia, ma il cellulare mi è morto perché sono un'idiota e non l'ho messo in carica. Allora chiedo a Tessa di prestarmi il suo, visto che è lì, così lei me lo sgancia e si allontana. Chiamo mia mamma , poi faccio per restituire il telefono ma prima – è più forte di me, lo sai anche tu – decido di sbirciare le foto e...» Mi fermo un momento, per aumentare la suspense.

    «E...?» incalza Kristen. Pende completamente dalle mie labbra.

    «Indovina?» rispondo io. «La prima che si apre è di Tessa. Con Owen. In atteggiamento piuttosto... come dire... amichevole.»

    Kristen spalanca gli occhi. «Quanto amichevole?» chiede.

    Tiro fuori il cellulare dalla tasca e glielo passo. «Giudica tu.»

    La osservo divertita mentre smanetta sul telefono per scorrere i messaggi. «Non ci credo!» esclama, alzando lo sguardo sbalordita. «Ti sei inoltrata le foto?»

    «A-ah!»

    «E se Tessa lo scopre?»

    A essere sincera, la domanda mi dà un po' fastidio. Ovvio che ci ho pensato. Non sono mica scema. «Ho cancellato i messaggi inviati» spiego. «Non se ne accorgerà mai.»

    «Ma tu sei...» Kristen si blocca, poi mi fissa raggiante. «Un vero genio!»

    Mi riprendo il cellulare e osservo il display, che immortala il selfie del bacio tra Tessa e Owen. Che schifo. E non è solo la foto, o la bocca di Owen così spalancata che si vede la lingua infilata in quella di Tessa (bleah, bleah e ancora bleah), ma farsela con il ragazzo della tua presunta migliore amica alle sue spalle? Davvero squallido. Io non potrei mai e poi mai mettermi con Warren Snyder, che è il ragazzo di Kristen. Okay, non mi ci metterei mai e poi mai perché è un porco, ma questo è un altro discorso. Il punto è che certe cose sono sacre e basta.

    «Bell'amica di merda!» dico a Kristen. «Quasi non credevo ai miei occhi.» Non la passerà liscia, quando Megan lo scoprirà. Lei e Owen stanno insieme da più di un anno, ma Tessa è la sua migliore amica da molto prima. Un'intera amicizia buttata dalla finestra solo perché non è stata capace di tenere le mani a posto. Nessun ragazzo vale così tanto. Nemmeno Brendon Ryan, il che è tutto dire perché per lui sarei disposta a fare le cose più immorali e insensate, e molto probabilmente è l'uomo della mia vita, anche se ancora non lo sa. È dall'anno scorso che viviamo una storia d'amore travolgente, appassionata e... completamente a senso unico.

    «Tessa Schauer è proprio una grandissima stronza. Spero che Megan le faccia un culo così» sbotta Kristen. «Quando hai intenzione di dirglielo?»

    «Pensavo stasera.» Verranno entrambe alla festa, quindi devo trovare il modo di rimanere da sola con Megan e darle la bella notizia. Tessa capirà che sono stata io, anche se ho eliminato le prove, ma fa lo stesso. E poi, chissenefrega? Ficcare il naso nel cellulare degli altri non è niente in confronto a pomiciare con il ragazzo della tua migliore amica. Non farà pena a nessuno.

    Kristen rotola giù dal letto e si rimira allo specchio, giocherellando con le punte di quei capelli così perfetti. «Sai che ti dico? Potremmo divertirci un po' con questa scoperta» riflette.

    Mi metto seduta. «In che senso?»

    «Se racconti a Tessa che sai di lei e Owen, scommetto che sarebbe disposta a fare qualunque cosa perché tu non vada a raccontarlo a Megan.»

    «Tipo un ricatto?» chiedo poco convinta. «Non so se...»

    «Sto solo dicendo» continua Kristen, «che so per certo che Tessa ha una carta d'identità falsa. La settimana scorsa aveva una tale voglia di essere al centro dell'attenzione che l'ha sbandierato ai quattro venti. Potresti convincerla a procurarsene due anche per noi.»

    L'idea mi piace. Però... «Cosa ce ne facciamo io e te di una carta d'identità falsa?» le chiedo. La risposta più ovvia è che ci compriamo da bere, ma Kristen passerebbe senza problemi per una di ventun anni, con il push-up giusto e i tacchi alti, mentre con me non ci cascherebbe proprio nessuno. Io non sono altrettanto... come dire... sviluppata.

    «Be', andrei al Rave con Warren, tanto per cominciare» dice lei. «Basta essere maggiorenni per entrare.»

    Il Rave è una discoteca di Westfield, una città qui vicino. Warren, che ha compiuto diciott'anni il mese scorso, li ha festeggiati lì e non ha parlato d'altro per due settimane. In effetti, non sarebbe male andare a vedere cosa ci trovano tutti di così straordinario.

    E poi, se è importante per Kristen, lo è anche per me.

    «Okay, ci provo» le rispondo, e capisco da come mi sorride che è esattamente quello che voleva sentirsi dire.

    2

    sei ore dopo

    Stavolta non so davvero come tirarmi fuori dalle grane.

    Il mio cellulare squilla con insistenza, quasi sapesse che lo sto ignorando di proposito. Una rapida occhiata conferma il temuto presagio: sul display lampeggia minacciosa la scritta MAMMA. Merda.

    Kristen mi dà una gomitata nei fianchi. «Si può sapere chi è?» chiede. «Tutta la gente con cui vale la pena di parlare è già qui.»

    Ha ragione. La festa sta andando alla grande, c'è quasi la metà degli studenti del Grand Lake High – la metà che conta, intendo – e la musica è a palla. Lo sanno tutti che Kristen Courteau organizza le feste migliori della scuola. I suoi non ci sono mai, ha un fratello più grande che non si fa problemi a procurare alcolici ai minorenni, e una casa enorme con un impianto stereo da paura: cos'altro potrebbe desiderare questa banda di sedicenni scatenati?

    Sono seduta sul divano, schiacciata come una sardina tra Kristen e Brendon Ryan. Quel Brendon Ryan, cioè l'ultima persona al mondo alla quale vorrei far sapere chi continua a chiamarmi per tenermi sotto controllo.

    «È mia madre» spiego a Kristen, avvicinando la testa il più possibile per farmi sentire con tutto quel frastuono, e sperando allo stesso tempo che Brendon sia troppo preso dalla birra per accorgersene. «Se non rispondo, va a finire che si incazza.»

    «E allora rispondi» dice lei, come se fosse la cosa più semplice del mondo.

    «Così sente tutto questo casino?» replico. «Come minimo mi ammazza!»

    «Okay, allora non rispondere» conclude scocciata, tracannando il suo drink fino all'ultima goccia. Come fa a sembrare così perfetta anche in atteggiamenti simili? «Vado a prenderne un altro» mi informa, scollandosi dal divano, e attraversa la stanza ballando diretta verso il frigorifero. Mi molla sempre in balia dei miei problemi: certe volte è proprio stronza! Se non fosse la mia migliore amica, la odierei.

    Rimasto solo con me, Brendon mi passa un braccio attorno alle spalle per dirmi qualcosa all'orecchio. In una situazione normale sarei emozionatissima perché 1) Brendon Ryan mi sta abbracciando, 2) è così vicino che sento il suo profumo e 3) OMMIODDIO, BRENDON RYAN MI STA ABBRACCIANDO (!!!). Invece, anziché godermi l'evento, vado nel panico più totale. Tra l'altro, stasera puzza di birra e acqua di colonia da quattro soldi. Che delusione: ho sempre immaginato che una creatura perfetta come lui sapesse di pioggia primaverile, brezza di montagna e altri aromi celestiali.

    «Ehi» sussurra. Oh mamma, basta il suo alito caldo a mandare fuori giri le mie pulsazioni, già parecchio accelerate. «Se vai nell'ingresso c'è meno rumore.»

    Non serviva un genio per capirlo, ma detto da lui sembra una trovata da premio Nobel. Sarà perché sentirlo così vicino mi fa perdere completamente la capacità di ragionare. Se poi ci aggiungi anche la gelatina alla vodka che mi sono trangugiata dieci minuti fa...

    «Sì» rispondo con voce strozzata, dopo essere rimasta a fissarlo a bocca aperta come una perfetta idiota per una manciata di secondi. Quei meravigliosi occhi nocciola mi mandano in pappa il cervello. «È un'ottima idea.»

    Mi alzo dal divano e mi faccio strada tra un mucchio di ragazzine seminude che si contorcono al ritmo terrificante di una specie di remix electrodance. I bassi dello stereo si sentono rimbombare fino all'altro capo del corridoio. Il telefono non suona più. Ottimo. Non mi resta che inventare una buona scusa per spiegare alla mamma come mai non ho risposto. Magari senza accennare alla festa di Capodanno e ai minorenni ubriachi.

    Che nervi. Uno stupido voto e si comportano come se fosse la fine del mondo. Non sarà mica un'insufficienza in geometria a rovinarmi la vita! Ma figurati se loro la pensano così. Mi hanno permesso di venire da Kristen solo perché si sono bevuti la storia del babysitteraggio ai cuginetti. Se mia madre scopre la verità, mi farà vedere i sorci verdi.

    Mi infilo dentro il guardaroba dell'ingresso; per fortuna, le ante chiuse tengono lontano il frastuono della festa. Ecco che il cellulare attacca a squillare: è di nuovo la mamma. Scanso il manico di una scopa e rispondo Pronto? con il tono più naturale possibile.

    «Chelsea!» esclama lei. Mi basta sentire come pronuncia il mio nome per immaginare la sua espressione inquisitoria. «Perché prima non hai risposto?»

    «Ehm...» Mi scervello al volo per tirare fuori una scusa credibile. «Avevo il telefono in fondo alla borsetta e non ho fatto in tempo. Sai anche tu com'è lì dentro... peggio di un buco nero!»

    «Mmh» risponde lei. Ha un tono scettico o mi faccio troppe paranoie?

    Tengo sott'occhio la porta, appoggiata in equilibrio precario a una scatola di cartone. «Perché mi cercavi?»

    «Volevo solo chiederti di comprare un litro di latte prima di tornare a casa domani mattina.» Fa una pausa. «Allora, come sta andando con i piccoli?»

    «Benissimo» rispondo, ma non finisco neppure la parola che si sente uno schianto nell'ingresso. Con una smorfia di disperazione, affondo la faccia nella mano libera. Ecco, perfetto.

    «Cos'è stato?»

    Senza esitare, rispondo: «No, niente, qualcuno dei bambini ne avrà combinata una delle sue. Era meglio lasciarli senza caramelle dopo cena... Eccesso di zuccheri!» Scoppio in una risatina, sperando che non suoni troppo forzata. «Anzi, è meglio che torni da Kristen, prima che le distruggano la casa.»

    «Hai ragione» replica lei ignara. Provo un leggero senso di colpa, ma solo per un attimo. In realtà sono sollevata perché la storiella ha funzionato. «Non dimenticarti il latte domani!»

    «Giusto. Il latte. Ricevuto.» Devo chiudere la telefonata prima che qualcuno mi faccia crollare il palco. «Ci vediamo domani, okay?»

    «Buona notte, tesoro» mi saluta la mamma, e mette giù. Sono salva.

    O quasi. Striscio fuori dall'armadio richiudendomi l'anta alle spalle, poi do una controllatina alla gonna e ai capelli. Ci ho messo più di due ore a piastrarli e sono già tutti per aria: un vero schifo. Fantastico. Provo a lisciarli meglio che posso, maledicendo come al solito la genetica per non avermi fatta nascere con i capelli sottili e serici come quelli di Kristen.

    «Chelsea?»

    Voltandomi di scatto, mi trovo faccia a faccia con Tessa Schauer, che mi scruta con le sopracciglia inarcate e fin troppo depilate; di solito mi guarda solo quando è in cerca di approvazione o per timore, ma ora le si legge negli occhi che sta morendo di curiosità.

    Non mi piace.

    «Che vuoi?» sbotto spazientita, facendola indietreggiare. Così va meglio.

    Non basta il fondotinta a nascondere l'improvviso rossore sulle sue guance. «Mi chiedevo solo cosa facevi dentro l'armadio» si giustifica.

    «Non sono affari tuoi.» Figurati se vado a raccontarle che sono così sfigata da dover chiedere il permesso a mammina per qualsiasi cosa. Per quel che ne sa lei, io faccio quello che mi pare, quando mi pare.

    «Ehi, non c'è bisogno di scaldarsi tanto» risponde. «Era tanto per sapere.»

    «Be', tanto per sapere, ce l'ho io una domanda per te» ribatto. «Cosa si prova a pugnalare la tua migliore amica alle spalle?»

    «Non capisco di cosa parli» ribatte lei, ma un lampo di vergogna le attraversa lo sguardo. Non è poi così tranquilla.

    «So di te e Owen» continuo. Tessa sgrana gli occhi e io incalzo: «Pensavi davvero di farla franca?».

    Lei indietreggia in preda al panico. «Non so proprio a cosa ti riferisci» prova a mentire. «Mi sa che hai bevuto troppo.»

    «Non fare la finta tonta con me» replico a tono. «Come la prenderà Megan quando lo verrà a sapere? Il suo ragazzo e la sua migliore amica. Pugnalata alla schiena due volte!»

    Lei getta la maschera, contraendo le mascelle per la rabbia. «Non ti crederà mai.»

    «Ma crederà alla foto» le faccio notare.

    D'un tratto comincia a vederci chiaro. «Hai ficcato il naso nel mio telefono!»

    Con un sorrisetto, tiro fuori il cellulare dalla tasca. «Dovresti tenere più al sicuro i tuoi peccatucci! E poi che senso aveva quel selfie? Volevi postarlo su Facebook e farlo scoprire a Megan così? Quasi quasi ti risparmio la fatica e glielo inoltro io...» Sfioro la tastiera con le dita.

    Con uno slancio prova a strapparmelo dalle mani, senza riuscirci. Pensava davvero di prendermelo con la forza? Che zoccoletta da quattro soldi.

    La sua rabbia si trasforma in panico. «Non dirglielo, ti prego!» mi implora. «So che ho fatto una cazzata, ma lui diceva che tanto stava per mollarla ed è successo solo un paio di volte e...» Le trema la voce. «Non dirglielo! Per favore...»

    «Datti una calmata» la interrompo per mettere fine a quella sceneggiata disperata. Mi vergogno io per lei. «Non lo vedi quanto sei patetica?»

    «Lo so che non ti piaccio, Chelsea» risponde, asciugandosi una lacrima solitaria. «Ma non farmi questo, ti scongiuro. Megan è la mia migliore amica.»

    «E non potevi ricordartene prima di infilare la lingua in gola al suo ragazzo?»

    Lei sussulta. «Non puoi dirglielo» ripete. «Davvero, non puoi

    «Okay» dico.

    «Okay?» mi fa eco Tessa. Un cauto ottimismo le ravviva la voce. «Allora non le dirai niente?»

    «Solo se tu in cambio fai qualcosa per me.»

    Quando torno in salotto trovo Kristen in un angolo, avvinghiata a Warren. Non serve guardarsi intorno per sapere che in molte la stanno invidiando a morte. Warren è all'ultimo anno, è il capitano della squadra di basket, è alto, con le spalle larghe e quel tanto di barba incolta che lo fa sembrare più grande e maturo. E Kristen... be', lei è semplicemente Kristen: bionda, occhi azzurri, fisico slanciato e curve al posto giusto; in poche parole, è così bella da fare male, e ogni confronto con lei è sempre un duro colpo per l'autostima.

    Non capirò mai perché abbia scelto proprio me come amica, eppure è andata così. Alle medie la osservavo da lontano, intimidita; poi un giorno, in terza, ci siamo trovate vicine di banco durante il laboratorio di biologia. Da quel momento non solo si è accorta finalmente della mia esistenza, ma nel corso dell'anno ha iniziato a invitarmi a casa sua e a fare shopping, a mandarmi bigliettini tra una lezione e l'altra, a tenermi il posto in mensa e, senza che me ne accorgessi, siamo diventate amiche: anzi, amiche del cuore.

    In qualità di migliore amica di Kristen, godo di vantaggi particolari: tutti sanno come mi chiamo, vengo invitata a eventi sociali di ogni tipo (perlomeno a tutti quelli che contano) e faccio parte di una cerchia sociale elitaria. La stessa di Brendon Ryan, ovvero la mia anima gemella... sempre che riesca a farmi notare da lui.

    Eccolo lì, vicino al tavolo delle bevande, a fare il pieno di birra, con Natalie Thomas appiccicata addosso. Puah! Quella non la sopporto proprio. Era la migliore amica di Kristen, prima che arrivassi io. Non me l'ha mai detto in faccia, ma so che in fondo ce l'ha ancora con me. È una parassita odiosa, capace di flirtare con qualunque ragazzo le capiti a tiro senza preoccuparsi che sia fidanzato o meno.

    Stasera si è messa un vestito tutto lustrini, di un verde fluorescente e accecante, che a guardarlo da vicino provoca senz'altro danni irreversibili alla retina. Senza contare che le copre a malapena il sedere. È così volgare che mi viene da vomitare.

    Brendon Ryan è troppo per lei. Lui ha classe da vendere. Indossa sempre e solo magliette polo o camicie sotto pullover di marca e si pettina i capelli biondi con estrema cura, dando loro un tocco arruffato, ma con stile. È presidente del consiglio studentesco, in classe alza sempre la mano per avere la parola e alle gomme da masticare preferisce le mentine, che tiene sempre con sé in una scatoletta di metallo. Mi sono innamorata di lui dal primo momento che l'ho visto, all'inizio delle superiori, quando si è girato verso di me e mi ha rivolto uno dei suoi radiosi e ammalianti sorrisi. Brendon emana fascino da ogni poro e senza il minimo sforzo... al contrario dei palestrati senza cervello che girano sempre intorno a me e a Kristen.

    Se Natalie pensa di provarci con Brendon, dovrà vedersela con me.

    Li raggiungo con passo deciso e, infilandomi nello spazio ridotto, mi piazzo esattamente tra l'uno e l'altra, fingendo una voglia disperata di salatini.

    «Ciao!» dico a Brendon.

    «Ciao» sorride lui. «Com'è andata la telefonata?»

    «Me la sono cavata. Grazie a te.»

    Natalie mi guarda, proprio mentre mi sto ficcando in bocca una manciata di salatini. «Hai finito di ingozzarti come un maiale?» mi apostrofa. «Prova a lasciare qualcosa anche per gli altri, eh?»

    «Senti chi parla, a questa festa sono proprio entrati cani e porci» commento tra me e me, studiando i suoi capelli ossigenati da schifo e pacchiani come il resto del look, e aggiungo: «Wow, Natalie, non sapevo che andasse di moda l'effetto ricrescita. Che cos'è, il nuovo stile pezzente finto chic?».

    Lei mi squadra stizzita e replica: «Mi sorprende che tu abbia delle opinioni! Non sei solo la piccola messaggera di Kristen, allora! Be', divertiti finché dura, tanto prima o poi ti scaricherà come fa con tutte».

    «Senti, ma sei sicura di avere abbastanza scarpe da zoccola nell'armadio?»

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