La Mia Quarantena nella Giungla. IspirAzioni per una Nuova Umanità
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Anteprima del libro
La Mia Quarantena nella Giungla. IspirAzioni per una Nuova Umanità - Lorenzo Olivieri
INDICE
INTRODUZIONE
PARTE PRIMA
Mai stato a Panama?
Tribal Gathering
La prima chiamata dalla natura
Lockdown
Una tormenta interiore nella giungla
Un matrimonio in Quarantena?
Un invito a sorpresa dall’Italia
Un invito atteso dal Perù
Disconnettersi per connettersi
PARTE SECONDA
CONVERSAZIONI
Un nuovo equilibrio interiore.
Conversazione con Vega Roze
IspirAzioni per una Nuova Umanità.
Conversazione con Jacopo Tabanelli
Soluzioni per l’autosufficienza in sintonia con la natura.
Conversazione con Francesco Angelo Rosso
CRESCITA SPIRITUALE
Lorenzo Olivieri
La mia Quarantena
nella Giungla
IspirAzioni per una Nuova Umanità
Revisioni di bozza a cura del redattore editoriale Fiorenzo Oliva e del redattore creativo Jacopo Tabanelli.
Il logo della casa editrice è a cura di Niccolò Tabanelli. Il logo di CHAKRUNA The Orgasmic Way of Living è opera di Patrizia Parca.
Le immagini della copertina e all’interno del libro sono state scattate e curate da Leygh J. Allison. In copertina l’espressione esprime la crisi superata dall’autore nel quinto capitolo del libro. La foto della biografia nella sezione interna della copertina è l’espressione della felicità che si vive in comunità nella giungla. Il tatuaggio nell’ombelico dell’autore in copertina, rappresenta la Croce del Sud delle Ande, chiamata CHAKANA: all’interno del libro potrai approfondire il significato.
Alla fine del nono capitolo, la foto artistica è dedicata all’ispirazione e alla connessione tra Madre Terra e l’Ispirazione Divina.
Nelle due foto finali, in cui tutta la comunità ha una foglia come mascherina naturale, si vuole trasmettere il seguente il messaggio: la natura è la nostra protezione
. Leggendo e studiando questo libro porta la tua attenzione a queste profonde condivisioni, perché possono essere capaci di donarti nuove importanti ispirazioni per la tua vita. All’inizio il sottotitolo del libro era diverso, ma durante la stesura del testo le ispirazioni condivise con il mio amico e socio Jacopo Tabanelli si sono perfettamente integrate con le mie esperienze nella giungla. Insieme a lui nel penultimo capitolo abbiamo immaginato delle proposte pratiche per una nuova umanità, e quindi ho deciso di utilizzare come sottotitolo dell’intero libro, il titolo che Jacopo ha ideato per la nostra Conversazione. Grazie Jacopo. Il nuovo cammino che abbiamo intravisto, è quello che vogliamo realizzare insieme a te.
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
copyright ® 2020 CHAKRUNA Publishing
www.chakruna.org
ISBN:
A mia madre Graziella,
che ha sempre creduto in me e continua a farlo, accettando con amore le mie scelte di vita
A mio padre Daniele,
che insieme ai miei antenati protegge il mio cammino.
INTRODUZIONE
Ho scritto questo libro perché, a un certo punto di questo momento storico e della mia curiosa quarantena, ho sentito nascere un profondo cambiamento interiore in tutti gli aspetti della mia vita. Questa consapevolezza è arrivata dalla natura, e lungo queste pagine scoprirai come.
Mi trovo totalmente immerso nella giungla di Panama, in un villaggio ecosostenibile chiamato Kalu Yala. È un tipo di comunità basata sulla sostenibilità ambientale. I principi base sono: adesione volontaria dei partecipanti e condivisione dei valori, nuclei abitativi progettati per ridurre al minimo l’impatto ambientale, uso di energie rinnovabili, autosufficienza alimentare basata su permacultura e altre forme di agricoltura biologica.
Il nome di questo luogo nella lingua della tribù indigena dei Kuna significa ‘sacro villaggio’. Io pensavo che a Panama non ci fosse la giungla, e invece esiste e posso dire che è un piccolo paradiso terrestre. Non posso muovermi da qui, perché il mondo sta vivendo una delle più grandi crisi a livello mondiale. I primi giorni bloccato qui per il lockdown sono stati molto impegnativi, ma piano piano mi sono reso conto che la mia situazione, in realtà, è stata e continua ad essere una grande benedizione.
In queste settimane più emozioni contrastanti hanno fatto parte della mia quotidianità nella giungla; dalla tristezza alla gioia, dalla mancanza all’abbondanza, dalla sfortuna alla fortuna... La cosa che mi ha fatto capire di essere in una situazione ‘benedetta’ è stata la frase di una lettrice, che su facebook mi ha scritto: Lorenzo, ringrazia il luogo dove sei, perché quel posto ti ha salvato la vita!
. Da quel momento mi sono accorto che l’esperienza vissuta qui, è un’importante testimonianza di valore da condividere con te. Attraverso la mia storia rivivrai i momenti drammatici che tutto il mondo ha vissuto, ma dagli occhi di chi ha avuto il privilegio di essere in uno dei paradisi naturali di questa Terra. Oltre a vivere questo periodo storico attraverso le mie esperienze personali, scoprirai la vita che immagino in un nuovo equilibrio con la natura. Questo non è solo un libro, è la presa di coscienza per ispirarti a vedere la vita in modo differente, a compiere nuove azioni e intraprendere nuovi progetti capaci di sintonizzarti con le frequenze naturali.
PARTE PRIMA
1. Mai stato a Panama?
Quelli che si accampano ogni giorno più lontano dal luogo dove sono nati, quelli che spingono continuamente la loro imbarcazione verso una nuova riva, conoscono ogni giorno di più il corso delle cose illeggibili e risalendo il fiume verso la sorgente, tra le verdi apparenze, sono presto raggiunti da quella luce severa che fa perdere ad ogni lingua il suo potere.
(Saint John Perse)
Stiamo partendo da Pisac, paesino nella valle sacra degli Inca in Perù (che parte da Cuzco e si estende oltre Urubamba), sulle Ande peruviane con destinazione Panama. In questo piccolo paese sotto i templi dell’impero inca, è nata la ‘Compagnia di Viaggi Mistici CHAKRUNA The Orgasmic Way of Living’. Insieme al mio amico e socio Jacopo Tabanelli, e a numerosi collaboratori che chiamiamo guide mistiche
, guidiamo persone che sono in una fase di un cambiamento importante della vita, per aprire loro lo scrigno delle conoscenze andine e delle piante sacre medicinali peruviane. Per me, la cittadina di Pisac è anche una seconda casa, visto che ci vivo per sei mesi all’anno. È qui che approfondisco la mia crescita spirituale e allo stesso tempo mi occupo delle attività peruviane del progetto. Insieme a me vive la guida mistica Vanessa Catta Solinas.
Ci siamo preparati in queste settimane a salutare la nostra CHAKRUNA House per quindici giorni. Partiamo con i tipici moto-taxi peruviani in cui carichiamo i nostri pesanti zaini. Il nostro amico autista ci chiede dove stiamo andando e noi gli rispondiamo: Panama, per un ritiro spirituale!
. Lui, sorridendo, ci risponde che un ritiro spirituale sulla spiaggia è l’ideale e quindi siamo molto fortunati. La sua vita non gli permette di viaggiare più di tanto, ha la famiglia da mantenere e con i guadagni di questo lavoro non ha molti introiti extra. Ascoltando il moto taxista peruviano mi rendo conto veramente della nostra fortuna, sento una profonda connessione con lui e per un attimo percepisco sulla pelle una doccia di gratitudine che mi pervade. Viviamo in un luogo del mondo che amiamo, il Perù, e oltre a questo possiamo permetterci di continuare a viaggiare e scoprire altre culture e spiritualità. Come inizio, le sensazioni che percepisco su questo viaggio sono molto buone. Dopo qualche kilometro di mototaxi, mi accorgo di aver lasciato dentro il comodino il diario che avevo preparato per il ritiro spirituale e chiedo subito al mio amico di tornare indietro mentre Vanessa mi chiede la motivazione. Le racconto del diario e la convinco a tornare indietro: cinque minuti in più non ci faranno perdere l’aereo, siamo largamente in anticipo. Torno a casa e prendo il mio compagno di viaggio, che mi stava aspettando lì dove l’avevo lasciato. Ripartiamo tranquilli e arriviamo a Cuzco. Il nostro umore è molto buono, siamo talmente eccitati all’idea di partire per Panama, che quasi non ci sembra vero. Durante il tragitto verso l’aeroporto ci fermiamo a fare alcuni acquisti al supermercato e in farmacia per prendere le ultime cose di cui potremmo aver bisogno. In questi momenti la mia mente si permette di viaggiare e di farsi cullare dall’immaginazione: che cosa troveremo quando arriveremo a Panama?
Nessuno di noi due ci è mai stato e questo miscuglio di emozioni ci rende come estranei alla realtà. Cerchiamo di mantenere la calma e, una volta arrivati all’aeroporto, paghiamo il tassista e con i nostri zaini ci rechiamo verso il check-in con il sorriso in bocca. Entrando nella sala principale dell’aeroporto cerco il passaporto e le carte di imbarco, mi controllo le tasche e mi rendo conto di non avere più con me il cellulare. Chiedo a Vanessa se lo ha visto, ma lei mi risponde di no. Mi chiedo dove posso averlo lasciato… e con timore penso che possa essere rimasto nel taxi.
Correndo, esco dall’aeroporto e mi accorgo che il nostro tassista è già andato via; mi avvicino agli altri taxi nel parcheggio ma del nostro amico peruviano non c’è alcuna traccia. Provo a chiamare il mio numero usando il telefono di Vanessa, ma non risponde nessuno. Decido di chiamare un altro taxi e mi faccio riportare velocemente nel supermercato e nella farmacia, pensando di averlo lasciato lì. Il tassista parte correndo, ma una volta arrivati constato con amarezza che del mio telefono non c’è traccia. Chiedo al tassista di girare ancora nei dintorni per trovare il suo collega e nel frattempo chiamo compulsivamente il mio numero senza ottenere risposta. A un certo punto Vanessa mi dice:
Lorenzo, se continuiamo così perderemo l’aereo per Panama! Te ne devi fare una ragione, hai perso il cellulare e non puoi farci nulla, accetta la situazione e torniamo in aeroporto
.
Che cosa avresti fatto nella mia situazione? Immagina di vivere questo momento e interrogati su come avresti reagito tu. Medita su di te, cerca di capire dove saresti andato: all’ufficio di polizia per denunciare la perdita del telefono oppure all’aeroporto per prendere il volo per Panama?
Quanto fa male sentire una voce amica che ti dice la verità… Vanessa ha ragione e io mi rendo conto che è la prima volta nella vita che perdo il cellulare. Per me il telefono è diventato un prolungamento del lavoro, tanto che quando sono a casa e non voglio pensare alla mia attività professionale lo nascondo. Mi rendo conto che soltanto se non vedo il cellulare, la mia mente è libera di vagare e stare nel presente. Puoi immaginare a che livello di dipendenza sono arrivato…
Con Vanessa torniamo in aeroporto e sbrighiamo le pratiche del check-in, mentre mi sento molto sconsolato. Con il telefono di Vanessa continuo a chiamare il mio numero in maniera ossessiva, e mentre suona sempre a vuoto realizzo che quanto è accaduto potrebbe essere il risultato delle intenzioni che inconsciamente ho lanciato negli ultimi giorni. Ho bisogno di una pausa totale, di un detox digitale, di non pensare ai miei progetti, e la vita mi sta offrendo questa opportunità.
Mentre ci avviciniamo al nostro aereo inizio ad avere i primi sintomi di dipendenza digitale: chiedo a Vanessa di prestarmi di nuovo il suo smartphone per avvisare Jacopo e tutti gli amici e collaboratori della mia nuova situazione. All’inizio mi dice di no e con tono imperativo mi invita a vivere a pieno questo momento. Se ho perso il cellulare deve esserci un motivo, per cui devo cercare di stare nel momento presente e non tentare di scappare da me stesso. Provo a concentrarmi sul ‘qui e ora’, ma proprio non ci riesco, così in maniera insistente prego ancora Vanessa di prestarmi il suo telefono solo per qualche minuto. Lei cede e così comunico su facebook: Se mi cercate, scrivete a Vanessa!
.
Mentre attraversiamo i controlli aeroportuali cerco di tranquillizzarmi, ma la mancanza del telefono mi fa un effetto molto strano: mi sento in un altro mondo. Mentre l’aereo decolla mi esce fuori una lacrima di tensione e comprendo quanto sia profondo il mio problema. Durante il volo cerco di riposare e di meditare, ma piano piano giunge alla mia mente un nuovo interrogativo: se ho perso il telefono, che è il simbolo della mia vita professionale, che amo così tanto, chissà che cosa mi aspetta nel futuro… Transitiamo a Bogotà e, con questa nuova consapevolezza, mi sento pronto ad accogliere tutte le benedizioni che mi aspettano a Panama; sto iniziando il processo di apertura verso nuove possibilità, che ancora non riesco a immaginare.
Atterriamo a Panama il primo di marzo, attraversiamo la dogana e la polizia mi ferma chiedendomi se sono italiano. Io rispondo di sì e mi dicono che devono misurarmi la temperatura corporea, poiché nel caso avessi la febbre sarei obbligato a stare in quarantena. Mostro il passaporto e dico loro che vengo dal Perù. Il poliziotto guarda bene tutti i timbri e dopo un’attenta analisi al computer, mi chiede dove sto andando e per quanto tempo mi fermo a Panama. Rispondo che sto andando a Playa Chiquita e il poliziotto vuole sapere dove soggiornerò.