Dimagrire, porca miseria! Comfort book
Di Elisa Origi
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Anteprima del libro
Dimagrire, porca miseria! Comfort book - Elisa Origi
editrice
PARTE I
Per adesso, accomodiamoci
Lo facciamo anche quando andiamo dal medico. Prima di iniziare la visita, ci accomodiamo su una qualche seggiola. Tiriamo fiato, insomma. Cominciamo con una qualche parola neutra. Buongiorno, magari. Si accomodi, anche. Anche se poi tanto comodi è impossibile sentirsi lì dove siamo, vero? Magari abbiamo aspettato molto e ora possiamo guardarci per un po’ negli occhi prima di tirar fuori, tutto intero, il nostro problema. E allora proviamo a fare così anche noi. Forse ci sembrerà di prenderla un po’ alla larga, visto l’obiettivo che vorremmo darci. Ma non c’è come iniziare bene, dice la saggezza popolare. E comunque, se ci riusciamo, facciamoci anche un paio di risate. Ci aiuterà a sciogliere quel disagio.
Dobbiamo dimagrire. Lo sappiamo. Però adesso tiriamo fiato!
Dobbiamo dimagrire. Lo sappiamo. O lo sapremmo. Di sicuro, lo vogliamo. Tra le prime cose in cui ci si imbatte, con questo pensiero che ci pulsa nella testa, ci sono formule segrete e fardelli. Alchimie magiche millantate. Prospettive di sacrificio. Insomma, trovi chi ti dice che è facile, basta fare così e cosà. E chi è pronto a giurarci che no, sarà dura, dovrai penare. Illudersi. Scoraggiarsi e soffrire. Ridere e sorridere. Dieta, che parola antipatica! Parlo di tutti noi.
Sgomberiamo il campo. Questo libro non è stato scritto da un dietologo. Né da uno psicologo. Mettiamo allora, da subito, i disclaimer necessari, le frasette nelle quali, coscienziosamente, si precisa che il presente saggio – anzi, il curioso nome individuato per questa pubblicazione è comfort book (fate voi!) – non ha alcuna intenzione di dare indicazioni mediche o arrogarsi la presunzione di potervi fare da guida o supporto psicologico in un processo di dimagrimento.
Ah, bene! Adesso possiamo tirare fiato.
Possiamo sederci. Accomodarci, per davvero. Farci un tè. E chiacchierarcela un po’ con chi è passato da dove siamo passati noi. Tanto lo sappiamo, che ad aver avuto desiderio di perdere peso siamo in tanti, ma proprio in tanti.
Ora, se avete questo libro tra le mani, probabilmente è perché ne avete avuto fin sopra i capelli di dietologi e psicologi. Ben inteso: qualcuno si sa che è più bravo di altri. Non abbiamo proprio nulla contro queste due categorie. Se non fosse che, a quanto pare, la formula segreta pare proprio non averla nessuno da prescrivere.
Insomma, in assenza di bacchette magiche, forse, adesso avete voglia di condividere un po’ del vostro peso con qualche altro comune mortale.
Io, per esempio, sono una che ha provato a farla, la dieta. E che magari, un pochino, ci è anche riuscita, ma poi, però, si è scoraggiata, facendo qualche passo indietro. Così, ha fatto periodi della sua vita in cui è stata un po’ più snella, e altri in cui… lo è stata meno. In ogni caso, ha sofferto. Perché, sì, dai: un po’ si soffre, no? E allora adesso è arrivato il momento non dico di riderci, ma almeno di sorriderci un po’ su! Alt, il primo che alza la mano per dire che tanto non serve verrà costretto a trangugiarsi un bombolone in tre morsi: tutte le calorie del mondo senza il godimento del palato. Siete avvisati!
Sorridiamo, allora. Anche se tutti noi ci siamo sentiti a disagio almeno una volta, nella vita, quando abbiamo deciso di metterci a dieta. Che già quella parola, dicevamo, dieta, un po’ antipatica suona, vero? Fa proprio un rumoraccio, così prescrittivo, severo, così inflessibile, giudicante, punzecchiante. Sa di giorni che diventano più grigi. Sa di un mondo in cui gli altri sono un po’ più felici di noi.
Non parlo ovviamente delle persone con importanti problemi di obesità, né di quelle che – perché ce ne sono, fidatevi, ce ne sono – vorrebbero metter su un po’ di ciccetta per togliersi di dosso quell’aspetto così skinny. Insomma: parlo di tutti noi, dai! Tutti noi che un giorno o l’altro ci siamo detti basta! Basta, lo so che potrei anche sopravvivere con questi (diciamo… otto? dodici?) otto chili di troppo, lo vedo bene che in giro c’è gente messa ben peggio di me e che, se poi mi vesto in quel certo modo, quasi quasi nascondo pure tutto. Certo, in estate le cose si complicano un pochetto. Ma fa niente. Noi, sì! Noi che lo sappiamo che cosa nascondono, forse, quegli otto chili di troppo. Dico bene? Ma sul bisogno che forse abbiamo di conservare un po’ di imperfezione ci torneremo più avanti, se vorrete.
Il club del beverone
Pazienza e denari. Scorciatoie e buon umore. Scorciatoie e zone varie. Cara, vecchia Mediterranea. Questo è giusto, questo è sbagliato. E sbarazziamocene, una volta per tutte, di questi carboidrati! Proteine, proteine, proteine! È un argomento serio, questo. Con quel vitino esagerato. E poi, si prova. Non dobbiamo mica essere tutti uguali, no?
Di certo, agli amuleti noi non ci ricorreremo mai. Macché! Lo sappiamo, lo sappiamo bene che i rimedi miracolosi non esistono! Che occorre pazienza, anche se il club del beverone è sempre attivo, pullulante di nuovi adepti, e per certo, di denari tintinnanti. Ma noi, noi no! (c’era mica una canzone che faceva così?) Noi lo sappiamo che le scorciatoie non pagano, anzi: che si pagano, e a caro prezzo. Poi, certo, un’occhiata qua e là l’abbiamo pure data. Ci sanno fare quelli della pubblicità in quanto a capacità di persuasione.
– E la Zona l’hai provata?
– Ah, no, io non ci casco: io solo la cara, vecchia Mediterranea.
– Sì, però… questi carboidrati: forse si esagera!
– I carboidrati mettono di buon umore, è sbagliato rinunciarci!
– Eh sì, e la Dukan che se ne sbarazza una volta per tutte?
– Quale, quella tutte proteine?
– Sì, quella e chi è che l’ha fatta, di super famoso, e beccati che risultati ha ottenuto?
– Oh, ma allora sei ben dura di comprendonio: se ti ho detto che ai carboidrati non voglio rinunciarci, che si sa, poi, che gli eccessi stroppiano (era così, il detto?) e tu mi vai a passare dalla Zona alla Dukan?
– Ah, ma allora vedi che un po’ te ne intendi pure tu, eh?
– Vabbè, che vuoi che ti dica, si legge qualcosa, e poi, si prova.
– Ah, e con te che cos’è stato più efficace?
– Tenere chiusa la bocca.
– Eh, sempre a fare la spiritosa, tu!
– No, non faccio la spiritosa, cosa credi: lo so che è un argomento serio, questo, e comunque il personaggio famoso era Kate Middleton.
– Beh, mi sembra ben magra, vero?
– Sì, fin troppo, no?
– Ah, sì, sì: quando si esagera, si esagera. Con quel vitino, poi, pare sin malata…
– Eh, no, guarda: piuttosto che sembrare malata, mi tengo i miei chiletti, che non dobbiamo mica essere tutte uguali, no?
E invece sembriamo proprio tutti uguali in certi momenti!
Sugli scaffali, bugie per tutti i gusti
Le bugie si intrufolano in ogni nostro discorso. Otto chili di troppo? E di troppo per chi? È colpa della moda. Ah sì, certo. Come abbiamo fatto a raccontarcela, fino a oggi? Scheletrini in filigrana e grucce appendiabiti. Maledetti i jeans! Fantasia, ne abbiamo? Convinti, proibizionisti, modaioli e puristi. La guerra delle banane. Impennate glicemiche e iniezioni di zuccheri. Non fatevela raccontare. Integratorini e cosette naturali. Saggezza, tempo, amore.
Ed eccoci al reparto bugie. Loro le incontri per prime, nel supermercato delle decisioni. Con abilità siderale – ma che dico: fotonica! – le bugie si intrufolano in ogni nostro discorso. E nei meandri del nostro retro cranio! Ci dirottano, consolano, infarciscono, plasmano.
Otto chili di troppo. E di troppo per chi? In riferimento a quale parametro? Agli standard della moda? Ah, buoni quelli! Se fossimo vissuti in un’altra epoca, le cose sarebbero state in modo ben diverso! Lo sanno tutti che sulle passerelle ci salgono ragazze esagerate, impressionanti, che più le guardi barcollare come fossero scheletrini in filigrana, più provi inquietudine, voglia di prendere le distanze da un mondo che no, non potresti mai condividere, perché no, io non sono mica una gruccia appendiabiti di quelle in fil di ferro, eh!
Certo, quegli otto chili, di cui la maggior parte posizionati ad arte proprio sul fondoschiena, che i jeans finiscono per farti sentire tutta incartocciata… Però no, dai: gli eccessi no. E così dicendo, sappiamo procedere a lungo. Per mesi, anche per anni, mentre le età passano e dimagrire diventa sempre più complicato. Che il metabolismo, si sa, non sto a dirvelo.
La verità è che ci danno proprio noia quei numeretti di troppo che vanno oltre la soglia che l’aghetto indefesso della nostra bilancia ci segnala senza alcuna remora. E allora arriva il giorno che di scuse non ne vogliamo più. E una volta presa la nostra fervida decisione, ci sentiamo già meglio! Bello sbarazzarsi delle scuse, no? Come abbiamo fatto a raccontarcela fino a oggi, poi? No, si vive molto meglio così. Con la ruvidità di un discorso sincero con se stessi. Bisogna fare qualcosa. Altrimenti tornare indietro sarà ancora più difficile. E poi non può essere troppo complicato, giusto? Sì, a volte la strada giusta, nella