Revenge Foundation
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Info su questo ebook
Una storia affascinante, un romanzo coraggioso e provocatorio che invita a riflettere sull’arbitrario esercizio delle proprie ragioni in un tempo in cui la certezza della pena resta una utopia.
John Louis Mc Karphy è lo pseudonimo di un noto avvocato italiano, docente universitario, scrittore, che ha accentrato la sua attenzione su di un aspetto non sempre conosciuto ed apprezzato del diritto, in ossequio al quale la vendetta è considerata come esercizio di un diritto-dovere del singolo per riequilibrare il turbamento della società realizzato con l’ingiusto male arrecato violando i principi del diritto naturale.
Le vicende contenute in questo libro sono in parte vere, mentre i nomi dei personaggi sono di fantasia. Alcuni, tuttavia, sono reali per la notorietà storica e scientifica che li ha resi pubblicamente conosciuti.
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Anteprima del libro
Revenge Foundation - John Louis Mc Karphy
John Louis Mc Karphy
Revenge Foundation
© 2020 Europa Edizioni s.r.l. | Roma
www.europaedizioni.it - info@europaedizioni.it
ISBN 979-12-201-0324-4
I edizione ottobre 2020
Finito di stampare nel mese di ottobre 2020
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.
Revenge Foundation
Premessa
Giovanni Carpini era un brillante neolaureato in Giurisprudenza all’Università di Firenze.
La sua tesi di laurea aveva trattato il Reato impossibile
, che era una figura molto studiata all’epoca della sua laurea nel 1970.
La tesi aveva approfondito tutti gli aspetti del reato impossibile secondo quanto trattato nel libro di Neppi Modona, uscito nell’anno 1969 nell’ambito della scuola penalistica di Torino.
Il principio di offensività del reato veniva fatto coincidere proprio con la figura del reato impossibile prevista nell’art.49, II co., c.p.
La tesi fu scritta bene ed il suo relatore, Prof. Benini, apprezzò il modo di scrivere di Carpini e gli fece ottenere il massimo dei voti.
Dopo la laurea Carpini si recò dal Prof. Benini per ringraziarlo e lui gli disse: «Carpini, Lei mi ha ringraziato, ma sono io che devo ringraziarLa perché Lei mi ha fatto fare un’ottima figura con i miei colleghi in commissione di laurea e la Sua tesi, in una materia difficile e su un testo che è uscito da poco e fa discutere molto nella dottrina penalistica, è stata molto bene svolta e scritta. Lei ha molta facilità nello scrivere e sa usare i termini giuridici con molta proprietà, cosa difficile da trovare tra i suoi coetanei.
Se Le interessa, io sto cercando un assistente all’Università di Firenze ed anche un collaboratore nel mio studio legale. Sarebbe disposto a fare entrambi i ruoli in modo che io sarei molto aiutato a svolgere tutte le lezioni a Firenze e ad avere il suo aiuto anche nelle pratiche del mio studio legale?».
A Carpini non parve vero di accettare la proposta e l’indomani cominciò ad assistere agli esami di diritto penale come assistente della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Firenze ed a frequentare lo studio legale del Prof. Benini.
Si era laureato nella prima sessione del quarto anno di Giurisprudenza e, quindi, i suoi coetanei erano ancora impegnati negli ultimi esami del corso di laurea fra i quali quello di diritto penale.
Giovanni si trovò, pertanto, ad esaminare i suoi stessi colleghi di corso, che lo invidiavano e lo consideravano un mito.
Il personale della Facoltà e della biblioteca parlava di lui come di una persona destinata al successo, nonostante provenisse da una famiglia normale ed, anzi, avendo idee politiche ben diverse da quelle dei sessantottini che dominavano l’università in quegli anni.
L’Università di Firenze era anch’essa un feudo del partito comunista ed in essa facevano carriera solamente coloro che avevano protettori nel partito.
In questo Giovanni non era messo bene. Era abituato, infatti, ad esprimere le sue opinioni non soltanto in ambito scientifico ma anche, più in generale, in relazione agli aspetti politico-sociali delle materie che si studiavano all’Università. Non faceva politica attiva ma esprimeva liberamente le sue idee, come si insegnava fosse sancito nella Costituzione Italiana e, in occasione di una lezione tenuta dal Prof. Mulo, fece una domanda sul fatto storico delle uccisioni impunite compiute dai partigiani nel c.d. triangolo rosso
dell’Emilia Romagna.
Il Prof. Mulo non gradì per niente la domanda ed evitò di rispondere dando la parola al successivo intervento.
Giovanni aveva dimenticato l’episodio, ma il Prof. Mulo no.
Nella seduta di laurea, infatti, il Prof. Mulo aveva tentato di opporsi alla votazione a pieni voti che aveva proposto per lui il Prof. Benini, ma la Commissione confermò i pieni voti, anche perché non v’era alcuna motivazione nella posizione contraria di Mulo!
Nello svolgere la sua attività di assistente Giovanni si dava molto da fare e leggeva molti testi di diritto penale, facendone poi dei riassunti. Un giorno, nella biblioteca universitaria, una collega assistente disse a Giovanni che aveva sentito il Prof. Mulo parlare con il suo professore di lui e di avergli sentito dire che non avrebbe mai fatto carriera universitaria finché c’era lui, perché era un fascista ed aveva tirato fuori il suo passato di partigiano responsabile delle stragi del triangolo rosso dell’Emilia-Romagna, aggiungendo che si sarebbe appropriato di tutti i soldi ed i beni delle vittime, preti, proprietari terrieri, funzionari e dipendenti dei comuni. Di queste affermazioni, sfornite di alcuna prova, Carpini si sarebbe dovuto pentire e ci avrebbe pensato lui ad assicurarsene!
Giovanni raccontò al Prof. Benini quanto aveva appreso dalla collega ma lui gli disse di non preoccuparsi e di lavorare con impegno all’Università scrivendo e pubblicando i suoi articoli poiché era quello che contava.
Oltre tutto, gli aveva detto che non c’erano immediate possibilità di arrivo a Firenze di posti da professore nella materia del diritto penale, perché era in corso la riforma dell’Università che istituiva le nuove figure del professore associato e del ricercatore, che mutavano gli equilibri interni, ma,