Avremo un futuro? Ezechiele, un profeta per il tempo della crisi
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Anteprima del libro
Avremo un futuro? Ezechiele, un profeta per il tempo della crisi - Lucia Alessandrini
2000.
I. Un invito alla lettura
Quello di Ezechiele è un libro oggettivamente difficile, complicato e lungo (ben 48 capitoli), forse anche per questo un po’ sacrificato nella liturgia (anche a motivo dell’assenza, in quel contesto, dell’ambien-tazione storica che permetterebbe di comprendere meglio).
Inoltre, il linguaggio e lo stile sono particolari, a volte contorti; ci sono simboli, immagini, azioni simboliche, parabole. Alcuni tratti caratteristici di Ezechiele li ritro-viamo nel libro dell’Apocalisse, ma anche altrove, per esempio nel Vangelo di Giovanni (il buon pastore, la gloria di Dio, …). A questo proposito, riportiamo da [AS], p. 763:
Quanto all’Apocalisse, generalmente non vi si cita Ezechiele in modo esplicito; ma ben conosciamo l’abilità dell’autore nell’incastonare testi assai diversi e ottenere con essi un prodotto originale, totalmente alieno dal plagio. Tuttavia Ezechiele vi ha lasciato un’orma profonda quasi ad ogni pagina. I capitoli che più hanno interessato l’autore dell’Apocalisse sono stati: la visione della Gloria (Ez 1 e 10), dai quali ha preso il materiale per la presentazione di Gesù e la descrizione del trono; i due oracoli contro Tiro (Ez 27-28), ai quali si ispira ampiamente Ap 18 per descrivere la ricchezza e la rovina della nuova Babilonia (Roma); il combattimento contro Gog (Ez 38-39), cui si allude in vari passi, e specialmente in Ap 19-20; infine, la descrizione della nuova Gerusalemme e del mondo nuovo (Ap 21-22) si ispira, come ci si poteva aspettare, a Ez 40-48 (prescindendo, grazie a Dio, dal noio-sissimo materiale giuridico)
.
Quello di Ezechiele in qualche caso è un libro enigmatico, ma ciò non poche volte è dovuto alle aggiunte dei suoi discepoli, che invece di spiegare hanno complicato il testo. Per accostarci al libro di Ezechiele, la cosa migliore è cominciare a presentarlo in generale.
Per afferrare la sua struttura, conviene considerare il libro come composto da due parti, che si distinguono per l’ottica diversa: semplificando un po’, potremmo identificare le due parti come il prima e il dopo il terribile evento della conquista e distruzione di Gerusalemme (dove la prima parte tematizza la condanna e la seconda parte la speranza).
A sua volta, la prima parte può essere così suddivisa:
- racconto della vocazione di Ezechiele (capp. 1-3)
- profezie contro Gerusalemme e il popolo di Israele (capp. 4-24)
- profezie contro le nazioni straniere (capp. 25-32), che vengono a separare le due parti: infatti la seconda parte del libro comprende i capitoli dal 33 al 48.
Il racconto della vocazione è spesso presente nei libri profetici e lo affronteremo per primo; vediamo qui di accennare ai contenuti delle altre parti partendo dal contesto storico, che a nostro parere è l’unico modo per comprendere il senso profondo del messaggio profetico di Ezechiele.
Il libro di Ezechiele è costellato di date, a partire dal primo versetto. Purtroppo non tutti i biblisti sono d’accordo sulla datazione di quel periodo: l’esempio più eclatante è la data della caduta di Gerusalemme: luglio 586 a.C. secondo [AS], luglio 587 a.C. secondo le note della maggior parte delle edizioni attuali del Bibbia³. Dato che il nostro manuale di riferimento è [AS], citeremo quella datazione, omettendo l’indicazione a.C.
Ezechiele visse in un periodo molto difficile della storia di Israele, un periodo di grande crisi: ne parleremo un po’ più approfonditamente nel terzo capitolo. Qui ricordiamo solo che nel 597 c’è la sconfitta degli israeliti da parte dei babilonesi, e di conseguenza l’esilio del primo gruppo di israeliti a Babilonia insieme al loro re Ioiachin: fra questi esiliati c’è il sacerdote Ezechiele. Negli anni successivi Nabucodonosor, re di Babilonia, deve combattere varie guerre e domare rivolte interne, cosicché gli esuli pensano che presto le cose cambieranno, l’oppressore verrà sconfitto ed essi torneranno in Palestina: sarà dunque un castigo passeggero.
Già Geremia, con una lettera⁴, avvisa gli esiliati che non sarà così, che non devono ragionare come se il ritorno fosse imminente; ma non gli credono.
Allora Dio suscita tra gli esuli il profeta Ezechiele, il quale deve annunciare che il castigo non è finito, perché Gerusalemme non si è convertita: ci sarà una catastrofe, molto peggiore della prima. Dio gliene mostra le cause (profezie degli anni 592 – 588): si spazia dalla storia passata alla storia presente, ma alla fine risulta chiaro che niente potrà salvare Gerusalemme.
Arriva il giorno tragico della caduta della città, dopo un anno e mezzo di assedio; nei mesi che seguono, Gerusalemme viene distrutta e gran parte dei superstiti del popolo di Israele viene portata in esilio a Babilonia. Quando arriva il giorno della caduta di Gerusalemme, Ezechiele, pur non sapendolo perché è lontano, diventa muto e come paralizzato; verrà a conoscenza della notizia sei mesi dopo, da uno che è scampato, e allora recupera la parola (Ez 33,21-22). La predicazione di Ezechiele da questo momento in poi è diversa, come si vede nella seconda parte del libro.
Nel libro di Ezechiele sono inseriti alcuni oracoli di giudizio e di condanna contro i popoli che hanno contribuito alla caduta di Gerusalemme (o non l’hanno soccorsa, come l’Egitto), e questa è la terza sezione della prima parte (capp. 25-32), di cui non tratteremo. Notiamo comunque che dal profeta Amos in poi, è tradizione che nei libri profetici vi siano gli oracoli contro le nazioni pagane, geograficamente vicine a Israele: l’accusa è principalmente quella della superbia contro Dio⁵, insieme al disprezzo di Gerusalemme conquistata (curiosamente, manca Babilonia, contro cui profeterà il Secondo Isaia). Un paio di questi oracoli (contro Seir e contro Gog) sono finiti nell’ultima parte del libro di Ezechiele.
Nel capitolo 33 inizia la seconda parte del libro, che vede l’apertura a una speranza nuova. Detto in estrema sintesi (questi temi saranno esaminati nei capitoli da VI a IX): la condanna del modo sbagliato di pensare degli israeliti (cap. 33) e dei loro capi-pastori che li hanno portati allo sfacelo (cap. 34), apre la strada all’annuncio di un mondo nuovo: Dio stesso sarà il pastore, tutto il territorio verrà rinnovato, i cuori verranno cambiati, il popolo morto rivivrà, ci sarà un nuovo Tempio da cui verrà ogni consolazione, e il Signore vi abiterà ancora, nuovamente alleato del suo popolo.
Come abbiamo potuto intuire da questa breve presentazione, il libro di Ezechiele non è omogeneo; forse si può trovare un filo conduttore nel tema della gloria del Signore, che si presenta a Ezechiele al mo-mento della vocazione, che se ne va da Gerusalemme a causa del suo peccato, che ritorna poi nel nuovo Tempio. La gloria del Signore è la sua presenza potente, la sua splendida maestà, anzi adombra JHWH stesso che si manifesta con potenza grande: perciò spesso si intende, con l’espressione Gloria del Signore
, il Signore stesso nella sua presenza onnipotente.
I profeti
Oltre a presentare il contesto storico del libro di Ezechiele, è opportuno situarlo nell’insieme dei libri della Bibbia, e quindi fare un accenno ai libri dei profeti nell’Antico Testamento.
I libri profetici nella Bibbia sono: Isaia, Geremia (con Lamentazioni e Baruc), Ezechiele, Daniele e i dodici profeti minori. Ma altri profeti sono protagonisti nei libri storici, come Elia e Samuele.
E’ interessante notare che ogni popolo antico aveva i suoi profeti/veggenti/indovini, come anche i suoi maghi/stregoni/uomini della medicina⁶: pensiamo agli sciamani o agli oracoli e alle sibille dei greci e dei roma-ni. Anche l’antico Israele conosceva queste figure: un esempio è il profeta (straniero) Balaam, in Nm 22-24.
In cosa questi profeti popolari
erano diversi da quelli che consideriamo i profeti biblici
? Possiamo evidenziare tre aspetti, parlando dei profeti popolari
:
- la gente del popolo, ma anche la corte, di sua iniziativa li consultava, per avere un vaticinio o una risposta da parte del dio, e per questo li ricompensava; invece, con il profeta biblico
è Dio che prende l’iniziativa;
- essi davano i loro responsi in mezzo a fenomeni estatici, provocati anche da musiche ritmate o da incensi e droghe; invece, il profeta biblico
riflette lucidamente sulle vicende storiche;
- di solito i profeti popolari
stavano insieme, in confraternite, specialmente a corte: di rado erano degli isolati, come spesso succedeva per i profeti biblici
.
Nella Bibbia abbiamo dei testi che si riferiscono a questo tipo di profeti popolari
(es. 1 Sam 10,5-6.10-11),