Racconti Pandemici: Memoria di storie di un tempo bloccato
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Anteprima del libro
Racconti Pandemici - Associazione I Semi Neri
Associazione Scrittori I Semi Neri
RACCONTI PANDEMICI
Memoria di storie di un tempo bloccato
Prima Edizione Ebook 2021 © Associazione Scrittori I Semi Neri
ISBN:
Associazione Scrittori
I Semi Neri
RACCONTI PANDEMICI
Memoria di storie di un tempo bloccato
Romanzo
Indice
PRESENTAZIONE
1. RINA di Daniela Ori
2. VIAGGIO IN TRENO di Martino Sgobba
3. PASTA COVID di Manuela Fiorini
4. FUMO di Daniele Biagioni
5. IL MONDO DI BYRON di Ilaria Braida
6. BINARIO ATTESO di Gabriele Sorrentino
7. FAMIGLIA SOTTOVUOTO di Patrizia Gazzotti
8. L’UOMO DAL CAPPOTTO GRIGIO di Marco Panini
9. DISCONNESSO di Daniela Ori
10. PROTOCOLLO 19 di Gabriele Sorrentino
11. OPERAZIONE D.O.G. di Manuela Fiorini
12. INCONTRI INATTESI di Daniele Biagioni
13. AMICHE AL BAR di Elisabetta Ronchetti
14. GEMELLI di Martino Sgobba
15. L’INTERROGAZIONE di Nicoletta Ignatti
I Semi Neri Associazione Scrittori
PRESENTAZIONE
In un tempo sospeso, come quello della pandemia causata dal diffondersi del Covid 19, l'associazione I Semi Neri ha lanciato il progetto letterario Racconti Pandemici
. Hanno aderito dieci scrittori, elaborando testi per narrare emozioni, paure, apprensioni, follie, esperienze, sogni, speranze. Ne sono emerse storie di fantasia, per donare alla memoria scritti legati a un'epoca di storia. Ciascun lettore troverà qualcosa di vissuto nelle voci dei personaggi narrati. Alcuni di questi racconti sono pubblicati nel sito dell'associazione www.semineri.it.
Con questa Antologia l'associazione realizza una raccolta di quindici racconti pandemici scritti a memoria di un periodo difficile vissuto da tutti, con l'augurio di salute, incontri e convivialità, ora sospesi, ma sempre al centro delle speranze di tutti.
1. RINA
di Daniela Ori
Mi presento, sono Rina, leggera, disponibile, sulla bocca di tutti, soprattutto in questo momento. Non mi sottraggo ai miei doveri, tutti mi vogliono, tutti mi usano. Non me la prendo, se qualche volta si dimenticano di me, poi in un modo o nell'altro tornano a cercarmi, nessuno può fare a meno di me.
Antonio è un mio fan, non esce più con altri, solo con me e io sono fiera di lui, lo proteggo, almeno ci provo. Non mi sento trascurata, o forse sì, qualche volta però. Ecco, ora lui sta pranzando, da solo. Ha spostato il tavolino del bar in mezzo alla stradina, Via Malatesta, dopo aver ordinato un piatto di spaghetti con le vongole. Ci vuole proprio fantasia a ordinare le vongole a Modena, visto che non è una città di mare e si sa che sono vongole inscatolate, ma Antonio è pugliese e ogni tanto ha nostalgia del mare, dice che almeno mangiando qualcosa che gli ricorda la sua terra col pensiero gli sembra di tornare laggiù.
Si è alzato un po' di vento, freddino davvero, anche se sono solo le due del pomeriggio. Ecco, ha paura che vada lontano da lui e allora mi afferra con forza e sento le sue labbra che mi cercano. Antonio - una voce femminile dal fondo della via gli fa girare lo sguardo - come mai te ne sei venuto fin qua in pausa pranzo?
. Vedo che la saluta con famigliarità. Sì ora la riconosco, è la sua amica Anna, con quel cappello e quegli occhiali non l'avevo riconosciuta. Non è sola, con lei c'è mia cugina, che si chiama Rina come me. Siamo in tante con questo nome, in effetti.
Di questi tempi, meglio locali un po' nascosti e con poca gente
- risponde l'uomo.
Lo sai come si chiamava in passato questa via?
- lo incalza l'amica che è appassionata di Storia. L'uomo scuote la testa.
Si chiamava Vicolo Malore, pare che qua ci fossero talmente tanti morti al tempo della peste del 1630, che neppure si passava...
.
Già lo so pure io della tragedia della peste del 1630, una pandemia, come direbbero oggi, ma se ci fossi stata io, o altre come me a quei tempi, magari si sarebbero salvate più persone. Sì, perché io ho questo ruolo davvero speciale, io devo salvare, proteggere, non so se mi comprendete.
Ma il tempo della pausa pranzo è terminata e così Antonio e Anna decidono di salutarsi, per rientrare entrambi al rispettivo lavoro del pomeriggio.
Quando stacco, vengo a prendere un caffè
- le promette.
Fai presto allora, lo sai che alle 18 si chiude
.
Il bar dove lavora Anna è in una delle piazze più romantiche di Modena, la Piazza della Pomposa, una piazza piena di case dai colori delicati come quelli di un dipinto, con una chiesa silenziosa e sempre aperta, dove la musica sacra ti raggiunge ogni volta che passi davanti al portone di ingresso. Addossata alla chiesa c'è una casa antica, che fu la canonica di Muratori, che sembra un personaggio così distante da tutti noi, per l'importanza del suo nome e della sua fama, ma che puoi immaginare invece come una persona come tutte le altre, solo ammirando da fuori la sua casa e il bel giardino che sorge così insolito come se fossimo in campagna, mentre siamo in pieno centro storico.
Anche Anna è sempre in compagnia di Rina, dal mattino fino all'ora di chiusura. Quando va a riprendere la sua auto parcheggiata al Novi Park, è così stanca da non riuscire più a respirare. L'aria è pesante in questo periodo, ti si ferma sullo stomaco e senti l'angoscia del presente. Le persone non riescono a focalizzare il perché, le vedi tutte tristi, come se avessero paura. Ma io, Rina, non riesco a consolare le persone più di tanto, posso solo cercare di portare conforto con la mia presenza, vorrei solo che con me la gente si sentisse più sicura.
Mia cugina Rina mi racconta che le piace stare con Anna. Quando la mattina si trucca, dice che ha notato che ultimamente accentua di più l'uso dell'ombretto e del mascara, i suoi occhi brillano. Le ha sentito dire che potrebbe anche evitare di mettere il rossetto, tanto nessuno le guarda più le labbra da un po’, per questo ha imparato a sorridere con gli occhi. Poi però non resiste, ma quando indossa il rossetto, Rina glielo ruba, perché le piace sentire il sapore di lampone o di ciliegia che Anna ha sulle labbra.
Quante Rina in questa città, quanti che non possono più fare a meno di me, di noi. Almeno di giorno.
Quando entro in casa, però, la sera loro si dimenticano di noi, di me. Oh, io ne sono perfettamente convinta osservando Antonio, ma anche le altre