Dio che libera: Volume 3 - Commentario pratico libro dell'Esodo
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Anteprima del libro
Dio che libera - Ministero Rehoboth Associazione
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I. INTRODUZIONE
Il terzo libro della serie Oltre
, affronta un altro argomento fondamentale, ovvero la liberazione che otteniamo attraverso Dio.
Vengono trattati temi riguardanti la vera libertà che solo in Cristo possiamo ottenere e che ci permettono di esaminare ed approfondire le vicissitudini del popolo di Israele quando uscì dall’Egitto.
Nella società di oggi c’è molta confusione riguardo al concetto di libertà; molti sono convinti che la libertà sia fare quello che si vuole, mentre altri pensano che siano le buone e numerose regole a garantirla, ma come possiamo ottenere la vera libertà?
Gesù ci indica una strada in Giovanni 8:31-32.
Gesù disse allora ai Giudei che avevano creduto in Lui: «Se dimorate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».
Gesù afferma che conoscendo la verità, saremo in grado di raggiungere la vera libertà. Ma quale verità dobbiamo conoscere? Lo stesso Pilato interrogando Gesù gli domandò: Cos’è la verità?
È difficile capire cosa volesse intendere con questa domanda.
Certamente Pilato non riconobbe la verità incarnata davanti a lui e questo capita ancora oggi; Dio si mostra davanti agli uomini come la verità, ma spesso non viene riconosciuto, anzi viene disprezzato e rifiutato.
Tutti noi abbiamo appreso che la verità è Cristo, è conoscerlo e vivere in Lui, ma talvolta ci fermiamo solo ad una sua conoscenza superficiale senza andare oltre per vedere i frutti che questa verità può portare nella nostra vita. Gesù disse conoscerete la verità e la verità vi farà liberi, quindi significa che se abbiamo conosciuto la verità dobbiamo vivere nella libertà! Invece spesso succede che conosciamo Cristo, riceviamo la salvezza, ma non viviamo del tutto nella libertà. In questo mondo ci vengono proposte molte varianti di libertà che sono fasulle ed illusorie e che ci inducono a cadere nuovamente nella schiavitù, semplicemente perché è solo con Dio ed in Dio che possiamo accedere alla vera libertà.
Dio rese libero il Suo popolo facendolo uscire dall’Egitto, ma anche noi possiamo trovarci intrappolati in situazioni simili ad una prigione. Gridiamo Sono libero
, pensando di esserlo realmente, ma è una mera illusione. Possiamo essere veramente liberi se permettiamo allo Spirito Santo di cambiarci, modificare la nostra mentalità, rivedere la nostra cultura e correggere le nostre abitudini che puzzano di vecchio e non producono i frutti stabiliti da Dio.
Il popolo di Israele in diverse occasioni cadde nella trappola della schiavitù, nonostante avesse visto con i propri occhi come Dio lo aveva liberato dalle mani del faraone (che lo teneva prigioniero) e avesse osservato l’Eterno all’opera attraverso le dieci piaghe che aveva mandato in Egitto!
Dio operò nuovamente con potenza nel passaggio attraverso il Mar Rosso (a cui seguì un canto di ringraziamento scritto in Esodo al capitolo 15), tuttavia questo stesso popolo, ora libero, alle prime difficoltà iniziò a lamentarsi.
Spesso leggendo questa storia, la nostra reazione è criticare il loro comportamento e pensare come potessero fare tutto ciò dopo quello che avevano visto, però non ci accorgiamo che molte volte facciamo altrettanto.
Gesù, attraverso il Suo sacrificio, ci ha liberati dalla schiavitù del peccato, mentre noi ignari, non ci accorgiamo che accadono delle cose nella nostra vita che ci fanno entrare in altre prigioni come ansia, paura, depressione, scoraggiamento ecc. Può sembrare difficile da comprendere, ma come credenti possiamo vivere liberi dal peccato, non solo da quello esteriore, ma anche dalla radice del peccato stesso che si trova in noi. Le persone non sono peccatori per quello che fanno, ma per quello che sono ed il problema è proprio la natura di peccato. Purtroppo tanti sono coloro che vogliono liberarsi dal peccato basandosi sulle proprie forze, ma questo è uno sforzo inutile, perché potremmo riuscire a migliorare l’esteriorità della nostra vita, ma non a risolvere la nostra natura di peccato.
Possiamo invece essere consapevoli della nostra posizione in quanto figli di Dio, consci che solo quando riceviamo Gesù nella nostra vita siamo veramente liberi ed essere noi a garantire la continuità di questa libertà nella nostra vita. Gesù ci ha liberato dandoci le armi per poter mantenere la vera libertà, ma le nostre errate attitudini e i nostri ragionamenti sbagliati, possono minarla, incatenandoci senza che ce ne accorgiamo.
Oggi è possibile vivere questa libertà accettando Gesù come nostro Signore e Salvatore, fidiamoci di Dio e lasciamo a Lui il pieno controllo della nostra vita! Lui ha già compiuto ogni cosa affinché noi potessimo vivere nella vera libertà, ma sta a noi accettarla riconoscendo il Suo sacrificio.
II. LOTTA PER LA LIBERTÀ
Dopo aver approfondito nelle serie precedenti della collana Oltre, come Dio scende
e Dio prepara
, in questo volume (continuando il nostro viaggio nel libro dell’Esodo), vedremo come Dio libera
il Suo popolo. Dio ha già formato l’identità di Mosè attraverso sei tappe meravigliose: attesa, servizio, disponibilità, prendere atto, conoscenza e consapevolezza ed ora è pronto a farsi conoscere come Colui che libera.
1. La crisi dei perché
Mosè durante il suo percorso, ha vissuto un momento di crisi (come accade a molti di noi) durante il quale ha gridato: Perché Signore, perché?
I bambini intorno ai due, tre anni, iniziano a sperimentare la fase del perché
ed in continuazione bombardano di domande chiunque, ma soprattutto i genitori, che loro malgrado si trovano a rispondere ad assurdi e imbarazzanti quesiti. Questi perché potrebbero infastidire, tuttavia sono molto importanti per il bambino, in quanto dettati dalla sempre maggiore consapevolezza di sé e di ciò che lo circonda. La nostra crescita spirituale non differisce di molto da quella fisiologica; lo ha sperimentato anche Mosè, che dopo aver acquisito coscienza dei suoi limiti personali, del suo mandato, di chi è lui e di chi è Dio (esattamente come capita a noi durante la crescita spirituale), si è posto i suoi primi perché
.
Più siamo consapevoli di chi è Dio, più non ci spieghiamo tante cose. Se per esempio sappiamo con certezza che Dio può operare un miracolo, allora sarà inevitabile porgli questa domanda: Perché non lo fai Signore?
Quante volte ci siamo scontrati con questa realtà?
Analizziamo ora insieme i perché di Mosè. Allora Mosè tornò dal SIGNORE e disse: «Signore, perché hai fatto del male a questo popolo? Perché dunque mi hai mandato? Infatti, da quando sono andato dal faraone per parlargli in tuo nome, egli ha maltrattato questo popolo e tu non hai affatto liberato il tuo popolo». (Esodo 5:22-23) Qui Mosè realizza di aver fatto tutto ciò che il Signore gli aveva comandato e constata che più stava al centro del volere di Dio, più il faraone lo osteggiava e faceva soffrire il popolo. Le sue domande a Dio sono quindi inevitabili… Perché fai del male a questo popolo? Perché mi hai mandato? Perché più parlo a tuo nome, più il faraone maltratta questo popolo?
Proviamo ad immaginare cosa stava vivendo Mosè. Quante volte trovando opposizioni nel nostro cammino abbiamo iniziato a dire: Signore, perché permetti tutto questo? Signore, io ti sto servendo, ma perché accade tutto ciò?
Dentro di noi ci domandiamo Perché Signore mi hai chiamato? Perché mi hai mandato e perché mi trovo in questa situazione? Perché, perché, perché?
Così con questa serie di perché, iniziamo a compiere qualcosa che non dovremmo mai fare: mettere in dubbio la Sua chiamata, il piano che Lui ha per la nostra vita e soprattutto, iniziamo a mettere in dubbio Dio stesso. Il nemico teme l’adempimento del piano di Dio nelle nostre vite, perché significherebbe ammettere la potenza della croce nella nostra quotidianità, ma soprattutto ricordargli che Gesù ha già vinto. Quindi cosa cerca di fare? Satana tenta di ostacolarci per denigrare la croce e cerca di osteggiare il piano di Dio facendo leva sui perché che si insinuano nella nostra mente. Il suo obbiettivo è mettere in dubbio la chiamata di Dio per la nostra vita, nonché Dio stesso, ma ogni volta che malgrado i tanti perché andiamo avanti nel nostro cammino servendo Dio, noi ricordiamo al nemico la vittoria di Cristo! Perseveriamo!
2. L’opposizione
Mosè più serviva Dio e più vedeva l’opposizione del faraone. Newton diceva: Ad ogni azione corrisponde una reazione
e questo accade sia in fisica, sia nel mondo spirituale. Quando serviamo Dio e perseveriamo nella chiamata, questo ovviamente non piace al nemico che cercherà di contrastarci per costringerci alla resa.
Cercherà inoltre di insinuarci dubbi in merito alle capacità di Dio sapendo che più andiamo avanti, più il piano di Dio avanza e più persone si avvicineranno a Dio. Tutto ciò ovviamente non è gradito all’avversario che vedendoci come una minaccia, cercherà di farci desistere. Il nemico conosce perfettamente quanto scritto in Giacomo 1:2-4. Considerate una grande gioia, fratelli miei, quando vi trovate di fronte a prove di vario genere, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza compia in voi un'opera perfetta, affinché siate perfetti e completi, in nulla mancanti.
Parafrasando questi versetti, potremmo sostenere che il frutto della prova porterà perseveranza e tutto questo compirà un’opera perfetta, completa, dove non mancherà nulla.
3. La preghiera
Dunque cosa fare davanti ad una opposizione? Fermarci? Lasciare che i fatti prendano il sopravvento? Se osserviamo il comportamento di Mosè notiamo che non lasciò il popolo in balia del faraone e non si fece irretire dalla sua mente o dai suoi pensieri, ma cosa fece? Allora Mosè tornò dal Signore e disse… (Esodo 5:22) Noi non dobbiamo inibire i nostri perché, ma dobbiamo portarli a Cristo, ai Suoi piedi, tramite la preghiera. Nel termine opposizione
ci sono due P
e la prima P
da ricordare e di cui ci dobbiamo necessariamente equipaggiare, è quella della Preghiera.Nei momenti di opposizione Dio ci dice: Porta i tuoi perché davanti a me, non lasciarli in mano al nemico e così come fece Mosè durante la fase dei suoi perché, anche tu rivolgiti a me, vieni e discutine con me, non cercare risposta nella tua mente, perché la tua risposta è tra le mie mani
.
Mosè voleva lottare per la libertà del popolo e la prima arma che usò fu quella della preghiera. La preghiera produce pace, ci protegge e non dobbiamo mai dimenticare che solo quando abbiamo la Sua pace, possiamo iniziare a lottare.
Leggiamo in Filippesi 4:6-7: Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. Quando stiamo vivendo l’opposizione, attanagliati dai nostri perché, che come tarli vogliono distruggere il nostro cuore e i nostri pensieri, come fece Mosè, rivolgiamoci a Dio! Solo in Lui riceveremo la pace che ci protegge e ci sostiene nonostante le circostanze avverse che stiamo attraversando.
4. La Parola
La seconda P
del termine opposizione
è quella della Parola. Questa è la risposta che Mosè ebbe quando andò a parlare con Dio:
«Ora vedrai quello che sto per fare al faraone con mano potente, li lascerà andare, anzi con mano potente li caccerà dal suo paese!» (Esodo 6:1) La prima cosa che Dio fece in seguito ai perché di Mosè e all'opposizione che stava subendo, fu quella di proclamare la libertà ricordando a Mosè le promesse che Lui aveva fatto al Suo popolo. L’Eterno volle richiamare alla mente di Mosè e di Israele il patto di alleanza stretto da Lui stesso. Patto che il popolo, stanco e provato a causa della schiavitù, non ricordava più; il Suo popolo non riusciva più ad ascoltare quello che Dio aveva da dire perché aveva perso ogni speranza.
Questo succede anche a noi nel bel mezzo delle nostre prove. L’Eterno proclama la nostra libertà per risvegliare in noi la Sua Parola, ma può succedere che provati dalle circostanze, non lo ascoltiamo, perdiamo di vista la speranza delle Sue promesse, la nostra forza viene a mancare, ci indeboliamo e il nemico avanza.
È proprio quando siamo stanchi ed affaticati che dobbiamo proclamare le promesse di Dio ed essere radicati nella sua Parola.
A tale proposito Paolo ci incoraggia ad affrontare una battaglia spirituale come citato in Efesini 6:17. Prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio. (Efesini 6:17)
Non possiamo pensare di lottare, di combattere per la libertà e per la nostra vita, senza la Parola di Dio. La Sua Parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio. (Isaia 11:4) Oltre Mosè, la Bibbia ci racconta di un altro uomo che dovette affrontare diverse opposizioni: Neemia quando si prefissò l’obiettivo di ricostruire le mura di Gerusalemme. Il suo intento, più che nobile, era in accordo con Dio, ma contro quest’opera ci fu una forte opposizione da parte dei nemici manifestata in ben due occasioni. La prima occorse quando Samballat e Tobia derisero gli uomini che stavano lavorando duramente alla ricostruzione delle mura. Il loro scopo era quello di scoraggiarli e deprimerli durante il loro lavoro. Una delle tattiche preferite del nemico, è quella di scoraggiarci, farci sentire inutili o incapaci di portare avanti il piano di Dio. Il secondo attacco pianificato da Samballat e Tobia fu invece più fisico; non essendo state sufficienti le parole per dissuadere gli israeliti, decisero di fare qualcosa di più concreto: attaccare e creare disordine a Gerusalemme. Ci sono momenti nella nostra vita dove le persone non usano solo l’eloquenza delle parole per scoraggiarci, ma si impegnano attivamente per ostacolarci.
Come reagì Neemia di fronte a tutto questo? Si confermò un incredibile uomo di preghiera!
Quando fu a conoscenza che le cose a Gerusalemme non andavano bene, si mise a pregare prima di esporre le proprie richieste al re, così come pregò dopo ogni attacco subito, senza farsi mai influenzare dalle circostanze che stava vivendo. Neemia rimette tutto nelle mani di Dio, conscio che solo l'Eterno ha il controllo di ogni situazione; non si scoraggia e non si lascia abbattere. Pietro e Giacomo, nel Nuovo Testamento, ci esortano addirittura