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Dio che provvede
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E-book169 pagine2 ore

Dio che provvede

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Nel quarto libro della serie OLTRE "Dio che provvede" vogliamo affrontare una tematica delicata per l'uomo che spesso lo porta a fare scelte dettate dalla paura: la fiducia in Dio! Secondo la piramide dei bisogni di Maslow, l'uomo è alla ricerca di cinque bisogni fondamentali: i bisogni fisiologici (fame, sete,…), i bisogni di sicurezza, i bisogni di appartenenza, i bisogni di riconoscimento e i bisogni di autorealizzazione. Dio conosce benissimo questa necessità di sopperire alle esigenze dell'uomo, ma vi è una priorità fondamentale da considerare: è Dio che si impegna a provvedere a questi bisogni. Ma la società spinge l'uomo a fare l'inverso ricercando prima di tutto di soddisfare i propri bisogni e dopo ricercare la "spiritualità". I capitoli trattati dal libro di Esodo sono dal 15 al 19 e analizzeremo alcuni principi per riuscire a riposare nelle promesse di Dio e la storia del popolo d'Israele nel deserto ci sarà di esempio per maturare e crescere nella fiducia in Colui che conosce perfettamente i bisogni dell'uomo.
LinguaItaliano
Data di uscita9 ago 2021
ISBN9791220351133
Dio che provvede

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    Anteprima del libro

    Dio che provvede - Ministero Rehoboth Associazione

    I. INTRODUZIONE

    In questa quarta serie Dio che provvede comprenderemo il cuore che Dio ha verso l'uomo. Il cuore del Creatore che desidera che la propria creatura sia completa e di nulla mancante in ogni aspetto della sua vita. Proseguiremo nel vedere come Dio ha provveduto per il suo popolo durante il viaggio verso la Terra Promessa e analizzando altri capitoli del libro dell'Esodo, comprenderemo sempre di più la fedeltà di Dio, una fedeltà rimasta tale anche dopo le lamentele del popolo.

    La prima cosa che Dio desidera per noi è che beneficiamo della Sua presenza per donarci la vita eterna, ma è altresì interessato alla nostra vita terrena. Desidera infatti che stiamo bene e che non ci manchi nulla nella nostra quotidianità.

    Nella preghiera del Padre Nostro sono presenti varie richieste, ma solo una (dacci oggi il nostro pane quotidiano) riguarda qualcosa di propriamente materiale. Questo ci insegna che le priorità di ciò che chiediamo a Dio, dovrebbero riguardare questioni spirituali. Dovremmo impegnarci di più a pregare per il progresso del regno di Dio, per la nostra condizione spirituale e per quella delle persone intorno a noi e solamente in seguito, pregare per i nostri bisogni materiali.

    Tuttavia siamo creature di Dio tripartitiche e come tali abbiamo bisogni spirituali, emotivi e fisici; perciò, proprio come Gesù ci insegna nel Padre Nostro, è giusto e buono pregare anche per i nostri bisogni carnali. Nella Bibbia la parola pane è utilizzata per rappresentare sia l'alimento specifico in sé, sia il cibo in generale, mentre nella cultura romana, pane talvolta indicava tutti i bisogni fondamentali di una persona, non solo il cibo, ma anche ad esempio l'abbigliamento. Ne consegue che la parola pane può dunque includere anche i nostri bisogni materiali, necessari per il sostentamento della nostra esistenza.

    Per mezzo di Cristo Gesù, possiamo quindi chiedere a Dio Padre di darci tutto ciò che ci serve giorno dopo giorno. Dobbiamo presentarci a Lui chiedendogli di darci in dono tutto quello di cui abbiamo bisogno, perché solo Lui può provvedere ad ogni nostra necessità. Non dobbiamo chiedere a Dio di venderci ciò che ci serve, perché non abbiamo nulla da offrirgli che non sia già Suo. Questo importante concetto ci aiuta a capire che siamo incapaci da soli di fare qualsiasi cosa e che tutto quello che abbiamo viene da Dio. Evita i danni dell'orgoglio facendoci riconoscere che non siamo autosufficienti, ma dipendiamo da Dio per ogni cosa e per ogni respiro che Lui generosamente ci dona.

    Talvolta pensiamo che Dio ci dia quanto riteniamo necessario con il contagocce, ma ci sbagliamo, perché Lui ci ama e brama benedire i suoi figli in ogni area della nostra vita. Ma se Dio sa di cosa abbiamo bisogno, perché dobbiamo chiederglielo? È per la stessa ragione per cui benché conosciamo cosa vorrebbe nostro figlio, desideriamo che sia lui a chiedercelo!

    Dio vuole relazionarsi con noi, ma prima di tutto desidera che ci fidiamo di Lui nella consapevolezza che Lui ha cura di noi.

    È il nostro Dio, non ci farà mai mancare nulla e il nostro unico scopo deve essere adorarlo per quello che è, non per quello che fa o dà. Non vogliamo soffermarci solo sul concetto di aspettarci qualcosa da Dio, ma approfondire invece tutte quelle dinamiche che possono bloccare le Sue benedizioni, come ad esempio il concetto del dare.

    Spesso ardiamo vivere una vita abbondante, ma senza dare. Chiediamo che Dio provveda per noi un montone, ma non siamo disposti a sacrificare il nostro Isacco. La certezza che ci viene dalla Parola di Dio è che il Padre Celeste conosce perfettamente chi siamo e cosa sia di vitale importanza per la nostra vita. Egli non ci ha promesso un mondo senza pericoli o senza problemi, ma ci ha garantito che ci aiuterà ad affrontarli e che non saremo mai soli durante le nostre battaglie.

    La Parola di Dio è piena di promesse che ci incoraggiano a confidare e credere che Lui si occupa e ha cura di noi sempre, anche quando noi non lo realizziamo. Davide nel Salmo 23, al versetto 6, dichiara una sua certezza: Certo beni e bontà m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita.

    Dio ci fa sapere attraverso le Scritture che niente e nessuno potrà fermarci o sconfiggerci, perché Dio stesso si è impegnato a vegliare su noi, proteggerci, provvedere e darci la forza per andare avanti. Non lasciamoci quindi vincere dall'ansia, ma riponiamo la nostra fiducia in Dio, confidiamo in Lui e continuiamo a credere alle Sue promesse perché Egli provvederà ad ogni nostro bisogno.

    II. CHE DOLCEZZA

    In questo quarto libro della serie Oltre, un capiente carrello della spesa è l'immagine che ci accompagna durante la lettura di Dio che provvede. Così come dopo aver riempito il nostro carrello della spesa pensiamo ho tutto il necessario...sono a posto... non mi serve più nulla, anche con Dio funziona allo stesso modo, perché Lui provvede a noi fornendoci tutto ciò che ci serve ed è necessario per la nostra vita!

    Il titolo di questo capitolo, Che dolcezza, è letteralmente in contrasto con quanto accadde nel deserto al popolo d'Israele. Continuando il nostro viaggio attraverso il libro dell'Esodo, dopo la liberazione dalla schiavitù in Egitto, uomini e donne camminarono per tre giorni ed assetati arrivarono presso le acque di Mara, ma non poterono bere quell'acqua perché era amara.

    Cosa fece Mosè? Egli gridò al Signore; e il Signore gli mostrò un legno. Mosè lo gettò nell'acqua, e l'acqua divenne dolce. È lì che il Signore diede al popolo una legge e una prescrizione, e lo mise alla prova, dicendo: «Se tu ascolti attentamente la voce del Signore che è il tuo Dio, e fai ciò che è giusto agli occhi suoi, porgi orecchio ai suoi comandamenti e osservi tutte le sue leggi, io non ti infliggerò nessuna delle infermità che ho inflitte agli Egiziani, perché io sono il Signore, colui che ti guarisce». (Esodo 15:25-36)

    Ecco che Dio provvede rendendo dolce ciò che in noi è amaro!

    1. Giungere a Mara

    Il popolo d'Israele era ormai libero e lontano da un nemico che per lungo tempo lo aveva tenuto legato e oppresso. Dopo l'attraversamento del Mar Rosso il popolo elevò canti di lode e di ringraziamento a Dio per la libertà ottenuta, ma solo dopo tre giorni di cammino nel deserto di Sur, la lode si trasformò in lamento. Ma come? Settantadue ore prima il popolo esultava, gioiva, cantava ed ora i loro musi erano lunghi, arrabbiati e tristi? Cos'era accaduto? Israele aveva visto intervenire Dio miracolosamente nella loro vita ed ora dov'era finito il ringraziamento, ma soprattutto la loro fede? Probabilmente dopo il passaggio del Mar Rosso tutti si aspettavano di trovare immediatamente gli agi e le comodità della terra promessa e non un lungo e difficile deserto da attraversare. Proprio in quel deserto e nell'avversità del momento, trasparì ciò che era nascosto in fondo al loro cuore: l'amarezza! Anche gli egiziani, con tutto ciò che fecero a questo popolo, avevano reso amara la loro vita ed il loro cuore contaminandolo di quell'amarezza divenuta poi una radice velenosa che li ha resi amari!

    Tutti noi vorremmo vivere una dolce vita! Chi non vorrebbe vivere una vita felice e vissuta in armonia? Nessuno vorrebbe soffrire, però a volte accadono eventi (spesso imprevedibili ed inaspettati), che ci fanno soffrire, che riaprono ferite non completamente sanate e che rendono amara la nostra anima e la nostra esistenza. Gesù può miracolosamente toccarci e portarci alla libertà in un istante, questo è vero, ma molto spesso abbiamo bisogno di fare un percorso con Gesù al nostro fianco, prima di essere completamente liberi. Sebbene consapevoli di essere liberi in Cristo Gesù, dobbiamo compiere un'ulteriore azione: guarire da ciò che ci ha resi amari! Dio è sempre al nostro fianco, ci sostiene incoraggiandoci a compiere un passo di consapevolezza del nostro stato interiore, perché fino al giorno in cui non riconosciamo di essere malati dentro, non possiamo guarire!

    Così come il popolo di Dio comprese di aver bisogno di guarigione solo nel deserto e presso le acque di Mara, anche per noi è fondamentale capire se c'è ancora qualche radice d'amarezza che dobbiamo estirpare dal nostro cuore. Dio vuole consegnarci le chiavi, ovvero il modo per poter guarire completamente e lasciare l'amarezza fuori dalla nostra vita. Che non spunti in voi nessuna radice di amarezza a darvi molestia scrisse l'Apostolo Paolo agli ebrei. Potremmo quindi chiederci: come faccio a comprendere se c'è in me dell'amarezza?

    Osservando il nostro comportamento di fronte ad una prova! È solo quando attraversiamo le circostanze avverse della nostra vita che possiamo fare la diagnosi del nostro cuore e capire in totale sincerità se vi è amarezza nella nostra anima.

    Fu nel deserto di Sur che il popolo eletto si rese conto di avere un cuore amaro! Il significato della parola Sur è muro e quel popolo ha dovuto trovarsi davanti ad un muro, davanti alla prova, per riuscire a realizzare il proprio malessere! Dio avrebbe potuto condurli lungo una strada molto più corta per arrivare alla terra promessa, ma il deserto era una tappa necessaria per poter ricevere guarigione! Gli israeliti credevano che dopo la libertà avrebbero trovato la terra promessa ad attenderli a braccia aperte, invece trovarono un muro! Si illusero di vivere immediatamente una vita da favola, ma la vita è tutt'altro che una fiaba!

    Molti di noi non hanno avuto un passato sereno e spesso gli eventi della vita hanno contribuito ad amareggiare la nostra esistenza, finché non è arrivato Gesù a liberarci da tutto ciò che ci opprimeva e ci faceva paura. Ingenuamente abbiamo pensato che dal giorno in cui Cristo è entrato a far parte della nostra vita, tutti i nostri problemi si sarebbero risolti e tutto sarebbe andato liscio come l'olio! Con questa convinzione abbiamo iniziato ad essere diversi, a sorridere di più, ci siamo sentiti più forti e sicuri, certi che la nostra vita con Gesù sarebbe stata una favola e che con Lui saremmo stati in grado di affrontare qualsiasi cosa. È vero! Con Gesù possiamo sentirci così, ma è una pia illusione pensare che ogni cosa diventerà semplice da affrontare. Se è vero che ci attende una vita di pace, è certo anche che dobbiamo fare la nostra parte, riconoscendo il nostro stato interiore e permettendo a Gesù di guarirci e trasformarci.

    Come? Il Signore ci mette davanti ad un muro, difronte alle prove della vita, perché è in quei momenti che realizziamo tutto ciò che dobbiamo modificare o plasmare dentro di noi. Nelle prove emergono le delusioni, le frustrazioni e le nostre insoddisfazioni; sono tutti sentimenti che generano amarezza, che manifestiamo attraverso le nostre lamentele. Qualunque sia la situazione che stiamo attraversando, dobbiamo sempre fidarci di Dio! Il Suo scopo per noi è di condurci nella terra promessa, ma dobbiamo imparare a fidarci di Lui e il luogo migliore per farlo, è nel deserto! Nelle avversità è umano pensare: perché devo vivere tutto questo? Dobbiamo avere fede senza amareggiarci, perché Dio vuole portarci nel deserto per trasformarci e formarci per la Sua gloria. Il profeta Osea scrisse: lo l'attirerò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. (Osea 2:14) Non permettiamo mai a nessuna prova di amareggiarci!

    2. Mosè gridò al Signore

    Il popolo d'Israele era deluso, della terra promessa non v'era traccia ed era frustrato perché il tempo passava ed era appesantito dall' attesa. Aveva sete e quando vide da lontano la sorgente, corse verso l'acqua credendo di soddisfare la propria arsura, ma si amareggiarono tutti quando scoprirono che l'acqua era amara. È così… la delusione, la frustrazione e l'insoddisfazione ci rendono amari. Cosa facciamo quando siamo delusi, frustrati e insoddisfatti? Ci lamentiamo!

    Israele si lamentò con Mosè il

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