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Chi é rimasto Chi é partito
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E-book86 pagine1 ora

Chi é rimasto Chi é partito

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Info su questo ebook

Nel Luglio 1989 la 5a A programmatori, la prima classe di Ragionieri Programmatori dell’Istituto Tecnico Commerciale A. De Viti De Marco di Casarano (Lecce), completava gli studi. I 25 ragazzi e ragazze di questa classe si univano al gruppo di diplomati di quell’anno e iniziavano il loro percorso di vita al di fuori di quell’istituto. Nel Marzo 2019, per iniziativa di 3 di queste persone, Claudio, Lucio ed Emanuela, viene creato un gruppo WhatsApp degli studenti di questa 5a A programmatori. Dopo 30 anni dal diploma, questi ex-compagni di classe hanno l’opportunità di ritrovarsi e raccontare i propri percorsi di vita, condividere aneddoti degli anni scolastici, dire in che parte del mondo sono. Questo gruppo WhatsApp é stata una scintilla che ha fatto accendere una vampata di ricordi ed emozioni stupende. Attraverso questa iniziativa ho avuto modo di ascoltare i percorsi di vita di questi miei ex-compagni di scuola. Sono rimasto immediatamente affascinato dalla passione dei loro racconti, dalla diversità delle loro esperienze, dai diversi tipi di legame che avevano con l’essere un ragioniere programmatore e con l’essere salentini. L’intensità delle emozioni in queste storie di vita mi ha fatto venire l’idea di redarre un libro che le raccogliesse.
Questo libro é composto da interviste ad alcuni di questi 25 alunni di questa 5a classe. Le domande in queste interviste sono simili ed hanno come fili conduttori: l’essere ragionieri programmatori, il percorso di vita ed il legame con il Salento.
Uno dei criteri guida nella creazione di questo libro, nella scelta di chi intervistare, é stato il raggiungere un equilibrio fra tutto quanto potesse essere emanato dalle interviste ed influenzare il lettore. Un equilibrio fra i paesi di provenienza, per non dare l’idea che tutti gli alunni provenissero dallo stesso paese. Un equilibrio nelle scelte di vita dopo il diploma, per evitare di dare l’idea che tutti fossero andati via o che tutti fossero rimasti o che tutti esercitino la professione di ragioniere o che nessuno la eserciti. Un equilibrio fra il numero di uomini e donne, per non dare l’idea che la classe fosse formata da soli maschi o sole femmine. E così via.
Mi rendo conto che questo obiettivo dell’equilibrio é stato raggiunto solo in parte. I percorsi di vita, i paesi di provenienza, la suddivisione fra uomini e donne sono equilibrati, ma la suddivisione fra chi é rimasto e chi é partito non lo é. La 5a A programmatori aveva 25 alunni ed attualmente 14 sono rimasti nel Salento mentre i rimanenti 11 vivono fuori dal Salento. Questo non é riflesso dalle interviste: ve ne sono 3 a persone che sono rimaste nel Salento e 4 a persone che vivono altrove.

Questo libro è rivolto ad un pubblico ampio, sicuramente italiano, ma non necessariamente salentino o non necessariamente di cinquantenni. Nel rispondere alle domande abbiamo cercato di essere i più chiari possibili, descrivendo in dettaglio quello che intendevamo, dando riferimenti della cultura del periodo in questione, traducendo in italiano le espressioni dialettali , ...

É stato un piacere ritrovare questi compagni di classe, emozionarsi nell’ascolatare le loro storie e redarre questo libro. Mi auguro che l’intensità delle emozioni in queste storie di vita venga percepita da tutti i lettori.

LinguaItaliano
Data di uscita14 giu 2020
ISBN9780463516874
Chi é rimasto Chi é partito
Autore

Pierluigi Frisco

Pierluigi Frisco holds a MSc from the University of Milan (Italy) and a PhD from Leiden University (The Netherlands). After a brief career in British academia Pierluigi, together with his wife and two children, moved back to The Netherlands and started to work in industry. His fields of expertise are computer modeling, optimization and data analytics.When not working or playing with his children, he is probably woodworking.

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    Anteprima del libro

    Chi é rimasto Chi é partito - Pierluigi Frisco

    Torrepaduli – Pisa

    Ci puoi dire perché ti iscrivesti alla ragioneria, come ricordi quegli anni: gli insegnanti, i compagni di scuola, quello che ti è piaciuto di meno e quello che ti è piaciuto di più, e a cosa ti è servito nella vita essere un ragioniere?

    Durante le scuole medie ho avuto sempre dei buoni voti, così alla fine della terza media i professori consigliarono ai miei genitori di farmi proseguire gli studi in un liceo. Alcuni indicarono il liceo scientifico, altri il liceo classico. I miei genitori, temendo che non volessi andare all’università, pensarono che un istituto tecnico mi avrebbe offerto la possibilità di lavorare senza necessariamente dover proseguire con gli studi universitari. Non ricordo perché scelsi ragioneria. Ero molto sprovveduto, a differenza dei ragazzi di oggi che conoscono tutti i piani di studio dalle scuole medie in poi. Forse la scelta ricadde su ragioneria perché mio cugino Marco, con cui siamo cresciuti insieme come fratelli, aveva già scelto ragioneria. L’unica cosa sulla quale i miei genitori ed io fummo incuriositi fu la nuova materia che faceva capolino, l’informatica. Cercammo una ragioneria con indirizzo informatico e la più vicina era a Maglie, dove era stata appena istituita. Così mi iscrissi ed eravamo io, Marco e Domenico, tutti di Torrepaduli, il mio paesino frazione di Ruffano. Molto affiatati, perché insieme per dall'asilo. Nonostante tutto, li ricordo come anni tristissimi.

    Il biennio lo feci alla sezione H, era una succursale che si trovava all’ingresso di Maglie, lontana dalla sede centrale. Era una casa per famiglia adibita a scuola con le stanze che erano diventate aule. Lì c’erano quattro/cinque classi, due prime, una seconda ed un quarto anno. In classe nostra eravamo in 39. Solo maschi. Un’interrogazione a quadrimestre e qualche verifica scritta. Era difficile per i professori seguirci a dovere, così il primo anno 18 furono bocciati, 6 promossi e gli altri tutti rimandati. Ricordo ancora questi numeri. Fra i 6 promossi c’ero io, che assieme ad un altro compagno di classe, avevamo avuto i voti più alti. Quell’anno mi impegnai tantissimo, un po’ per paura del nuovo, di non farcela, ma soprattutto perché mio padre promise di regalarmi il windsurf qualora fossi stato il primo della classe. Mio padre non mantenne la promessa, sostituendo il windsurf con un il libro dal titolo Il tuo primo windsurf. Ne rimasi molto deluso. Il secondo anno fu come il primo, eravamo una trentina. Al triennio con indirizzo informatico si accedeva solo con voti non inferiori al 7 e mai rimandati. Vivevo quindi anche questa sfida/paura. Riuscì ad accedere al triennio nella sezione C, istituto centrale. Anche lì classe di tutti maschi, la rigidità e severità del preside era conosciuta ed estrema. Noi maschietti avevamo l’obbligo di utilizzare un ingresso ed un’uscita dell’edificio, le femminucce invece un’altra. Era vietato che un maschietto ed una femminuccia parlassero nei corridoi durante la ricreazione, pena la sospensione. Il ritardo di ingresso a scuola di soli 5 minuti andava giustificato dai genitori, pena la sospensione. Le ragazze non potevano portare gonne, se non abbondantemente sotto il ginocchio. Non c’era alcun piacere di andare a scuola, nessuno stimolo. Inoltre era scomodissimo raggiungere Maglie. Non era possibile farlo tramite una linea di autobus pubblica, ma solo con un autobus privato, che iniziava il suo giro mattutino da Torrepaduli alle 5:45, ancora buio, poi le varie fermate a Supersano, Casarano, Matino, Parabita, Collepasso per poi arrivare a Maglie alle 7:00, dove venivamo lasciati per primi. L’unico aspetto positivo era il poter ripetere le lezioni prima di entrare in classe. Stessa cosa al ritorno, ma al contrario, venivamo presi per ultimi e lasciati per ultimi, arrivavamo a Torrepaduli alle 15:00.

    Quindi nonostante fosse dura dovermi allontanare da mio cugino e Domenico, decisi di trasferirmi per gli ultimi due anni alla ragioneria di Casarano, dove nel frattempo era stato istituito l’indirizzo informatico.

    Feci un vero e proprio salto nel buio, cambiai tutto, lasciando anche miei compagni di classe. Entrai in 4a A programmatori. L’unica sezione con indirizzo programmatori a Casarano. Riconobbi fra gli studenti della classe Donatella, con la quale avevo frequentato insieme le scuole medie. Questo mi diede conforto. Cominciai a respirare. La classe era mista e vantava le più belle ragazze dell’istituto, compagni simpaticissimi, di cui conservo un bel ricordo. Andare a scuola diventò un piacere. Ricordo in particolare il primo incontro con il professore di matematica, la materia che preferivo. Mi interrogò il primo giorno, o meglio mi chiamò perché nelle sue lezioni spiegava con uno studente alla lavagna. Mi fece alcune domande sugli angoli, la loro ampiezza e rispettivi nomi, bisettrice, etc. Non so dove sbagliai una risposta ed accusai il primo: U fessa ca sìnti, a Màje l’hai ‘mparàte ste cose? [Il fesso che sei, hai imparato a Maglie queste cose?]. Fu il benvenuto. Nel quarto e quinto anno vissi di rendita, facevo il minimo indispensabile. Non avevo alcun trasporto ed interesse per informatica, ragioneria, italiano e diritto. Forse faccio prima a dire quali erano le materie che mi piacevano di più: matematica ed economia finanziaria. Arrivai al diploma vivendo giorni spensierati e ricchi di emozioni ed amicizie. L’informatica non la capivo. Col senno di poi ho capito che la colpa fu dei professori incapaci di insegnarla. Se oggi dovessi insegnare informatica, intrisa di logica, di passi finiti, di iterazioni, di condizioni, di probabilità, di matematica, lo farei molto, molto diversamente da loro. Il mio primo professore di informatica lo ebbi al terzo anno a Maglie. Mi trasferii anche per non vederlo più. Era un matematico ma incapace nella didattica. Lo ritrovai a Casarano, fortunatamente nel corso B programmatori che aveva la prima classe. Il professore del quarto e quinto anno forse fu anche peggio. Niente, non capivo l’informatica, la trovavo ostica e naturalmente la odiavo. Guarda caso era tra le materia da scartare negli studi universitari. Stessa cosa per ragioneria, un professore scansafatiche a Maglie ed uno giovane, tutt’altro che imparziale, didatticamente incapace, lumacone e viscido a Casarano. Diritto non mi piaceva perché c’era troppo da imparare a memoria, cosa che per me era molto difficile. Matematica era la materia che mi era rimasta più a cuore. Sono stato fortunato, ho avuto sempre dei buoni insegnanti, sia a Maglie, che a Casarano. Professori appassionati della materia e con tanta voglia di insegnarla.

    Così, nel luglio 1989 conseguì il diploma e soprattutto il titolo ragioniere, quindi colui che è capace di ragionamento, di saper fare calcoli e conti, capace di leggere e compilare qui moduli e modelli che gli altri non capivano. Negli anni 70 e 80, il titolo

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