Fianco a Fianco
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Info su questo ebook
“Ogni studente entra come un blocco informe, indefinito, e viene man mano smussato e scolpito, acquisendo una forma adulta, matura”.
Le parole degli autori offrono l’opportunità di guardare con occhi nuovi a questo percorso unico, in cui si è chiamati a capire chi diventare e come sviluppare al meglio la propria personalità. Anni in cui cercare risposte esaustive a grandi domande, che impiegano una vita per essere affrontate, ma anche tempo per sperimentare la spensieratezza genuina e la bellezza di crescere insieme, fianco a fianco.
Chiara Della Mercede e Lorenzo Giaretto.
Nati rispettivamente nel 2001 e nel 2000, vivono ad Asti, in Piemonte. Cresciuti assieme in oratorio, sono accomunati dalla passione per l’educazione e la formazione dei giovani. Sono stati compagni di classe al Liceo Scientifico F. Vercelli, nel quale hanno conseguito il diploma nel 2019. Attualmente frequentano rispettivamente il corso di Laurea in Infermieristica, presso l’Università di Torino, e in Matematica per l’Ingegneria, presso il Politecnico di Torino.
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Anteprima del libro
Fianco a Fianco - Chiara Della Mercede
© 2021 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-4164-8
I edizione luglio 2021
Fianco a fianco
La vita oltre i banchi
Prefazione
Amo la scuola perché è sinonimo di apertura alla realtà. Almeno così dovrebbe essere! Ma non sempre riesce ad esserlo, e allora vuol dire che bisogna cambiare un po’ l’impostazione. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni.
Con queste parole Papa Francesco si rivolgeva alla scuola italiana nel maggio del 2014, sottolineando l’importanza dell’istituzione stessa invitando studenti e insegnanti a non aver paura della realtà! La scuola ci insegna a capire il mondo che ci circonda. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. Quando iniziamo ad andare a scuola impariamo a 360 gradi, e si devono sopportare anche materie che non rispondono pienamente ai nostri interessi. Poi, con il passare degli anni, piano piano si approfondisce un indirizzo e infine ci si specializza negli anni dell’università quando si sceglie un indirizzo specifico in base alle proprie attitudini e sensibilità. Se uno ha imparato a imparare questo gli rimane per sempre, rimane una persona aperta; questo lo insegnava un grande educatore italiano: Don Lorenzo Milani.
Le pagine che avete scritto non sono semplicemente la cronaca di ciò che avete vissuto, ma racchiudono, tra le righe, un cammino di crescita che avete fatto e alcuni consigli utili a chi sta vivendo la scuola superiore in questi anni. Anni di turbolenze interiori, di cambiamenti del proprio corpo e psicologici, anni che ti vedono entrare in una scuola appena adolescente e ti vedono uscire maggiorenne e nel pieno dei propri diritti e doveri.
Per prima cosa, leggendo questo racconto, posso dire che mi sono tornati alla mente gli anni in cui ho vissuto la scuola superiore e ne condivido alcune caratteristiche che penso siano proprio intrinseche all’età in cui certe situazioni si vivono. Mi sono ritrovato sovente ad affrontare la fatica dell’essere rappresentate di classe così come la gioia di organizzare viaggi d’istruzione o di dover mediare tra la classe e gli insegnanti.
Agli studenti che leggeranno queste righe mi piacerebbe dire che prima di loro altri giovani hanno vissuto le loro stesse emozioni e preoccupazioni: lasciatevi guidare da chi ha affrontato la scuola come una vera palestra di vita e sappiate cogliere la preziosità dei momenti che si vivono giorno per giorno cogliendo il positivo che c’è in essi.
Ai docenti che da queste pagine potrebbero sentirsi coinvolti nel pensare alla loro professione auguro di saper accogliere ogni suggerimento per individuare ogni giorno la strada migliore da percorrere con i propri alunni nel percorso di accompagnamento intellettuale e umano che sono chiamati a svolgere nel realizzare in pieno la loro vocazione di educatori e di formatori.
A voi, Chiara e Lorenzo, a cui posso dire di aver vissuto al vostro fianco questi anni che raccontate, condividendone le angosce e le gioie, le fatiche e le speranze, va il mio grazie! Per le persone che siete, per ciò che avete scritto e per i sogni che portate avanti! Non scoraggiatevi! Ci sono dei momenti della vita in cui vorreste abbandonare tutto perché ciò in cui sperate sembra essersi perso, altri in cui più incoscientemente andrete avanti senza farvi troppe domande: cercate il giusto equilibrio e farete della vostra vita un capolavoro!
Questo è l’augurio che faccio a voi, per la vostra vita, per la grande opera di educatori che rivestite e a coloro che studiano e insegnano perché siano sempre attenti cercatori della Verità!
don Mauro Canta
Tutto è cominciato da qui, una sera di fine maggio, a pochi giorni dalla fine delle superiori. Eravamo stanchi, tante emozioni contrastanti si alternavano nei nostri cuori: stavamo lentamente realizzando di essere arrivati al termine di un lungo viaggio, e l’idea di lasciarlo finalmente alle spalle non ci dispiaceva affatto. Nonostante ciò, sentivamo il bisogno, un po’ pazzo, di raccontarlo, prima di tutto a noi stessi. Intuivamo che c’era qualcosa di più in quei cinque anni vissuti, che saremmo riusciti a cogliere solo a posteriori.
La proposta è rimasta lì, sospesa ma mai messa da parte, finché a febbraio del 2020, quando la sessione di esami all’università era finita, abbiamo deciso di metterci in gioco e provare a sviluppare quell’idea tanto strana. Passato l’entusiasmo iniziale, ci siamo imbattuti nel primo problema: non sapevamo da dove e in che modo cominciare, pur avendo tante cose da dire. Avevamo bisogno di riferirci a episodi concreti, non potevamo soltanto concettualizzare; allo stesso tempo ricordavamo molti aneddoti, ma eravamo sicuri di averne dimenticati altrettanti.
Abbiamo quindi chiesto aiuto prima ai nostri compagni, rivolgendo loro un questionario in cui abbiamo raccolto ricordi ed emozioni, e abbiamo poi esteso l’invito ai nostri professori, convinti del fatto che la loro voce sarebbe stata indispensabile per avere una visione completa.
Perché di una cosa siamo convinti: che la scuola prenda vita da studenti e insegnanti e dalla loro interazione. Per noi è stato un vero e proprio cammino che ci ha visto maturare e ci ha lasciato un segno. Un viaggio che ci ha messo alla prova, ma anche fatto scoprire la fortuna di non essere soli ad affrontarlo, la bellezza di camminare fianco a fianco. Nella nostra amicizia ci siamo ritrovati a condividere fianco a fianco anche quest’avventura, così come fianco a fianco l’abbiamo vissuta con ogni nostro compagno. Fianco a fianco significa essere aperti al confronto, sentirsi parte di qualcosa di più grande, sapersi aspettare l’un l’altro per raggiungere insieme i traguardi. Fianco a fianco è la certezza che nella condivisione la fatica si dimezza, ma la gioia si moltiplica.
Questo progetto quindi ci ha permesso di ritornare con la mente sulle avventure e le emozioni vissute, fissandole nero su bianco nelle pagine seguenti, ma le riflessioni che ne abbiamo tratto speriamo possano stimolare anche i lettori, che avranno sicuramente preso posto, nel presente o qualche anno fa, tra i banchi di scuola.
Buon viaggio!
UN NUOVO VIAGGIO
La scuola è il nostro passaporto per il futuro, perché il domani appartiene alle persone che oggi si preparano ad affrontarlo.
– Malcom X
È lunedì 15 settembre 2014, intorno a me una folla di ragazzi aspetta con una certa ansia il suono della campanella: è il mio primo giorno di scuola al liceo. La professoressa di latino ci accoglie all’ingresso, ci chiama per nome, uno per uno, poi ci accompagna in classe. È l’inizio di tutto. Cinque anni dopo, la mattina di un bollente venerdì 5 luglio 2019, varco per l’ultima volta quella stessa soglia da studente: ho appena concluso l’orale della maturità, stappo una bottiglia di prosecco e brindo con i miei amici e compagni perché quel viaggio è terminato e vogliamo celebrarlo.
Ogni volta che ritorno a distanza di tempo in un luogo in cui sono già stato, mi affascina fermarmi a pensare: ciò che vedo e che mi circonda è sempre rimasto lì, non è cambiato, eppure il mio sguardo è diverso rispetto a prima, perché porto dentro di me il nuovo che ho vissuto. Sarà forse un pensiero ingenuo, banale, ma mi colpisce sempre, ed è proprio questa la sensazione che ho provato nel cortile del mio liceo quel giorno di luglio.
Le superiori sono un’esperienza di vita a trecentosessanta gradi, un autentico viaggio che segna la nostra adolescenza, la nostra crescita. Quando entri sei poco più di un bambino: se ripenso al me del 2014, ricordo che ero contento di aver finito le medie, non avevo legato particolarmente in classe se non con alcuni compagni, mi sentivo oppresso da quel mondo e mi aspettavo dal liceo una boccata di aria fresca, ero fiducioso che avrei conosciuto tante nuove persone più affini a me e avrei studiato materie interessanti. Quando concludi le superiori, invece, sei a tutti gli effetti un adulto, libero e padrone delle tue scelte. Sei diventato maggiorenne, hai preso la patente, è il momento di dare alla tua vita una direzione ben precisa, sei chiamato a scegliere chi vuoi essere. Mi piace paragonare la scuola a uno scalpello: ogni studente entra come un blocco informe, indefinito, e viene man mano smussato e scolpito, acquisendo una forma adulta, matura. Lo scultore della nostra vita non si