Quale migliore politica?: L’impegno responsabile dei cristiani e l’intelligenza generativa di Giuseppe Dossetti tra Vangelo e storia
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Le due parti contenutistiche profilano quei connotati strutturali che caratterizzano l’identità e la missione della vita socio-politica, resi concreti dalla feconda testimonianza che emerge nella relazione vissuta tra don Giuseppe Dossetti ed il cattolicesimo democratico.
L’ampiezza di visione che scaturisce dal realismo della dimensione sociale del Vangelo e l’approfondimento propositivo offerto dai singoli contributi qui raccolti, insieme alla conclusione che riflette sul binomio politica e spiritualità, e alla postfazione dedicata al rapporto Chiesa-poveri e alla prossimità agli ultimi, riescono a evidenziare l’itinerario necessario perché si incarni creativamente una genuina e coraggiosa amicizia sociale autenticamente inclusiva, rispondendo, attraverso il vero sviluppo della fraternità universale, alla domanda posta dal titolo del volume.
Domenico Santangelo, curatore del testo, laureato in Scienze economiche e bancarie, baccalaureato in Teologia, licenziato e dottorato in Teologia morale, è docente presso l’Istituto superiore di scienze religiose Ecclesia mater della Pontificia Università Lateranense (Roma). Ha al suo attivo diverse pubblicazioni scientifiche.
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Anteprima del libro
Quale migliore politica? - Domenico Santangelo
a cura di Domenico Santangelo
Quale migliore politica?
L’impegno responsabile dei cristiani e l’intelligenza generativa di Giuseppe Dossetti tra Vangelo e storia
© 2021, Marcianum Press, Venezia
Marcianum Press
Edizioni Studium S.r.l.
Dorsoduro 1 - 30123 Venezia
Tel. 041 27.43.914
marcianumpress@edizionistudium.it
www.marcianumpress.it
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Indice dei contenuti
Lista delle abbreviazioni dei principali documenti magisteriali
Introduzione
I PARTE
I cristiani e la politica. Teologia sociale e Teologia pastorale in dialogo
La responsabilità politica del cristiano: priorità di natura antropologica ed etica
Etica e partecipazione del cristiano in politica
I cattolici democratici e la politica della mediazione
L’impegno dei cattolici in politica. Linee di un’evoluzione storica
Novità di comprensione alla luce del Concilio vaticano II: dal male minore al bene possibile
I cattolici impegnati in politica nella storia della Repubblica italiana: dall’egemonia all’irrilevanza?
II PARTE
Un cantus firmus. Vangelo e storia in Giuseppe Dossetti
Dossetti tra profezia e politica
Rinnovamento, responsabilità, testimonianza: le tre parole-faro di Dossetti
De Gasperi e Dossetti: visione e futuro
L’identità dei cattolici democratici tra passato, presente e futuro
Il nuovo
ordine sociale: scelta cristiana e coscienza politica di ogni cittadino
La profezia popolare
di essere cristiani, cattolici e democratici in politica
Conclusione
«Quanta pace sociale ho seminato?» (Ft, n. 197). Politica e spiritualità
Postfazione
La Chiesa e il Vangelo degli ultimi
Autori dei contributi al testo
QUALE MIGLIORE POLITICA?
L’impegno responsabile dei cristiani e l’intelligenza generativa di Giuseppe Dossetti tra Vangelo e storia
a cura di Domenico Santangelo
Postfazione di mons. Nunzio Galantino
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Un ricordo grato all’On. Luigi Covatta
e a tutti coloro che vivono l’impegno socio-politico
come lievito nella pasta
(cfr. Mt 13,33 ).
Lista delle abbreviazioni dei principali documenti magisteriali
Introduzione
Gli ambiti argomentativi posti a tema in questo testo offrono l’opportunità di concentrarsi sull’impegno di testimonianza – teoretico e pratico, personale e comunitario – dell’essere umano e, in specifico, del cristiano, nell’attività sociale, particolarmente nella vita politica, nella convinzione che quest’ultima costituisca intrinsecamente una modalità dell’esistenza da cui nessun uomo può sottrarsi o verso cui dichiararsi indifferente. Anzi, verso di essa, ciascuno – qualsiasi sia la latitudine o longitudine dove vive e opera – è invitato costantemente a riflettere e operare, individuando, delineando e favorendo costruttivamente sempre ciò che promuove e qualifica dignitosamente il suo e altrui essere al mondo.
Da qui scaturisce la possibilità del vivere in costante riferimento verso ciò che innalza e intensifica la ricerca e l’attuazione concreta e peculiare di tutto ciò che agevola e incentiva virtuosamente il bene in ogni sua forma: propriamente, ci riferiamo – nella sfera terrena – a quello umano più elevato, quello che – come evidenziano i contributi qui riportati – sollecita e richiede l’impegno energico e appassionato di tutti coloro che abitano, secondo natura, in ogni tessuto relazionale e comunitario, nessuno escluso. Si tratta, in altri termini, del bene comune, meta prioritaria a cui ogni agire – personale e sociale – deve tendere nella sua più autentica verità se si vuole stimolare con obiettività ragion d’essere e pienezza di senso ciò che tutto l’esistente è chiamato a realizzare instancabilmente affinché maturi sempre vita – e vita fruttuosa – per tutto l’uomo, tutti gli uomini e l’intero creato, connessi reciprocamente tra di loro secondo una prospettiva globale, olistica, di ecologia integrale [1] .
Se è così, già ad un livello più generale, ogni uomo/donna è, in base alla sua identità – e deve sentirsi, perciò, anche ad un livello operativo nel vissuto – coinvolto nella partecipazione alla dimensione sociale e politica dell’esistenza, anche alla luce della crescente espansione dell’ideale e della pratica democratica ad ogni livello territoriale (dalle micro-relazioni locali alle macro-relazioni globali) ed in ogni contesto della vita (personale, relazionale, di gruppo, sociale, economica, istituzionale, associativa, ecc.) [2] .
È ancora più significativo, alla luce dell’esperienza credente della fede cristiana, interrogarsi sul modo in cui una comunità ecclesiale possa e debba contribuire a sviluppare nei suoi membri e verso tutti un senso profondo della cittadinanza, quel significato maturo dell’essere e del vivere – ciascuno per la sua parte, ma con gli altri e per gli altri – inderogabilmente come popolo [3] . Ciò avviene quando alla luce di un’antropologia di natura plenaria
, tutti i cittadini, dialogando nella verità, adottano una determinata cultura e stile di vita tale da determinarsi e organizzarsi – integrando le diversità in modalità inclusiva – per conseguire un bene comune [4] . Questo implica, pertanto, di modellare e sviluppare in ogni ambiente una consapevole e responsabile partecipazione alla vita comune, laddove quest’ultima è convocata e chiamata ad avverarsi nella forma più piena, quella politica, perché per sua vocazione e missione essa è tale, compiutamente, quando è a servizio integrale
di ogni esistenza sussistente o che verrà a sussistere nel tempo. Perché ciò possa avvenire, è imprescindibile che le generazioni siano legate tra di loro a ogni livello e situazione di vita da un patto sociale, culturale, educativo, globale
[5] , necessariamente inclusivo, realistico e plurale, reso possibile attraverso «una volontà politica di fraternità, tradotta in un’educazione alla fraternità, al dialogo, alla scoperta della reciprocità e del mutuo arricchimento come valori» ( Ft, n. 103), perché nella casa comune «tutti siamo fratelli» ( Ft, n. 278).
Come apporto costruttivo di pensiero e di azione, ragionando sugli ambiti segnalati, si colloca il testo in questione, che scaturisce dagli interventi che abbiamo raccolto nel corso e a seguito del Convegno La responsabilità politica del cristiano
, organizzato dalla cattedra di Teologia sociale – specializzazione in Dottrina sociale della Chiesa del Pontificio istituto pastorale Redemptor hominis della Pontificia università lateranense, in collaborazione con la Fondazione Tarantelli e la Fondazione etica ed economia di Roma e suddivisi nelle due parti che costituiscono l’assetto tematico e discorsivo del volume.
I. Dapprima, riportiamo quei contributi che mettono a fuoco – delineando – la fisionomia dell’oggetto centrale del libro, ossia, quei connotati strutturali che caratterizzano e spiegano l’identità e la missione dell’uomo e del cristiano impegnato nella vita sociale, specificamente, quella politica, alla luce della Dottrina sociale della Chiesa e nel dialogo interdisciplinare con i saperi scientifici implicati in materia.
II. In secondo luogo, per dare concretezza e ampiezza di visione all’analisi offerta nella prima parte del testo, presentiamo quegli scritti che si concentrano sulla ricca figura umana e cristiana di don Giuseppe Dossetti (1913-1996) e la sua relazione con il cattolicesimo democratico. La finalità di un simile procedere intende trarre non solo un collegamento storico, ma soprattutto una ripresa ideale e un approfondimento capace di sviluppare e proiettare in avanti la riflessione sulla responsabilità politica dell’uomo e del cristiano a partire dai contenuti e dai valori che ispirarono e motivarono la vita e l’esperienza fedele a Dio e al mondo del sacerdote/monaco, militante nella Resistenza, padre fondatore della Costituzione italiana, educatore, intellettuale, professore e politico italiano menzionato. Giuseppe Dossetti – un uomo dalla solida maturità interiore e spirituale, che ha vissuto in pienezza il senso della storia alla luce di una fede pura radicata nel Vangelo – costituisce e rappresenta una vocazione profetica la cui vicenda per tanti aspetti è ancora da scoprire ed attualizzare, perciò, sicuramente di indiscusso riferimento a chi vuole vivere con impegno generoso il nostro oggi, particolarmente a livello culturale, educativo, sociale, politico, associativo, ecclesiale, religioso, più ampiamente, civile.
Conclude il testo una densa esposizione che riflette sul binomio politica e spiritualità, assumendo con creatività e coraggio il realismo della dimensione sociale del Vangelo. La chiave di lettura richiamata permette di innescare un cambio di paradigma sulla realtà che offra pertinenti motivazioni all’impegno socio-politico, accresca la corresponsabilità nella cura del legame sociale, potenzi la solidarietà e la ricerca del bene comune, con contenuti che attingono anche al recente Magistero papale e alla nuova Enciclica di papa Francesco, Fratelli tutti ( Ft).
Di rilievo è la postfazione che – attraverso la trattazione dedicata al rapporto Chiesa-poveri e la prossimità agli ultimi – riesce a mostrare non solo il punto di arrivo, ma l’inevitabile e imprescindibile punto di partenza, se si vuole lavorare e testimoniare con efficacia inventiva e operosa l’« Amore che integra e raduna» ( Ft, nn. 190-192) in ogni ambito di vita, ma ancor di più in quello socio-politico, mettendo a frutto la dedizione riflessiva e pratica che deve contraddistinguere necessariamente tutti coloro che hanno a cuore il presente e il futuro della nostra casa comune.
Solo chiamando in causa, coinvolgendo, l’esistenza e le responsabilità di ciascuno e di tutti – perché si viva una genuina amicizia sociale realmente inclusiva – è possibile favorire la maturazione di un’autentica civiltà che sostenga con tenacia infaticabile il vero sviluppo della fraternità universale. Per conseguire ciò, attingiamo alla forza feconda di quell’amore infinito e universale di Dio, « elicito» e « imperato» ( Ft, n. 186) che la Dottrina sociale della Chiesa indirizza a ogni persona e a tutti (ad ogni prossimo creato), ma con ancora più attenzione e a preferenza «per gli ultimi» ( Ft, n. 187), a cominciare dai più poveri e abbandonati che vivono in condizioni di fragilità e marginalità, affinché se ne accresca la doverosa dignità [6] e ciascuno possa diventare soggetto protagonista del proprio agire (cfr. Eg, nn. 186-243).
I temi in questione, trattati nel testo – e qui anticipati – sono cari alla vita della comunità cristiana, a don Dossetti e a tutto il cattolicesimo politico e più in generale a tutti coloro che mirano – senza barriere storico-culturali, confini ideologici e interessi di parte – alla ricerca e alla promozione del «vero bene comune» ( Ft, n. 154) ad ogni livello e in ogni realtà.
Domenico Santangelo
curatore
[1] Con una espressione sintetica, per rimarcare l’attenzione sugli aspetti evidenziati in questo testo: «Il bene comune, infatti, può essere inteso come la dimensione sociale e comunitaria del bene morale» ( CDSC, n. 164). Bisogna sottolineare che «L’ecologia integrale è inseparabile dalla nozione di bene comune, un principio che svolge un ruolo centrale e unificante nell’etica sociale» ( Ls, nn. 156-158, qui 156).
[2] Per una comprensione adeguata dell’argomento, attraverso un esame delle principali sfide in corso e l’indicazione anche di una proposta di democrazia globale
, fondata a livello etico e teologale, cfr. D. Santangelo, Quale democrazia in tempo di globalizzazione? Analisi etico-politica e valutazione della concezione di Amartya Kumar Sen alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa, pref. di S. Zamagni, Rubbettino, Soveria Mannelli (Cz) 2018.
[3] La categoria, anche politica, di popolo, ha una grande importanza nel Magistero di papa Francesco: solo come esempio, fin dal suo documento programmatico, dove ampiamente ne parla; in particolare, quando afferma: «diventare un popolo […] richiede un costante processo nel quale ogni nuova generazione si vede coinvolta. È un lavoro lento e arduo che esige di volersi integrare e di imparare a farlo fino a sviluppare una cultura dell’incontro in una pluriforme armonia» ( Eg, n. 220). Da qui, i quattro princìpi per costruire un popolo nella pace, secondo giustizia e fraternità (cfr. Eg, nn. 221-237). Tra gli ultimi, per comprendere la teologia del popolo
, cfr. P. Gilbert, Juan Carlos Scannone e la teologia del popolo, in «La Civiltà Cattolica», CLXXI (2020) IV, 592-603.
[4] Nell’ultima Enciclica papale, tra i vari passaggi rilevanti, si precisa che si diventa popolo, quando – mettendo in comune le differenze – si sa «integrare creativamente dentro di sé l’apertura agli altri» ( Ft, n. 41), avviando « processi di incontro» ( Ft, n. 217) e, riprendendo un discorso già pronunciato, si aggiunge: «Una terra sarà feconda, un popolo darà frutti e sarà in grado di generare futuro solo nella misura in cui dà vita a relazioni di appartenenza tra i suoi membri, nella misura in cui crea legami di integrazione tra le generazioni e le diverse comunità che lo compongono; e anche nella misura in cui rompe le spirali che annebbiano i sensi, allontanandoci sempre gli uni dagli altri» ( Ft, n. 53).
[5] Per generare un simile cambiamento su scala mondiale, che abbia al centro la sfida educativa, il 15 ottobre 2020 papa Francesco ha rilanciato l’adesione al Global Compact on Education, su cui, cfr. Congregazione per l’Educazione Cattolica, Patto Educativo Globale. Instrumentum Laboris, pres. di A.V. Zani, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2020.
[6] Tra gli esclusi, siamo chiamati ad «ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri» ( Ls, n. 49).
I PARTE
La responsabilità politica del cristiano
I cristiani e la politica. Teologia sociale e Teologia pastorale in dialogo
1.
Il compito fondamentale di questo intervento consiste principalmente nel perimetrare l’ambito del tema politico, cioè la sua pertinenza con l’oggetto di cui si occupano la Teologia sociale e la Teologia pastorale.
Non devo qui ricostruire la storia dell’epistemologia delle due discipline che si interessano entrambe di rendere praticabile il Vangelo nella prassi dei cristiani e più in particolare delle comunità cristiane.
Di queste comunità cristiane sono parte e dunque soggetto di azione non solo i chierici ma tutti i battezzati, ai quali compete (come insegna Lg, n. 31) «cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio».
Lo sviluppo di una Teologia sociale – sempre esistita nella Chiesa – ha conosciuto, come è noto, un’accelerazione da papa Leone XIII in poi, allorché i temi