Religioni e Salvezza: Elementi di teologia delle religioni
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Il volume si presenta come un saggio introduttivo allo studio della teologia delle religioni, non intende essere enciclopedico ed esaustivo di tutte le questioni implicate. Lo sguardo è rivolto in maniera circoscritta agli aspetti cristologici e soteriologici coinvolti nella tematica.
Roberto Marinaccio (1982) è esperto in teologia della missione e dell’inculturazione. Ha conseguito con profitto il Dottorato di ricerca (2017) sulla tematica del rapporto tra la Chiesa e le culture, presso la Pontificia Università Urbaniana. Nel biennio 2011-2013 ha vinto una Scholarship dell’Ambasciata di Taiwan (ROC) presso la Santa Sede grazie alla quale ha studiato lingua e cultura cinese presso l’Università Cattolica Fu Jen di Taipei, dove si è interessato pure dello studio delle religioni cinesi. Nel 2013 ha ottenuto un contributo per la ricerca dall’Ufficio Nazionale per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese (CEI). Nel 2014 il suo progetto di ricerca è stato premiato con una borsa di studio per dottorandi offerta dalle Università afferenti al “Comitato Regionale Coordinamento delle Università del Lazio e alla Conferenza dei Rettori delle Università Pontificie Romane”.
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Anteprima del libro
Religioni e Salvezza - Roberto Marinaccio
2019
Sigle e abbreviazioni.
AAS ~ Acta Apostolicae Sedis, Città del Vaticano 1909ss.
AG ~ Concilio Vaticano II, Decreto Ad gentes divinitus (7 dicembre 1965), in EV 1/1087-1242, pp. 1054-1157.
CTI ~ Commissione Teologica Internazionale, Documenti 1964-2004, ESD, Bologna 2006.
CTI89 ~ Fede e inculturazione (1989), in CTI, pp. 353-379.
CTI97 ~ Il cristianesimo e le religioni (1997), in CTI, pp. 543-597.
DenzH ~ Denziger Heinrich, Enchiriodion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, ed. bilingue a cura di P. Hünermann, trad. it. a cura di A. Lanzoni e G. Zaccherini, Edizioni Dehoniane, Bologna 1995.
DetV ~ Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Dominum et vivificantem (18 maggio 1986), in EE 8/426-614, pp. 424-585.
DI ~ Congregazione per la dottrina della fede, Dichiarazione Dominus Iesus (6 agosto 2000), in EV 19/1142-1199, pp. 656-709.
DV ~ Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica Dei verbum (18 novembre 1965), in EV 1/872-911, pp. 908-943.
ECM ~ Enchiridion della Chiesa Missionaria, EDB, Bologna 1997.
EE ~ Enchiridion delle Encicliche (1740-2005), 8 voll., EDB, Bologna 1994ss.
EN ~ Paolo VI, Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975), in ECM 921-1090, pp. 752-871.
ES ~ Paolo VI, Lettera enciclica Ecclesiam suam (6 agosto 1964), in EE 7/713-830, pp. 480-579.
EV ~ Enchiridion Vaticanum, 23+3 voll., EDB, Bologna 1976ss.
GS ~ Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale Gaudium et spes (7 dicembre 1965), in EV 1/1319-1644, pp. 1252-1467.
LF ~ Francesco, Lettera enciclica Lumen Fidei (29 giugno 2013), in AAS 105(2013), pp. 555-596.
LG ~ Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica Lumen gentium (21 novembre 1964), in EV 1/284-456, pp. 464-633.
NA ~ Concilio Vaticano II, Dichiarazione Nostra aetate (28 ottobre 1965), in EV 1/853-871, pp. 894-905.
RH ~ Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Redemptoris hominis (4 marzo 1979), in EE 8/1-102, pp. 18-139.
RM ~ Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Redemptoris Missio (7 dicembre 1990), in ECM 1671-1939, pp. 1220-1395.
SC ~ Concilio Vaticano II, Costituzione Sacrosanctum concilium (12 dicembre 1963), in EV 1/1-244, pp. 348-433.
Introduzione.
Il volume riflette sulla questione dell’interpretazione teologica delle religioni come possibili vie di salvezza, secondo la prospettiva delle mediazioni partecipate dell’unica ed universale salvezza che si è realizzata nella storia definitivamente in Gesù Cristo [1] . Quella delle mediazioni partecipate è un’idea teologica che si trova accennata in embrione nel Concilio Vaticano II, nella costituzione dogmatica Lumen Gentium (1964), successivamente è stata poi pure ripresa dal magistero di papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris missio (1990) e dalla dichiarazione Dominus Iesus (2000) della Congregazione per la Dottrina della Fede:
«L’unica mediazione del Redentore non esclude, ma suscita nelle creature una varia cooperazione, che è partecipazione dell’unica fondante» (LG 62).
«Se non sono escluse mediazioni partecipate di vario tipo e ordine, esse tuttavia attingono significato e valore unicamente da quella di Cristo e non possono essere intese come parallele e complementari» (RM 5).
«La teologia oggi, meditando sulla presenza di altre esperienze religiose e sul loro significato nel piano salvifico di Dio, è invitata a esplorare se e come anche figure ed elementi positivi di altre religioni rientrino nel piano divino di salvezza» (DI 14).
La pluralità culturale e religiosa che si sperimenta nelle società contemporanee fa emergere l’esigenza di affrontare più accuratamente la questione dello status teologico delle altre
tradizioni religiose [2]. Si afferma l’opportunità di sviluppare una nuova ermeneutica della fede rivelata che comporta una trasformazione del Cristianesimo tale da permettere ai credenti in Gesù Cristo di essere, negli odierni spazi socioculturali, testimoni del Regno di Dio tra i popoli [3]: «di fronte alla presenza di religioni altre il credente, mentre si interroga sulla propria identità, percepisce che gli interrogativi che provengono dall’universo delle religioni interpellano, la comprensione che il cristianesimo ha di se stesso» [4].
Oggi, i teologi non si pongono più le domande legate alla vecchia problematica dell’esclusivismo teologico il quale interpretava il Cristianesimo come l’unica vera religione e l’appartenenza alla Chiesa cattolica come unico luogo teologico in cui è accessibile la salvezza [5]. Gli interrogativi che il pluralismo religioso suscita interpellano le fondamenta della fede cristiana: come la salvezza operata da Gesù Cristo raggiunge gli uomini che appartengono alle altre religioni? Essi sono salvati individualmente o in quanto fedeli alla propria tradizione religiosa? Se un’induista rifiuta esplicitamente la fede in Gesù Cristo, è escluso dalla salvezza oppure essa lo raggiunge attraverso l’adesione alla propria professione di fede e ai precetti etico-religiosi che ne derivano? Per salvarsi, è necessaria ed indispensabile la fede esplicita o implicita in Cristo Gesù? Se alle altre religioni fosse riconosciuto lo status teologico, ovvero una funzione salvifica contemplata all’interno dell’unica economia salvifica di Dio, quale sarà il loro rapporto con Gesù Cristo, unico ed universale mediatore di salvezza? Quale significato avranno nel disegno di Dio per l’umanità? Se c’è salvezza anche nelle altre religioni, quale sarà la funzione specifica del Cristianesimo? E quale nuova definizione avrà la missione di evangelizzare della Chiesa? [6]
La complessità della questione è snocciolata da Schillebeeckx nella seguente domanda: «in che modo il cristianesimo potrà mantenere la sua identità e unicità e al tempo stesso riconoscere alle altre religioni, e in senso non discriminatorio, un valore positivo?» [7]. Il teologo belga suggerisce l’opportunità di ragionare sulle differenze, più che sugli elementi che accomunano le religioni. In questo modo, Schillebeeckx sostiene che si possa arrivare a comprendere meglio quale sia la specifica funzione del Cristianesimo e la novità della rivelazione cristiana rispetto alle altre tradizioni religiose [8].
Con la consapevolezza che l’argomento trattato non ha trovato ancora una soluzione teologica univoca ed un pronunciamento magisteriale definitivo, si tenterà di svilupparlo, dapprima, presentando la ricognizione delle posizioni di alcuni teologi contemporanei, a partire dagli anni Sessanta, circa il dibattito sul rapporto tra la salvezza cristiana e le altre religioni. Successivamente si indagherà sul significato di universalità, unicità, mediazione salvifica di Gesù Cristo e sull’interpretazione che Cristo stesso da della salvezza per capire se è legittimo, o meno, interpretare le religioni in quanto tali come possibili vie salvifiche nell’ottica delle mediazioni partecipate.
È opportuno precisare che il presente lavoro si presenta come una introduzione allo studio della teologia delle religioni e non intende essere enciclopedico ed esaustivo. Non rientra, infatti, tra gli obiettivi trattare ed esaurire tutte le questioni che rientrano nella tematica dell’incontro fra il Cristianesimo e le altre religioni: lo sguardo sarà rivolto in maniera circoscritta agli aspetti cristologici e soteriologici implicati. Gli aspetti e le implicazioni ecclesiologiche, pneumatologiche e pastorali, seppure rilevanti per la materia, saranno volutamente tenuti a margine della ricerca, come piste aperte ad ulteriori approfondimenti futuri.
Il contenuto del libro è organizzato in tre capitolo. Nel primo, saranno esposte le posizioni di alcuni teologi, formulate attorno agli anni Sessanta, sulle questioni soteriologiche aperte dal confronto fra il Cristianesimo e le altre religioni. Oggetto di studio sarà la linea teologica inclusivista, nelle differenti forme della teoria del compimento (in J. Daniélou e H. de Lubac) e della teoria della presenza inclusiva del mistero di Cristo nelle religioni (in K. Rahner e R. Panikkar). Sarà messo in evidenza come, nonostante le divergenze riscontrabili tra le due teorie, in linea di massima, esse convergono e concordano su tre elementi fondamentali della fede cristiana: «la centralità della persona di Gesù Cristo, il quale ha realizzato tutti i valori religiosi nel suo progetto di vita»; la convinzione teologica che «la singolarità dell’evento Gesù Cristo non è oltrepassabile per comprendere il senso della ricerca religiosa in ordine alla salvezza» e che «se le religioni possono essere vie di salvezza è perché esprimono la mediazione unica di Gesù Cristo» [9]. Alla fine del capitolo sarà dedicato uno spazio alla valutazione dell’influenza che il cristocentrismo esercitò sulla comprensione del rapporto tra il Cristianesimo e le altre tradizioni religiose maturata dal concilio Vaticano II. Come si vedrà, i testi conciliari (cfr. LG 1.3.13.16.62; GS 22; AG 7.9; NA 2), pure cogliendo un certo valore positivo delle altre religioni, lasciano aperta la questione dello status teologico; infatti, il Concilio non chiarisce se i fedeli di queste tradizioni si salvano indipendentemente o per mezzo di esse [10]
Nel secondo capitolo saranno esaminate le differenti teorie dei principali teologi del pluralismo religioso (J. Hick, P.F. Knitter, S.J. Samartha, J. Dupuis), valutandone i meriti, le criticità e gli elementi rilevanti per il dibattito sulle religioni come possibili vie di salvezza. I pluralisti, utilizzando il metodo comparativo, da un lato, mettono in luce le differenze che intercorrono tra le diverse religioni, dall’altro, ne valorizzano le identità. Essi, tuttavia, non sempre daranno il giusto peso alle differenze, infatti, Hick, Knitter e Samartha mettono in discussione il carattere singolare, costitutivo e normativo della mediazione di Gesù Cristo optando per modelli teologici di tipo teocentrico e regnocentrico [11]. Sarà anche preso in considerazione il pluralismo teologico inclusivo o convergente proposto da J. Dupuis che, a differenza dei teologi teocentrici, fonda il suo pensiero su una cristologia trinitaria [12] che preserva la singolarità e la normatività di Gesù Cristo, pur riconoscendo il valore positivo delle altre religioni in una relazione di complementarietà reciproca asimmetrica in ordine alla salvezza operata da Gesù Cristo [13]. Al termine del secondo capitolo sarà possibile affermare, da un lato, che il pluralismo religioso è il contesto in cui, oggi, il Cristianesimo deve confrontarsi, riformulando la comprensione della rivelazione cristiana e riconfigurando la propria identità; dall’altro, che l’universalità della rivelazione cristiana posta di fronte alle altre rivelazioni, si presenta come possibilità offerta alle religioni di ripensare le proprie identità, assumendo come orizzonte di riferimento il Regno di Dio manifestato in Gesù Cristo [14].
Nel terzo ed ultimo capitolo si affermerà che tale possibilità teologica, trova il suo fondamento nel messaggio stesso di Gesù Cristo, attraverso lo studio di tre nuclei tematici: il significato della salvezza secondo l’interpretazione di Gesù Cristo; l’unicità e l’universalità