Globalizzazione culturale e rivalutazione dell'identità etnica
Di Luigi Panico
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In questo saggio ecco teorizzato tale legame, attraverso l'analisi del pensiero dei maggiori sociologi contemporanei.
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Globalizzazione culturale e rivalutazione dell'identità etnica - Luigi Panico
Luigi Panico
Globalizzazione culturale e rivalutazione dell'identità etnica
Abel Books
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© 2013 Abel Books
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via Terme di Traiano, 25
00053 Civitavecchia (Roma)
ISBN 9788867520411
Prefazione
La presente pubblicazione, che è poi la mia tesi di laurea, è parte di una ricerca sociologica più vasta che riguardava lo studio della percezione della ipotetica ritrovata identità salentina, grazie alla rivalutazione delle tradizioni locali, prima tra tutte il Tarantismo.
La parte qui pubblicata, in altre parole, rappresenta le fondamenta culturali e teoriche sulle quali ho basato la mia ipotesi di ricerca.
Ho ritenuto opportuno non pubblicare tutto il lavoro per una ragione sempliccisma: la ricerca sociologica, infatti, era stata condotta nel 2004, un arco di tempo troppo lungo perchè potesse essere oggi riproposta al pubblico. Da questo punto di vista, sarebbe interessante riprendere lo studio e compararlo con nuovi dati, per comprendere l'evoluzione del fenomeno alla luce dei cambiamenti accorsi nel corso di questi dieci anni.
Un'ultima considerazione mi sento qui di fare: durante la mia ricerca ho utilizzato il concetto di identità come se questo rappresentasse in definitiva l'unica forma di protezione dell'individuo e della comunità nei confronti dell'anomica dispersione globale di valori e principi comuni condivisi; in realtà, col passare del tempo, mi accorgo sempre più che l'identità rischia di essere esclusiva, di creare muri invalicabili tra culture, popoli e individui, ognuno convinto assertore della esclusità del suo orticello, da proteggere dal pericoloso mondo esterno.
In realtà, non è l'identità etnica la chiave di volta per comprendere i meccanismi che soggiacciono alla ricerca di protezione e di senso al proprio agire individuale e collettivo, bensì è il senso di appartenenza, il sentirsi cioè parte di una comunità di riferimento, eleggendola a famiglia adottiva inclusiva, ma allo stesso tempo non rinnegando ciò che è differente dal sé.
Sono considerazioni, queste, oggi assolutamente indispensabili per delineare scenari futuri, ovvero per ipotizzare quale sarà il destino dell'umanità tutta, indipendentemente dagli interessi nazionali, culturali, etnici, religiosi, se essa, nella sua totalità, non inizia a porsi domande sull'interdipendenza di ogni comunità con quella vicina, di ognuno di noi con l'altro, perchè ciò che è in gioco oggi più che in passato è la sopravvivenza della specie umana.
gennaio, 2013 Luigi Panico
Introduzione
Le identità delle culture: i concetti di identità, cultura, etnos
Il problema delle identità culturali ed etniche, da sempre oggetto delle scienze sociali e di quel filone che rinvia al rapporto sostanziale tra natura e cultura, acquista negli ultimi tempi una rilevanza strategica, soprattutto con il moltiplicarsi delle relazioni sociali e con la progressiva differenziazione degli stili di vita, di cui è portatrice la nuova società post-industriale.
L’avvento della società dell’informazione e l’ampliarsi dei processi di globalizzazione sta conducendo ad una sostanziale erosione delle tradizionali forme di identificazione degli individui, sia in termini strutturali che culturali; tuttavia tali processi sembrano aver dato nuova enfasi alla centralità dell’ethnos e del particolare, intese come incisive forme di ricostruzione e identificazione dell’identità, che nell’attuale epoca diventa la nuova sfida per la sopravvivenza dell’individuo.
Nel mondo globalizzato scompaiono le vecchie forme di identità e se ne creano di nuove: da circa due decenni per esempio, molti gruppi etnici aumentano la propria autocoscienza culturale coltivando ancor più intensamente la propria identità etnica. Solo essa per molti gruppi rappresenta un'arma potente per procurarsi ascolto a livello globale e affermare i propri interessi.
Così, di fronte al pericolo di un annientamento omologante delle specificità culturali che arricchiscono il mondo di colori etnici variopinti, si sviluppa nella società della globalizzazione una contro-tendenza da parte delle identità culturali, che mira a destrutturate le fondamenta su cui poggia questo processo disgregante, attraverso l’esaltazione delle singole specificità, delle proprie storie, culture, usi e costumi.
Parallelamente a questi processi, si sviluppano inoltre strategie politiche di intervento locale che mirano a rivalutare i luoghi ed a sviluppare forme alternative di sviluppo, che puntano maggiormente allo scambio ed alla crescita interculturale; la comunità, intesa nella sua sostanza più pura, come luogo in cui l’individuo si ritrova e si riconosce parte di un microcosmo specifico, viene esaltata e riscoperta, ma al tempo stesso entra in forte interrelazione con le altre singole comunità specifiche in un progetto relazionale di più grande respiro.
In questo contesto tuttavia, non tutto ciò che è etichettato come globale ha valenza negativa e deve essere distrutto o rimpiazzato: ecco quindi che quelle potenzialità latenti di cui è portatrice la globalizzazione vengono concretamente messe a servizio delle comunità locali per far veicolare il loro messaggio e la loro diversità, sviluppando così quella proficua e geniale logica che Robertson definisce glocalismo. e che evidenzia, come vedremo, una relazionalità propulsiva tra i due ambiti dicotomici, globale e locale appunto.
Nella prima parte di questa tesi, suddivisa in quattro capitoli, si cercherà di seguire questo ragionamento: partendo dall’analisi preliminare dei concetti chiave maggiormente utilizzati in questo campo di studio quali per esempio identità, ethnos, cultura, si passerà nel secondo capitolo ad analizzare la natura del processo di globalizzazione; nel terzo capitolo invece si analizzerà approfonditamente come la società abbia subito gli influssi e le conseguenze della globalizzazione economica e culturale ancora in actio. Il quarto capitolo sarà infine incentrato prevalentemente su come queste conseguenze abbiano contribuito - seppur in modi diversi e si pensi ai fondamentalismi o alle guerre etniche – all’insorgere di una forte richiesta di identicità da parte di tutte le realtà periferiche del mondo che rischiano di essere completamente spazzate via dall’ondata globalizzante. Nel corso di questo capitolo-chiave, si concentrerà quindi l’attenzione sulla tesi sviluppata da Cassano di una rivalutazione del Sud (o dei Sud del mondo) come luogo della Misura
, per arrivare a proporre coerentemente con Robertson, forme di relazionalità culturale tra le due dimensioni dicotomiche ma strettamente interdipendenti, quale appunto quella locale e globale, nell’ottica di una maggiore efficacia nell’azione di rivalutazione delle identità etniche e culturali locali.
1. Identità, cultura, etnos
Nello studio delle identità culturali ed etniche, i termini che maggiormente acquistano importanza sono Cultura, che può essere intesa sinteticamente come l’insieme di valori e di esperienze propri della comunità di riferimento, Etnia intesa come comunità di cultura, Identità come segno di appartenenza a codesta cultura. La comprensione della formazione dell’identità culturale e della centralità che assume la dimensione dell’ethnos nel corso del processo evolutivo della società, deve comunque partire dall’analisi preliminare della formazione della coscienza e della mediazione simbolica nell’individuo: queste due dimensioni hanno infatti permesso all’individuo di differenziarsi, oltre che dagli animali, anche dall’Altro, considerato nella sua specificità come culturalmente diverso
.
E partiamo dall’esaminare questa prima dimensione.
1.1 La riflessività cosciente e l’ordine simbolico dell’individuo
Ciò che maggiormente sottende alla sostanziale distinzione tra l’uomo e l’animale, oltre ad una diversità quantitativa dovuta ad una maggiore complessità organica dell’individuo, è sostanzialmente anche una differenza qualitativa connessa alla dimensione della riflessività cosciente e all’emergere dell’ordine simbolico: si passa infatti, nel corso del processo evolutivo, da una relazionalità comunicativa fondata sui segnali, ad una più complessa relazionalità basata sulla centralità della mediazione simbolica attraverso l’uso del linguaggio, dei simboli, l’istituzione di norme, tecniche, etc.
Si teorizza che l’uomo, a differenza dell’animale, reagisce agli stimoli esterni provenienti dall’ambiente indirettamente, grazie alle mediazioni delle esperienze precedenti e della riflessione, che gli permettono di decidere autonomamente quali migliori risposte dare ad essi. Il mezzo per tali valutazioni è proprio il simbolico con un proprio sistema di segni e di simboli, inteso qui come l’insieme delle forme espressive attraverso cui l’uomo attua concretamente la sua apprensione della realtà e contribuisce in modo attivo alla costituzione di essa
1: linguaggio, mito, religione, arte, filosofia, tecnica, etc. sono alcuni esempi del simbolico.
Relativamente alla riflessività cosciente invece, carattere fondamentale che contribuisce al formarsi del sentimento di identità, l’individuo sviluppa coscienza del sé nel momento in cui riesce a differenziarsi dalle (e nello stesso tempo a relazionarsi con le) oggettivizzazioni del mondo che lo circondano, siano esse il sé, l’altro generalizzato, o il mondo esterno; precisamente, la coscienza che l’individuo ha di sé nasce e si sviluppa in opposizione a queste oggettivizzazioni del mondo ed acquista la capacità di negarle in quanto considerate altro da sè. Per fare un esempio concreto, l’individuo, nel processo di formazione, non si forma come unità isolata e a se stante, ma in continua relazione con gli altri: riconoscersi e relazionarsi simbolicamente con gli altri percepiti come diversi
aiuta infatti l’individuo a percepirsi come specifico ed unico. Emerge quindi che la coscienza ed il simbolico sono strettamente connessi in quanto non ci sarebbe coscienza del sè senza una concreta possibilità di rappresentare simbolicamente il sé, l’altro, o il mondo.
Riflessività cosciente e ordine simbolico rappresentano quindi gli elementi cardine della costituzione biologica dell’individuo che gli permettono di percepire e percepirsi in un ordine di differenze simboliche.
In questo regime di riflessività mediata, di cui il simbolico ne è l’essenza, la coscienza appare come il luogo in cui si sviluppa la condizione dell’2.
1.2 Identità
Il concetto di identità, che rappresenta in questa sede l’oggetto di studio di questa tesi, ha sempre rappresentato un aspetto impegnativo, complesso e al tempo stesso affascinante delle scienze sociali: i campi di analisi in cui esso può essere efficacemente utilizzato sono talmente tanti e vari che per analizzare tutte le forme che può assumere, non basterebbe solo questa sede. Ci si limiterà quindi ad analizzare l’aspetto etnico dell’identità, non prima di aver tracciato un suo adeguato profilo sociale, seppure in modo indicativo.
L'uomo, per la sua innata pulsione antropologica verso l'autonomia individuale e collettiva, non cessa mai di trovare quelle condizioni opportune per poter affermare la propria autonomia e quella della comunità culturale a cui appartiene. L’identità (culturale) appare quindi come l’espressione stessa della singolarità dei gruppi, popoli o società; è ciò che impedisce, secondo quanto afferma E. Balibar, di confonderli nel sistema delle uniformità di pensiero e di azione.
L’identità è una condizione che si acquista nel corso di un lungo processo di socializzazione cui è sottoposto l’individuo sin dalla nascita, che è plasmato dalle condizioni materiali e sociali dell’ambiente in cui si forma. Secondo Piaget, infatti, l’individuo nasce con un patrimonio genetico che lo predispone all’apprendimento e alla crescita, ma le condizioni in cui tale patrimonio verrà orientato e usato dipenderanno in larga parte dalle forme proprie della società e della cultura in cui egli appartiene dalla nascita. L’individuo quindi non può fare a meno delle diverse forme di determinazione che gli vengono via via offerte dal contesto sociale in cui egli vive, attuando peraltro spesso delle selezioni ed elaborazioni di tali influenze.
Nel corso del processo di socializzazione si viene però spesso a creare una situazione di discontinuità tra il vissuto soggettivo dell’individuo – il suo mondo interno che si struttura in base all’apprendimento ed alle elaborazioni delle influenze provenienti dall’esterno - ed il mondo esterno dei rapporti che esso instaurerà con gli altri; ed è proprio da questa condizione di tensione tra la volontà di entrare in contatto con i suoi simili e la contemporanea volontà di preservare la sua diversità, che si formano le due primordiali e dicotomiche forme di identità, che sono, secondo quanto teorizza Franco Cresp3;
a)
identitàpersonaledel soggetto, che è il risultato dell’elaborazione interna dell’esperienza formatasi dagli stimoli provenienti dall’ambiente esterno e che corrisponde all’immagine che l’individuo ha di sé; essa presenta come detto una duplice natura ambivalente, in quanto da un lato punta all’uguaglianza con gli altri per essere da loro riconosciuti, ma dall’altro di distinguersi da essi, nella propria specificità, per non cadere nell’anonimato. Questa perenne condizione di tensione, che trova la sua espressione proprio nella coscienza caratterizzata dall’oscillazione tra determinatezza (identità nel senso di uguale
) e indeterminatezza (identità nel senso di diverso
) può essere definita, secondo Crespi il luogo della differenza
.Un pensiero simile viene anche proposto da Mead, il quale ha osservato che nella dinamica della costruzione dell’identità soggettiva, l’Io acquista non si forma mai direttamente da solo, ma sempre in relazione all’Altro; nell’analisi di Mead, l’Io rappresenta quella dimensione della coscienza che permette di entrare (nell’ordine dell’intentificazione) e nello stesso tempo di uscire (nell’ordine della negazione) dalle forme di mediazione simbolica, in quanto il soggetto si sviluppa solo attraverso spostamenti anche conflittuali tra identificazioni diverse;
b)
identitàsocialedel soggetto, corrispondente inveceall’immagine che il soggetto dà di sé agli altri nei processi di interazione e comunicazione;
Entrambi questi aspetti sono interdipendenti tra loro, nel senso che l’identità personale (nonostante la sua relativa autonomia) non potrebbe formarsi senza la presenza dell’identità sociale con la quale confrontarsi continuamente, così come quest’ultima abbisogna di quella personale per poter agire e legittittimarsi.
La sommatoria tra queste due forme di identità - denominata da Tajfel identità totale del soggetto
- è secondo Francesco Remotti4 il risultato di un processo continuo di separazione
ed assimilazione
; in altre parole non è altro che una costruzione
inerente nella natura degli uomini e delle loro culture basata su un continuo processo di differenziazione dall'alterità.
L'identità inoltre si costituisce negli individui a causa della sua strutturazione biologicamente manchevole
5 dell'uomo, a causa cioè della sua debolezza biologica, e si forma socialmente, tramite processi di ordine sociale ed è