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Cattolici Uniti: Il nostro progetto per benedire un’Italia nuova: La politica è dottrina sociale
Cattolici Uniti: Il nostro progetto per benedire un’Italia nuova: La politica è dottrina sociale
Cattolici Uniti: Il nostro progetto per benedire un’Italia nuova: La politica è dottrina sociale
E-book436 pagine6 ore

Cattolici Uniti: Il nostro progetto per benedire un’Italia nuova: La politica è dottrina sociale

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Info su questo ebook

Il libro, frutto di esperienza e impegno sociale, nasce dalla sensibilità e dalla preparazione degli uomini di Unione Cattolica che, come Ivano Tonoli, Erminio Brambilla e Alessandro Zorgniotti e molti altri, pensano a un Paese che amano e che vedono soffrire per gravi carenze. Il progetto per l'Italia che nasce dalla riflessione sulla dottrina sociale della Chiesa, confida nel fatto che il Cattolicesimo sia un'idea spirituale in grado di includere gli sviluppi materiali e scientifici, incoraggiando il talento e la creatività degli uomini le cui fondamenta sono poste dall'enciclica "Rerum Novarum". A coloro che contestano il diritto-dovere dei cattolici di dire autorevolmente il proprio pensiero sui temi politici e socio economici della Nazione, la migliore risposta arriva dal patrimonio delle encicliche sociali che semmai deve essere messo al riparo da tutte le strumentalizzazioni di questa o quella parte politica interessate a estrapolare dalle stesse solo alcuni capitoli per darne una interpretazione opportunistica e relativistica che nega la dottrina sociale stessa.
LinguaItaliano
Data di uscita26 mag 2019
ISBN9788885566415
Cattolici Uniti: Il nostro progetto per benedire un’Italia nuova: La politica è dottrina sociale

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    Anteprima del libro

    Cattolici Uniti - Ivano Tonoli

    Ivano Tonoli, Erminio Brambilla e Alessandro Zorgniotti

    CATTOLICI UNITI: IL NOSTRO PROGETTO PER BENEDIRE UN’ITALIA NUOVA

    La Politica è Dottrina Sociale

    Collana Cinabro - Visual | Cultura e Società

    © 2019 TraccePerLaMeta Edizioni

    ISBN 978-88-85566-41-5

    Associazione Culturale TraccePerLaMeta

    www.tracceperlameta.org

    info@tracceperlameta.org

    Collana Cinabro - Visual | Cultura e Società

    I Edizione digitale maggio 2019

    Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633.

    Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata dall’Editore.

    Progetto grafico di copertina: Stefano Dalzini

    Impaginazione ebook: Laura Dalzini

    "La Messa domenicale è al centro

    della vita della Chiesa:

    lì incontriamo il Signore risorto,

    ascoltiamo la sua parola,

    ci nutriamo alla sua mensa

    e così diventiamo Chiesa"

    Papa Francesco

    "Nella Santa Eucarestia,

    siamo in comunione con Cristo Stesso,

    unico sacerdote ed unica ostia,

    che ci coinvolge nel movimento della sua offerta

    e della sua adorazione, Lui che è fonte di ogni grazia"

    Papa Giovanni Paolo II

    "Prego il Signore che ci regali più politici che abbiano

    davvero a cuore la società, il popolo, la vita dei poveri!

    È indispensabile che i governanti e il potere finanziario

    alzino lo sguardo e amplino le loro prospettive,

    che facciano in modo che ci sia un lavoro degno,

    istruzione e assistenza sanitaria per tutti i cittadini.

    E perché non ricorrere a Dio affinché ispiri i loro piani?"

    Papa Francesco

    (EVANGELII GAUDIUM)

    LA SFIDA DEI CATTOLICI UNITI IN POLITICA:

    RIPORTARE LA FEDE CRISTIANA NELLA

    RES-PUBLICA PER RESTITUIRE UMANA FIDUCIA

    NEL PRESENTE E FUTURO DELL’ITALIA NUOVA

    La nostra Enciclica Programmatica

    per una unione libera e forte

    al servizio della dottrina

    Sociale della chiesa

    PREMESSA

    Cari amiche e amici,

    al momento di mandare in stampa questo programma, leggendolo ancora attentamente, ci rendiamo conto che, malgrado consti di molte pagine scritte con la passione ideale di chi non si arrende a una realtà di declino ma vuole cambiarla unendo passione pastorale, evangelismo laico e realismo, ancora molti capitoli potrebbero mancare o essere scritti in maniera più esaustiva e dettagliata: capitoli importanti per la vita del Paese e delle Persone, e delle Famiglie e dei Corpi sociali intermedi, ma che non trascureremo certamente di scrivere attraverso le realizzazioni che saranno parte della nostra azione politica e del nostro contributo in ogni sede democratica, sociale, politica, istituzionale.

    Quello che abbiamo scritto è frutto di esperienza ed impegno sociale, e nasce dalla sensibilità mia personale e della preparazione di uomini di Unione Cattolica come: Erminio Brambilla, Alessandro Zorgniotti, delle preziose indicazioni nel comparto formazione, scuola del professor Alfonso D’Ambrosio e tutti quanti ci stanno a fianco, a volte caricandoci di entusiasmo, altre volte riportandoci con i piedi per terra, che sono i nostri dirigenti a Roma e nei vari territori.

    Perché quando si pensa a un Paese che si ama e che si vede soffrire per gravi carenze, la fantasia vola alto, salvo poi rendersi conto che non tutto può essere fatto, o quanto meno non tutto subito, come si suol dire: ‘con un tocco di bacchetta magica’. Allora il nostro impegno sarà di ‘non trascurare’, di non smettere di guardarsi attorno e rilevare i problemi, le urgenze, le priorità e di non promettere nulla, ma di assicurare il massimo impegno, per un progetto coeso e inclusivo per una Italia migliore in cui vi sia un benessere generalizzato e una uguaglianza sostanziale di opportunità di base da sviluppare poi attraverso i meriti, le attitudini e le istanze di ciascuno.

    È ciò che faremo, nei limiti delle nostre capacità, sorretti dalla buona volontà e dalla Fede.

    Ringraziamo quanti hanno collaborato alla stesura di questo testo, prodotto con la mia opera e con il prezioso lavoro della grande Famiglia dell’Unione Cattolica, arricchendoci di suggerimenti, e ringraziamo quanti troveranno il tempo di leggerlo.

    Ringraziamo il mondo ecclesiastico, i Cardinali i Vescovi e i Sacerdoti per i loro preziosi consigli, ringraziamo Papa Francesco che con le sue parole ci spinge alla solidarietà, e ci mostra la strada diritta che porta al bene: la strada dell’onestà intellettuale, della passione ideale e della determinazione fattiva.

    Ivano Tonoli

    Segretario Nazionale

    Erminio Brambilla

    Presidente

    Alessandro Zorgniotti

    Ideologo

    PRESENTAZIONE

    La prima domanda che sorge spontanea è: perché un nuovo partito?

    Ce ne sono già tanti, molti inutili, altri addirittura dannosi.

    Infatti non si sente la mancanza di un nuovo partito, ma di ‘un partito nuovo’ concetto molto diverso.

    Più che altro, si sente la mancanza di un partito che nasca dai valori cattolici, che sia pronto a difendere questi valori, rinunciando a logiche prettamente di potere per mettere al primo posto la famiglia, gli aspetti umani e sociali della società.

    Ecco perché siamo qui oggi a parlare di un soggetto politico inedito ma radicato nella tradizione sociale italiana, tradizione che necessita proprio per questo di un partito nuovo.

    Ecco perché siamo qui a presentarvi un ‘partito cattolico’ che già nel suo nome ‘unione’ lancia il messaggio di fratellanza e ripropone quel concetto di ‘insieme’ che tanti altri partiti usano come slogan e poi invece alimentano dissidi e fratture interne che diventano divisioni sociali. Tuttavia Unione Cattolica apre le sue porte a quanti desiderano avvicinarsi ad una spiritualità trasferita in politica, a quanti anche provenienti dal mondo laico, sentono l’esigenza di una rinascita morale e vogliono provare a costruirla insieme con noi.

    Perché un partito cattolico non è più solamente una opportunità; è una necessità ed è l’unico modo per salvare l’Italia dalla sempre crescente mancanza di valori e di educazione civica.

    Oggi i Cattolici non si sentono veramente rappresentati da nessuna formazione politica presente in Italia, per questo dobbiamo ritornare a dar voce ai princìpi cattolici, perché si ritorni alla buona politica.

    L’impegno di Don Sturzo e di De Gasperi non è ascrivibile solo ai testi storici, bensì rappresenta il più alto esempio di come, nella politica e nelle dinamiche economico-sociali, la Dottrina Sociale e i principi in essa codificati possano in modo concreto trovare una reale e integrale applicazione a beneficio dell’intera Società, dei singoli e dei corpi intermedi a partire dalla famiglia e dalla piccola impresa, mettendo gli stessi nella condizione di reggere e vincere le sfide anche dolorose poste e imposte dalla contingenza storica del momento.

    Se l’Italia, negli anni più bui, oscuri e difficili del secondo dopoguerra, si fosse abbandonata alle sirene d’Ulisse del relativismo materialistico, molto probabilmente le sconfitte avrebbero sopravanzato rispetto alle vittorie. Invece così non è stato e grazie a ciò - e per effetto di quelle che Papa Leone XIII ha mirabilmente definito nella Rerum Novarum le diverse attitudini alla base dei diversi talenti che contribuiscono tutti assieme all’innovazione tecnica e sociale per un benessere sia proprio che altrui - la nostra Nazione ha acquisito, in un tempo tutto sommato breve, un ruolo industriale e culturale di primissimo piano mondiale.

    Ora sta a noi, con l’umiltà ma con la determinazione dei liberi e forti, fare sì che tutti i risultati raggiunti in questi decenni non procurino delle semplici rendite di posizione per quelle sole categorie che se le possano permettere, ma tornino di esempio per un nuovo miracolo dell’etica applicata in tutti i campi dell’ingegno e della laboriosità umana.

    La Fede cristiana ha sempre sorretto la Fiducia, e ora la responsabilità di tutti noi e di ciascuno, secondo le proprie attitudini e necessità, è quella di ricostruire non soltanto un contenitore ma un soggetto che ponga al primo piano della propria azione la necessità della concordia come scriveva Papa Leone XIII nella Rerum Novarum secondo il quale la Chiesa è quella che trae dal Vangelo dottrine atte a comporre, o certamente a rendere assai meno aspro il conflitto.

    Una sfida etica e pratica per tutti, Credenti e Laici. E la ragione dell’impegno per cui abbiamo deciso di provare a portare in volo una Colomba capace di far sventolare i colori della Nazione.

    L’IMPEGNO DEI CATTOLICI NELLE ISTITUZIONI È UN VALORE PER TUTTI - CREDENTI E ANCHE LAICI - E IL FALLIMENTO ECONOMICO E SOCIALE DEGLI ULTIMI DECENNI HA UNA DELLE SUE CAUSE DI FONDO NELLA SOPRAVVENUTA DISUNITÀ DEGLI STESSI E NEGLI ECCESSI DI UNA IDEA RELATIVISTA CHE - NEGANDO LA SPIRITUALITÀ - RINNEGA IL FUTURO STESSO DELLA PERSONA UMANA E DEL CONSORZIO SOCIALE

    QUALSIASI IDEOLOGIA - DAL SOCIALISMO REALE AL NAZIONALISMO AL CYBERCAPITALISMO FINANZIARIO E DELOCALIZZATIVO - NEL MOMENTO DELLA SUA APPLICAZIONE SI È TRADOTTA SEMPRE NELL’INTOLLERANZA O NELL’ESCLUSIONE A DANNO DI QUALCUN ALTRO.

    IL CATTOLICESIMO, AL CONTRARIO, È UN’IDEA SPIRITUALE IN GRADO DI INCLUDERE GLI SVILUPPI MATERIALI E SCIENTIFICI INCORAGGIANDO IL TALENTO E LA CREATIVITÀ DEGLI UOMINI NELLA CONTINUITÀ DI UNA VISIONE COMPRENSIVA LE CUI FONDAMENTA - POSTE NEL 1891 CON LA RERUM NOVARUM - RIMANGONO UNA NECESSITÀ ATTUALISSIMA E ANCOR PIù FUTURA.

    A COLORO CHE CONTESTANO IL DIRITTO-DOVERE DEI CATTOLICI DI DIRE AUTOREVOLMENTE IL PROPRIO PENSIERO SUI TEMI POLITICI E SOCIO-ECONOMICI DELLA NAZIONE, LA MIGLIORE RISPOSTA ARRIVA DAL PATRIMONIO DELLE ENCICLICHE SOCIALI CHE, SEMMAI, DEVE ESSERE MESSO AL RIPARO DA TUTTE LE STRUMENTALIZZAZIONI DI QUESTA O QUELLA PARTE POLITICA INTERESSATA A ESTRAPOLARE DALLE STESSE SOLO ALCUNI CAPITOLI PER DARNE UNA LETTURA OPPORTUNISTICA E RELATIVISTICA, IN PRATICA LA NEGAZIONE DELLA DOTTRINA SOCIALE STESSA!

    Scriveva Papa Leone XIII nella Rerum Novarum auspicando e sollecitando l’impegno dei Cattolici nella politica nazionale e internazionale: Noi parliamo dello Stato non come è costituito o come funziona in questa o in quella nazione, ma dello Stato nel suo vero concetto, quale si desume dai principi della retta ragione, in perfetta armonia con le dottrine cattoliche, come noi medesimi esponemmo nella enciclica sulla Costituzione cristiana degli Stati.

    FONDAMENTI DEL PARTITO: UN PROGRAMMA AL SERVIZIO DELLA DOTTRINA DELLA CHIESA, NON LA DOTTRINA AL SERVIZIO DI UN PROGRAMMA!

    Noi parliamo spesso e con fede di portare Cristo in un mondo che, in qualche misura, lo ha sconfessato, di vivificare la fede dei padri nei nipoti, difendere l’integrità della famiglia, la libertà di una scuola che contempli l’insegnamento religioso come fondamento di crescita morale delle future generazioni, di promuovere l’attività sociale secondo gli insegnamenti della Chiesa.

    Questi propositi nobili e veramente cattolici bisogna che si concretizzino in una ritrovata moralizzazione della vita pubblica.

    Oggi il mondo, malato di modernità, non crede più alla verità. Viviamo immersi in un relativismo imperante. La verità è come se non esistesse. Solo le opinioni che acquisiscono una maggioranza di consensi hanno diritto alla patente di affidabilità. I valori se non sono riconosciuti dalla maggioranza non sono tali, quindi ci troviamo a registrare consensi ad idee che negano i nostri più importanti valori.

    Non dobbiamo essere complici di queste distorsioni ideologiche. È nostro dovere. Lo dobbiamo ai nostri figli, alle future generazioni.

    Perché l’alternativa sarebbe l’anarchia e il nichilismo. Per evitare ciò servono politiche compatibili con la fede e la legge morale naturale, quella che, secondo i criteri di buona fede, meglio si adegua alle esigenze del bene comune. La libertà politica non può essere fondata sull’idea relativista che tutte le concezioni sul bene dell’uomo hanno la stessa verità e lo stesso valore, ma sul fatto che le attività politiche mirano, volta per volta, alla realizzazione estremamente concreta del vero bene umano e sociale in un contesto storico, geografico, economico, tecnologico e culturale ben determinato.

    Non è compito della Chiesa formulare soluzioni concrete, e meno ancora soluzioni uniche per questioni temporali che Dio ha lasciato al libero e al responsabile arbitrio di ciascuno, tuttavia è dovere della Chiesa pronunciare giudizi e ammonimenti su realtà temporali quando ciò sia richiesto dalla fede o dalla legge morale.

    Se il cattolico è tenuto ad ammettere la legittima molteplicità e diversità delle opzioni temporali, egli è ugualmente chiamato a dissentire da una concezione del pluralismo in chiave di relativismo morale, nociva per la stessa vita democratica, la quale ha bisogno di fondamenti veri e solidi, vale a dire, di princìpi etici i quali, per la loro natura e per il loro ruolo di fondamento della vita sociale, non sono negoziabili.

    Avviene così che, da una parte, i cittadini rivendicano per le proprie scelte morali la più completa autonomia, mentre, dall’altra, i legislatori ritengono di rispettare tale libertà di scelta formulando leggi che prescindono dai principi dell’etica naturale per rimettersi alla sola condiscendenza verso certi orientamenti culturali o morali di massa e, in quanto tali, transitori, come se tutte le possibili concezioni della vita avessero uguale valore ed andassero affidate a un pensiero unico.

    In questo contesto, è necessario aggiungere che la coscienza cristiana non dovrebbe permettere che si favorisca con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti e stravolti.

    Poiché la fede costituisce un’unità inscindibile, non è logico l’isolamento di uno solo dei suoi contenuti a scapito della totalità della dottrina cattolica.

    L’impegno politico per un aspetto isolato della dottrina sociale della Chiesa non è sufficiente a esaurire la responsabilità per il bene comune.

    Il cattolico può anche pensare di delegare ad altri l’impegno che gli proviene dal Vangelo di Gesù Cristo, perché la verità sull’uomo e sul mondo possa essere annunciata e raggiunta anche in politica, questa è la democrazia rappresentativa. Ma quando l’azione politica viene a confrontarsi con i princìpi morali che non ammettono deroghe, eccezioni o compromesso alcuno, allora l’impegno dei cattolici si fa più evidente e carico di responsabilità.

    Dinanzi a queste esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili, infatti, i credenti devono sapere che è in gioco l’essenza dell’ordine morale, e che ciò riguarda il bene integrale della persona.

    Oggi, il malcostume della politica, in senso partitico, in tutti i poli o presunti tali presenti nel Paese, è portato ad accattivarsi il consenso dei Credenti e della Chiesa prendendo questo o quel capitolo, questo o quel paragrafo, della Dottrina sociale e del messaggio evangelico.

    In pratica, esso si muove con l’obiettivo di sottomettere o di cercare di asservire un Patrimonio di Tutti, per ciò stesso non relativizzabile a questa o quella contingenza storica o nazionale, alle esigenze di breve periodo di una formazione politica piuttosto che di un’altra. Non è più possibile, non è più ammissibile un simile modo speculativo di fare.

    LA DOTTRINA SOCIALE NON PUò VENIR PRESA A SPEZZONI, ESSERE PIEGATA ALLO STRUMENTALE SERVIZIO DI QUESTA O QUELLA ESIGENZA PARTITICA O PROGRAMMATICA; ESSA SI PUò RIFLETTERE SOLO IN UN PROGRAMMA DI GOVERNO CHE, PER POTERSI DIRE CATTOLICO IN MODO AUTENTICO, DEVE ESSERE AL SERVIZIO DI UNA APPLICAZIONE SINCERA E INTEGRALE DELLA DOTTRINA DELLA CHIESA, NELLA SUA INTEREZZA E NELLA PIENEZZA PRATICA E SPIRITUALE DEI SUOI PRECETTI NESSUNO ESCLUSO.

    PAPA FRANCESCO: LA DOTTRINA SOCIALE DISONORATA DAGLI OPPORTUNISMI CHE NE MANIPOLANO LE PAROLE

    Papa Francesco: La dignità di ogni persona umana e il bene comune sono questioni che dovrebbero strutturare tutta la politica economica, ma a volte sembrano appendici aggiunte dall’esterno per completare un discorso politico senza prospettive né programmi di vero sviluppo integrale. Quante parole sono diventate scomode per questo sistema! Dà fastidio che si parli di etica, dà fastidio che si parli di solidarietà mondiale, dà fastidio che si parli di distribuzione dei beni, dà fastidio che si parli di difendere i posti di lavoro, dà fastidio che si parli della dignità dei deboli, dà fastidio che si parli di un Dio che esige un impegno per la giustizia.

    Altre volte accade che queste parole diventino oggetto di una manipolazione opportunista che le disonora. La comoda indifferenza di fronte a queste questioni svuota la nostra vita e le nostre parole di ogni significato. La vocazione di un imprenditore è un nobile lavoro, sempre che si lasci interrogare da un significato più ampio della vita; questo gli permette di servire veramente il bene comune, con il suo sforzo di moltiplicare e rendere più accessibili per tutti i beni di questo mondo. (Evangelii Gaudium, 203).

    IL SOVRANISMO, FALSO RIMEDIO

    È dalla fondazione della Dottrina e del Magistero Sociale della Chiesa Cattolica che l’impegno della stessa viene indirizzato alla necessità di offrire alla Politica gli strumenti necessari a garantire la tutela della Persona e della Famiglia favorendo il progresso economico nella coesione sociale, i diritti individuali naturali coordinati con i doveri collettivi, l’ordine sociale come inseparabile da un concetto di legalità e giustizia distributiva.

    I Papi sociali - da Leone XIII a Papa Francesco passando per Sua Santità Giovanni Paolo II - hanno suggerito nelle proprie solenni Encicliche le coordinate di intervento attraverso le quali realizzare nel tessuto civico, economico e politico il messaggio cristiano e pastorale.

    Nello stesso tempo, hanno sempre messo in guardia, di epoca in epoca, dai cosiddetti FALSI RIMEDI.

    Vale a dire la promessa di risoluzioni semplificate e abbreviate di grandi questioni, di problemi di portata epocale, annunciando provvedimenti passibili di costituire quelle che gli stessi Papi definivano le sirene per attirare il favore o il consenso di più o meno ampi strati sociali afflitti da sentimenti di esasperazione verso quelle che erano e sono ritenute delle condizioni ingiustamente patite.

    Papa Leone XIII definiva falso rimedio il socialismo per la risoluzione della questione operaia alla fine dell’Ottocento, mettendo in guardia da quello che dai primi del Novecento sarebbe diventato il regime comunista o socialista reale, nemico delle libertà personali e dei diritti sociali che prometteva di affermare; il suo successore Papa Wojtyla, alla stessa maniera, indicava come illusoria - all’indomani della caduta del Muro di Berlino - la soluzione capitalistica pura come mezzo di risoluzione di tutti i problemi sociali lasciati in eredità dal collasso comunista; oggi, tocca a Sua Santità Papa Francesco mettere in guardia dalle bandiere illusorie del sovranismo, agitate come unica opposizione all’altrettanto sbagliatissima tendenza a riconoscere come dati ineluttabili la tecnocrazia della finanza, capace di azzerare in poco tempo il PIL di una Nazione, e la condizione di povertà di intere parti del Mondo.

    Quindi, oggi - utilizzando e facendo nostro il messaggio delle Encicliche del Magistero sociale - il SOVRANISMO È IL FALSO RIMEDIO che viene proposto, dai movimenti cosiddetti populisti - così (auto)definiti perché parlano in nome del Popolo - contro il clima di paura e insicurezza connaturato all’epoca moderna. Rimedio additato con ricette che, all’atto pratico, stanno dimostrando non soltanto limiti operativi evidenti, ma altresì preoccupantissimi effetti controproducenti, mentre i problemi che vengono denunciati restano tutti a prescindere dal fatto che tali movimenti governino in Europa o siano all’opposizione.

    Anche perché non va dimenticato che Sovranismo e Populismo, alla base della cosiddetta terza Repubblica, sono gli eredi diretti di quel Giustizialismo sul quale venne costruita la seconda Repubblica e sotto il quale venne sotterrata la prima, con gli esiti a cui tutti quanti abbiamo assistito, e per questo motivo il nostro impegno si rende ancora di più incisivo per evitare di lasciare alla quarta Repubblica un’eredità ancora più devastante e pesante in ragione anche del peggiorato scenario europeo e internazionale.

    Il testamento biologico e la difesa della vita fin dal concepimento da parte di una Mamma e di un Papà

    È questo il caso delle leggi civili in materia di aborto e di eutanasia (da non confondersi con la rinuncia all’accanimento terapeutico, la quale è, anche moralmente, legittima), leggi che devono tutelare il diritto primario alla vita, a partire dal suo concepimento fino al suo termine naturale.

    Allo stesso modo occorre ribadire il dovere di rispettare e proteggere i diritti dell’embrione umano, analogamente devono essere salvaguardate la tutela e la promozione della famiglia, fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso e protetta nella sua unità e stabilità, anche a fronte delle moderne leggi sul divorzio, a essa non possono essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto tali un riconoscimento legale.

    È inammissibile che all’anagrafe un bambino venga registrato invece che da papà e mamma da... due mamme, o da due papà!

    La famiglia come prima cellula educativa contro il dilagare del relativismo etico

    Così pure la garanzia della libertà di educazione dei genitori da esercitare sui propri figli, è un diritto inalienabile, riconosciuto, tra l’altro, nelle dichiarazioni internazionali dei diritti umani.

    Alla stessa stregua, si deve pensare alla tutela sociale dei minori e alla liberazione delle vittime dalle moderne forme di schiavitù (si pensi ad esempio, alla droga e allo sfruttamento della prostituzione).

    Non può essere esente da questo elenco il diritto primario alla libertà religiosa e lo sviluppo per un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia sociale, del principio di solidarietà umana e di quello di sussidiarietà, secondo il quale i diritti delle persone, delle famiglie e dei gruppi, e il loro esercizio devono essere riconosciuti.

    Ecco: il nostro partito nasce con questi specifici scopi.

    Ecco pertanto la famiglia, ossia la società domestica, società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società; perciò con diritti e obbligazioni indipendenti dallo Stato - scrive Papa Leone XIII - È dunque un errore grande e dannoso volere che lo Stato possa intervenire a suo talento nel santuario della famiglia. Certo, se qualche famiglia si trova per avventura in sì gravi strettezze che da se stessa non le è affatto possibile uscirne, è giusto in tali frangenti l’intervento dei pubblici poteri, giacché ciascuna famiglia è parte del corpo sociale. Similmente in caso di gravi discordie nelle relazioni scambievoli tra i membri di una famiglia intervenga lo Stato e renda a ciascuno il suo, poiché questo non è usurpare i diritti dei cittadini, ma assicurarli e tutelarli secondo la retta giustizia. Qui però deve arrestarsi lo Stato; la natura non gli consente di andare oltre. La patria potestà non può lo Stato né annientarla né assorbirla, poiché nasce dalla sorgente stessa della vita umana. I figli sono qualche cosa del padre, una espansione, per così dire, della sua personalità e, a parlare propriamente, essi entrano a far parte del civile consorzio non da sé medesimi, bensì mediante la famiglia in cui sono nati. Nel 1891 sono state quindi create le premesse della vera Politica per la Famiglia: una politica educativa prima che assistenziale, che assicuri i diritti sostanziali laddove una crisi economica o finanziaria li metta a repentaglio, e fornisca un temporaneo sostegno atto a superarla. Perché lo sgretolamento morale e valoriale è un risultato del venir meno della sussidiarietà orizzontale dello Stato e delle sue articolazioni territoriali nei confronti della Famiglia, costretta di fatto a scegliere tra quella che Papa Wojtyla, nella Centesimus Annus del 1991, indicava come una alternativa secca, e sbagliatissima, fra l’essere amministrati da meccanismi di mercato o l’essere amministrati in modo passivo e burocratico dallo Stato.

    Costruttori di pace: la Politica e la Società vincono solamente con le tre V del Vangelo che riassumono in Gesù la Via, la Verità e la Vita

    Come potremmo trascurare, in un elenco, anche incompleto, di esigenze il grande tema della pace?

    Si tende, a volte, a secolarizzare il valore della pace mentre, in altri casi, si cede a un sommario giudizio etico dimenticando la complessità delle ragioni in questione.

    La pace è sempre frutto della giustizia ed effetto della carità.

    Essa esige il rifiuto radicale e assoluto della violenza e del terrorismo e richiede un impegno costante e vigile da parte di chi ha la responsabilità politica.

    È avvenuto in recenti circostanze che, anche all’interno di alcune associazioni o organizzazioni di ispirazione cattolica, siano emersi orientamenti a sostegno di forze e movimenti politici che su questioni etiche fondamentali hanno espresso posizioni contrarie all’insegnamento morale e sociale della Chiesa.

    Tali scelte e condivisioni, essendo in contraddizione con i princìpi basilari della coscienza cattolica, non sono compatibili con l’appartenenza ad associazioni o ad organizzazioni che si definiscono cattoliche.

    La fede in Gesù Cristo, che ha definito se stesso la via, la verità e la vita (Gv 14,6) chiede ai cattolici lo sforzo per consacrarsi con maggior impegno alla costruzione di una cultura che, ispirata al Vangelo, riproponga il patrimonio di valori e contenuti della tradizione cattolica.

    Leggiamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica: le virtù umane sono attitudini ferme, disposizioni stabili, perfezioni abituali dell’intelligenza e della volontà che regolano i nostri atti, ordinano le nostre passioni e guidano la nostra condotta secondo la ragione e la fede.

    La tradizione cristiana ha associato a queste quattro virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza) altre tre virtù (fede, speranza e carità) dette teologali, e anche infuse perché Dio le infonde in noi con il battesimo come un seme da far germogliare.

    Queste tre virtù si possono ricondurre a Gesù che è: Via, Verità e Vita.

    Ed è a partire dai fondamentali insegnamenti di Cristo che noi cattolici dobbiamo impegnarci in politica, una politica intesa come servizio e non come un mezzo per servirsi della politica per avere immeritati privilegi!

    Questa dovrebbe essere la regola del buon politico, in particolare di colui che si definisce ‘cattolico’.

    Purtroppo il dramma del nostro tempo è che siamo senza un sano orientamento; il ‘villaggio globale’, come a certi sociologi piace definire il mondo moderno, è come una nave senza bussola guidata da un capitano non sa nemmeno riconoscere la stella polare che mostra il nord.

    Il responso elettorale recente non poteva, quindi, essere diverso: quando si naviga a vista, stremati dalla fatica del vivere quotidiano, senza una faro che indichi un approdo sicuro, si diventa facili prede delle lusinghe e ci lasciamo attrarre dal canto delle sirene, affascinati da facili promesse.

    Noi di Unione Cattolica, sorretti dalla forza della coerenza cristiana e della fedeltà Cattolica, intendiamo dar vita ad un partito che, come programma e come azione, si riconosca nella dottrina sociale della Chiesa.

    Tutto ciò in aperto dialogo con tutti, cattolici e non cattolici, con una prassi assolutamente democratica.

    Quindi, il partito Unione Cattolica vuole essere il partito che rappresenti direttamente i cattolici e si assume il compito di ricostruire ideologicamente una società sana, ricucendo strappi sociali e pacificando gli animi di questa nostra amata Italia.

    Perché la politica, come affermava Paolo VI, è una delle più alte forme di carità.

    La politica, in qualche modo, è una rappresentazione della vita e la vita non si compra, non si sfrutta e non si può basare sull’odio.

    Scrive inoltre in proposito Papa Wojtila nella Centesimus Annus nel 1991, con lungimiranza ammonendo su quanto sarebbe potuto avvenire dopo il crollo delle ideologie totalitarie dell’Est: "L’odio e l’ingiustizia si impossessano di intere Nazioni e le spingono all’azione solo quando vengono legittimati ed organizzati da ideologie che si fondano su di essi piuttosto che sulla verità dell’uomo. La Rerum novarum combatteva le ideologie dell’odio ed indicava le vie per distruggere la violenza ed il rancore mediante la giustizia. Possa il ricordo di quei terribili avvenimenti guidare le azioni di tutti gli uomini e, in particolare, dei reggitori dei popoli nel nostro tempo, in cui altre ingiustizie alimentano nuovi odi e si delineano all’orizzonte nuove ideologie che esaltano la violenza.

    Certo, dal 1945 le armi tacciono nel Continente europeo; tuttavia, la vera pace - si ricordi - non è mai il risultato della vittoria militare, ma implica il superamento delle cause della guerra e l’autentica riconciliazione tra i popoli. Per molti anni, invece, si è avuta in Europa e nel mondo una situazione di non-guerra più che di autentica pace. Metà del Continente è caduta sotto il dominio della dittatura comunista, mentre l’altra metà si organizzava per difendersi contro un tale pericolo. Molti popoli perdono il potere di disporre di se stessi, vengono chiusi nei confini soffocanti di un impero, mentre si cerca di distruggere la loro memoria storica e la secolare radice della loro cultura. Masse enormi di uomini, in conseguenza di questa divisione violenta, sono costrette ad abbandonare la loro terra e forzatamente deportate".

    La politica come servizio pro tempore, non come regno del privilegio o mestiere distaccato dalla Società e dalla realtà

    I Cattolici debbono vivere la politica con spirito di servizio, con l’intento di costruire una stagione alta e nobile del Cattolicesimo Italiano, con una cura senza se e senza ma dei poveri e della difesa della vita.

    Il partito Unione Cattolica desidera ridare benessere ad ogni cittadino italiano rilanciando l’economia, e in tal senso ci sarà il nostro massimo impegno.

    È indubbio che una delle fonti del Sovranismo e del Populismo, due tendenze sovrapposte, risieda nella stigmatizzazione dei privilegi accumulati dal ceto politico proprio, e in maniera paradossale, dopo la fine della prima Repubblica - sotto i colpi del giustizialismo - e resisi ancora più evidenti in ragione del parallelo e progressivo peggioramento delle condizioni di vita economica e materiale di Cittadini, Famiglie e Imprese.

    Il benessere per tutti gli italiani ci può essere solo se gli interventi sui conti pubblici, la gestione della macchina burocratica, i rapporti con l’Unione Europea, saranno finalmente improntati alla saggezza, alla correttezza e alla visione del bene comune, eliminando in tempi rapidi e in modo risolutivo il sistema della corruzione, dello scambio dei favori, dei privilegi riservati ai collusi di gruppi mafiosi, anzi tendendo alla sconfitta di ogni tipo di mafia.

    Unione Cattolica non è un partito che promette cose che non si possono mantenere, anzi ritiene ciò immorale, pertanto chiede a tutti i cattolici italiani di riunirsi ed essere parte integrante nella rinascita del nostro Paese superando ogni barriera ideologica, ogni motivo di sfiducia, disaffezione e di rancore sociale.

    Questo modo di comportarsi, ci rendiamo conto, è la conseguenza diretta della complessa congiuntura economica che stiamo vivendo e di una dilagante precarietà lavorativa che fa emergere paure collettive, come dichiarato dal cardinal Bassetti Presidente della CEI.

    Noi Cattolici, uniti sotto il simbolo del partito Unione Cattolica, insieme, grazie alla nostra e alla vostra fede cattolica e con l’aiuto di Dio, ci impegniamo per ridare dignità, rispetto, correttezza, solidarietà, benessere e pace a tutti i cittadini italiani.

    Dobbiamo contrastare assolutamente quella che Papa Francesco, nella propria Enciclica Laudato Si’, promulgata nel 2015, stigmatizza come la debolezza delle reazioni, una responsabilità questa ascrivibile alle involuzioni di una politica spesso con la p minuscola: "Mai abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli. Siamo invece chiamati a diventare gli strumenti di Dio Padre perché il nostro pianeta sia quello che Egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza. Il problema è che non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi e c’è bisogno di costruire leadership che indichino strade, cercando di rispondere alle necessità delle generazioni attuali includendo tutti, senza compromettere le generazioni future. Si rende indispensabile creare un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi, prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno-economico finiscano per distruggere non solo la politica ma anche la libertà e la giustizia".

    Sempre Sua Santità Francesco: "Il dramma di una politica focalizzata sui risultati immediati, sostenuta anche da popolazioni consumiste, rende necessario produrre crescita a breve termine. Rispondendo a interessi elettorali, i governi non si azzardano facilmente a irritare la popolazione con misure che possano intaccare il livello di consumo o mettere a rischio investimenti esteri. La miope costruzione del potere frena l’inserimento dell’agenda ambientale lungimirante all’interno dell’agenda pubblica dei governi. Si dimentica così che «il tempo è superiore allo spazio», che siamo sempre più fecondi quando ci preoccupiamo di generare processi, piuttosto che di dominare spazi di potere. La grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine. Il potere politico fa molta fatica

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