Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Angel la voce del destino
Angel la voce del destino
Angel la voce del destino
E-book611 pagine8 ore

Angel la voce del destino

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

La vita di Jessica, una diciassettenne di campagna, si complica all'improvviso quando entra in possesso di un ciondolo misterioso. Sarà il primo passo in un mondo fatto di magia e di pericoli sconosciuti, che dovrà imparare a fronteggiare a testa alta, nonostante la sua testardaggine e la sua timidezza.

Ad accompagnarla in questo viaggio troverà nuovi amici in grado di insegnarle le arti magiche. Grazie a loro conoscerà il vero valore dell'amicizia e del perdono.

Nell'oscurità l'attendono persone spietate, guidate da un pericoloso individuo che ha messo gli occhi su di lei. Qualcuno che farà di tutto per impossessarsi dei suoi grandi poteri.

Le carte sono già state scoperte. Ora è il momento di combattere.
LinguaItaliano
Data di uscita7 apr 2022
ISBN9791220394062
Angel la voce del destino

Correlato a Angel la voce del destino

Ebook correlati

Fumetti e graphic novel per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Angel la voce del destino

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Angel la voce del destino - Jessica Maldini

    cover.jpg

    ANGEL

    La Voce del Destino

    Jessica Maldini

    TITOLO | Angel la voce del destino  

    AUTORE | Jessica Maldini  

    ISBN | 9791220394062  

    Prima edizione digitale: 2022

    © Tutti i diritti riservati all'Autore.

    Questa opera è pubblicata direttamente dall'autore tramite la piattaforma di selfpublishing Youcanprint e l'autore detiene ogni diritto della stessa in maniera esclusiva. Nessuna parte di questo libro può essere pertanto riprodotta senza il preventivo assenso dell'autore.

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Marco Biagi 6, 73100 Lecce

    www.youcanprint.it

    info@youcanprint.it

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

    Lo scritto è solo ed esclusivamente frutto dell’autore.

    Questa è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a personaggi o eventi reali è puramente casuale.

    Una lacrima trasparente scende dal tuo volto, i tuoi occhi brillano di verità senza fine,

    tu sai amare come nessuno può fare

    e l'amicizia per te è assai fondamentale.

    Combatti contro il tempo, è il tuo destino impari a conoscere, una tua virtù.

    Di saggezza e verità sei portatrice, dolori e sacrifici dovrai affrontare.

    Anima, vita morte in un cielo stellato piccolo fiore, bocciolo dorato sola, diversa, ma unica

    tu sai dare, gioia e allegria a chi ti è vicino.

    Tu sola, i rischi hai affrontato dolce ragazza dal destino segnato.

    Di sani principi, pian piano crescendo,

    hai saputo insegnare, anche a me, lo ammetto!

    Tu sola, una vita hai saputo creare di gioco e fantasia, ti sei data da fare un gioco, un mistero

    una vita, un pensiero.

    Vitale, dolce e sincera

    una temibile avversaria per il nemico e una vera amica per chi ha bisogno.

     Sembri un fiore nato ora

    non ti accorgi della guerra che c'è nel mondo non sai cosa ti aspetta fuori.

    Cerchi di sviare le verità che ti fanno paura, ma le sai affrontare con forza e tenacia.

    Piccola cara, il destino è già scritto.

    Ora va’, e placa il conflitto.

    CAPITOLO 1

    PERCHÉ PROPRIO IO?

    Siamo circa a metà agosto e da due mesi a questa parte sto lavorando in un hotel a Cervia. In questo momento aspetto con il sorriso sulle labbra che il tram mi conduca a destinazione.

    Vi chiederete chi sono io. Ottima domanda!

    Una studentessa che sta per iniziare il quarto anno di alberghiero. Cos’altro? Non supero il metro e mezzo, ho il viso allungato, il naso un po' a punta, occhi color nocciola e capelli lunghi fin sotto le spalle, normalissimi capelli castani, leggermente mossi, se non fosse per una ciocca di colore viola che ho sin dalla nascita. A parte questo amo portare i jeans, leggere e disegnare.

    Per superare la mia timidezza, ho scelto di intraprendere la mansione di cameriera di sala.

    È il primo anno per me di lavoro nel periodo estivo e anche se a volte è impegnativo e stressante, ci sono dei lati positivi: i clienti.

     Se non ci fossero loro a farmi passare la giornata! Generalmente sono timida e fatico a relazionarmi con la gente ma lavorando in sala, al bar e nel pomeriggio in ricevimento, sto imparando a essere un po' più coraggiosa. Ho scelto questo ruolo proprio per tentare di superare pian piano il mio carattere introverso. D'altra parte, forse perché siamo in estate, i clienti sono molto rilassati e risultano spesso, a parte qualche eccezione, disponibili alle chiacchiere. Ciò mi è d’enorme aiuto. Venerdì, verso le sei del pomeriggio, terminato il mio turno, mi viene l'idea di passare in un'oreficeria della zona. L'avevo adocchiata tempo prima e, prima di raggiungere la fermata del tram, decido di andare a curiosare.

    Dopo aver girato un po' a vuoto, finalmente ritrovo il negozio ed entro. Il locale è fresco e accogliente, con una ricca esposizione di oggetti disposti in cinque vetrinette, tra cui orologi, collane e bracciali di diversi generi e modelli.

    Fingo di guardarmi intorno senza cercare nulla in particolare, ma quando m’imbatto nel ciondolo, mi fermo a osservarlo più attentamente. È di forma ovale, sembra fatto di vetro azzurro. L’altro giorno, avendolo intravisto dalla vetrina, non avevo notato che all’interno ha degli strani disegni.

    Mi si avvicina una giovane commessa, carina ed esile, anche se non particolarmente allegra. Magari è solo un po' stufa di rimanere lì, a non combinare nulla, nella calura di agosto e in un negozio pressoché senza clientela.

     - Ha bisogno?  - , chiede con un sorriso appena abbozzato.

     - Potrei dare un'occhiata a quello? - , domando, indicando l'oggetto che ha catturato il mio interesse.

    La commessa apre il retro della vetrina, recupera il ciondolo e me lo porge.

    Ora che è tra le mie mani, distinguo bene ogni suo dettaglio.

    È piccolo, di un azzurro splendente. Lungo tutta la sua forma è solcato da piccole punte in rilievo. Chiaramente intagliato a mano, a suo tempo deve essere stato lavorato con dedizione e cura.

    I simboli che ho intravisto prima, però, non ci sono più. Lo rigiro tra le mani, osservandolo con maggiore attenzione, ma niente. Spariti. Forse è stato un gioco di luci?

    Medito di rinunciare. Tutto sommato, mi dico, non sono una tipa da ciondoli. Ma più lo tengo tra le mani, più mi convinco che deve esser mio. Che lasciarlo al negozio sarebbe sbagliato. Che, per quanto possa sembrare assurdo, mi appartenga di diritto.

     Così mi sorprendo a chiedere alla commessa il prezzo. Lei per tutta risposta si acciglia.

     - Qualcosa non va?  - , domando, guardandola.

    Lei mi fissa per un istante, poi sposta lo sguardo da me al ciondolo. Mi fa cenno di seguirla fino al bancone, dove posa un listino e, senza parlare, m’indica una pagina, dove è riportato l'anno in cui è stato redatto l’articolo che tanto m’interessa.

    Il ciondolo è del Settecento. Ecco perché la commessa si è mostrata così sorpresa.

    - Deve sapere  - , inizia la commessa,  - che l'età attribuita a questo articolo è approssimativa, e non posso garantire che corrisponda a realtà. La mia sorpresa iniziale è sorta per il suo interessamento all’oggetto in sé. È stato uno dei primi pezzi esposti in questo negozio e ormai avevamo messo in conto di tenerlo solo come abbellimento della vetrina. Lei è stata la primissima persona realmente interessata. Mi scuso per il mio atteggiamento di poco fa, mi ha colta impreparata - , termina, finalmente sorridendo e permettendomi di prendere il ciondolo in mano.

    Io replico assicurandole che non conoscevo la storia e che sono interessata a comprarlo, e così appoggio il pezzo sul bancone.

    A una cifra irrisoria compro ciondolo e catenina in argento.

    La scelgo con la commessa, voglio che mi stia bene, che una volta indossata la senta mia.

    Le punte in rilievo del gioiello, al contrario di quanto pensavo, non danno fastidio né fanno male. Scelgo di tenerla indosso, euforica per il mio acquisto, quando all’improvviso un capogiro mi costringe per un attimo ad appoggiarmi al bancone. Che strano.

    La commessa non si è accorta di nulla. Le sorrido, effettuo il pagamento, la ringrazio e poi corro verso la fermata dell'autobus, con il terrore di perderlo. Per mia fortuna, arrivo giusto in tempo. Monto al volo, timbro il biglietto e mi metto a sedere stremata.

    Giunta a Caserma, prendo il motorino e mi avvio verso casa, dove trovo la mia famiglia indaffarata nelle varie attività quotidiane.

    Mia madre è nel suo regno, la cucina. A giudicare dal profumino, mi aspetta una cena niente male,

    Mio fratello e mia sorella si contendono il Game Boy e mio padre se l'è data a gambe, rifugiandosi nel suo capannone a sistemare attrezzi che probabilmente sono già in ordine. Insomma, tutto come sempre.

    Io mi butto sul divano e penso che tra due settimane il mio lavoro estivo sarà finito. Dopo una sola settimana di riposo, dovrò riprendere la scuola. Il tempo sta passando troppo velocemente!

    Apparecchio la tavola, e mia madre ci richiama all'ordine. È pronto!

     Chiacchieriamo del lavoro, di come abbiamo trascorso la nostra giornata, papà tra i suoi arnesi e mamma tra una telefonata alle amiche e un paio di lavatrici da stendere.

    Aiuto mia madre a mettere in ordine e poi vado a chiudermi nella mia stanza.

    Mi cambio, liberandomi degli abiti del lavoro, accendo il computer e, prima che possa rendermene conto, la pietra che porto al collo inizia a brillare e assieme a bruciare sulla pelle.

    D'istinto cerco di toglierla. Ma ecco che vengo pervasa da una sensazione calda, rassicurante.

    La paura scompare, la tensione lascia il posto alla calma. E il ciondolo torna a essere solo un ciondolo.

    Sono costretta a sedermi sul letto perché le gambe mi tremano e non riesco a reggermi in piedi. Cosa è successo? Mi sento strana, e non capisco cosa sia accaduto. Non mi sono certo immaginata tutto!

    Mi faccio mille domande, mi do mille risposte... E mi addormento, sfinita, e senza certezze.

    Mi sveglio intorpidita, mi sono addormentata in una posizione assurda e adesso ne avverto gli effetti. Tuttavia, balzo rapida fuori dal letto, mi vesto, consumo una colazione veloce e saluto la famiglia. Il motorino mi porta alla fermata del solito autobus e con esso raggiungo il lavoro. Mentre raggiungo l’hotel a piedi ripenso un attimo a quanto accaduto la sera prima e a come non riesca a trovare una relazione logica circa quella luce e il calore provato.

     Interdetta, scuoto la testa cercando di dimenticare e di convincermi che il tutto sia stato solo un brutto scherzo giocato dalla stanchezza.

    Respiro e penso alla nuova giornata, pronta a dare il meglio di me.

    Oggi il lavoro procede bene, è una giornata come tante. Qualche incomprensione con i ragazzi che lavorano con me, ma niente di grave. Chiudo il servizio del pranzo e del bar, sono quasi le cinque. E il mio ciondolo inizia a brillare, a risplendere come ha fatto ieri! Lo nascondo sotto la camicia, cercando di non farmi notare da nessuno. Mentre mi chiedo cosa significhi il bagliore sparisce un’altra volta.

    Maledizione, da quando ho comprato il ciondolo, sta succedendo qualcosa di strano. Che cos’ha a che fare con me?

    Ci penso per tutta il tempo seguente riscuotendomi solo all’arrivo di qualche cliente, e accolgo la fine del mio turno con grande sollievo. Mi vado subito a cambiare, saluto i titolari e m’incammino verso la fermata dell’autobus.

     La strada che percorro dovrebbe brulicare di gente. Il mare è a due passi, così la gente o scende in spiaggia o torna a casa e si prepara per la serata. Oggi però in giro non si vede nessuno, come se tutti si fossero dileguati.

    Ma non appena giro l'angolo vengo circondata da tre persone vestite completamente di nero.

    Il loro abbigliamento è del tutto fuori luogo e fuori tempo. Indossano un lungo mantello nero e, fatta eccezione del loro volto, sono totalmente coperti.

    Li guardo e taccio, mentre dentro muoio di paura. Chi sono? E che cosa vogliono?

    Dopo qualche secondo di silenzio e un rapido scambio di sguardi tra loro, quello che mi dà l’idea di essere il loro leader fa un ulteriore passo verso di me e incomincia a parlare:

     - Ciao, come ti chiami? - , attacca con un sorriso sornione. 

     - Stai tornando a casa? Che bella collana che porti al collo. Potrei vederla? - , chiede allungando la mano verso di me.

    Istintivamente poso lo sguardo sulla collana che indosso, allarmata.

    Perché dovrei mostrargli il ciondolo?

     - Chi siete?  - rispondo titubante, prendendo lunghi respiri tra una parola e l'altra nel tentativo di non andare nel panico.

    Senza pensare alle conseguenze, rispondo: - Che cosa volete da me? E perché vi interessa il ciondolo? Non lo vedete bene da qui? Comunque, non vi appartiene e non capisco perché dovrei farvelo vedere - .

    Per quanto  sia poco saggio non accontentare dei malviventi, non ho intenzione di cedere.

     - Non ti facevo così stupida! - , incomincia a dire quello che sta alla destra del leader. - Non è una cosa così difficile. Facci vedere la collana. Non vorrai mica farci arrabbiare?! -

    Per tutta risposta rimango a fissarlo aspettando che continui.

     - Ti posso offrire due possibilità - , prende parola il leader. - Uno, ci dai il ciondolo, così puoi ritornare a casa come se non fosse successo nulla. Due, ti porteremo via con noi e certamente per te non sarà divertente. Allora, mia cara, cosa scegli? -

     - Nessuna delle due, naturalmente! Secondo voi - , indico il ciondolo - ve lo dovrei dare? Scherziamo? Venire con voi? E perché mai?! - 

    Ho paura, ma uno strano coraggio mi dice che non posso dargliela vinta.

    A questo punto tutti scoppiano in una fragorosa e stridente risata, poi l'ultimo che ha parlato con una sola mano mi afferra con velocità entrambe le braccia, me le porta dietro la schiena e mi costringe a piegarmi in avanti. Tutto d'un tratto mi sento debole e frastornata.

     Per giunta l'individuo che mi ha in pugno sembra divertito: - Sei veramente coraggiosa, devo ammetterlo, ma te ne pentirai. Ora non puoi più scappare - .

    Ma prima che riesca tirarmi a sé per prendermi il ciondolo, sento un lungo fischio. L'uomo allenta subito la presa e un istante dopo io e i malviventi ci ritroviamo circondati da altre sei persone, tutte in posizione di combattimento.

    Con mia sorpresa gli uomini con il mantello si allontanano, non prima che il leader mi rivolga le ultime parole: - Bene, per questa volta l'hai fatta franca! Ma attenta, non le avrai tutte vinte, e alla fine ti prenderemo! -  Dopodiché si allontana dileguandosi nell’oscurità insieme agli altri.

    Con l’uscita di scena degli uomini in nero, la vita riprende il suo corso e tutto torna in movimento. Persone, auto, animali, suoni. Come se ogni cosa avvenuta poco fa fosse stata in qualche modo occultata.

    Che sia di colpo diventata pazza?

     La situazione non è chiara. Come è possibile che gli avvenimenti appena successi non influiscano con l’esterno? L’immobilità. Che abbiano fermato il tempo? Solo io ho visto ciò che è successo? Sono forse stata stordita in qualche modo?

    Maledizione! È tutto così irrazionale.

    Mentre sono immersa nei miei pensieri una delle ragazze mi viene vicino e mi appoggia una mano sulla spalla. - Tutto bene? -  Mi accorgo che mi sta esaminando con occhio preoccupato per capire se sono ferita.

     - Si tutto ok, sono solo un po' confusa e ho un braccio dolorante, ma nulla di preoccupante - , rispondo, massaggiandomi la spalla. Uno dei ragazzi allora emette un lungo sospiro, evidentemente sollevato. Accenna un saluto e inizia a fare le dovute presentazioni, come se nulla fosse: - Ciao, sono Thomas e frequento l’ultimo anno dell'Istituto Tecnico, anche se per la seconda volta. Al tuo fianco c'è Lucia, ha finito la scuola di medicina e presto andrà all’università per specializzarsi. Lui invece è Marco - , dice con sguardo divertito indicando il ragazzo al suo fianco, appoggiandogli una mano sulla spalla. - Il più vecchio del gruppo, ha ben ventiquattro anni e sta frequentando l’ultimo anno di università sempre nel ramo di medicina. Attualmente sta facendo tirocinio, in ospedale- .

     - Lei invece è Aura, la più piccola del gruppo  - , prosegue, indicando una ragazzina che fa un passo avanti. - Fra poco dovrà iniziare il liceo linguistico per intraprendere la carriera d'insegnante. Per ultimi, ma non meno importanti, ti presento Nicolas e Serafina. Si ferma per un attimo poi riprende: - Adesso tocca a te dirci qualcosa! Non essere timida, ora è il momento di presentarsi! -

     - Non ho molto da dire - , mormoro imbarazzata. Non ci capisco più niente, ma non voglio neanche mostrarmi ingrata a chi mi ha salvata. - Sono Jessica, ho diciassette anni e sono una studentessa dell’istituto Alberghiero di F. specializzata in sala/bar. E sinceramente sono un po’ confusa per tutto quello che è successo ora- .

     - Immagino che ti sia spaventata per quello che è avvenuto, è normale - , dice Serafina, sorridendo comprensiva.

     -  Jessica, ti riaccompagniamo a casa noi per oggi, per la tua sicurezza. Se hai delle domande, non esitare a chiedere - , mi dice Nicolas con fare amichevole.

    Senza altro da aggiungere, ci incamminiamo verso il loro furgoncino poco distante dalla fermata dell'autobus.

    Lo hanno parcheggiato di fronte alla Biblioteca Comunale di Cervia. L'ho visitata più volte, tornando verso casa, e ho avuto modo di prendere in prestito dei libri per passare il tempo e tenermi impegnata.

    Saliti in auto, prima di iniziare a fare domande, inizio a osservare meglio i miei nuovi amici. Thomas è un ragazzo carino, alto, magro, capelli corti e castani, occhi verdi e luminosi.

    Lucia è una ragazza molto graziosa, è alta all'incirca come me ed è snella. Ha gli occhi castani e dei bellissimi capelli neri, che le ricadono sulla spalla destra.

    Marco non dimostra i suoi ventiquattro anni e onestamente ha un certo fascino. È magro, ha capelli corti neri e ondulati e suoi occhi sono grandi ed espressivi. Ho sempre pensato che le espressioni facciali di una persona non possano mentire, come ad esempio gli occhi che sorridono di una persona solare, o la facilità con cui la gente capisce quando sono triste seppur cerchi di nasconderlo.

    Aura ha un viso angelico, con due occhietti celesti che ti scrutano attentamente. Porta i lunghi capelli neri raccolti in una coda mediante un nastro blu con due pon pon.

    I due adulti hanno all’incirca la stessa età. Sono difficili da identificare. Posso solo dire che lei è bionda, occhi scuri, alta, snella, tipico corpo da modella; lui sguardo sicuro, occhi e capelli castani, fisico atletico e robusto. Ma quel che conta è che mi hanno salvato, e che ho bisogno di tante risposte.

     - Innanzitutto - , esordisco, richiamando la loro attenzione su di me. - Vi devo ringraziare per avermi salvato da quelle persone, vi sono riconoscente. Ma posso sapere chi siete e per quale motivo mi avete aiutato? Che significato ha questa pietra che porto al collo? Per quale motivo interessava tanto a quelle persone? -  Termino la mia frase tutta d'un fiato.

     - Calma, calma con le domande! - , ridacchia Nicolas. - Vediamo di partire dalle cose più semplici - . Si ferma a cercare le parole giuste.

     - Serafina e io siamo maestri delle arti magiche e i ragazzi sono nostri allievi. Siamo venuti in tuo soccorso, per fortuna in tempo, perché sei la prescelta. Chi possiede il ciondolo che tu ora porti al collo ha il compito di salvare l'umanità dal grave pericolo che fra non molto si abbatterà su queste terre - .

     - Aspetta un attimo! Vediamo di chiarire bene le cose - , sbotto, confusa.

    Ha davvero appena parlato di magia?!

     - La magia non esiste, esiste solo l'illusione di essa - , replico convinta. - E poi che vorreste dire con - sono la prescelta- ? E questa pietra è solo un ciondolo! Che potere potrebbe mai avere per rendermi così speciale? E poi non sono in grado di difendere me stessa, figuriamoci tutto il mondo! Avrete sbagliato sicuramente persona! -

     - Jessica, non è stata solo una coincidenza - , interviene a questo punto Serafina. - Era destino che tu entrassi in possesso della pietra. Nessuno fino a ora, si era mai interessato a impossessarsene. Nessuno ti ha costretta, è stata una tua scelta - .

     - Inoltre - , prende la parola Nicolas - La pietra, che ora ti appartiene, ci indica quanto tu sia importante. Chi la possiede ha la capacità di usare magie molto potenti per cause nobili e giuste. E non dovrà finire in mani sbagliate, o saranno guai. D’ora in poi dovrai assolutamente fare attenzione ai nemici come quelli che hai incontrato oggi, e ora che sanno che hai tu la pietra, non esiteranno a farsi vedere più spesso. Non si sono mai palesati fino ad ora. Non in queste zone almeno, erano per lo più in altri paesi. Vengono chiamati Dereki dai mille volti. Sono guidati da un tiranno che li comanda a distanza come burattini. Presto si accorgerà di te e manderà i suoi migliori uomini per venirti a prendere.

     - Io non ho poteri! Sono una comune mortale! - , ribatto esasperata.

     - Non ti fare mille problemi ora. La pietra ti ha scelta e tu questo devi accettarlo - , sentenzia Nicolas.

     - Ora sta a noi verificare la sua veridicità. Per caso è successo qualcosa, da quando ne sei in possesso, che ci possa aiutare? -

    Rifletto un momento e mi ricordo dei due episodi avvenuti a distanza di poche ore.

     - Si, è stato questione di un attimo, ma ha iniziato a brillare e bruciare al contatto con la pelle. È successo ieri e oggi- .

     -  Interessante... ci sono buone possibilità - , mormora Nicolas.

     -  Non ti preoccupare, Jessica. Vedrai che pian piano capirai molte cose.

    Sei parecchio confusa, te lo si legge in faccia, ma ancora non c'è nulla di certo, perciò tranquillizzati - , mi dice Serafina, dandomi una leggera pacca sulla spalla.

    Tranquillizzarmi? Sono terrorizzata. Se non avessi trovato il ciondolo, ora non sarei in questo pasticcio.

    Il resto del tragitto lo trascorriamo in silenzio, finché non arriviamo al Caserma, dove ho lasciato il mio motorino. Scendo in fretta dalla vettura salutando tutti, sollevata che questa strana storia sia per il momento finita, non vedo l’ora di rientrare a casa! Sono confusa, ho bisogno di schiarirmi le idee e solo andando a casa posso trovare la tranquillità di cui ho bisogno. Prima di allontanarsi, Nicolas mi rivolge una specie di monito: - nessuno, per il momento deve sapere ciò che è successo oggi, nemmeno la tua famiglia. A casa sarai al sicuro, ti verremo a prendere domani mattina alle nove per portarti a lavoro. Ora per te è troppo pericoloso stare da sola all’esterno. A domani! -

     Faccio un cenno d’assenso poco convinta. Li vedrò anche domani? Non è finita? Sto per fargli un'altra domanda ma il tempo di voltarmi e Nicolas e gli altri si sono già dileguati.

    Una volta a casa, quasi per magia mi sento più rilassata, come sempre quando mi trovo in un luogo sicuro. Seppur la mia famiglia sia movimentata e di situazioni difficili, ne ho avute, lì dentro mi sento bene, mi fa cancellare tutto lo stress, il terrore e la confusione provati fino al tragitto li. Dopo cena, io e la mia famiglia ci mettiamo in soggiorno a osservare i nostri adorati gattini Rocky e Romeo, intenti a giocare.

    Sono a dir poco adorabili.

    A tarda sera, dopo aver visto un film, me ne vado di sopra per prepararmi a dormire.

    Mi dirigo verso il bagno, mi guardo allo specchio ed inizio a districare  i capelli, abbassando lo sguardo sul ciondolo. In una situazione normale non gli avrei dato alcuna importanza, ma non dopo questa giornata.

    Come può un ciondolo che dovrebbe essere un ornamento di bellezza racchiudere altro?

    Appoggio le mani sul lavandino, sempre scrutandomi e ripensando ai fatti di oggi, a come in poco tempo io sia stata circondata da persone che, pur non conoscendomi, mi hanno difesa. E poi la loro disinvoltura nel trattare il concetto di - magia-. Ma cos’è, poi, realmente? L'ho sempre considerata un gioco di prestigio, un'illusione. Perché ora quest'idea mi sembra sbagliata? La sensazione strana che ho percepito quando uno dei Dereki mi aveva in pugno cos'era, sempre un'illusione?

    Decido di smettere di pensarci, dato che tanto non servirebbe ad altro che a farmi venire l'emicrania.

    Mi butto così sul letto e quasi subito mi addormento.

    CAPITOLO 2

    LE PROVE

    La luce del sole mi sveglia. Mi sento fresca, attiva, come se non avessi fatto altro che dormire per le ultime ventiquattro ore.

     Devo pensare positivo e non farmi vedere preoccupata o pensierosa dai miei. Mi convinco che ciò che è successo ieri non sia realmente accaduto, così mi stampo sul viso il mio solito sorriso raggiante e scendo.

    Dopo aver fatto colazione con i miei fratelli parto col motorino, per raggiungere la fermata del tram dove i miei nuovi amici mi hanno dato appuntamento.

     Ma non appena tolgo il casco mi accorgo che, sul muretto di fronte, sono seduti i tre Dereki che ieri mi avevano aggredita. Ora che posso fare?

    Mancano ancora dieci minuti perché arrivino i ragazzi e sicuramente non sono pronta ad affrontare i miei nemici.

    Decido di far finta di non averli visti, sento il mio corpo tremare dai capelli alla punta dei piedi, ma devo resistere all’impulso di scoppiare a piangere dalla disperazione. Respiro a fondo e non smetto di riporre la mia attrezzatura nel motorino; poi voglio tentare di attraversare la strada per rifugiarmi al bar di fronte. Ma evidentemente ho fatto la scelta sbagliata: dopo pochi passi uno di loro mi impedisce di proseguire. Come ha fatto ad avvicinarsi così velocemente. Che si tratti davvero di magia?

    Non sono mai andata a corsi di difesa personale, quindi sono davvero nei guai.

    Decido di guardare in faccia la realtà. Prendo coraggio e con l'aiuto del borsone colpisco il Dereki che mi sta trattenendo. Quello stranamente lascia subito la presa e arretra di qualche passo.

    Ma a differenza di ieri, oggi i tre non parlano e sembrano pronti alla lotta. E mi allarmo intravedendo delle catene nere tra le maniche dei loro mantelli.

     Con la stessa mostruosa rapidità un altro Dereki sferra un colpo proprio con la sua catena, che avvolge completamente la borsa con cui d’impulso mi sono protetta. L’essere allora inizia a strattonare e sono costretta a lasciare la borsa per evitare che mi trascini con sé. Individuo il Dereki con la cicatrice sul viso nonché quello che mi ha fronteggiata ieri che rimane in disparte gustandosi la scena insieme agli altri.

     La paura mi assale quando mi accorgo che ora sono pronti ad attaccarmi insieme.

    D’un tratto sento una voce femminile e calma.

    Mi giro più volte, tenendo sempre d'occhio i nemici, per capire da dove provenga ma non vedo nessuno. La voce, tuttavia, continua a farsi sentire. Dapprima indistinta diventa progressivamente intellegibile, finché riesco a distinguere chiaramente cosa mi sta dicendo.

    La voce mi sta spronando a farmi forza, a combattere, dandomi un semplice consiglio: - Concentrati!-

    Temo di esser impazzita e che gli episodi di ieri mi abbiano sconvolta a tal punto da crearmi allucinazioni. La voce, però, sembra reale: perché non posso provare ad ascoltarla? Non ho niente da perdere.

    E intanto tutto intorno le cose continuano a essere normali come se fossero racchiuse in una bolla: la gente che passeggia lungo la strada e chiacchiera animatamente, il solito ragazzo che distribuisce in bici le pubblicità nelle buche delle lettere e il susseguirsi continuo di macchine che vanno verso il mare o verso Forlì. Io però tento di seguire il consiglio della voce, cercando di calmarmi e concentrarmi .

    E mentre i Dereki sono a una distanza che giudico - pericolosa- , inizio a fare respiri profondi. Dentro di me sta succedendo qualcosa di insolito. Percepisco come un formicolio caldo ed intenso nella bocca dello stomaco, che a mano a mano cresce espandendosi lentamente in tutto il mio corpo. È una sensazione piacevole, che inizia pian piano ad accumularsi. Avverto crescere dentro di me crescere poco per volta un grande calore, un turbine di energia che via via diventa incontrollabile, fremendo per l'attesa di essere liberata.

    Poi, per un istante è come se mi tramutassi in un blocco di cemento Non riesco a muovermi. Incanalo allora quella sensazione di forza nella mano destra, unica parte del corpo non inibita dal blocco; da essa scaturisce una piccola sfera arancione e rossa che diventa sempre più grande.

    La guardo esterrefatta. Quella cosa era dentro di me?

    E non appena diventa più grande ed inizio a sentirmi svuotata e in  affanno, esplode.

    L'impatto è talmente forte che i due Dereki vengono scagliati contro la porta del vicino capannone sfondandola, finendo a terra senza vita. Il terzo, ferito, si alza con fatica dal suolo e, senza dire una parola, sparisce.

    Sono spaventata da quello che è appena accaduto. Tutto attorno a me è nero e fuligginoso, come se fosse appena scoppiata una bomba. Io stranamente mi tengo ancora in piedi. Tremante, riesco a fare appena un giro attorno a me stessa per vedere cos’altro è cambiato intorno a me. Frattanto la sfera che ho ancora tra le mani si raffredda ed inizia a cambiare colore: dall’arancione volge al giallo opaco, poi inizia lentamente a disgregarsi, tramutandosi in vetro trasparente. Infine, si polverizza.

    Tutto ora è tornato normale. I suoni sono quelli di sempre e perfino il paesaggio annerito è scomparso. Davvero insolito. Sto iniziando a realizzare che quanto avvenuto è reale anche se mi rifiuto di crederci. Ma come può il paesaggio tutt'intorno non esser mutato ? Se si trattasse di magia, si tratterebbe di un incantesimo così potente da essere in grado di distorcere e modificare la realtà senza intaccare realmente il luogo circostante.

    Mi sento pesante, le gambe cedono e il mondo è come se si interrompesse.

    Per un tempo interminabile non odo nulla. Tutto è spento, come se la mia vita fosse giunta al termine. Poi inizio a distinguere delle voci intorno a me.

    Spalanco subito gli occhi e li riconosco. Nicolas, Serafina e i ragazzi sono lì, inginocchiati al mio capezzale, e mi guardano con aria preoccupata.

    Quindi c’è mancato poco che la mia stessa sfera non mi bruciasse viva. Ho i vestiti strappati in più punti e delle ustioni in varie parti del corpo.

    Cerco di alzarmi, ma è un'impresa impossibile. Il mio corpo sembra non rispondere. Mi sento così priva di energie che non riesco neanche a parlare!

    Thomas frena i miei inutili tentativi di alzarmi, mi prende in braccio e mi porta in auto.

    Appena saliti, mi sistemano sul sedile posteriore e partiamo. Tento di restare sveglia, cercando di capire dove ci stiamo dirigendo. Ma sono stremata e mi addormento sulla spalla di Thomas.

    Al mio risveglio mi ritrovo stesa in un letto.

    La stanza è grande e luminosa e mi rammenta la sensazione confortevole di quando sono a casa. L'arredamento è semplice, con un tocco d’antico. Appesi alle pareti ci sono vari quadri e di fianco alla porta si trova un mobile in legno in stile Ottocento. Alla destra del letto c'è un piccolo comodino e sulla sinistra, poco distante, uno specchio .

    Mi sistemo a sedere per vedere meglio, alzo la mano destra per sgranchirla e la ritrovo fasciata . Curiosa, controllo il resto del corpo e sì, ho qualche graffio, ma le bruciature sono sparite e gli abiti lacerati sono stati rimpiazzati con vestiti nuovi.

    Serafina e gli altri arrivano quasi immediatamente ed è proprio Serafina la prima ad apprestarsi a parlare.

     - Come mai sono bendata? Dove ci troviamo? - , l'anticipo io, con impeto.

     - Sei a casa mia, ci troviamo nelle colline di Predappio, in una zona isolata in aperta campagna. La utilizziamo spesso come nostro quartier generale - , risponde Serafina avvicinandosi al letto. - La tua mano è stata bendata, perché avevi qualcosa di strano, che non andava via, quando ti abbiamo medicata. Considerando che bruciava, abbiamo pensato di proteggerla con una garza-.

    Si ferma un secondo per guardarmi, poi continua: - Per il resto, non hai riportato altre ferite. Per come ti avevamo ritrovata, pensavamo molto peggio. Dimmi, come ti senti? Non hai avuto modo di riposare abbastanza, si vede che non sei ancora in forze. Non sarebbe meglio che ti rimettessi a dormire? -

     - Non sono stanca! - , sbotto, ma subito dopo mi scappa uno sbadiglio. - E non posso stare a letto devo andare al lavoro.-. . Così dicendo mi guardo ansiosa in giro per vedere se c'è un orologio  - Sapreste dirmi che ore sono? -

     - Non mentire, sei sfinita!  - , mi dice lei, guardando il suo orologio.

     - Comunque, sono le sei del pomeriggio - .

     - Le sei del pomeriggio? Scherzate? E mi state dicendo che dovrei riposare ancora! Devo rientrare a casa e avvisare il lavoro e la mia famiglia del perché della mia assenza  - , replico intenzionata a scendere dal letto.

     - Calma! - , mi sorride Nicolas, appoggiandomi una mano sulla spalla.

     - Ci siamo già attrezzati. Per quest'oggi, e per il tempo che ti serve, prenderà il tuo posto Aura- .

     - Come?! -

     - Con un piccolo incantesimo sarà tale e quale a te in tutto e per tutto! E con una tecnica per il mutamento della percezione visiva quindi nessuno si accorgerà di nulla. Inoltre, abbiamo informato la tua famiglia che a causa di una ragazza che si è licenziata, tu dovrai pernottare in albergo. Sanno che domani nel pomeriggio passerai a casa, nell'ora di pausa, per ritirare il necessario-.

    -  Ma…. sarò io ad andare dai miei, vero? -  chiedo in agitazione -  Non farete andare dai miei, Aura, giusto?-

    -  No, tranquilla andrai tu!-  mi rassicura Serafina.

    - L'unico inconveniente -  riprende Nicolas - sarà quando i tuoi chiameranno i prossimi giorni per sentire come stai e come sta andando e lì dovremo farci tenere aggiornati da Aura Non sarà comunque un problema- .

    Non riesco a replicare altro, hanno davvero pensato a tutto! Sembra tutto così strano. In un istante sono catapultata in una realtà a cui ancora sono scettica a credere. Gente che appena conosco che decide cosa fare della mia vita, pianificando una - controfigura-  che si spacci per me. Sembra tutto così semplice per loro, ma la mia mente è piena di confusione.

     - Vado a prepararti qualcosa da mettere sotto i denti - , annuncia Serafina. - Intanto tu rimani qui e fai la brava, io faccio presto - . Serafina esce con Nicolas, chiudendo la porta alle loro spalle.

    Gli altri ragazzi, invece, prendono tutti una sedia, un mazzo di carte e si mettono a giocare con me.

    Dopo quattro interminabili partite a scala quaranta, rientra Serafina con un vassoio in mano. Me lo posa sulle gambe: ha cucinato davvero tanto! Un piatto di pasta con zucchine, pomodorini e cipolla, un piattino di affettato misto con un panino, e per concludere il pasto una tazza con un infuso che profuma di fiori d'arancio e camomilla.

    Tra l’incoraggiamento generale inizio a mangiare con calma. Sul vassoio non lascio niente di avanzato e quando ho finito di bere la tisana, inizio a sentire le palpebre pesanti. Cerco di combattere contro questa strana sonnolenza, ma non riesco a vincerla e mi addormento di colpo.

    È mattina, mi alzo all'alba.

    La casa è silenziosa, tutti stanno dormendo.

    Stranamente la stanchezza di ieri, sembra svanita. Mi alzo lentamente dal letto, stiracchiandomi la schiena che schiocca sonoramente, mi accerto che le gambe reggano il mio peso e non facciano capricci. Non vedo nulla per cambiarmi così, prendo la coperta che sta infondo al letto e me l’appoggio sulle spalle, poi esco dalla porta.

    Sono curiosa di vedere dove mi trovo, ma vengo attratta da una luce che esce fioca da una porta finestra che a destra della mia stanza che porta ad un giardino. L’aria della mattina è frizzante e fresca. Con lo sguardo ammiro la semplicità con cui il giardino è ben curato. Una siepe che delimita la circonferenza della tenuta, due piante di rose, rosse e bianche lentamente stanno ricoprendo un gazebo bianco, poco distante da me e l’erba è tagliata fine e ben curata.  Mi siedo su una panca marrone, ammirando le montagne in lontananza e il cielo tinto d’arancio.

    È spettacolare. Solo adesso capisco cosa si prova ad ammirare l’alba: ho sentito molta gente affermare che fosse una cosa unica, ma finora non avevo mai capito il perché.

     - Bello vero? -

    Sobbalzo per lo spavento. Marco si siede vicino a me, a fissare il cielo ed io non mi sono accorta della sua presenza.

     - Scusami se ti ho spaventata, non era mia intenzione - , dice dispiaciuto.

     - Ho visto com'eri concentrata. Sono da cinque minuti qui e tu non te ne sei nemmeno resa conto. Come ti sembra? -

     - Cosa, il fatto che non ti abbia sentito o l'alba? - , chiedo imbarazzata.

     - L'alba - , risponde lui, ridendo.

     - Uno spettacolo, anche solo vederla da questo posto è a dir poco stupendo. In aperta campagna e lontano veramente da tutti, isolati, è tutta un’altra cosa, l'assapori meglio! - , concludo.

     -  Si, in effetti.-. ., dice Marco, respirando a pieni polmoni l'aria mattutina. - Ti andrebbe di rientrare a fare colazione? Sempre che tu non sia arrabbiata e preferisca digiunare per protesta - , ironizza lui.

     -  Ma che arrabbiata! Per quale motivo dovrei esserlo? Ho voglia di mangiare e partire da una buona colazione è la cosa migliore - , dico seguendolo, mentre si dirige verso l'entrata della casa.

    In pochi minuti tutto è pronto per una colazione al top.

    Sulla tavola trovo di tutto: pancake allo sciroppo d'acero, fette biscottate, l'immancabile crema al cioccolato, latte, yogurt e frutta.

    Prendo un pancake, due fette biscottate con la crema e un po' di latte e mi gusto ogni boccone.

    Terminata la colazione, aiuto Marco a mettere a posto. Mentre sistemiamo, mi fa alcune domande che riguardano ciò che è accaduto.

     - Ti ricordi qualcosa di quello che è successo ieri? Sai, ho visto la mano e mi sono sorpreso della sua trasformazione - , e così dicendo inizia a fissarmela con occhi curiosi. A questo punto non posso che vedere anch’io.

     Lentamente inizio a togliermi il bendaggio. Mentre srotolo i numerosi lembi che coprivano la mia mano ripercorro quanto è successo. Ripensandoci è proprio da questa mano che ho fatto emergere la sfera, che ha provocato l’esplosione. Non ricordo però di né di aver provato dolore né di essermi ferita. Resto quindi di sasso, quando vedo sul palmo della mano un segno rosso, molto evidente, a forma di stella a cinque punte con al centro un simbolo molto simile alla chiave di violino.

    Chissà che significato ha!

    Speriamo che passi presto perché avere un segno così tangibile sulla mano non mi piace affatto.

    - Immagino che voi abbiate visto solo del rossore e non questo - .

    Indico il palmo con un dito, senza toccarlo. - Questo significa che è apparso da poco - , aggiungo meravigliata, tenendo gli occhi fissi sulla mano.

     - No! Non si vedeva nulla! - , mormora Marco sorpreso quanto me, poi mi chiede se può avvicinarsi per vederlo meglio.

     - Ti fa ancora male? - , mi chiede, evitando di toccare il simbolo.

     - Non sento nulla, è solo un po' calda, ma la nuovo perfettamente.

    Guarda! -  Apro e chiudo la mano, mentre provo a fare pressione sul palmo.

     - Wow, bisognerà mostrarlo agli altri, prima che sparisca, perché a me non viene in mente nulla e forse Serafina e Nicolas potranno dirci qualcosa a riguardo, mi dice passando lievemente tutta la linea del simbolo col dito, compresa la chiave di violino.

     - Riguardo a ieri? Cosa ricordi? - , continua, alzando lo sguardo verso di me.

     - Non so spiegare cosa sia avvenuto effettivamente. Ho solo avvertito parecchia energia nel mio corpo che risaliva piacevolmente lungo il mio corpo come un’ondata calda, fino a fermarsi proprio su in questa mano. Non ho dovuto far altro che lasciarla uscire. Poi quando è finito tutto, mi sono sentita debole e ho perso i sensi- .

     - Sembrerebbe, per come l’hai descritta, che inconsciamente tu abbia esperito la tua prima magia. Anche se non hai formulato alcun tipo d’incantesimo. Eventualità assai rara nelle pratiche magiche. Dovremmo chiedere conferma anche ai maestri. Altro? -

    - La mia prima magia.. Allora è così che ci si sente, dopo. Uno straccio vivente?  - , commento preoccupata.

      - Si vede che il tuo corpo non ha sopportato questa anomalia e visto che sei alle prime armi in materia, hai consumato fino all'ultima goccia dell'energia vitale che avevi a disposizione. Devi sapere che la magia si deve nutrire di qualcosa: nel tuo caso appunto di energia, ma ce ne sono altre invece che si nutrono di emozioni o possono richiedere un prezzo ben più alto da pagare -  mi spiega. - A chiunque pratichi magia a volte viene richiesto un pegno, a volte un simbolo, a volte un taglio, una grave ferita alla mano e in alcuni casi addirittura la morte. Secondo me, ammesso che tu abbia utilizzato un incantesimo, hai impiegato un dispendio altissimo di energia e hai rischiato grosso.

     - In che genere di guai, mi sono messa - , dico posandomi una mano sulla fronte.

     Volutamente tralascio di parlare a Marco della voce che ho sentito e che mi ho aiutata. Non posso dirlo. Non voglio passare per matta.

     - Ok, va bene - , dice Marco, alzandosi dalla sedia facendomi segno di seguirlo.  - Che ne diresti andare in salotto, mentre aspettiamo che tutti si sveglino? Se ti piace leggere, ci sono dei libri fantastici, di cui sono sicuro ti innamorerai - , propone.

    Il salotto ha un arredamento modesto, ma è ampio e l’effetto generale è accogliente. C'è un piccolo tavolino centrale con dei pouf, ai lati due soffici divani beige e un televisore al plasma incassato in una delle librerie dove di fianco ci sono una serie di DVD, divisi per nome e genere.

    Ed eccoli i volumi, esposti e classificati e che mi precipito subito a osservare.

    Dopo qualche ricerca, incuriosita, opto per il volume: - La magia e tutte le sue forme- . Poi mi rannicchio sul divano.

    È un libro che nessuno sfoglia da molto: un dito di polvere lo ricopre tutto. Ha un buon odore, di carta invecchiata.

    Inizio a leggere e lo trovo immediatamente interessante. In esso viene illustrata la storia della magia, e l'uso che si può fare di essa: tecniche, pozioni, e persino degli incantesimi .

    Mi chiedo come sia possibile che un libro che descrive così tanto accuratamente i segreti della magia sia stato lasciato così in bella vista? Che sia intenzionale?

    Per me qualcuno dei presenti si deve essere dimenticato di averlo parcheggiato qua. Sono quasi tentata di metterlo al suo posto per paura che mi possano scoprire, ma la tentazione è troppo forte. Visto che ce l’ho tra le mani, perché non provare a fare qualche piccolo incantesimo? Magari uno o due di quelli più semplici.

     Non posso più negare il fatto di possedere la magia, avendone avuto la prova ieri. Quindi che senso ha non sperimentare? Posso partire da qualcosa di piccolo e innocuo.

    Provo con il primo che mi capita sotto gli occhi: richiamare la luce. Penso che non funzionerà mai la prima volta.

    Invece accade l'esatto contrario. Recitando le parole dell'incantesimo, con calma e con precisione, dalla mia mano appare una pallina bianca luminosa, che a contatto con la luce del sole riflette i colori dell'arcobaleno.

    Ne sono meravigliata e sorpresa, essere in grado di fare una cosa del genere mi affascina e mi impaurisce allo stesso tempo. Perché non l'ho mai saputo finora?

    Chiudo la mano e la luce sparisce.

    Provo con un altro incantesimo e poi un altro ancora, prendendo confidenza, finché non mi sento pienamente convinta delle mie capacità.

    Mentre continuo a leggere, avverto dei passi. Sono le otto passate, probabilmente si stanno svegliando tutti.

    Li sento in cucina, poi eccoli arrivare da me.

     - Jessica, sei pronta per fare il tuo primo allenamento? - , dice Serafina, entusiasta.

    Nascondo subito il libro tra le mani, mi alzo e lo rimetto a posto dove l’ho trovato, poi seguo gli altri fuori dal salotto . Ci troviamo nel corridoio che conduce alle camere da letto  e in fondo a esso si trova la nuova stanza.

    Entrati, non posso fare a meno di sorprendermi: in confronto al resto della casa la stanza, oltre che sproporzionatamente grande, è del tutto spoglia, con muri bianchissimi e un pavimento in mattonelle opache, color panna.

    E non so perché, ma rimango pietrificata sulla soglia della porta, incapace di muovermi. Sono Serafina e Nicolas ad accompagnarmi al suo interno, portandomi quasi di peso al centro della stanza.

     - Molto bene ragazzi, per voi sarà solo una semplice esercitazione - , inizia Nicolas. - Lo sapete già fare, ma per Jessica è la prima volta. L'allenamento consiste nel concentrarsi sulle proprie energie e liberarle come si vuole, senza far del male a nessuno. Il punto principale e basilare è la concentrazione- .

    Nicolas si avvicina a me, seguito da Serafina e prosegue: - Per te non è veramente la prima volta, Marco mi ha spiegato- .

    Nicolas ha un mezzo sorriso che gli illumina il volto. - Non sai come sei riuscita a generare tanta energia, da riuscire a trasformarla in una magia. Sembra strano spiegarlo così, lo so, ma vorrei che imparassi a controllarla. Non è facile, ma si tratta solo di concentrarsi. Non so quale sia il modo o l'atteggiamento che avevi ieri, ma esercitarti oggi ti servirà per capirlo, anche per una prossima occasione - .

    A quel punto si ferma e fa segno a Serafina di avvicinarsi. - Ora ti lascio nelle mani di Serafina, buon lavoro! -

    Si allontana da me, dirigendosi verso gli altri.

    Serafina mi si siede di fronte per terra, a gambe

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1