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La Santa Sede, gli Stati Uniti e le relazioni internazionali durante il pontificato di Pio XII: Studi dopo l’apertura degli archivi vaticani (1939-1958)
La Santa Sede, gli Stati Uniti e le relazioni internazionali durante il pontificato di Pio XII: Studi dopo l’apertura degli archivi vaticani (1939-1958)
La Santa Sede, gli Stati Uniti e le relazioni internazionali durante il pontificato di Pio XII: Studi dopo l’apertura degli archivi vaticani (1939-1958)
E-book554 pagine7 ore

La Santa Sede, gli Stati Uniti e le relazioni internazionali durante il pontificato di Pio XII: Studi dopo l’apertura degli archivi vaticani (1939-1958)

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Info su questo ebook

Prefazione di Kathleen Sprows Cummings
Gli Stati Uniti e la Santa Sede sono due potenze mondiali, a vocazione planetaria. Se la storia delle loro relazioni è datata, il salto di qualità del rapporto è avvenuto con la seconda guerra mondiale e con la guerra fredda, quando non poterono più ignorarsi o guardarsi da lontano. Decisero di collaborare, e a livello planetario. È il tempo dei presidenti Roosevelt, Truman e Eisenhower e di papa Pio XII. Le loro relazioni internazionali toccano dossier che riguardano le più disparate aree, dall’Europa al Medio Oriente, dall’America Latina all’Estremo Oriente, e i più diversi ambiti, dalla politica agli affari ecclesiastici, dai rifugiati di guerra alle migrazioni. Il volume presenta la più aggiornata riflessione storiografica sulle loro relazioni e le prime considerazioni archivistiche a partire dalle carte conosciute con la recente apertura degli archivi della Santa Sede relativi al pontificato di Pio XII (1939-1958).
LinguaItaliano
Data di uscita11 apr 2022
ISBN9788838252136
La Santa Sede, gli Stati Uniti e le relazioni internazionali durante il pontificato di Pio XII: Studi dopo l’apertura degli archivi vaticani (1939-1958)

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    Anteprima del libro

    La Santa Sede, gli Stati Uniti e le relazioni internazionali durante il pontificato di Pio XII - AA. VV

    Roberto Regoli - Matteo Sanfilippo (Edd.)

    La Santa Sede, gli Stati Uniti e le relazioni internazionali durante il pontificato di Pio XII

    Studi dopo l’apertura degli archivi vaticani (1939-1958)

    COORDINATORE DELLA SEZIONE PONTIFICIA

    Roberto Regoli (Pontificia Università Gregoriana)

    COMITATO SCIENTIFICO DELLA SEZIONE PONTIFICIA

    Benedetta Albani (Max-Planck-Institut fur europaische Rechtsgeschichte, Frankfurt am Main) – Francesco Castelli (Facoltà Teologica Pugliese) – Luca Codigno­la-Bo (Cushwa Center, University of Notre Dame) – Irene Fosi (Università degli Studi G. d’Annunzio Chieti) – Andreas Gottsmann (Österreichisches Histori­sches Institut, Roma) - Maria Lupi (Università degli Studi Roma Tre) – Laura Pet­tinaroli (Ecole française de Rome) – Rita Tolomeo (Sapienza Università di Roma) – Paolo Valvo (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano).

    Tutti i volumi pubblicati nelle collane dell’editrice Studium Cultura ed Universale sono sottoposti a doppio referaggio cieco. La documentazione resta agli atti. Per consulenze specifiche, ci si avvale anche di professori esterni al Comitato scientifico, consultabile all’indirizzo web http://www.edizionistudium.it/content/comitato-scientifico-0.

    Copyright © 2022 by Edizioni Studium - Roma

    ISSN della collana Cultura 2612-2774

    ISBN Edizione cartacea 978-88-382-4993-8

    ISBN Edizione digitale 978-88-382-5213-6

    www.edizionistudium.it

    ISBN: 9788838252136

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Indice dei contenuti

    SIGLE E ABBREVIAZIONI

    PREFAZIONE

    INTRODUZIONE

    SAGGI STORIOGRAFICI

    I. LA DIPLOMAZIA PAPALE: UN PERCORSO STORIOGRAFICO

    1. Gli uomini

    2. Le biografie dei protagonisti

    3. L’intreccio tra la Curia e la diplomazia

    4. La diplomazia pontificia

    5. La diplomazia di Pio XII. Linee generali

    6. La diplomazia di Pio XII. L’anticomunismo

    7. La diplomazia di Pio XII. Il rapporto con gli USA

    8. La diplomazia di Pio XII. I nuovi orizzonti

    9. La pubblicazione delle fonti

    10. Conclusioni

    II. IL VATICANO, GLI STATI UNITI E L’EUROPA

    1. La ricerca di una pace giusta e duratura

    2. La difesa dell’Occidente

    3. La costruzione dell’Europa unita

    III. SANTA SEDE E STATI UNITI ALLA PROVA DELL’AMERICA LATINA: GLI ANNI DI PIO XII (1939-1958)

    1. Una lacuna storiografica significativa

    2. L’America Latina nei rapporti bilaterali Stati Uniti – Santa Sede tra Benedetto XV e Pio XI

    3. Occidenti a confronto, tra Seconda guerra mondiale e Guerra fredda

    4. Santa Sede, America Latina e Stati Uniti negli anni Cinquanta

    5. Viste da Washington: Roma e l’America Latina alla fine del pontificato

    IV. THE VATICAN, THE UNITED STATES AND THE COLD WAR IN CENTRAL AND EASTERN EUROPE (1945-1958): STATUS QUAESTIONIS AND PROSPECTS FOR RESEARCH

    1. The United States policy towards Central and Eastern Europe between 1945 and 1958

    2. Vatican Ostpolitik 1945-1958

    3. Summary

    V. JEWISH-CATHOLIC DIPLOMACY, HUMANITARIANISM, AND TRANSATLANTIC RESPONSES TO PERSECUTIONS 1930S-1940S

    1. «The Church Wields a Tremendous Influence»: Religious Diplomacy and the Refugee Crisis of the 1930s

    2. «In the Same Boat»: the Shaping of a Common Language against Antisemitism and Totalitarianism

    3. Transatlantic Networks of Anti-Nazi Collaboration: the Waldman-Wirth Connection

    4. Research Perspectives on the War Period

    5. Conclusion

    VI. ROMA: RIFUGIATI E MIGRANTI NEL SECONDO DOPOGUERRA. FONTI ARCHIVISTICHE E STORIOGRAFICHE IN RELAZIONE ANCHE ALL’INTERVENTO DELLA CHIESA CATTOLICA STATUNITENSE

    1. Riflessioni storiografiche

    2. La fuga nazifascista, la diaspora europea e la documentazione a disposizione

    3. Approfondire la dimensione del profugato

    4. Tirando le somme

    SAGGI ARCHIVISTICI

    VII. SANTA SEDE E STATI UNITI IN ESTREMO ORIENTE: I PRIMORDI DI UNA COLLABORAZIONE (1937-1948)

    1. Un’intesa inevitabile

    2. Le risorse dell’Archivio Apostolico

    3. Un esordio missionario

    4. Guerra e diplomazia

    5. Il Giappone nell’era MacArthur

    6. La nuova Cina

    VIII. LE CARTE DELL’ARCHIVIO DELLA DELEGAZIONE APOSTOLICA NEGLI STATI UNITI. IL PONTIFICATO DI PIO XII: NUOVI VERSAMENTI E RIORDINAMENTI – LE CARTE DEI RAPPRESENTANTI PAPALI DI ORIGINE STATUNITENSE

    1. Il riavvicinamento tra Stati Uniti e Santa Sede: Franklin Delano Roosevelt ed Eugenio Pacelli

    2. Il mestiere di archivista, costruttore di ponti

    3. La Delegazione Apostolica negli Stati Uniti e il suo archivio

    4. La diplomazia vaticana sotto il pontificato di Pio XII: i rappresentanti di origine statunitense della Santa Sede e le loro carte in Archivio Apostolico

    IX. PROSPETTIVE ROMANE SUGLI STATI UNITI: I DOCUMENTI DELLA CONGREGAZIONE DEGLI AFFARI ECCLESIASTICI STRAORDINARI E DEL SANT’UFFIZIO

    1. L’Archivio Storico della Segreteria di Stato

    2. L’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede

    3. Conclusioni

    X. L’ARCHIVIO GENERALE SCALABRINIANO E I RAPPORTI TRA SANTA SEDE, ITALIA E STATI UNITI DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE

    AUTORI

    INDICE DEI NOMI

    CULTURA

    Studium

    274.

    Pontificia

    PRESENTAZIONE DELLA SEZIONE PONTIFICIA

    La storia del Papato ha trovato in questi anni sempre più ampi spazi all’interno della storiografia italiana e internazionale, per ragioni legate sia al contesto culturale generale – dove si registra uno spiccato interesse per il tema – sia per la permeabilità di questo oggetto di ricerca ai nuovi approcci metodologici (dalla world history alla global history , alla storia transnazionale), così come a quelli più classici e consolidati. Un ruolo non secondario gioca in questo ambito anche la rilevanza dello studio delle relazioni internazionali, sempre più attento alla geopolitica delle religioni. L’innegabile fermento storiografico appare tuttavia disperso in molti rivoli editoriali, con il rischio di una ec­cessiva parcellizzazione delle proposte e dei contributi e di una conseguente irrilevanza della divulgazione e dell’incisività dei risultati delle singole ricerche.

    All’interno della collana Cultura Studium la nuova sezione Pontificia vuole essere un attore di questa più ampia partita culturale, con l’ambizione di divenire un punto di riferimento qualificato per le ricerche del settore. Nell’attuale panorama delle proposte editoriali, Pontificia si propone quale spazio di incontro e discussione di studiosi e di idee, aperto al futuro, capace di dialogare con un ampio pubblico di lettori, inclusivo delle diverse sensibilità della cultura contemporanea, che non sempre trovano un’ade­guata rappresentatività sul piano della diffusione.

    La sezione è dedicata allo studio del Papato nelle sue molteplici dimensioni – da quella religioso-culturale a quella politico-istituzionale – in una prospettiva prettamente storica, ma aperta al dialogo con le altre discipline. L’orizzonte tematico include la storia dei pontefici, della Curia romana, della diplomazia pontificia, dello Stato Pontificio, dei cardinali e del Sacro Collegio, delle relazioni tra la Santa Sede e le altre confessioni religiose (cristiane e non), dei rapporti tra il Papato e le chiese locali, gli ordini religiosi, le associazioni e i movimenti cattolici. L’orizzonte dei volumi della sezione sarà interna­zionale a livello sia di tematiche sia di approcci metodologici, includendo la possibilità di pubblicare in lingue diverse.

    Roberto Regoli - Matteo Sanfilippo (Edd.)

    La Santa Sede, gli Stati Uniti e le relazioni

    internazionali durante il pontificato di Pio XII

    Prefazione di Kathleen Sprows Cummings

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    SIGLE E ABBREVIAZIONI

    AA.EE.SS. = Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari

    AAS = Acta Apostolicae Sedis (LEV, Città del Vaticano 1909-in corso)

    AAV = Archivio Apostolico Vaticano

    ACS = Archivio Centrale dello Stato, Roma

    ACDF, ASOR = Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, Archivum Sancti Officii Romani

    ADSS = Actes et Documents du Saint-Siège relatifs à la Seconde Guerre mondiale (LEV, Città del Vaticano 1965-1981)

    AGS = Archivio Generale Scalabriniano, Roma

    AMAE = Archives du Ministère des Affaires étrangères, Paris

    ASMAE = Archivio storico del Ministero degli Affari esteri, Roma

    ASRS = Archivio Storico della Segreteria di Stato - Sezione per i Rapporti con gli Stati

    AUSSME = Archivio Storico del Corpo di Stato Maggiore dell’Esercito, Roma

    CC = «Civiltà cattolica»

    CUP = Cambridge University Press

    DBI = Dizionario Biografico degli Italiani (Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 1960-2020)

    DHCJ = Diccionario Histórico de la Compañía de Jesús (Institutum historicum S.I. - Universidad Pontificia Comillas, Roma-Madrid 2001)

    DIP = Dizionario degli Istituti di Perfezione (Edizioni Paoline, Roma 1974-2003)

    FRUS = Foreign Relations of the United States Diplomatic Papers (United States Government Publishing Office, Washington 1861-in Corso)

    LEV = Libreria Editrice Vaticana

    MEFRIM = «Mélanges de l’École française de Rome - Italie et Méditerranée modernes et contemporaines»

    OR = «L’Osservatore Romano»

    OUP = Oxford University Press

    SRS = Archivio Storico della Segreteria di Stato, Rapporti con gli Stati

    UP = University Press

    PREFAZIONE

    KATHLEEN SPROWS CUMMINGS

    October 25, 1936, was one of the most storied days in the history of my university, the University of Notre Dame. On that Sunday, the Feast of Christ the King, Notre Dame’s President John O’Hara, C.S.C., several local bishops, and the University’s faculty and students welcomed to campus Cardinal Eugenio Pacelli, Vatican Secretary of State. Pacelli’s arrival represented the realization of a dream expressed by Notre Dame’s founder, Rev. Edward Sorin, CSC, in 1876, when he had commissioned artist-in-residence Luigi Gregori to paint a portrait of the Pope Pius IX attending Mass at Notre Dame’s Church of the Sacred Heart. The resulting watercolor is considered one of the most accomplished pieces of Gregori, who had previously served as an artist in the papal household of Pius IX. The painting portrays the pontiff kneeling at the center of the composition, surrounded by members of the Notre Dame community. The pope himself, who saw the painting when Sorin carried it to Rome, is said to have been pleased with it, and he inscribed on it the following phrase: Benedicat Deus omnes qui ambulant in semita mandatorum suorum [God bless all who walk in the path of His commands]. This imaginary scene remained the closest link between Notre Dame’s campus and the papacy for sixty years.

    Pacelli’s brief stop at Notre Dame was part of his historic American tour, during which he became the highest-ranking Vatican official to visit the United States. The diplomat, who was widely presumed to be the successor to the elderly and ailing Pius XI, accepted an honorary degree from O’Hara, spontaneously promised the assembled students a holiday from classes, and prayed before the altar at the Church of the Sacred Heart at the precise spot where Gregori had depicted Pius IX in 1876. The prospect of a personal papal visit to Notre Dame was no longer exclusively in the realm of imagination. O’Hara remembered the occasion as one of the happiest days of his life, surpassing in momentousness even the visit of U.S. President Franklin Delano Roosevelt to Notre Dame’s campus the previous year.

    As it happened, Pacelli himself would meet with Roosevelt at the president’s family home in Hyde Park, New York during his sojourn in the United States. This historic encounter was the most obvious signal that Pacelli’s subsequent elevation to the papacy would effect a transformation in the relationship between the United States and the Holy See. The closer proximity between Notre Dame and the papacy also introduced an important actor into that relationship. Soon after his election, Pope Pius XII appointed Notre Dame’s Father O’Hara Auxiliary Bishop of the Military Ordinariate, where he would work closely with Archbishop Francis Spellman, whom the pontiff appointed as both Archbishop of the Military and of the prestigious see of New York.

    Thanks to existing historical scholarship, we know something of the manner in which Spellman operated as a mediator between Washington and Rome during the Second World War and throughout the Cold War, but many details of his role, not to mention that of other actors such as O’Hara and Ambassador Myron Taylor, remain frustratingly elusive. Overall the historiographical situation of this moment calls to mind the prayer I once heard my young daughter recite the evening before she had to sit for an important examination: «Dear God», she said, «I have a test tomorrow. Please help me understand the questions». Leaving aside a theological analysis of her invocation, I am struck by its aptness for scholarly inquiry. Of course, we all begin our historical projects with an eagerness to know the answers. But perhaps a more humble and efficacious beginning entails a careful appraisal of the questions we should be asking. This is a worthy endeavor for historians of pontificate of Pius XII. There has not been sufficient time, especially with the restrictions imposed by the COVID-19 pandemic, to examine, let alone absorb, the multiplicity of sources that first became available to researchers in March 2020. It is likely that we will have to wait a long time for complete answers.

    In the meantime, what the contributors to this volume have done is identify the most crucial questions that have arisen about the relationship between the Holy See and the United States and its impact on international relations during the Pius XII era. Roberto Regoli raises an essential one in his cogent introduction: how might we strive to consider the United States and the Holy See not as two points on an axis, but rather as two of three vertices on multiple triangles, which encompass, at various times, other points in Europe, the Far East, and Latin America? Other contributors articulate incisive questions related to periodization, the distinction between the public face of the papacy and behind-the-scenes negotiations, the movement of refugees and migrants across multiple national borders, the worldwide strategy of the Catholic Church and its taking into account the United States and the Soviet Unions as the new global powers. Clarifying these questions is an enormous contribution to this exciting field.

    INTRODUZIONE

    ROBERTO REGOLI - MATTEO SANFILIPPO

    Il volume nasce dall’esigenza di mettere a fuoco lo stato dell’arte dei lavori storici intorno alla Santa Sede, gli Stati Uniti d’America e le relazioni internazionali durante il pontificato di Pio XII a fronte dell’apertura degli archivi vaticani. Indubbiamente da anni si possono compulsare per quel periodo storico le carte diplomatiche di diversi Stati, come anche la documentazione conservata presso le Chiese locali, ma solo dal 2 marzo 2020 si possono consultare gli archivi della Santa Sede [1] . Questa apertura ha posto le premesse per una nuova operazione storiografica che potrà riconsiderare il pontificato nel suo insieme, non solo nella sua vita interna, ma anche nei suoi addentellati con la società e nelle relazioni con le istituzioni politiche, statali e sovranazionali del tempo.

    L’oggetto dello studio si muove tra due soggetti, la Santa Sede e gli Stati Uniti. Due potenze, diverse ma complementari. La prima è una superpotenza spirituale, religiosa, globale da secoli. La seconda è la nuova superpotenza politica del Novecento, che ha preso contezza del suo ruolo globale e lo vuole dispiegare in ogni continente. Sul loro rapporto si è scritto molto, con non poche ripetizioni, ma non ancora nel dovuto approfondimento e in ampiezza di prospettive. Molto si è scritto sulla relazione bilaterale, meno (se non nulla) sulle reciproche triangolazioni. Le due potenze, infatti, incrociano le loro operazioni e i loro destini in ogni dove del pianeta: dalle Americhe, all’Europa, fino all’Estremo Oriente. Washington e Roma non si possono ignorare. Non solo. Non si possono neanche guardare da lontano. Le circostanze storiche obbligano l’incontro e pure la collaborazione e dunque l’equivoco. Non si può prescindere neanche dal loro uso reciproco secondo i rispettivi fini d’azione.

    L’apporto proprio di questo volume è la volontà di leggere una relazione bilaterale nel multilaterale, tentando di rendere ragione dello squilibrio permanente del rapporto. Non si tratta, infatti, di due paritetiche superpotenze politiche, militari o economiche, bensì di due potenze che operano secondo orizzonti distinti, ma non incomunicabili: uno strettamente politico, l’altro propriamente religioso. I saggi del volume non possono esimersi dall’affrontare continuamente l’incontro dei due piani, le loro collaborazioni, incomprensioni e reciproche delusioni.

    Questa lettura aperta del volume si compie su due livelli. Il primo è propriamente storiografico. Si vuole presentare lo stato dell’arte degli studi su questo insieme di relazioni internazionali, cioè lo status quaestionis. A fronte della disponibilità delle nuove carte archivistiche, infatti, si può impostare una nuova ricerca solo nella consapevolezza del percorso compiuto fino a questo momento.

    La pandemia coeva all’apertura degli archivi ha reso impossibile una consultazione continua ed efficace delle carte custodite, rendendo ancora nebulosa la lettura della vastissima mole documentaria, per cui questa operazione storiografica appare ancora fortemente necessaria. Si tratta di una premessa ineludibile.

    Allo stesso tempo l’originalità dell’operazione non poteva limitarsi alle premesse storiografiche, ma doveva già far intravedere dei percorsi fattibili. Per tale ragione la seconda parte del volume è costituita da saggi archivistici, che non ignorano riflessioni storiografiche, che presentano il bilaterale Vaticano-Stati Uniti nei diversi fondi di carte secondo una mappatura geografica. Nelle due sezioni del volume non mancano neanche quei saggi che considerano tematiche transnazionali e transcontinentali (come i rifugiati, i migranti e le questioni umanitarie).

    La pandemia non ha aiutato la riflessione condivisa tra più studiosi, portando a momenti di rallentamento del volume e al venir meno di alcuni saggi. In ogni caso, ha confermato l’intuizione iniziale che, al di là degli archivi, le nuove impostazioni di ricerca richiedono la rilettura della sedimentazione storiografica. E il COVID ha potuto solo facilitare questo percorso.


    [1] Cfr. D. Vanysacker, L’ouverture des Archives du Saint-Siège pour le pontificat de Pie XII (1939-1958), in «Revue d’Histoire Ecclésiastiques», 115, 2020, pp. 729-735.

    SAGGI STORIOGRAFICI

    I. LA DIPLOMAZIA PAPALE: UN PERCORSO STORIOGRAFICO

    ROBERTO REGOLI

    La storiografia degli ultimi decenni ha riportato la sua attenzione sulla storia istituzionale, dopo un periodo di marginalizzazione. In questo contesto anche la storia della Chiesa si è indirizzata con un interesse crescente verso lo studio del governo centrale della Chiesa cattolica, cioè della Santa Sede, tanto in relazione alle dinamiche interne, cioè lo studio dei dicasteri della Curia romana e del Sacro Collegio, quanto in relazione alle dinamiche esterne, così come si manifestano nelle relazioni internazionali.

    L’attenzione riservata alla diplomazia pontificia in questi ultimi decenni, infatti, è non solo costante, ma anche in aumento. Si è molto scritto su di essa a livello storiografico [1] . L’interesse giornalistico è continuo [2] . Non mancano a proposito neanche corsi di istruzione superiore presso le istituzioni pontificie a Roma, come anche presso le università italiane [3] . Il cinema fa pure la sua parte [4] , introducendo addirittura papi immaginari per affrontare questioni politiche o meglio fantapolitiche [5] . Gli approcci alla materia sono effettivamente di diversa natura. In questo senso il pontificato di Pio XII diviene esemplare per la ricchezza dei percorsi di trattazione [6] .

    A questa attenzione pubblica e dall’esterno, si affianca anche una comprensione interna alla stessa diplomazia papale. Non sono mancati segretari di Stato che hanno tentato di inquadrarla lapidariamente, non senza sarcasmo: da un cardinale segretario di Stato quale Ercole Consalvi (1800-1806; 1814-1823) che equiparava l’azione diplomatica non tanto al fatto di «evitare ogni sorta di male», quanto a un «saper trovare il modo di soffrire il meno possibile» [7] , a un altro segretario di Stato, Jean Villot (1969-1979), che la considerava, specialmente nella sua declinazione dell’ ostpolitik, quale una ars non moriendi [8] . Altri segretari di Stato ne hanno voluto mostrare un volto più nobile, come Mariano Rampolla del Tindaro (1887-1903), che presenta il suo ufficio e quindi il ruolo della stessa diplomazia pontificia come quello di sgombrare «le vie ove liberamente e di moto proprio il papa intendesse passare» [9] .

    L’operazione storiografica tende a comprendere la diplomazia pontificia unitariamente alla Curia romana, perché sono intese in maniera strettamente connessa (la cosiddetta politica della Curia) [10] , almeno negli input di partenza, negli orizzonti di azione, nella rete del personale, nella loro «cultura curiale » [11] di riferimento e nel cursus honorum [12] .


    [1] Per una rassegna essenziale: G. Barberini, Chiesa e Santa Sede nell’ordinamento internazionale, Giappichelli, Torino 2003; G. Barberini, Le Saint-Siège: sujet souverain de droit international, Cerf, Paris 2003; P. Blet, Histoire de la Répresentation Diplomatique du Saint Siège des origines à l’aube du XIX e siècle, Archivio Segreto Vaticano, Città del Vaticano 1982; M. de Leonardis, Fede e diplomazia. Le relazioni internazionali della Santa Sede nell’Età contemporanea, Vita e Pensiero, Milano 2014; M.F. Feldkamp, La diplomazia pontificia. Da Silvestro I a Giovanni Paolo II, Jaca Book, Milano 1998; M.F. Feldkamp, Geheim und effektiv: über 1000 Jahre Diplomatie der Päpste, Paulinus, Augsburg 2010; R. Graham, Vatican diplomacy. A study of Church and State on the international plane, Princeton UP, Princeton NJ 1959; P.C. Kent – J.F. Pollard, Papal diplomacy in the modern age, Preager, Westport CT 1994; M. Oliveri, Natura e funzioni dei legati pontifici nella storia e nel contesto ecclesiologico del Vaticano II, LEV, Città del Vaticano 1982; Le Saint-Siège dans les relations internationales, a cura di J.-B. D’Onorio, Cerg-Cujas, Paris 1989; M.A. Visceglia, Papato e politica internazionale nella prima età moderna, Viella, Roma 2013; A. Zambarbieri, Il nuovo papato. Sviluppi dell’universalismo della Santa Sede dal 1870 ad oggi, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001. Per una riflessione storiografica limitata all’epoca moderna e comunque stimolante anche per la contemporanea: O. Poncet, La diplomatie de la papauté moderne: un champ historiographique à réinventer?, in MEFRIM, CXXX/1, 2018, pp. 127-134.

    [2] Esistono pure focus di approfondimento periodici, come quelli realizzati settimanalmente da A. Gagliarducci: https://www.acistampa.com/tag/diplomazia-pontificia.

    [3] Dalla Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa della Pontificia Università Gregoriana alla Pontificia Accademia ecclesiastica, che prepara i futuri diplomatici pontifici, dall’Università degli Studi Internazionali di Roma alla Link Campus University.

    [4] Cfr. G. della Maggiore, Guerra alla guerra. Cinema e geopolitica vaticana nella Chiesa di Pio XII, in «Schermi. Storie e cultura dei media in Italia», 1, II, 2017, pp. 91-108; M. Sanfilippo, I papi sullo schermo, in «Archivum Historiae Pontificiae», LIII, 2019, pp. 183-206.

    [5] Si pensi al papa russo Kyril in The Shoes of the Fisherman (in Italia L’uomo venuto dal Kremlino), una pellicola uscita nel 1968 e diretta da Michael Anderson e tratta dall’omonimo romanzo di Morris West (1963), in un’ottica di pacifismo internazionale alla fine degli anni Sessanta del Novecento. Cfr. M. Sanfilippo, I papi sullo schermo, p. 197.

    [6] Cfr. R. Regoli, Il pontificato di Pio XII. Mito, apologia e controversie, in «Vivarium», XXVII, 2019, pp. 25-47.

    [7] Minuta della cifra del cardinale E. Consalvi, segretario di Stato, a mons. G. Giustiniani, nunzio a Madrid, Roma, 30 novembre 1820, in R. Regoli, La diplomazia pontificia al tempo di Pio VII. Le istruzioni ai Rappresentanti papali, in Diplomazia e fede. Le relazioni internazionali della Santa Sede nell’età contemporanea, a cura di M. De Leonardis, Vita e Pensiero, Milano 2014, p. 23. Sul cardinale Consalvi: R. Regoli, Ercole Consalvi. Le scelte per la Chiesa, Editrice Pontificia Università Gregoriana, Roma 2006.

    [8] Sul cardinale Villot: A. Wenger, Le cardinal Jean Villot (1905-1979): Secrétaire d’Etat de trois papes, Desclée de Brouwer, Paris 1989; B. Fournier, Le cardinal Jean Villot: Secrétaire d’État sous trois Papes. Une vie donnée, Parole Silence, Paris 2017.

    [9] G. Coco, Il governo, le carte, la memoria: aspetti della storia degli archivi della Segreteria di Stato in epoca contemporanea (1814-1939), in Religiosa Archivorum Custodia, IV Centenario della Fondazione dell’Archivio Segreto Vaticano (1612-2012), Atti del Convegno di Studi (17-18 aprile 2012), Archivio Segreto Vaticano, Città del Vaticano 2015, pp. 215-272, qui p. 251.

    [10] Cfr F. Jankowiak, La Curie romaine de Pie IX à Pie X, école française de Rome, Roma 2007, pp. 2-6.

    [11] E. Galavotti, Il governo della Chiesa. Sulla cultura curiale di Benedetto XV in ‹‹Cristianesimo nella Storia›› XXXIX, 2018, pp. 401-422.

    [12] In questo senso, per il grande pubblico, si pensi alla recente del Dictionnaire du Vatican, che ha visto l’inedita collaborazione tra storici e giornalisti, con un risultato generalmente felice, ma non sempre omogeneo: C. Dickès, Dictionnaire du Vatican et du Saint-Siège, Laffont, Paris 2013.

    1. Gli uomini

    Questa rete di connessioni è evidente se si prende in considerazione l’approccio prosopografico e biografico ai protagonisti di questa storia. Se il genere prosopografico nasce per la storia antico-romana [1] , per essere poi esteso alla storia antica greca [2] , divenendo in ultimo un metodo di storia sociale, esso entra nella storia della Chiesa piuttosto recentemente. Si pensi alle premesse poste negli anni ’70 da Christoph Weber, che ha tentato di individuare e ricostruire la formazione e la natura dei gruppi di potere della Curia [3] , al magistrale lavoro di Philippe Boutry sui prelati della Curia romana al tempo della Restaurazione (1814-1846) [4] , a quello di Hubert Wolf sulle Congregazioni romane del Sant’Uffizio e dell’Indice [5] e agli studi sul Sacro Collegio di Jean LeBlanc [6] (come anche a quelli esclusivamente online di Salvador Miranda) [7] . Successivamente tale metodo è applicato all’analisi del corpo collettivo dei vescovi negli studi di Jacques-Olivier Boudon, Frédéric Le Moigne e Eric A. Derr [8] e più recentemente all’episcopato di alcune regioni africane [9] .

    Il metodo prosopografico è stato molto fecondo per gli studi sulla Curia romana e la diplomazia pontificia, facilitandone una corretta comprensione. Ha messo in luce il retroterra comune degli attori (protagonisti e non) di questa storia, come la rete sociale di appartenenza, la comune formazione nei collegi e seminari romani, la frequentazione delle medesime Università.

    Gli studi più recenti sulla Curia romana hanno ancora meglio focalizzato, puntualizzato e applicato il metodo prosopografico al dicastero che per eccellenza è stato tra l’800 e il ’900 il ganglio del rapporto tra la Curia e la diplomazia papale: la Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari. In tal senso i lavori di Nicholas Doublet e Diego Pinna sono esemplari per il metodo applicato e i risultati ottenuti [10] , che permettono di meglio comprendere il retroterra e gli orizzonti del network umano della diplomazia del tempo di Pio XII. Infatti, se il lavoro di Doublet sa far emergere le dinamiche degli anni di Benedetto XV, nei quali Pacelli è diplomaticamente cresciuto e assestatosi, il lavoro di Pinna aiuta a capire che certe dinamiche novecentesche affondano le loro radici nell’800. Detto in altre parole, la diplomazia del giovane Pacelli e del maturo segretario di Stato e poi papa non è isolata, un unicum, bensì frutto di una tradizione e di un cursus. Non a caso Pacelli, da poco segretario di Stato, vorrà presentarsi quale erede delle due anime dell’allora diplomazia pontificia, quella di Rampolla e quella di Merry del Val [11] .

    A fianco della prosopografia e propriamente quale sua premessa vanno presi in considerazione i cataloghi sui rappresentanti pontifici nel mondo, come il testo di Giuseppe De Marchi o Dino Staffa [12] . Elementi utili, ma sparsi e non organicamente raccolti, si trovano nella serie dei volumi della Hierarchia Catholica [13] o nelle schede prosopografiche di cardinali o prelati pubblicate all’interno di monografie specifiche [14] .

    Questa vivacità di ricerca non ha ancora pienamente investito il pontificato di papa Pacelli, sebbene il suo funzionamento e la sua riuscita dipendano proprio da questa rete preesistente. Si pensi esemplarmente proprio al rapporto tra lo stesso Pacelli/Pio XII e Spellman [15] , nato a causa del comune retroterra delle relazioni umane e del successivo comune lavoro in Segreteria di Stato, che poi porterà ad una loro relazione personale privilegiata, che inciderà proprio sulle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e USA, aggirando non poche volte canali più ufficiali. Ormai gli attori della Curia e della diplomazia pontificia sono sempre più internazionali. Pertanto l’approccio prosopografico richiederà una maggiore capacità di comprensione di dati assai vari, sebbene il passaggio a Roma, con l’assunzione dello spirito romano [16] , rimanga uno dei tornanti obbligatori.


    [1] Cfr. C. Nicolet, Prosopographie et histoire sociale. Rome et l’Italie à l’époque républicaine, in «Annales. Économie, Sociétés, Civilisations», XXV/5, 1970, pp. 1209-1228.

    [2] Cfr. H. Berve, Das Alexanderreich aus prosopographischer Grundlage, 2 voll., Prosographie, Munchen 1926; W. Peremans – E. Van’t Dack, Prosopographia Ptolemaica, Publications universitaires de Louvain, Louvain 1970.

    [3] Cfr. C. Weber, Quellen und Studien zur Kurie und zur vatikanischen Politik unter Leo XIII. Mit Berücksichtigung der Beziehungen des Hl. Stuhles zu den Dreibundmächten, Max Niemeyer, Tübingen, 1973; C. Weber, Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates. Elite-Rekrutierung, Karriere-Muster und Soziale Zusammensetzung der Kurialen Führungsschicht zur Zeit Pius’ IX (1846-1878), voll. 1-2, Anton Hiersemann, Stuttgart 1978; C. Weber, Legati e Governatori dello Stato Pontificio (1550-1809), Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1994; Id. Die päpstlichen Referendare 1566-1809: Chronologie und Prosopographie, a cura di C. Weber, voll. 1-3, Hiersemann, Stuttgart 2003-2004.

    [4] Cfr. P. Boutry, Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846), École française de Rome, Roma 2002.

    [5] Cfr. H. Wolf, Prosopographie von Römischer Inquisition und Indexkongregation 1814-1917, voll. 1-2, Ferdinand Schöningh, Paderborn-München-Wien-Zürich 2005.

    [6] Cfr. J. LeBlanc, Dictionnaire biographiques des cardinaux du XIX e siècle. Contribution à l’histoire du Sacré Collège sous les pontificats de Pie VII, Léon XII, Pie VIII, Grégoire XVI, Pie IX et Léon XIII, 1800-1903, Wilson & Lafleur, Montréal 2007.

    [7] Cfr. S. Miranda, The Cardinals of the Holy Roman Church: https://cardinals.fiu.edu/cardinals.htm.

    [8] Cfr. J.O. Boudon, L’ Épiscopat français à l’époque concordataire 1802-1905, Cerf, Paris 1996; F. Le Moigne, Les évêques français de Verdun à Vatican II. Une génération en mal d’héroïsme, Presses Universitaires de Rennes,Rennes 2005; E.A. Derr, The Irish Catholic Episcopal Corps, 1657-1829: A Prosopographical Analysis, National University of Ireland, Maynooth 2013.

    [9] Cfr. D.L. Okito W’Okito , Les ordinaires de l’Eglise au Congo Belge (1895-1959). Origines, formation, nomination et prosopographie, Pontificia Università Gregoriana, Roma 2020; P. Kipkoech, Local Ordinaries in Kenya 1868-1960. Prosopography and contribution to the Catholic Church, Pontificia Università Gregoriana, Roma 2021.

    [10] Cfr. N.J. Doublet, A politics of peace. The Congregation for Extraordinary Ecclesiastical Affairs during the pontificate of Benedict XV (1914-1922), Studium, Roma 2019; D. Pinna, Il Gran Consiglio della Chiesa: Leone XIII e la Congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari (1878-1887), Studium, Roma 2021.

    [11] Cfr. G. Coco, L’Anno Terribile del Cardinale Pacelli e il più segreto tra i concistori di Pio XI, in «Archivum Historiae Pontificiae», XLVII, 2009, pp. 143-276.

    [12] Cfr. G. De Marchi, Le nunziature apostoliche dal 1800 al 1956, LEV, Città del Vaticano 2006 ²; impostazione seguita per il periodo cronologico successivo da G.A. Filipazzi, Rappresentanze e rappresentanti pontifici, LEV, Città del Vaticano 2006; D. Staffa, Le Delegazioni Apostoliche, Desclee, Roma-Parigi-Tournai-New York 1958.

    [13] Cfr. R. Ritzler – F. Sefrin, Hierarchia Catholica Medii et Recentioris Aevi, voll. 6-8, Il Messaggero di S. Antonio, Padova 1968-1978; Z. Pieta, Hierarchia Catholica Medii Aevi, vol. 9, Il Messaggero di S. Antonio, Padova 2002. Fino al vol. 6 sono reperibili on-line i pdf dei voll. Ad esempio: https://archive.org/details/hierarchiacathol06eubeuoft.

    [14] Si pensi a S. Pagano – M. Chappin – G. Coco (a cura di), I fogli di udienza del cardinale Eugenio Pacelli segretario di Stato, vol. 1, (1931), Archivio Segreto Vaticano, Città del Vaticano 2010.

    [15] Cfr. R.I. Gannon, The Cardinal Spellman Story, Garden City, New York 1962; J. Cooney, The American Pope. The Life and Times of Francis Cardinal Spellman, Times Books, New York 1984.

    [16] Cfr. J.M. Ticchi, Vivre avec son temps: La sélection par concours des aspirants au service diplomatique du Saint-Siège sous le pontificat de Léon XIII, in Kirchengeschichte. Alte und neue Wege. Festschrift für Christoph Weber, a cura di G. Fleckenstein – M. Klöcker – N. Schlossmacher, vol. 1, Peter Lang, Frankfurt am Main – Berlin – Bern – Bruxelles – New York – Oxford – Wien 2008, pp. 285-297.

    2. Le biografie dei protagonisti

    Allo stesso tempo andrebbe superato il momento prettamente prosopografico, comunque valevole per una riflessione di insieme sulle carriere secondo i criteri di studi sulle élite, a favore di un percorso biografico sui grandi protagonisti della Curia e della diplomazia papale. Su quest’ambito si è molto indietro; non potrebbe essere diversamente nel momento in cui lo stesso può dirsi della ricostruzione biografica di tanti pontefici del periodo preso in considerazione. Le biografie scientifiche dei papi scarseggiano. Se qualcosa si trova su Pio X e Benedetto XV [1] , non può dirsi altrettanto per Pio XI. E curiosamente ciò accade nel momento in cui il genere biografico è tornato di moda negli ultimi decenni, a seguito della caduta del muro di Berlino e la rivelazione della caducità dell’ideologia comunista, con tutti i suoi addentellati storiografici, che preferivano le storie sociali, materiali, comunque di popolo e non dei singoli grandi protagonisti.

    In questo contesto va in controtendenza, rispetto agli altri papi, la considerazione biografica verso Pio XII, in quanto papa. L’elenco bibliografico sarebbe sterminato, per cui si rinvia agli indici bibliografici della rivista «Archivum Historiae Pontificiae». Gli approcci alla sua figura sono sterminati. Tra di essi, per l’appunto, quelli che privilegiano l’aspetto diplomatico [2] , a volte però anche banalizzandolo e riducendolo temporalmente alla seconda guerra mondiale in un’ottica giustizialista e comunque di condanna secondo la leggenda nera dei silenzi papali di fronte alla Shoah [3] , che comportano una reazione contrapposta e per questo piuttosto apologetica [4] . Solo tardivamente, grazie all’apertura degli archivi vaticani di Pio XI (avvenuta in due fasi nel 2003 e nel 2006), si è manifestato un interesse biografico su Pacelli prima di diventare papa [5] , specialmente per le sue nunziature a Monaco di Baviera e a Berlino [6] . Il ritardo di interesse su Pacelli segretario di Stato è coerente con lo stesso deficit storiografico verso gli altri segretari di Stato della prima parte del ’900: Mariano Rampolla del Tindaro [7] , Rafael Merry del Val [8] , Pietro Gasparri [9] e Luigi Maglione [10] .

    Ritornando a considerazioni più ampie, va ricordato che il genere biografico aiuterebbe a leggere la grande storia con le sue problematiche a partire dalle angolature particolari dei protagonisti, con possibilità di metodi storiografici integrati. Uno studio sistematico sia prosopografico, sia biografico potrebbe inserire la riflessione sulla storia dei responsabili della Curia e della diplomazia all’interno della corrente storiografica delle élite.

    Diversi studi tendono a mostrare i dinamismi curiali, elaborando una storia istituzionale incarnata, cioè legata intimamente a quella degli uomini che animano le medesime istituzioni. Così al di là delle già citate ricerche prosopografiche, si rileva interesse verso la persona del papa e i suoi progetti [11] , come anche verso i segretari di Stato [12] , le udienze pontificie [13] e i rapporti tra il papa e i membri della Curia. Questi sono rapporti e dinamiche da indagare, nonostante presentino una oggettiva difficoltà [14] . Ci si trova così all’incrocio di storia istituzionale, politica e sociale. Determinante è divenuta la comprensione del rapporto tra uomini ed istituzioni. Primi frutti di sintesi delle ricerche archivistiche e dei repertori sono quegli studi che intendono mostrare i legami tra gruppi di pressione e meccanismi di governo [15] . Grazie all’apertura degli Archivi del pontificato di Pio XI si è insistito molto sul rapporto tra il papa e la Curia, più propriamente con il suo segretario di Stato Eugenio Pacelli, futuro Pio XII, e non tanto con il cardinale Pietro Gasparri. Il filone dei rapporti tra papa e suoi collaboratori in generale ha preso avvio in tempi non lontani, ma per il pontificato di Pio XI ha assunto caratteri molto marcati solo all’inizio del XXI secolo. Questa impostazione a volte subisce un handicap di partenza, nel momento in cui propone una presentazione dicotomica del papa e del suo entourage, adottando la classica distinzione e quasi contrapposizione tra papa e suoi collaboratori, dimenticando, che gli uomini della Curia sono suoi, cioè da lui scelti, creati e cresciuti [16] . Gli studi più recenti relativi al pontificato di Pio XI hanno dedicato molto spazio a questo tipo di relazione.

    In questo senso a livello storiografico appare di utilità comprendere le biografie dei protagonisti principali, non solo dei papi e dei cardinali segretari di Stato, come già detto, ma anche dei rappresentanti papali all’estero (nunzi e delegati apostolici) [17] . Va detto che non mancano riflessioni su questi personaggi, sebbene ancora esigue e dipendenti dagli esiti futuri delle loro carriere, come nel caso dei servizi svolti da Angelo Giuseppe Roncalli futuro papa Giovanni XXIII [18] , dalla significatività delle sedi ricoperte (come la nunziatura in Italia) [19] , dalla eroicità della loro azione in contesti di conflitto [20] o per essere stati artefici di nuovi percorsi [21] . Per il pontificato di Pio XII appare rilevante la riflessione intorno all’americano Joseph Patrick Hurley, nunzio in Jugoslavia (1945-1950) [22] : nella sua biografia si possono intravedere le commistioni tra Roma e Washington nell’approcciarsi al comunismo nel secondo dopoguerra, non esenti da collaborazioni a livello di spionaggio. Simile comunanza di interessi e visioni si ha intorno all’esperienza di un altro rappresentante papale e futuro cardinale Aloysius Joseph Muench [23] , che riassunse in sé numerosi compiti papali, coordinandosi all’occorrenza con la potenza americana: visitatore apostolico per la Germania, ufficiale di collegamento con il Governo militare degli USA sempre in Germania, responsabile della missione pontificia di assistenza per i rifugiati a Kronberg in Taunus, reggente della nunziatura (1949) e nunzio apostolico nella Repubblica Federale di Germania (1951-1959).

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