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Il Blu di Anna
Il Blu di Anna
Il Blu di Anna
E-book150 pagine1 ora

Il Blu di Anna

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Info su questo ebook

“Babbo è andato in cielo”
“Lo so”
“Mio fratello dice che potrà vedermi da lassù… ma come ci riuscirà?… le nuvole sono così alte, gli uccelli diventano dei puntini ed anche noi ai loro occhi”
“Tranquillo, in cielo alle persone danno occhiali speciali…”
Eric aveva sorriso, immaginava super occhiali luminescenti.
Due uomini iniziarono a rovesciare la terra nella buca, il ragazzo con un gesto rapido buttò delle monete sulla bara.
Anna lo tirò a sé.
“Perché hai buttato le monete?”
Lui rizzò le spalle.
“Non ha il portafoglio, l'ho visto sul suo comodino a casa… senza soldi come comprerà gli occhiali?”
“Hai ragione!”. Anna si frugò tasca e lanciò qualche spicciolo.
LinguaItaliano
Data di uscita26 ott 2019
ISBN9788835324157
Il Blu di Anna

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    Anteprima del libro

    Il Blu di Anna - Simona Ubertini

    Simona Ubertini

    Il Blu di Anna

    Copyright 2019 © Simona Ubertini

    Tutti i diritti riservati

    Simona Ubertini

    email: ubertinisimona@gmail.com

    ISBN: 9788835324157

    Impaginazione e grafica: Arcadia Press

    http://www.arcadiapress.eu

    email: info@arcadiapress.eu

    Quest'opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore.

    È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.

    Indice

    Copertina

    Frontespizio

    Prefazione

    IL BLU DI ANNA

    1

    2

    3

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    76

    RINGRAZIAMENTI

    PREFAZIONE

    "Poi viene un giorno che decidi di tuffarti

    Forse perché hai finalmente trovato il coraggio, oppure molto più semplicemente perché è venuto il momento… senza farsi troppe domande o sterili riflessioni

    … e quindi c'è da cercare il mare più bello, con il colore più bello…

    Più è il tempo che hai impegnato a cercare, più il mare che troverai sarà bello, meravigliosamente Blu

    Il Blu di Anna non è un libro per non avere più paura o per essere sicuri di cosa fare o dove andare… Ti vedrai a passeggiare su quelle pagine, ti condurranno dritto al mare… e davanti a quell'immenso blu… voglio proprio vedere come riuscirai a non tuffarti "

    Giacomo Marcou

    Il Blu di Anna

    Dedicato a…

    tutte le donne che portano questo nome…

    Mia nonna Anna, vedova con 6 figli, il mondo lo aveva visto con altri occhi, una guerriera che aveva lasciato il paesino in Puglia per cercare un lavoro in Toscana, un futuro diverso per la sua famiglia. Delle realtà lontane non le importava, lei di pensieri ne aveva da vendere e la sua grinta, la sua determinazione, mista all'ignoranza, avevano prodotto una donna di poche smancerie.

    Per me, la sua presenza… un rifugio sicuro.

    Quando le dissi che partivo 28 giorni per la Thailandia, chiese tutte le informazioni possibili, come se da un punto zero fosse emerso uno stato nuovo sull'atlante.

    Fatto sta che senza battere ciglio, né cercando di convincermi per un cambio destinazione, mi ritrovai con due paia di mutande munite di tasche interne porta soldi.

    Inutile dire, mia nonna era un portento, il mondo non lo aveva girato… ma mica era Fessa.

    1

    Mentre saliva i gradini, con le mani nella borsa, alla ricerca delle chiavi di casa, un odore pungente le arrivò come un muro sul naso.

    Anna accelerò velocemente ed in pochi secondi si trovò sul pianerottolo, con la certezza nel cuore che sua madre ancora una volta le aveva riservato una scena da film.

    Ogni giorno la stessa storia, solo che recentemente era peggiorata: il cibo animato da istinti di ribellione aveva distrutto tutto intorno al frigo e non solo, piccoli kamikaze esplosi sul tavolo, per terra, addirittura sui vetri della finestra.

    Con le braccia lungo i fianchi e gli occhi rassegnati, Anna iniziò a pulire gusci d'uovo seminati per tutta casa, sua mamma in sala dormiva beata.

    Spesso si chiedeva il perché di tanto accanimento, lo sguardo fisso sulla facciata del palazzo davanti, ipnotizzato dallo svolazzare dei lenzuoli appena lavati.

    Con la finestra aperta, il profumo di bucato cancellò il puzzo di discarica, riportandola a tanti anni fa, quando ancora la sua era una famiglia normale, lei con suo fratello nella corte a giocare mentre dal terrazzo la mamma, mollette in bocca, e mani a stendere i vestiti ai fili, li salutava.

    2

    Driin, driiin la sveglia la fece scattare in piedi.

    Anna odiava quel suono. Maledetta sveglia, ogni volta imprecava dandole un colpo sgarbato con la mano.

    Nessun rumore proveniva dalle altre stanze.

    Sua madre come una statua di cera giaceva sul letto, un braccio le ciondolava sfiorando con le dita il pavimento.

    Saltellando nel corridoio nel tentativo di infilarsi le scarpe, si aggiustò la camicia nei jeans, legò i capelli arruffati con l'elastico lasciato sul mobile con la posta e scappò via.

    Erano anni che sua madre aveva smesso di parlare, rimaneva inanimata per la gran parte della giornata ed in sua assenza sembrava risvegliata dal dolore: urla e rumore di stoviglie rotte, cose lanciate contro le pareti, un delirio che si spegneva sempre alla stessa ora.

    L'orologio appeso al muro segnava le tre del pomeriggio e lei, come un interruttore premuto su off, perdeva di consistenza, il suo corpo magro si accasciava e gli occhi lo seguivano.

    Impensabile come una sola persona fosse capace di tanta distruzione.

    Anna si era organizzata, piatti e bicchieri di plastica, poca scorta di cibo in dispensa e spesa ogni giorno.

    Risparmiare ecco la regola di sopravvivenza della casa, una casa in affitto, con un solo stipendio, il suo.

    Il padre le aveva lasciate, il suo cuore non aveva retto al dolore.

    Erano le tre del pomeriggio di un sabato, uno dei tanti infuocati di luglio, quando il telefono di casa iniziò a suonare, un trillo che sembrava un lamento, prolungato, assordante.

    I soccorsi non erano riusciti a salvarlo.

    Quel suono maledetto ogni volta la faceva sudare, lo stesso brivido di allora le scendeva lungo la schiena.

    In preda alla disperazione, fra il nervoso dell'ennesimo disastro fatto da sua madre ed una giornata di merda al lavoro, quel telefono nero sul tavolino in sala divenne lo sfogo di tutta l'oppressione che aveva dentro, il ricevitore si sbriciolò fra le sue mani per i colpi sferrati contro il muro.

    Sembrava fatta con uno scalpello la nicchia che si era creata, nessuna statua di Madonna avrebbe occupato quello spazio, ormai nessuno pregava più, nessuna lacrima, nessuna grazia da chiedere.

    3

    Con il fiatone entrò in ufficio lanciando un Buongiorno ai presenti che automaticamente alzarono la testa per farle un cenno di saluto.

    Dall'ultima stanza, unica contornata da muri, il capo la chiamò con tono fermo Anna vieni da me, lei posò la borsa e con il viso sempre stropicciato dal sonno si diresse verso di lui.

    Nessun caffè preso, doccia saltata per il ritardo, quella sveglia colpita più volte aveva salutato la compagnia e lei girandosi nel letto si era riaddormentata.

    Cosa vorrà alle 9,05 di mattina questo rompiscatole? pensò in silenzio.

    Chiudi la porta… le disse e lei senza guardarlo accostò lentamente.

    Come sta tua madre? le chiese con il viso serio.

    Uguale, anzi forse peggio rispose Anna guardando una mosca posarsi sul colletto della giacca appesa alla sedia.

    Riesci ancora a gestirla da sola? continuò lui.

    Sì, penso di sì, ho fatto sparire tutto, una casa a prova di bambino, del resto non si dice che invecchiando si torna piccoli? Lei però è molto più complicata e non vuole essere aiutata.

    Beh dovessi cambiare idea, sai che puoi contare su di me.

    Giovanni Di Matteo era titolare dello studio da 40 anni, commercialisti da generazioni, anche se suo nonno faceva il ragioniere.

    Rimasto vedovo molto giovane, non era riuscito ad avere un erede per tutto quel patrimonio messo da parte.

    Un tempo, quando la sua barba non aveva preso possesso del suo viso ma soltanto dei lati della bocca, del mento e di qualche altro punto in qua

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