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Bimba, ti osservo: ABC Towers, #2
Bimba, ti osservo: ABC Towers, #2
Bimba, ti osservo: ABC Towers, #2
E-book186 pagine2 ore

Bimba, ti osservo: ABC Towers, #2

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Info su questo ebook

Cosa succede quando una donna raggiunge l'apice della carriera, ma si ritrova da sola?

 

Elaine Rivers lavora sodo, ma trova molto più difficile divertirsi. Essendo lei a trainare la Edgewater Industries, la pressione certo non le manca. Anzi, se non fosse per le stranezze del nuovo assistente amministrativo che la fa impazzire, Elaine non si divertirebbe mai.

 

Fane Bogart ama Laney da molto tempo. Quando gli si presenta l'opportunità di entrare direttamente nella sua vita, la coglie al volo per starle più vicino. Dopo averla osservata da lontano, ne conosce tutti i segreti ed è pronto a prendere il controllo. Riuscirà a sfruttare il proprio fascino giocoso per guadagnarsi la fiducia e la devozione di Laney fuori dall'ufficio?

 

Secondo libro della serie sulle ABC Towers. Se i Paparini sexy disposti a tutto pur di tenere le Piccole al sicuro sono la tua più grande tentazione, questa avventura è fatta apposta per te.

LinguaItaliano
Data di uscita25 mar 2022
ISBN9798985964813
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    Anteprima del libro

    Bimba, ti osservo - Pepper North

    CAPITOLO UNO

    F ammi sapere quando sono pronti i resoconti, Elaine, le chiese Easton Edgewater dalla porta dell’ufficio.

    Certo, te li farò avere il prima possibile. So che c’è molto in gioco con le cifre di questo semestre, rispose Elaine al capo, mentre stringeva le dita attorno a una cartella.

    Prenditi il tempo che ti serve per un lavoro preciso. So che questi resoconti sono pesanti da completare, ma hai ragione: anche la velocità è importante. Apprezzo molto il tuo impegno, Elaine: non avrei potuto desiderare una vice migliore.

    Elaine annuì e tornò in ufficio. Certo, non era raffinato come quello del capo, ma era spazioso e accogliente. Con una smorfia, superò la scrivania in legno vuota e perfettamente pulita. Cavolo, ho proprio bisogno di un assistente. Una volta tornata nel proprio spazio privato, gettò le cartelle sulla scrivania disordinata e si abbandonò sulla sedia.

    Si diede esattamente novanta secondi per lamentarsi interiormente per il fatto di dover completare quei resoconti. Erano la mansione che meno preferiva in assoluto. Però mi piace far trovare tutto pronto ai colleghi, a lavoro finito.

    Con quel pensiero un po’ più allegro, Elaine si rimise al lavoro al computer. Era concentratissima sulla prima serie di dati, quando sentì una tromba da stadio suonare incredibilmente vicina.

    D’istinto, Elaine saltò sulla sedia e balzò in piedi accanto alla scrivania, nel tentativo di controllare il battito irrefrenabile, per poi precipitarsi nella stanza accanto dopo qualche secondo. Un giovane affascinante la guardò dalla scrivania dell’assistente con un sorrisetto.

    Mi scusi, credo proprio di averla interrotta. Rimetto subito la tromba nel cassetto, si scusò lui.

    E lei chi è? chiese Elaine a quell’uomo assurdamente attraente e carismatico. Aveva i capelli neri e scompigliati e gli occhi talmente scuri che lei riusciva a percepirli anche a distanza. Era un quadretto talmente ammaliante che Elaine dovette costringersi a trasformare quell’espressione imbambolata in una di profonda disapprovazione, altrimenti non sarebbe stato consono.

    "Sono Fane, il suo nuovo assistente. Sharon mi ha scelto dal pool amministrativo per sostituire l’assistente precedente. C’è parecchio lavoro da sbrigare qui," spiegò lui, poi si alzò gli occhiali dalla montatura nera che non nuocevano minimamente al bell’aspetto che aveva.

    Quell’osservazione la fece tornare coi piedi per terra, ma continuò a fissarlo, incapace di rispondere all’insinuazione che fosse difficile lavorare con lei: era difficile trovare degli assistenti validi. Mi accontento di uno finché non ne trovo uno migliore. Non è colpa mia se qui abbiamo bisogno di alti livelli di competenza e dedizione.

    Per Elaine, quel ragazzo sarebbe stata l’ultima scelta in assoluto. Aveva le fossette ai lati della bocca e gli occhi castani gli brillavano. Con i capelli arruffati e le maniche rimboccate che svelavano braccia finemente tatuate, quel tipo non corrispondeva affatto al profilo professionale che avrebbe dovuto accogliere i visitatori in ufficio, neanche se indossava quegli occhiali dalla montatura scura che nascondevano parzialmente un ovvio lato selvaggio.

    Nel tentativo di staccare lo sguardo dall’uomo carismatico, Elaine notò sulla scrivania una grossa scatola piena fino all’orlo di numerosi oggetti variopinti: un frisbee, un orsacchiotto tinto in diverse sfumature, una mazza da golf di plastica, un sonaglio… Non era per caso un…? Elaine lo guardò incredula.

    Non credo che sia il posto adatto per lei, Fane… cominciò Elaine, nel tentativo di rimanere diplomatica.

    Sharon mi ha raccomandato di non farmi intimidire da lei, signorina Rivers: mi ha detto che ha bisogno di cambiamenti. Si alzò in piedi e allargo le braccia per rivelare il fisico tonico. Quindi eccomi qui.

    Elaine chiuse la bocca di scatto, girò i tacchi e tornò in ufficio a tutta velocità, non prima di essersi sbattuta la porta alle spalle. Questo lo vedremo!

    Alzò il telefono e chiamò Sharon al cellulare. Quando l’ex assistente esecutiva rispose alla chiamata, recitò con voce robotica: Benvenuti alla Edgewater Industries, siete in linea con il Pool Assistenti Amministrativi. A causa di un sovraccarico del nostro sistema, siamo stati costretti a limitare i suoi benefici. Fane Bogart è il suo nuovo assistente a tempo indeterminato, con l’approvazione del signor Edgewater. Le auguriamo una buona giornata.

    "Sharon! Basta con queste scemenze! Non posso lavorare con quel tipo… Ha portato dei giocattoli in ufficio."

    L’unica risposta che ricevette fu il clic di fine chiamata.

    Cosa? Elaine rimase a fissare il dispositivo allibita: Sharon le aveva appena chiuso il telefono in faccia. Ora basta!

    Ci avrebbe pensato lei. Uscì di nuovo dall’ufficio, senza degnare di uno sguardo un altro saluto allegro del nuovo assistente, che nel frattempo metteva sulla scrivania un grosso peluche blu a forma di coniglio. A passi decisi, Elaine si diresse verso l’ufficio di Easton.

    Devo parlare con Easton! ringhiò, mentre si avvicinava alla porta. Dopo aver cercato di girare il pomello, Elaine si voltò verso la nuova segretaria del capo. È urgente.

    Il signor Edgewater mi ha lasciato questa nota, le rispose Piper, mentre le porgeva un piccolo post-it.

    "Fattene una ragione?!" lesse Elaine, basita.

    So che ancora non ci conosciamo bene, Elaine, ma ho avuto a che fare con tanti altri assistenti amministrativi e le assicuro che corrono tutti da Fane quando hanno un problema. Ha delle ottime valutazioni, perciò dovrebbe davvero dargli una possibilità. Ci sono reparti che farebbero i salti di gioia se potessero averlo a lavorare con loro.

    Beh, glielo cedo volentieri. Adesso mi dia un appuntamento con Easton. Quando ha un’ora libera?

    Elaine rimase a guardare mentre Piper apriva l’agenda al computer. Quando la segretaria le suggerì una data di lì a due mesi, Elaine la fissò senza riuscire a crederci. Non può essere il primo appuntamento disponibile.

    Il signor Edgewater ha vietato i cambiamenti di mansione fino a quella data, ma posso darle il primo appuntamento alle otto del mattino, le suggerì Piper, con tono allegro.

    Ridicolo. Elaine girò i tacchi e se ne tornò in ufficio.

    Come posso aiutarla con il resoconto? le chiese Fane, quando lei rientrò.

    Stai fuori dal mio ufficio e non fiatare, gli disse in un sibilo, per poi chiudere la porta. Elaine sentì la risposta di Fane prima di rintanarsi in ufficio.

    Se ha bisogno, sono qui

    Non ci contare, disse Elaine tra sé e sé.

    Due ore dopo, Elaine non ce la faceva proprio più, doveva andare in bagno. Si alzò in piedi e si prese qualche secondo per ruotare la testa e raddrizzare i muscoli delle spalle. Guardare tutti quei numeri e quei dati le aveva fatto venire il mal di testa, senza contare che aveva anche saltato il pranzo.

    Si diresse velocemente verso la porta e si fermò con la mano sul pomello. Quando appoggiò l’orecchio contro il legno, Elaine si diede una strigliata: nessuno l’avrebbe costretta a nascondersi in ufficio! Allora aprì la porta immediatamente e andò avanti a grandi passi con le mani sulle tempie, nel tentativo di alleggerire il dolore con un massaggio.

    Buon pomeriggio, ho portato…

    Le parole di Fane rimasero in sospeso mentre lei continuava a percorrere il corridoio verso il bagno delle signore. Dato che lei l’aveva appena ignorato, Fane avrebbe dovuto capire ormai.

    Elaine usò la toilette in un attimo, si lavò le mani e inumidì un po’ di carta per rinfrescarsi la nuca e cercare di tornare in sé. Si guardò allo specchio con espressione torva. Era pallida ed esausta, con un aspetto che rifletteva esattamente come si sentiva: oberata di lavoro e stressata.

    Ripercorse il corridoio verso l’ufficio più lentamente. Una volta arrivata alla porta, si fermò, riprese un atteggiamento professionale ed entrò. Fane uscì dall’ufficio di lei con un sorriso.

    Ho appena…

    Non puoi entrare nel mio ufficio, ci sono documenti confidenziali sulla scrivania, lo rimproverò.

    Capisco, Elaine. Non ho toccato niente…

    Bene, allora fuori, lo liquidò lei, mentre rientrava chiudendosi saldamente la porta alle spalle. Appoggiò la fronte contro il legno, disperata: non sarebbe mai riuscita a sopportare quell’incompetente per due mesi.

    Quando si voltò, Elaine si immobilizzò: sulla scrivania c’erano un caffè, un panino, due antidolorifici e il coniglio blu. Si avvicinò lentamente, poi sprofondò sulla sedia. Prese prima le pastiglie, poi bevve un sorso di caffè: dovette mettersi una mano sulla bocca per trattenere un gemito di goduria a quel sapore delizioso, proprio come piaceva a lei.

    Senza pensarci, prese il peluche e lo abbracciò. Era talmente morbido che le veniva voglia di strapazzarlo. Fissò la porta chiusa, pentita: non stava dando una possibilità a Fane, che invece aveva chiaramente raccolto informazioni su di lei e sulla sua bevanda preferita e le aveva ordinato il pranzo. In mezza giornata, si era interessato a lei più di qualunque altro assistente amministrativo precedente.

    Quando sentì bussare timidamente alla porta, Elaine rispose dolcemente: Grazie.

    Ha bisogno di altro? le chiese lui, attraverso il pannello di legno.

    No, va tutto benissimo.

    Perfetto.

    Elaine aspettò che Fane aggiungesse altro, ma non accadde. Qualche secondo dopo, lei mise via il peluche e prese metà del panino: due fette di pane integrale farcite con tacchino, mostarda e cetrioli, il suo preferito. Prese un morso e ne fu deliziata. Era talmente affamata che lo finì in pochi minuti.

    Prese la bevanda e ne bevve un lungo sorso mentre fissava di nuovo la porta. Se Fane non avesse più toccato la tromba da stadio e quella scatola ridicola, forse avrebbero potuto provare ad andare d’accordo. Elaine decise di dargli due mesi di prova: aprì la mail e gli inviò un messaggio.


    Mentre io lavoro sui resoconti, ho bisogno che tu organizzi le riunioni per il prossimo mese con i capi di ogni reparto. Devono durare ognuna due ore e non deve essercene più di una al giorno. All’ordine del giorno ci sono i piani futuri di espansione. I capireparto devono preparare un resoconto sul personale attuale e specificare di cosa hanno bisogno per gestire un carico doppio di lavoro. Grazie.


    A quel punto, Elaine tornò a lavorare sul resoconto che aveva lasciato e si perse di nuovo tra i dati quando cliccò sull’insieme successivo di informazioni. Con un paio di sere di straordinari, avrebbe sicuramente portato a termine l’incarico.

    CAPITOLO DUE

    Arrivate le sette, Elaine spense il computer mentre aspirava rumorosamente le ultime gocce di bibita e ghiaccio sciolto dal bicchiere. Aveva il cervello fuso, ormai non riusciva più a concentrarsi.

    Allungò un braccio e chiuse Mirtillo in un cassetto della scrivania. Avrebbe voluto portarselo a casa, ma non voleva essere vista con il peluche in mano. Avrebbe dovuto portarsi una busta.

    Elaine si alzò di malavoglia, con i piedi doloranti. Grazie al cielo l’appartamento dove abitava nel grattacielo B non era molto lontano. Sapeva che la maggior parte dei dipendenti che decidevano di vivere lì erano dei Bimbi, desiderosi di abitare nella sicurezza della comunità Edgewater invece che in una casa tutti soli. Easton aveva cura di tutti i dipendenti, ma aveva un debole per i Bimbi. Elaine era certa di non essere l’unica a non far parte di quel gruppo, altrimenti sarebbe stato strano.

    Mentre accantonava quel pensiero, gettò la tazza nel cestino con pigrizia, afferrò la borsa e si diresse verso la porta dell’ufficio. Fane era già andato via, ma la scrivania era decorata con varie statuette e giocattoli. Elaine si assicurò con uno sguardo veloce che non ci fosse nessuno in corridoio, poi si chinò verso la scrivania per esaminare quegli oggetti.

    Può prenderne uno, se vuole, le disse una voce profonda alle spalle.

    Aaah! Elaine si voltò di scatto, con l’adrenalina a mille al pensiero dell’immagine che doveva dare con il sedere puntato verso la porta. Pensavo che avessi finito per oggi.

    Non vado via se non va via anche lei: potrebbe sempre aver bisogno del mio aiuto. Quando finisce il resoconto, possiamo prenderci qualche ora per divertirci.

    Non mi prendo mai delle ore, lavoro sempre fino a tardi, affermò seccamente Elaine.

    Allora ha bisogno di svagarsi di più, di staccare dal lavoro. Il signor Edgewater non vorrebbe mai che le venisse un esaurimento nervoso, affermò

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